Atto di pignoramento nei confronti dei soci (ex art. 477 c.p.c.) per cancellazione della società dal registro delle impreseinquadramentoL'estinzione della società per cancellazione dal registro delle imprese non incide sulla efficacia esecutiva di un titolo esecutivo giurisdizionale emesso a favore della suddetta società, (prima dell'estinzione), che pertanto potrà essere fatto valere, esercitando il conseguente diritto all'esecuzione, contro la persona fisica nei cui confronti si integra il fenomeno successorio derivante dall'estinzione (i.e. gli ex soci). FormulaTRIBUNALE ORDINARIO DI .... [1] ATTO DI PIGNORAMENTO PRESSO TERZI [2] Per ...., C.F. ...., residente in .... alla via ...., rappresentato e difeso, giusta procura alle liti posta in calce al ricorso per decreto ingiuntivo, dall'Avv. .... (C.F. ....) del Foro di ...., ed elettivamente domiciliato presso lo studio del medesimo legale in ...., via .... n. .... (per le notificazioni e comunicazioni riguardanti il presente procedimento si indica l'indirizzo PEC .... e il numero di fax ....); PREMESSO CHE – Il Sig. .... è creditore della somma di seguito indicata nei confronti della società .... s.a.s.; – In effetti il Sig. .... è creditore nei confronti della società .... s.a.s. dell'importo pari a .... Euro dovuto dalla società in forza di lodo arbitrale [3] , divenuto esecutivo in data ...., a titolo di quota da liquidare in suo favore, quale socio receduto; – tale lodo non è eseguibile nei confronti della stessa società perché la stessa è stata cancellata dal registro delle imprese in data ....; – per tale ragione il Sig. .... agiva nei confronti del Sig. .... e del Sig. .... quali ex soci della società .... s.a.s.; – tuttavia il Sig. .... e il Sig. .... non hanno provveduto allo spontaneo pagamento delle somme di cui al titolo esecutivo; – pertanto, il Sig. .... si è trovato costretto ad agire in executivis nei confronti di .... per il recupero forzoso delle somme dovutele; – quindi, in data .... il Sig. .... richiedeva la notifica al Sig. .... e al Sig. .... del titolo esecutivo e dell'atto di precetto [4] con cui gli veniva intimato di pagare entro 10 giorni la somma complessiva di .... Euro, salvo errori e/o omissioni, oltre spese di notifica del precetto, oltre gli ulteriori interessi legali fino all'effettivo soddisfo e eventuali spese successive occorrende; – la suddetta notifica si perfezionava in data ....; – ciononostante, il Sig. .... e il Sig. non hanno ancora provveduto al pagamento di quanto dovuto; – per quanto consta al creditore procedente Sig. .... il Sig. .... è titolare di un conto corrente presso la Banca .... con sede in .... via .... n. .... e il Sig. .... è titolare anch'egli di un conto corrente presso la Banca .... con sede in .... via .... n. ....; – il creditore Sig. ...., intende quindi sottoporre a pignoramento [5] tutte le somme e/o titoli e/o azioni e/o obbligazioni e/o beni dovuti e debendi a qualsiasi titolo dovute dai terzi pignorati Banca .... e Banca .... rispettivamente ai Sigg.ri .... e ...., sino alla concorrenza del proprio credito pari a .... Euro oltre la metà ai sensi dell'art. 546 [6] c.p.c.; *** Tutto ciò premesso e considerato, il Sig. ...., ut supra rappresentato, difeso e domiciliato, CITA – il Sig. .... (C.F. ....), residente in ...., via .... n. .... (in qualità di debitore esecutato), e – il Sig. .... (C.F. ....), residente in ...., via .... n. .... (in qualità di debitore esecutato) a comparire dinanzi al Tribunale Ordinario di ...., nei suoi noti locali, Giudice dell'Esecuzione assegnando, all'udienza [7] del ...., con avvertimento che, non comparendo, si procederà come per legge; INVITA – Banca .... (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del suo legale rappresentante pro tempore, con sede legale in ...., via .... n. ...., (in qualità di terzo pignorato), e – Banca .... (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del suo legale rappresentante pro tempore, con sede legale in ...., via .... n. ...., (in qualità di terzo pignorato), a comunicare la dichiarazione di cui all'art. 547 [8] c.p.c. al creditore procedente entro 10 giorni a mezzo lettera raccomandata, ovvero a mezzo di posta elettronica certificata presso il domicilio eletto dal creditore procedente; AVVERTE – Banca .... (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del suo legale rappresentante pro tempore, con sede legale in ...., via .... n. ...., (in qualità di terzo pignorato), e – Banca .... (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del suo legale rappresentante pro tempore, con sede legale in ...., via .... n. ...., (in qualità di terzo