Ricorso contro gli atti del professionista delegato o del commissionario (art. 534-ter c.p.c.)inquadramentoLa norma in esame si occupa di disciplinare il reclamo avverso gli atti del professionista delegato o del commissionario incaricati delle operazioni di vendita nell'esecuzione forzata mobiliare. Anche questa norma è stata oggetto di modifiche per effetto della Riforma Cartabia, modifiche volte più che altro a coordinare la disciplina del reclamo avverso gli atti del professionista nell'espropriazione mobiliare con quella del modificato art. 591-ter del c.p.c. in tema di espropriazione immobiliare. Nella versione previgente alla Riforma di cui al d.lgs. n. 149/2022, la norma prevedeva che, nel caso in cui fossero insorte difficoltà nel corso della vendita forzata, il professionista (o il commissionario nella vendita mobiliare) avrebbe dovuto rivolgersi al giudice dell'esecuzione, il quale poteva provvedere con decreto reclamabile; sul reclamo lo stesso giudice dell'esecuzione si pronunciava con ordinanza impugnabile ex art. 669-terdecies del c.p.c. La Riforma del 2022 è intervenuta sulla norma in esame dividendola in tre e non più in due commi. Il primo comma continua a prevedere che «quando, nel corso delle operazioni di vendita, insorgono difficoltà il professionista delegato o il commissionario possono rivolgersi al giudice dell'esecuzione, il quale provvede con decreto». Al secondo comma viene introdotto un termine perentorio di venti giorni dal compimento dell'atto o dalla sua conoscenza per proporre reclamo avverso gli atti del professionista delegato o del commissionario ad opera delle parti e degli interessati, reclamo che va proposto mediante ricorso al giudice dell'esecuzione (la previsione del termine perentorio di venti giorni implica la stabilizzazione degli atti del professionista in un momento successivo alla sua scadenza del termine). Solo se sussistano gravi motivi, il giudice dell'esecuzione può disporre la sospensione. L'ultimo comma dispone che sul reclamo il giudice dell'esecuzione provvede con ordinanza, avverso la quale si ammette l'opposizione ex art. 617 del c.p.c. (ciò ne conferma la natura non decisoria, ma meramente ordinatoria, di tale ordinanza, facendo venir meno ogni dubbio in merito alla sua possibile idoneità al giudicato). FormulaTRIBUNALE CIVILE DI .... Procedura Esecutiva Mobiliare n. .... / .... promossa da “ .... ” contro “ .... ” Giudice dell'esecuzione: Dott. .... RICORSO CONTRO GLI ATTI DEL PROFESSIONISTA DELEGATO O DEL COMMISSIONARIO (ART. 534-TER, COMMA 2, C.P.C.) All'Ill.mo Giudice dell'esecuzione, nella procedura esecutiva immobiliare R.G. n. .... promossa da: [1] il/la Sig./ra ...., nato/a a .... il ...., C.F. ...., residente in ...., alla via ...., n. .... /la Società ...., con sede legale in ...., alla via ...., n. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore .... ai fini del presente ricorso elettivamente domiciliato/a presso lo studio dell'Avv. .... (C.F. .... – PEC ....), alla via ...., n. ...., che lo rappresenta e difende come da procura/mandato in calce al presente atto - Creditore procedente - CONTRO Il/la Sig./ra ...., nato/a a .... il ...., C.F. ...., residente in ...., alla via ...., n. .... /la Società ...., con sede legale in ...., alla via ...., n. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore ...., con l'Avv. .... - Debitore esecutato - Oggetto: espropriazione mobiliare – reclamo avverso atti professionista delegato – operazioni di vendita [2] Nell'interesse del creditore procedente [3] PREMESSO – nella procedura esecutiva mobiliare R.G. n. .... pendente avanti l'intestato Tribunale, le operazioni di vendita sono state, con ordinanza del ...., delegate al Dott. ...., – in data .... [4] il delegato, a seguito di ...., poneva in essere il seguente atto ....; – tale atto è stato emesso sul presupposto che ....; – tale atto risulta illegittimo in quanto .... – vi sono ragioni d'urgenza sufficienti a disporre la sospensione delle operazioni di vendita delegate; in particolare .... Tutto ciò premesso CHIEDE Il G.E., sospenda, in via preliminare, le operazioni di vendita; nel merito, in accoglimento del presente reclamo, voglia revocare l'atto del professionista delegato/commissionario. Si