Atto di pignoramento di domain nameinquadramentoll dominio su internet è un insieme di simboli alfanumerici che vanno a comporre una parola/termine, seguita da un'estensione definita dalle Registration Authorities, capace di associarsi in maniera univoca ad un DNS (Domain Name System). Il dominio ha la funzione sia di associare una pagina web ad un nome (di un singolo privato o di un'azienda etc.), sia tecnicamente di permettere all'utente di raggiungere un determinato indirizzo, ovvero un sito web. Oggi, diversamente da quanto accadeva negli anni passati, anche il nome a dominio oltre a divenire segno distintivo e di riconoscimento dell'azienda, ha acquisito un ulteriore valore commerciale, in quanto veicolativo di ulteriori messaggi sul mercato per l'impresa che ne dispone. L'eventuale pignoramento, oggi ritenuto ammesso dall'opinione prevalente, dovrà quindi effettuarsi applicando l'art. 137 d.lgs. n. 30/2005 (c.p.i.). L'art. 137c.p.i. regola infatti la procedura di esecuzione forzata sui diritti di privativa industriale (che costituisce una procedura speciale) rinviando per relationem e in funzione sussidiaria alle disposizioni del c.p.c. in materia di esecuzione sui beni mobili. Pertanto il pignoramento del titolo di proprietà industriale si esegue con atto notificato dall'Ufficiale Giudiziario al debitore. FormulaTRIBUNALE ORDINARIO DI [1].... ATTO DI PIGNORAMENTO DEL DOMAIN NAME Per il Sig. ...., C.F. ...., residente in .... alla via .... [se l'istante è una persona giuridica: società .... (C.F. e/o P.I. ....), in persona del legale rappresentante pro tempore Dott. .... (C.F. ....), con sede in .... via .... n. .... ], rappresentato e difeso, giusta procura alle liti allegata mediante strumenti informatici ed apposta in calce al ricorso per decreto ingiuntivo ai sensi dell'art. 83, comma 3, c.p.c., dall'Avv. .... (C.F. ....) del Foro di ...., ed elettivamente domiciliato presso lo studio del medesimo legale in ...., via .... n. .... (per le notificazioni e comunicazioni riguardanti il presente procedimento si indica l'indirizzo PEC .... e il numero di fax ....); PREMESSO CHE – Il Sig. .... è creditore della somma di seguito indicata nei confronti della .... s.p.a. (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del legale rappresentante pro tempore, con sede in .... via .... n. ....; – In effetti il Tribunale di ...., adito dal Sig. .... con ricorso per decreto [2] ingiuntivo (iscritto al n. .... / .... R.G.) depositato in data ...., emetteva in data .... il decreto ingiuntivo n. .... / ...., con il quale ingiungeva a: “ .... ”; – il Decreto Ingiuntivo sopra menzionato veniva notificato alla .... s.p.a. in data ...., presso la sede in .... alla via .... n. ....; – il Decreto Ingiuntivo veniva dichiarato esecutivo ex art. 647 c.p.c. con decreto del .... e munito della formula esecutiva in data ....; – tuttavia la .... s.p.a. non ha provveduto allo spontaneo pagamento delle somme di cui al Decreto Ingiuntivo; – pertanto, il Sig. .... si è trovato costretto ad agire in executivis nei confronti della .... s.p.a. per il recupero forzoso delle somme dovutele; – quindi, in data .... il Sig. .... notificava alla .... s.p.a. un atto di precetto con cui gli veniva intimato di pagare entro 10 giorni la somma complessiva di .... Euro, salvo errori e/o omissioni, oltre spese di notifica del precetto, oltre gli ulteriori interessi legali fino all'effettivo soddisfo e eventuali spese successive occorrende; – la suddetta notifica si perfezionava in data ....; – ciononostante, la .... s.p.a. non ha ancora provveduto al pagamento di quanto dovuto; – il creditore procedente per realizzare il credito su descritto intende sottoporre a pignoramento il domain name di proprietà della debitrice .... s.p.a., di cui si indicano esattamente gli estremi richiesti dalla legge. Tutto ciò premesso e considerato, il Sig. ...., ut supra rappresentato, difeso e domiciliato, CHIEDE all'Ufficiale Giudiziario presso la corte d'appello di ...., ai sensi dell'art. 137 d.lgs. n. 30/2005, di voler sottoporre a pignoramento