pignorato), che, in caso di mancata comunicazione della dichiarazione, la stessa dovrà essere da essi resa comparendo in un'apposita udienza [9] e che, qualora essi non dovessero comparire alla fissanda udienza o, sebbene comparsi, non dovessero rendere la dichiarazione di cui all'art. 547 c.p.c., il credito pignorato o il possesso di cose di appartenenza del debitore, nell'ammontare o nei termini indicati dal creditore procedente, si considereranno non contestati ai fini del procedimento in corso e dell'esecuzione fondata sul provvedimento di assegnazione (ex art. 543, comma 4 c.p.c.). *** Il tutto con vittoria di spese ed onorari di procedura e salvo ogni altro diritto, azione e ragione. Ai fini del contributo unificato, si dichiara che il valore della presente procedura è pari a .... Euro; pertanto, al momento dell'iscrizione a ruolo, verrà versato un contributo unificato di .... Euro. Luogo e data .... Firma Avv. .... VERBALE DI PIGNORAMENTO PRESSO TERZI E RELAZIONE DI NOTIFICA Ad istanza del Sig. ...., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, io sottoscritto Ufficiale Giudiziario, addetto all'Ufficio UNEP presso la Corte d'Appello di ...., visto il titolo esecutivo costituito da ...., visto l'atto di precetto notificato il ...., con il quale si intimava al Sig. .... e al Sig. ...., quali ex soci della società .... s.a.s., di pagare la somma di .... Euro, salvo errori e/o omissioni, oltre spese di notifica del precetto, oltre gli ulteriori interessi legali fino all'effettivo soddisfo e eventuali spese successive occorrende HO PIGNORATO tutte le somme dovute dal terzo pignorato Banca .... (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del suo legale rappresentante pro tempore, con sede legale in ...., via .... n. ...., (in qualità di terzo pignorato) al debitore esecutato Sig. .... per il titolo sopra specificato e dal terzo pignorato Banca .... (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del suo legale rappresentante pro tempore, con sede legale in ...., via .... n. ...., (in qualità di terzo pignorato) al debitore esecutato Sig. .... per il titolo sopra specificato o per qualsiasi altro titolo, con le limitazioni di legge, fino alla concorrenza della somma di .... Euro (pari all'importo del credito precettato aumentato della metà), comprensiva dell'importo del credito per cui si procede oltre agli interessi legali maturati e maturandi, al costo delle notifiche, alle spese e onorari del presente procedimento e agli accessori, sino al saldo effettivo e/o salva diversa liquidazione stabilita dal giudice; al contempo HO INTIMATO a Banca .... (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del suo legale rappresentante pro tempore, con sede legale in ...., via .... n. ...., (in qualità di terzo pignorato) e a Banca .... (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del suo legale rappresentante pro tempore, con sede legale in ...., via .... n. ...., (in qualità di terzo pignorato) di non disporre delle somme pignorate senza ordine del Giudice sotto comminatoria delle sanzioni di legge, avvisandoli che, dal giorno della notifica del presente atto, sono soggetti, relativamente alle cose ed alle somme dovute al debitore e nei limiti dell'importo del credito precettato aumentato della metà, agli obblighi che la legge impone al custode; al contempo HO INGIUNTO ai debitori esecutati Sig. .... e Sig. .... di astenersi da qualunque atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito per cui si procede i beni assoggettati all'espropriazione ed i frutti di essi; al contempo, HO INVITATO la debitrice esecutata .... s.p.a., in persona del suo legale rappresentante pro tempore, ad effettuare presso la cancelleria del giudice dell'esecuzione la prescritta dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio in uno dei comuni del circondario in cui ha sede il giudice competente per l'esecuzione o indicare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o eleggere un domicilio digitale speciale, con l'avvertimento che, in mancanza, ovvero in caso di irreperibilità presso la residenza dichiarata o il domicilio eletto, le successive notifiche o comunicazioni a loro dirette saranno effettuate presso la cancelleria dello stesso giudice del Tribunale di ...., salvo quanto previsto dall'art. 149-bis[10] c.p.c.; al contempo, HO AVVERTITO i debitori esecutati Sig. .... e Sig. .... che, ai sensi dell'art. 495 c.p.c., possono chiedere di sostituire alle cose o ai crediti pignorati una somma di denaro pari, oltre alle spese di esecuzione, all'importo dovuto al creditore pignorante e ai creditori intervenuti, comprensivo