deposita: 1.Mandato/procura; 2.Provvedimento del professionista delegato; 3. .... [5] . Luogo e data .... Firma del difensore .... [1]L'indicazione del numero di ruolo della procedura è obbligatoria in tutti gli atti successivi alla costituzione in giudizio in forza di quanto disposto dal decreto ministeriale regolante i criteri di redazione degli atti processuali. [2]Ai sensi del decreto ministeriale regolante i criteri di redazione degli atti processuali, specificamente ex art. 2 lett. c), gli atti devono contenere delle parole chiave – in un massimo di dieci – che individuano l'oggetto del giudizio. Si segnala, inoltre, che gli atti devono essere preferibilmente redatti mediante l'utilizzo di caratteri di tipo corrente, di dimensione di 12 punti, con interlinea 1,5 e margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Tali precisazioni operative si sono rese necessarie a fronte del novellato art. 121 c.p.c., che stabilisce il principio di chiarezza e sinteticità degli atti del processo, nell'ottica della funzionalità della forma allo scopo dell'atto. [3]È riconosciuta legittimazione attiva a proporre reclamo alle parti e agli interessati. [4]Il ricorso deve essere presentato nel termine perentorio di 20 giorni dal compimento dell'atto o dalla sua conoscenza. [5]Indicare in maniera specifica i documenti offerti in comunicazione. A norma del decreto ministeriale regolante i criteri di redazione degli atti processuali documenti menzionati nel corpo di testo ed offerti in comunicazione devono essere puntualmente individuati, mediante denominazione corrispondente al loro contenuto, ed indicati con numerazione progressiva. La denominazione e numerazione degli stessi dovrà essere corrispondente a quella indicata in appendice all'atto nell'indice dei documenti versati in atti. Le produzioni documentali è preferibile siano consultabili a mezzo di apposito collegamento ipertestuale. commentoLa disposizione in esame, che costituisce il pendant per l'espropriazione mobiliare, dell'art. 591-ter in tema di espropriazione immobiliare, consente al professionista delegato alle operazioni di vendita di rivolgersi al giudice dell'esecuzione al fine di risolvere difficoltà, in genere di carattere giuridico, sorte durante dette. Il d.l. n. 83/2015, convertito nella l. n. 132/2015, ha esteso la legittimazione a presentare il ricorso anche al commissionario, delegato di regola nell'espropriazione mobiliare all'effettuazione delle vendite. Il ricorso al giudice dell'esecuzione è il rimedio a disposizione delle parti e di ogni altro soggetto interessato, nell'ambito del processo esecutivo, contro gli atti del professionista delegato. Tale reclamo va proposto entro venti giorni dal compimento dell'atto o dalla sua conoscenza ed è compiutamente disciplinato dagli artt. 591-ter c.p.c., in tema di espropriazione immobiliare, e 534-ter c.p.c., in tema di espropriazione mobiliare. A fronte del ricorso il giudice dell'esecuzione decide con decreto. Il termine perentorio di venti giorni di cui si è detto sopra, infatti, postula che, in caso di mancato reclamo, l'atto posto in essere dal professionista si stabilizza, nel senso che i vizi in esso eventualmente contenuti devono considerarsi sanati. Questa circostanza ha un'importante conseguenza. In base alla previgente disciplina, infatti, mancando un termine di impugnazione, i vizi di qualsiasi atto del professionista potevano ripercuotersi sulla validità degli atti successivi della procedura, ivi compreso l'atto conclusivo, cioè il decreto di trasferimento del bene. Quest'ultimo, quindi, poteva essere impugnato anche per nullità derivata da atti precedenti, a scapito quindi della certezza in ordine all'aggiudicazione del bene. Con la previsione di un termine, pertanto, tale rischio è oggi scongiurato nelle procedure a cui la nuova disciplina è applicabile. Il giudice dell'esecuzione decide sul ricorso con ordinanza, impugnabile con il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi di cui al secondo comma dell'art. 617 c.p.c. Anche questa previsione rappresenta una novità introdotta dalla Riforma Cartabia, dal momento che, nella precedente disciplina, l'ordinanza veniva impugnata davanti al collegio ex art. 669-terdecies. |