il dominio internet di seguito descritto: Descrizione .... Titolare .... così come risultante da ..... Si allega: – titolo esecutivo; – atto di precetto. Luogo e data .... Firma Avv. .... VERBALE DI PIGNORAMENTO DI DOMINIO INTERNET E RELAZIONE DI NOTIFICA Ad istanza del Sig. ...., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, io sottoscritto Ufficiale Giudiziario, addetto all'Ufficio UNEP presso la Corte d'Appello di ...., visto il titolo esecutivo costituito da ...., visto l'atto di precetto notificato il ...., con il quale si intimava alla .... s.p.a., in persona del suo legale rappresentante pro tempore, di pagare la somma di .... Euro, salvo errori e/o omissioni, oltre spese di notifica del precetto, oltre gli ulteriori interessi legali fino all'effettivo soddisfo e eventuali spese successive occorrende, visto l'art. 137 d.lgs. n. 30/2005 e visto infine l'atto di pignoramento che precede; HO PIGNORATO Il domain name su descritto e a tal fine HO INGIUNTO Ai sensi dell'art. 492 c.p.c., alla debitrice .... s.p.a. (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del legale rappresentante pro tempore, con sede in .... via .... n. .... di astenersi dal compiere qualsiasi atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito per la soddisfazione del quale si procede il predetto titolo di proprietà industriale che si assoggetta ad esecuzione, con espresso avvertimento che ai sensi dell'art. 137 comma 4 d.lgs. n. 30/2005, assume gli obblighi del sequestratario giudiziale, anche per quanto riguarda gli eventuali frutti HO INVITATO la debitrice esecutata .... s.p.a., in persona del suo legale rappresentante pro tempore, ad effettuare presso la cancelleria del giudice dell'esecuzione la prescritta dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio in uno dei comuni del circondario in cui ha sede il giudice competente per l'esecuzione o indicare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o eleggere un domicilio digitale speciale, con l'avvertimento che, in mancanza, ovvero in caso di irreperibilità presso la residenza dichiarata o il domicilio eletto, le successive notifiche o comunicazioni a loro dirette saranno effettuate presso la cancelleria dello stesso giudice del Tribunale di ...., salvo quanto previsto dall'art. 149-bis[3] c.p.c.; al contempo, HO AVVERTITO la debitrice esecutata .... s.p.a., in persona del suo legale rappresentante pro tempore che, ai sensi dell'art. 495 c.p.c., possono chiedere di sostituire alle cose o ai crediti pignorati una somma di denaro pari, oltre alle spese di esecuzione, all'importo dovuto al creditore pignorante e ai creditori intervenuti, comprensivo del capitale, degli interessi e delle spese, sempre che, a pena di inammissibilità, la relativa istanza sia effettuata prima che sia disposta la vendita o l'assegnazione a norma degli artt. 530,552 e 569 c.p.c.; HO ALTRESÌ AVVERTITO la debitrice esecutata .... s.p.a., in persona del suo legale rappresentante pro tempore che, a norma dell'art. 615, secondo comma, terzo periodo, c.p.c. l'opposizione è inammissibile se è proposta dopo che è stata disposta la vendita o l'assegnazione a norma degli artt. 530, 552 e 569, salvo che sia fondata su fatti sopravvenuti ovvero che l'opponente dimostri di non aver potuto proporla tempestivamente per causa a lui non imputabile. L'Ufficiale Giudiziario .... Luogo e data .... IO UFFICIALE GIUDIZIARIO in pari tempo, a richiesta dell'Avv. ...., quale procuratore e difensore del creditore procedente Sig. .... ho notificato il presente atto, mediante consegna di una copia conforme dello stesso, come segue, a: – .... s.p.a. (C.F. .... e/o P.I. ....), in persona del legale rappresentante pro tempore, con sede in .... via .... n. ....; L'Ufficiale Giudiziario .... Luogo e data .... [1]Non essendo facilmente applicabile l'art. 26 c.p.c. (competenza del «giudice del luogo in cui le cose si trovano») potrebbe farsi riferimento, applicando l'art. 120 del c.p.i., al luogo in cui il convenuto ha la propria sede o domicilio o agli altri criteri sussidiari