del capitale, degli interessi e delle spese, sempre che, a pena di inammissibilità, la relativa istanza sia proposta prima che sia disposta la vendita o l'assegnazione a norma degli artt. 530,552 e 569 c.p.c.; HO ALTRESÌ AVVERTITO i debitori esecutati Sig. .... e Sig. .... che, a norma dell'art. 615, secondo comma, terzo periodo, l'opposizione è inammissibile se è proposta dopo che è stata disposta la vendita o l'assegnazione a norma degli artt. 530, 552 e 569, salvo che sia fondata su fatti sopravvenuti ovvero che l'opponente dimostri di non aver potuto proporla tempestivamente per causa a lui non imputabile; IO UFFICIALE GIUDIZIARIO in pari tempo, a richiesta dell'Avv. ...., quale procuratore e difensore del creditore procedente Sig. .... ho notificato [11] il presente atto, mediante consegna di quattro distinte copie conformi dello stesso, come segue, a: – il Sig. .... (C.F. ....), residente in ...., via .... n. .... (in qualità di debitore esecutato); – il Sig. .... (C.F. ....), residente in ...., via .... n. .... (in qualità di debitore esecutato); – Banca .... (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del suo legale rappresentante pro tempore, con sede legale in ...., via .... n. ...., (in qualità di terzo pignorato); – Banca .... (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del suo legale rappresentante pro tempore, con sede legale in ...., via .... n. ...., (in qualità di terzo pignorato). Luogo e data .... L'Ufficiale Giudiziario .... [1]La regola generale in tema di competenza per territorio nell'espropriazione presso terzi, dopo la riforma di cui al d.l. n. 132/2014, è quella per la quale la competenza spetta al Tribunale del luogo di residenza, domicilio o dimora del debitore esecutato; precedentemente, il foro era individuato in quello del terzo debitore. [2]Il pignoramento sarà un atto che conterrà, oltre ai dati relativi alle parti, al titolo esecutivo e al precetto, l'ingiunzione ex art. 492 c.p.c., l'indicazione specifica della partecipazione, l'ammontare nominale della quota da espropriare, la denominazione e la sede della società. [3]La formula prende in considerazione un titolo esecutivo costituito da un lodo arbitrale divenuto esecutivo. Indicare quindi l'eventuale diverso titolo esecutivo ex art. 474 c.p.c. [4]La norma del secondo inciso del secondo comma dell'art. 2495 c.c., là dove ammette che entro l'anno dalla cancellazione le domande proponibili contro i soci o i liquidatori, previste dal primo inciso di detto comma, possano notificarsi presso la sede sociale della società cancellata dal registro delle imprese dev'essere interpretata restrittivamente e, conseguentemente, non può riguardare la notifica del titolo esecutivo e del precetto che il creditore, in ipotesi, ottenga entro l'anno contro detti soggetti, che resta regolata dal secondo comma dell'art. 479 c.p.c. Ove detta notificazione sia effettuata deve considerarsi inesistente (cfr. Cass. n. 4699/2014). [5]Sul punto è stato più volte affermato che la domanda di accertamento del credito, nel contenere, ai sensi dell'art. 543, comma 2, n. 2, c.p.c., “l'indicazione, almeno generica, delle cose e delle somme dovute”, si estende, potenzialmente, all'intero importo che si accerti dovuto dal debitore esecutato sulla base dei fatti e del titolo dedotti in giudizio, non potendosi esigere dal creditore procedente, estraneo ai rapporti tra debitore e terzo, la conoscenza dei dati esatti concernenti tali somme o cose, prevedendo il sistema che tale genericità venga eliminata mediante la dichiarazione che il terzo è chiamato a rendere ai sensi dell'art. 547 c.p.c. (Cass. n. 6518/2014). [6]L'art. 546 c.p.c. è stato modificato dalla l. n. 80/2005, al fine di limitare l'obbligo di custodia del terzo alle somme pignorate aumentate della metà. Diversamente era consolidato, con riguardo al precedente assetto normativo, l'orientamento a mente del quale Nell'espropriazione presso terzi di somme di denaro, oggetto del pignoramento è la somma di cui il terzo è debitore nei confronti del creditore procedente e di quelli intervenuti e non la quota di essi pari al credito per il quale il creditore ha agito in via esecutiva, con la conseguenza che il terzo presso il quale è avvenuto il pignoramento di somme di danaro è obbligata a vincolare l'intero suo debito nei confronti del debitore esecutato e non solo l'importo indicato dall'esecutante ai sensi dell'art. 543, comma 2 c.p.c. (Cass. n. 1688/2009). [7]Nell'indicare l'udienza di comparizione si deve rispettare il termine di cui all'art. 501 c.p.c. [8]Secondo Cass. n. 21970/2019 in tema di espropriazione presso terzi, il terzo pignorato, nel rendere la dichiarazione ex art. 547 c.p.c., deve fornire indicazioni complete e dettagliate dal punto di vista oggettivo, in modo da consentire l'identificazione dell'oggetto della prestazione dovuta al debitore esecutato, compresi il titolo e il quantum del credito pignorato; invece dal punto di vista soggettivo, è necessario e sufficiente che dichiari quali siano i rapporti intrattenuti soltanto col soggetto che nell'atto di pignoramento è indicato come debitore sottoposto a esecuzione, atteso che l'ambito soggettivo della dichiarazione del terzo è delimitato dall'ampiezza della direzione soggettiva dell'atto di pignoramento, rivolto sia nei confronti del terzo pignorato che del debitore esecutato, in base al titolo esecutivo azionato. [9]La presenza del terzo in udienza, come disposto dal novellato art. 547, comma 2, n. 4 c.p.c., è richiesta soltanto in caso di mancata comunicazione della dichiarazione. [10]Lo schema di decreto legislativo (n. 137) contenente disposizioni correttive e di coordinamento del d.lgs. n. 149/2022 (riforma Cartabia del processo civile) in corso di approvazione prevede che il secondo comma dell'articolo 492 sia sostituito dal seguente: «Il pignoramento deve altresì contenere l'invito rivolto al debitore ad effettuare presso la cancelleria del giudice dell'esecuzione la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio in uno dei comuni del circondario in cui ha sede il giudice competente o indicare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o eleggere un domicilio digitale speciale, con l'avvertimento che, in mancanza ovvero in caso di irreperibilità presso la residenza dichiarata o il domicilio eletto, le successive notificazioni o comunicazioni a lui dirette saranno effettuate presso la cancelleria dello stesso giudice, salvo quanto previsto dall'articolo 149-bis.» [11]Eseguita l'ultima notificazione, l'U.G. consegna senza ritardo al creditore l'originale dell'atto di pignoramento. Il creditore dovrà iscrivere a ruolo telematicamente il pignoramento entro trenta giorni dalla consegna da parte dell'U.G., a pena di inefficacia del pignoramento. La c.d. riforma “Cartabia” ha modificato l'art. 543 c.p.c. prevedendo ora al suo comma 5 che «Il creditore, entro la data dell'udienza di comparizione indicata nell'atto di pignoramento, notifica al debitore e al terzo l'avviso di avvenuta iscrizione a ruolo con indicazione del numero di ruolo della procedura e deposita l'avviso notificato nel fascicolo dell'esecuzione. La mancata notifica dell'avviso o il suo mancato deposito nel fascicolo dell'esecuzione determina l'inefficacia del pignoramento. Qualora il pignoramento sia eseguito nei confronti di più terzi, l'inefficacia si produce solo nei confronti dei terzi rispetto ai quali non è notificato o depositato l'avviso. In ogni caso, ove la notifica dell'avviso di cui al presente comma non sia effettuata, gli obblighi del debitore e del terzo cessano alla data dell'udienza indicata nell'atto di pignoramento». Decorso il termine di cui all'art. 501 c.p.c. il creditore pignorante e ognuno dei creditori intervenuti muniti di titolo esecutivo possono chiedere l'assegnazione o la vendita delle cose mobili o l'assegnazione dei crediti. commentoL'intervento delle Sezioni Unite nel 2013 a proposito della cancellazione delle società: successione degli ex-soci nei rapporti pendenti e processo esecutivo Con il nuovo art. 2495, comma 2 c.c., secondo cui l'estinzione delle società cancellate dal registro delle imprese non è esclusa dalla residua sussistenza di rapporti giuridici, il legislatore del 2003 ha imposto un preciso indirizzo in materia. Secondo un orientamento giurisprudenziale oramai consolidato (cfr. Cass. n. 16751/2013 e Cass. n. 8596/2013) la cancellazione della società comporta l'inammissibilità di qualunque iniziativa giudiziale posta in essere in nome di quest'ultima successivamente alla cancellazione, ovvero delle azioni proposte contro la società estinta. Al contrario, la cancellazione della società non comporta la cessazione della materia del contendere nei processi pendenti. Le Sezioni Unite, con tre pronunce coeve (Cass. S.U., nn. 6070/2013, 6071/2013 e 6072/2013), hanno chiarito, infatti, come in proposito trovi applicazione l'art. 110 c.p.c., cosicché la cancellazione della società determina un effetto successorio del processo nei confronti degli ex soci. A tal proposito, si è osservato come il limite di responsabilità di questi ultimi – stabilito dall'art. 2495, comma 2 c.c. in relazione a quanto “riscosso” sulla base del bilancio finale di liquidazione – non escluda l'effetto successorio a