stabiliti dal c.p.c. [2]La formula prende in considerazione un titolo esecutivo costituito da un decreto ingiuntivo. Indicare quindi l'eventuale diverso titolo esecutivo ex art. 474 c.p.c. [3]Lo schema di decreto legislativo (n. 137) contenente disposizioni correttive e di coordinamento del d.lgs. n. 149/2022 (riforma Cartabia del processo civile) ha previsto che il secondo comma dell'articolo 492 sia sostituito dal seguente: «Il pignoramento deve altresì contenere l'invito rivolto al debitore ad effettuare presso la cancelleria del giudice dell'esecuzione la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio in uno dei comuni del circondario in cui ha sede il giudice competente o indicare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o eleggere un domicilio digitale speciale, con l'avvertimento che, in mancanza ovvero in caso di irreperibilità presso la residenza dichiarata o il domicilio eletto, le successive notificazioni o comunicazioni a lui dirette saranno effettuate presso la cancelleria dello stesso giudice, salvo quanto previsto dall'articolo 149-bis.» commentoLa pignorabilità del dominio internet Il nome di dominio, “domain name” altro non è che l'indirizzo di un sito internet in formato – di solito – alfabetico (al contrario l'indirizzo IP è espresso in forma numerica). La sua natura giuridica è controversa ed in particolare si discute(va) se fosse o meno da considerarsi un bene immateriale. Oggi, diversamente da quanto accadeva negli anni passati, la dottrina è quasi unanime nell'equiparare il nome a dominio ai segni distintivi e di riconoscimento dell'azienda; non si può negare, poi, il suo rilevante valore commerciale e, perciò, deve considerarsi un bene immateriale al pari dei segni distintivi. Esistono teorie che rifiutano la possibilità di sottoporre il nome a dominio ad una procedura esecutiva. Tali teorie configurano, infatti, il diritto sul nome a dominio come un diritto personalissimo (e, perciò, impignorabile) dell'individuo equiparato al diritto al nome. Il Tribunale di Firenze (29 luglio 2000), ad esempio, ha stabilito che «la funzione del domain name system è quella di consentire a chiunque di raggiungere una pagina web e, in quanto mezzo operativo e tecnico-logico, non può porsi con riguardo a tale sistema un problema di violazione dei segni distintivi aziendali altrui come il marchio, la denominazione sociale o altri segni distintivi». Il Tribunale di Bologna, ord. 20 marzo 2000, non riteneva che il domain name potesse qualificarsi come bene assoggettabile ad esecuzione forzata, in quanto «lo stesso ha natura giuridica non ben individuata, non essendo un diritto reale, né tantomeno un diritto di credito, ma essendo prevalente il profilo distintivo dell'utilizzatore del sito Internet, che presenta maggiori affinità con la figura dell'insegna». Proseguiva affermando che il «domain name serve ad identificare non solo il marchio, ma ogni segno distintivo ed identificativo dell'utilizzatore ed è quindi prevalente il collegamento al “soggetto”, onde non si comprende come possa essere venduto a terzi e da questi utilizzato». Al contrario, il Tribunale di Napoli (sent. 26 febbraio 2002) prendeva tutt'altra posizione riconoscendo «il nome a dominio compreso tra i segni distintivi atipici e quindi nella famiglia dei diritti di proprietà intellettuale». L'evoluzione interpretativa, la presa di coscienza sulla sua rilevanza soprattutto commerciale e l'equiparazione agli altri segni distintivi compiuta dal codice della proprietà industriale, fanno propendere per la sua sottoponibilità all'esecuzione forzata. L'eventuale pignoramento dovrà effettuarsi, applicando l'art. 137 c.p.i., con atto notificato al debitore, a mezzo di ufficiale giudiziario, che deve contenere tutti gli elementi normalmente richiesti per la regolarità del verbale di pignoramento e con la dichiarazione di pignoramento del titolo di proprietà industriale, previa menzione degli elementi atti ad identificarlo. L'atto dovrà essere trascritto, a pena di inefficacia, entro otto giorni dalla notifica. Quasi