titolo universale, alla stregua di quanto è previsto per l'accettazione dell'eredità con beneficio d'inventario. In considerazione degli orientamenti formatisi attorno alla nuova formulazione dell'art. 2495, comma 2, c.c. introdotta dalla riforma del 2003, non sono mancati spunti di riflessione a proposito dell'efficacia dei titoli esecutivi, già esistenti a favore o nei confronti della società estinta, verso gli ex soci, nonché a proposito degli effetti della cancellazione della società sui processi esecutivi pendenti. Titolo esecutivo a favore o contro la società cancellata ed effetti successori verso gli ex soci Il titolo esecutivo originariamente formato a favore o contro la società cancellata è efficace verso gli ex soci, in quanto successori della società estinta. Tale rilievo trova conferma nelle disposizioni di cui agli artt. 475 e 477 c.p.c., stante la non eccezionalità delle ipotesi ivi previste (cfr. ad es. Cass. n. 18923/2013) le quali non devono essere interpretate come altrettante deroghe al principio nulla executio sine titulo: «infatti, anche in tali ipotesi è pur sempre necessario un titolo e, si noti, non un titolo qualunque, ma un titolo relativo ad un diritto strettamente connesso con quello oggetto dell'esecuzione. Per cui, in definitiva, si ha la modificazione di un titolo esistente, e non una esecuzione senza titolo» (Luiso, L'esecuzione “ultra partes”, Milano, 1984, p. 82). Per altro verso, la considerazione secondo cui tra società estinta ed ex soci, anche limitatamente responsabili, si verifichi una successione a titolo universale consente a fortiori di aderire, senza alcuna possibilità di distinguo, alla tesi favorevole all'estensione dell'efficacia del titolo esecutivo “sociale” nei confronti dei medesimi ex-soci (la possibilità di applicare estensivamente gli artt. 475 e 477 c.p.c. è sostenuta da un orientamento largamente maggioritario, argomentando dall'art. 110 c.p.c., là dove gli eredi vengono equiparati agli altri successori universali). Conseguentemente, l'eventuale inosservanza delle disposizioni degli artt. 475 e 477 c.p.c. dà luogo a conseguenze sulla regolarità formale degli atti preparatori all'esecuzione, da far valere con l'opposizione agli atti esecutivi, mentre la contestazione della stessa qualità di (ex) socio della società cancellata, in relazione al soggetto che ha richiesto la spedizione in forma esecutiva o presso il quale è avvenuta la notifica, dà luogo all'opposizione di cui all'art. 615 c.p.c. Nel caso in cui si presenti la necessità di proporre entrambi i rimedi, realizzando un cumulo di cause nell'ambito dello stesso processo, deve essere decisa con precedenza l'opposizione all'esecuzione, perché l'eventuale accoglimento di tale rimedio farebbe venir meno l'interesse ad agire in ordine a quello ex art. 617 c.p.c. Riguardo alla notifica agli ex soci delle società cancellate, occorre tenere presente la specialità della disciplina riguardante il perfezionamento degli atti processuali preordinati al soddisfacimento dei creditori sociali rispetto a quanto previsto dall'art. 477 c.p.c. La locuzione “domanda”, menzionata nell'art. 2495, comma 2 c.c., può ben essere riferita a qualunque atto compiuto su impulso dei creditori sociali nel processo esecutivo. Pertanto, è possibile procedere alla notifica presso l'ultima sede della società non solo degli atti preparatori all'esecuzione, bensì anche degli atti esecutivi, purché, naturalmente, tali notifiche vengano effettuate entro l'anno dalla cancellazione. Tuttavia si evidenzia come, in senso contrario, secondo Cass. n. 4699/2014, l'art. 2495, comma 2 c.c. andrebbe interpretato in modo restrittivo, non consentendo neanche la deroga al “modello legale” di cui all'art. 479, comma 2, c.p.c. e ritenendo perciò che la notifica del titolo esecutivo “sociale” nei confronti degli ex soci debba essere considerata addirittura inesistente, ove effettuata presso la sede della società, pur entro l'anno dalla cancellazione. La Suprema Corte è laconica a proposito delle ragioni militanti a favore dell'interpretazione restrittiva e sembra non tenere in considerazione le argomentazioni svolte dalle Sezioni Unite nelle pronunce trigemine del 2013. Di conseguenza tutti gli atti esecutivi successivi alla cancellazione della società devono essere compiuti esclusivamente in nome o nei confronti dei soci di quest'ultima. Riassumendo, quindi, con l'intervento della Suprema Corte a Sezioni Unite nel 2013 si sono affrontati, nel quadro della normativa derivata dalla riforma del 2003, gli effetti del venir meno dello “schermo” societario – per cancellazione della società dal registro delle imprese con sua conseguente estinzione – sull'attivo e sul passivo che a tale soggetto estinto facevano capo. Per le Sezioni Unite quindi: «Dopo la riforma del diritto societario, attuata dal d.lgs. n. 6/2003, qualora all'estinzione della società di persone o di capitali, conseguente alla cancellazione dal registro delle imprese, non corrisponda il venir meno di ogni rapporto giuridico facente capo alla società estinta, si determina un fenomeno di tipo successorio, in virtù del quale: a) l'obbligazione della società non si estingue, (ciò che sacrificherebbe ingiustamente il diritto del creditore sociale), ma si trasferisce ai soci, i quali ne rispondono, nei limiti di quanto riscosso a seguito della liquidazione o illimitatamente, a seconda che, “pendente societate”, fossero limitatamente o illimitatamente responsabili per i debiti sociali; b) i diritti e i beni non compresi nel bilancio di liquidazione della società estinta si trasferiscono ai soci, in regime di con titolarità o comunione indivisa, con esclusione delle mere pretese, ancorché azionate o azionabili in giudizio, e dei crediti ancora incerti o illiquidi, la cui inclusione in detto bilancio avrebbe richiesto un'attività ulteriore (giudiziale o extragiudiziale), il cui mancato espletamento da parte del liquidatore consente di ritenere che la società vi abbia rinunciato, a favore di una più rapida conclusione del procedimento estintivo». La recente giurisprudenza di legittimità (Cass. III, n. 21071/2023) ha chiarito altresì che «A seguito della cancellazione di una società di persone dal registro delle imprese, la successione dei soci non opera in relazione ai crediti illiquidi e inesigibili non compresi nel bilancio finale di liquidazione, i quali si presumono tacitamente rinunciati a beneficio della sollecita definizione del procedimento estintivo della società, salva la prova contraria da parte di colui che intenda far valere la corrispondente pretesa, senza che assuma rilievo, a tal fine, la dichiarata qualità di ex socio o di liquidatore, non necessariamente implicante la successione dal lato passivo nel correlativo obbligo» e che (Cass. I, n. 17492/2018) «In tema di legittimazione ad agire degli ex soci di società di capitali estinta, per i rapporti facenti capo a questa ed ancora pendenti dopo la cancellazione dal registro delle imprese si determina un fenomeno successorio rispetto al quale occorre distinguere: se l'ex socio agisce per un debito della società estinta, non definito in sede di liquidazione, la successione interessa tutti i soci esistenti al momento della cancellazione, posto che essi succedono nei rapporti debitori già facenti capo alla società, sicché sussiste un litisconsorzio di natura processuale e tutti i soci debbono essere chiamati in giudizio, ciascuno quale successore della società e nei limiti della propria quota di partecipazione; se invece l'ex socio agisce per un credito della società estinta, pur rimanendo immutato il meccanismo successorio, la mancata liquidazione comporta soltanto che si instaurerà tra i soci medesimi un regime di contitolarità o comunione indivisa, onde anche la relativa gestione ne seguirà il regime proprio, con esclusione del litisconsorzio». In breve: la disciplina dell'espropriazione presso terzi L'espropriazione mobiliare presso terzi ha ad oggetto crediti del debitore verso terzi (si pensi ai depositi di banca, o alla quota pignorabile, ex art. 545, commi 3 e 5 c.p.c., della retribuzione dovuta al lavoratore dal datore di lavoro), ovvero cose mobili di proprietà del debitore in possesso di terzi (ad esempio, il bene concesso dal debitore in comodato). La differenza tra i due istituti deriva dalla diversa natura delle cose oggetto di espropriazione, in quanto per i crediti il pignoramento diretto è impossibile per la natura stessa del bene. In tale forma di espropriazione sono necessariamente partecipi il creditore procedente, il debitore e il terzo. Circa la posizione del terzo in giurisprudenza si è affermato che il terzo non può considerarsi parte del procedimento esecutivo (Cass. n. 11976/2003) e nemmeno nell'eventuale giudizio di opposizione, che non può proporre (Cass. n. 9215/2001), ma nel quale però può intervenire ad adiuvandum (Cass. n. 249/1983). Altra parte della giurisprudenza sostiene che il terzo può proporre opposizione agli atti esecutivi, ma non opposizione all'esecuzione (Cass. n. 11976/2003). Il terzo inoltre non è legittimato a sollevare l'eccezione di incompetenza territoriale del giudice dell'esecuzione (Cass. n. 6762/2001). L'espropriazione presso terzi ha inizio, come tutte le espropriazioni, con il pignoramento che, però, differisce nella forma da quello presso il debitore, in quanto esso tende al duplice scopo di impedire al terzo di pagare o consegnare la cosa al debitore, e di accertare che in effetti, il credito del debitore o la cosa di proprietà dello stesso esistano. Esso ha natura quindi di atto scritto complesso, sia nel senso che risulta posto in essere dall'attività coordinata di due soggetti (il creditore procedente e l'ufficiale giudiziario) nei confronti di altri due soggetti (il debitore e il terzo), sia nel senso che sono presenti caratteri propri del processo esecutivo e del processo di cognizione. Le modalità di esecuzione del pignoramento presso terzi sono previste dall'art. 543 c.p.c. Il pignoramento preso terzi si esegue mediante un atto notificato al terzo ed al debitore a norma degli artt. 137 e ss. c.p.c. che deve contenere: a) l'indicazione del credito per cui si procede; b) l'indicazione, almeno generica, delle cose o somme dovute dal terzo; c) l'intimazione al terzo di non disporre; d) l'ingiunzione al debitore di astenersi da ogni atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito i beni; e) la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio nel comune in cui ha sede il tribunale competente, nonché l'indirizzo di posta elettronica certificata del creditore procedente; f) la citazione del debitore a comparire davanti al giudice competente con l'invito al terzo a comunicare la dichiarazione ex art. 547 c.p.c. (c.d. dichiarazione di quantità) al creditore procedente entro 10 giorni a mezzo raccomandata o a mezzo P.E.C.; con l'avvertimento al terzo che, in caso di mancata comunicazione della dichiarazione, la stessa dovrà essere resa comparendo in un'apposita udienza e che quando non compaia o, sebbene comparso, non renda la dichiarazione, il credito pignorato o il possesso di cose di appartenenza del debitore, nell'ammontare e nei termini indicati dal creditore, si considereranno non contestati ai fini sial del procedimento esecutivo in corso che dell'esecuzione che dovesse essere eventualmente instaurata dal creditore contro il terzo sulla base del provvedimento di assegnazione. Eseguita l'ultima notificazione l'ufficiale giudiziario consegna senza ritardo al creditore l'originale dell'atto di pignoramento notificato. Il creditore procederà con l'iscrizione a ruolo del pignoramento (ora in via telematica) entro 30 giorni dalla consegna da parte dell'ufficiale giudiziario: la violazione di tale termine comporta la perdita di efficacia del pignoramento. La c.d. riforma “Cartabia” ha modificato l'art. 543 c.p.c. prevedendo che il creditore, entro la data dell'udienza di comparizione indicata nell'atto di pignoramento, notifica al debitore e al terzo l'avviso di avvenuta iscrizione a ruolo con indicazione del numero di ruolo della procedura e deposita l'avviso notificato nel fascicolo dell'esecuzione. La mancata notifica dell'avviso o il suo mancato deposito nel fascicolo dell'esecuzione determina l'inefficacia del pignoramento. Qualora il pignoramento sia eseguito nei confronti di più terzi, l'inefficacia si produce solo nei confronti dei terzi rispetto ai quali non è notificato o depositato l'avviso. In ogni caso, ove la notifica dell'avviso di cui al presente comma non sia effettuata, gli obblighi del debitore e del terzo cessano alla data dell'udienza indicata nell'atto di pignoramento. Con il pignoramento, indipendentemente dalla dichiarazione che renderà al giudice, il terzo è soggetto agli obblighi del custode (art. 546 c.p.c.) relativamente alle cose o somme dovute nei limiti dell'importo del credito precettato aumentato della metà, assumendo quindi una responsabilità personale verso il creditore pignorante. Si segnala che l'art. 546 c.p.c. è stato modificato dalla c.d. riforma Cartabia disponendo ora al suo primo comma che «Dal giorno in cui gli è notificato l'atto previsto nell'articolo 543, il terzo è soggetto agli obblighi che la legge impone al custode relativamente alle cose e alle somme da lui dovute, nei limiti dell'importo del credito precettato aumentato di 1.000,00 euro per i crediti fino a 1.100,00 euro, di 1.600,00 euro per i crediti da 1.100,01 euro fino a 3.200,00 euro e della metà per i crediti superiori a 3.200,00 euro». Il terzo, personalmente o a mezzo di procuratore speciale o del difensore munito di procura speciale, con dichiarazione trasmessa a mezzo raccomandata o a mezzo PEC deve specificare di quali cose o di quali somme è debitore o si trova in possesso, e quando ne deve eseguire il pagamento o la consegna. Il terzo è tenuto altresì ad indicare, secondo il penultimo comma dell'art. 547 c.p.c., “i sequestri precedentemente eseguiti presso di lui” in modo da consentire l'intervento nella procedura esecutiva ai creditori sequestranti, nonché “le cessioni che gli sono state notificate o che ha accettato”, anteriormente al pignoramento, poiché quelle successive non hanno effetto in pregiudizio del creditore pignorante e di quelli intervenuti nella procedura espropriativa (ex art. 2914, n. 2, c.c.). La principale funzione della dichiarazione è quella di accertamento del credito presso il terzo, e, conseguentemente, dell'imposizione del vincolo di destinazione delle somme o dei beni dallo stesso possedute in favore del creditore procedente, necessaria ai fini del perfezionamento del pignoramento presso terzi (Cass. n. 15615/2005). Nella dichiarazione, la cui natura giuridica secondo la giurisprudenza è assimilabile alla “confessione” e costituisce un riconoscimento avente la valenza di un accertamento costitutivo (Cass. n. 17367/2003). Laddove il terzo rilasci dichiarazione positiva, comunicando di possedere cose appartenenti al debitore esecutato o somme allo stesso dovute, sulle quali non gravano vincoli o restrizioni, siffatta dichiarazione ha l'effetto di accertare in modo definitivo l'esistenza dei beni e dei crediti, aprendo la fase destinata all'assegnazione o alla vendita degli stessi. Nell'ipotesi in cui il terzo renda, invece, dichiarazione elusiva, reticente o ingannevole, tale da allontanare «nel tempo la realizzazione del credito fatto valere nel procedimento esecutivo», lo stesso può essere chiamato al risarcimento dei danni prodotti a carico del creditore procedente ex art. 2043 c.c. Qualora, il terzo non renda la dichiarazione ovvero la stessa venga contestata, le norme di riferimento sono rappresentate dagli artt. 548 e 549 c.p.c. Per l'intervento dei creditori valgono le stesse regole prescritte per l'espropriazione mobiliare presso il debitore. Nell'espropriazione presso terzi l'intervento è tempestivo ai sensi dell'art. 551 c.p.c. se avviene non oltre la prima udienza fissata per la comparizione delle parti da intendersi non quella ab origine fissata in citazione ma quella eventualmente differita. Analogamente, l'assegnazione o la vendita dei beni e dei crediti pignorati presso il terzo sono regolate dalle norme dettate per l'espropriazione mobiliare presso il debitore. L'unica peculiarità riguarda l'assegnazione e la vendita di crediti per cui si rinvia alla lettura dell'art. 553 c.p.c. La c.d. riforma Cartabia ha inserito una nuova norma in tema di efficacia del pignoramento di crediti del debitore verso terzi. Tale norma, l'art. 551-bis c.p.c. prevede che «Salvo che sia già stata pronunciata l'ordinanza di assegnazione delle somme o sia già intervenuta l'estinzione o la chiusura anticipata del processo esecutivo, il pignoramento di crediti del debitore verso terzi perde efficacia decorsi dieci anni dalla notifica al terzo del pignoramento o della dichiarazione di interesse di cui al secondo comma. Al fine di conservare l'efficacia del pignoramento, nei due anni antecedenti alla scadenza del termine decennale di cui al primo comma il creditore pignorante o il creditore intervenuto a norma dell'articolo 525 può notificare a tutte le parti e al terzo una dichiarazione di interesse al mantenimento del vincolo pignoratizio. La dichiarazione contiene l'indicazione della data di notifica del pignoramento, dell'ufficio giudiziario innanzi al quale è pendente la procedura esecutiva, delle parti, del titolo esecutivo e del numero di ruolo della procedura, nonché l'attestazione che il credito persiste. Se la dichiarazione di interesse è notificata dal creditore intervenuto, la stessa contiene anche la data di deposito dell'atto di intervento. La dichiarazione di interesse è depositata nel fascicolo dell'esecuzione, a pena di inefficacia della stessa, entro dieci giorni dall'ultima notifica. Se il pignoramento è eseguito nei confronti di più terzi, l'inefficacia del medesimo si produce solo nei confronti dei terzi rispetto ai quali non è notificata e depositata la dichiarazione di interesse. In mancanza della notifica della dichiarazione di interesse di cui al secondo comma, il terzo è liberato dagli obblighi previsti dall'articolo 546 decorsi sei mesi dalla scadenza del termine di efficacia del pignoramento previsto dal primo comma. Il processo esecutivo si estingue di diritto decorsi dieci anni dalla notifica al terzo del pignoramento o della successiva dichiarazione di interesse o, se i terzi sono più, dall'ultima delle notifiche ai medesimi. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche se l'esecuzione è sospesa». |