tutti gli autori ritengono che, per essere efficace, la trascrizione debba essere fatta presso l'autorità che mantiene il database dei nomi del dominio in questione (es.:.org;.com). Responsabile dell'assegnazione dei nomi a dominio del suffisso “it” è il registro del ccTLD.it (country code Top Level Domain). Il Registro può considerarsi l'anagrafe dei domini Internet.it. Soltanto qui è possibile chiedere, modificare o cancellare uno o più domini.it. Nel dicembre del 1987, Iana (Internet Assigned Numbers Authority) ha assegnato la gestione del “it” al Consiglio Nazionale delle Ricerche. Circa la competenza si evidenzia che non essendo facilmente applicabile l'art. 26 c.p.c. (competenza del «giudice del luogo in cui le cose si trovano») potrebbe farsi riferimento, applicando l'art. 120 del c.p.i., al luogo in cui il convenuto ha la propria sede o domicilio o agli altri criteri sussidiari stabiliti dal codice di procedura civile. Proprietà industriale L'art. 137 c.p.i. (d.lgs. n. 30/2005) come altre norme del c.p.i. riprende (spesso anche letteralmente) e generalizza disposizioni (legislative e regolamentari) previgenti in tema di brevetti per invenzioni industriali e ai brevetti per modelli industriali. Il merito principale dell'art. 137 c.p.i. è l'espresso riconoscimento (e, quindi, la generalizzazione) della pignorabilità dei diritti di proprietà industriale, prima riconosciuta espressamente solo con riferimento ai marchi e brevetti. Conseguentemente sono ora pignorabili tutti i diritti di proprietà industriale disciplinati dal c.p.i., purché però registrati (dovendosi procedere a trascrizione del pignoramento. A differenza quindi di quanto previsto per la proprietà intellettuale non è previsto alcun limite alla pignorabilità o alla sequestrabilità a seconda del soggetto titolare del diritto. Il comma 13 dell'art. 137 c.p.i. poi disciplina la sequestrabilità dei diritti di proprietà industriale, prevedendo espressamente che tale tutela cautelare (a differenza del pignoramento) si estenda anche ai diritti in corso di concessione e registrazione. Il richiamo alle norme del codice di procedura civile e l'esclusione della competenza delle sezioni specializzate Il comma 2 dell'art. 137 c.p.i. prevede espressamente che all'esecuzione forzata sui diritti di proprietà industriale si applichino le norme del codice di procedura civile in tema di esecuzione sui beni mobili. Tuttavia tale richiamo appare tecnicamente improprio. Innanzi tutto è discutibile, da un punto di vista terminologico, il riferimento alla «esecuzione sui beni mobili» atteso che nel codice di rito non si rinviene una simile definizione, parlandosi di espropriazione mobiliare presso il debitore oppure di espropriazione presso terzi. È in ogni caso indubbio che il legislatore abbia inteso riferirsi all'espropriazione mobiliare presso il debitore. Tale richiamo come detto è comunque fuorviante poiché l'art. 137 c.p.i. nella sostanza disciplina il procedimento esecutivo sui diritti patrimoniali in modo del tutto autonomo. Il comma 14 dell'art. 137 c.p.i. introduce un vero e proprio criterio di giurisdizione a favore del giudice italiano, ma non prevede alcuna specifica ripartizione tra uffici giudiziari italiani, né a maggior ragione prevede la competenza delle sezioni specializzate per i procedimenti esecutivi, anche se aventi ad oggetto diritti di proprietà industriale. Come è stato osservato, del resto, un'interpretazione del comma 14 che attribuisse alla sezione specializzata anche le procedure di esecuzione forzata comporterebbe una ripartizione degli affari non conforme al criterio della razionalità e sarebbe certamente incostituzionale per eccesso di delega (Trib. Milano 1° giugno 2009). L'atto di pignoramento La disciplina dell'atto di pignoramento contenuta nel comma 3 dell'art. 137 c.p.i. si discosta dalla disciplina del pignoramento nell'esecuzione mobiliare. Si tratta infatti di un atto di pignoramento a sé stante. In effetti, a differenza di quanto previsto dall'art. 513 c.p.c. l'atto di pignoramento deve avere necessariamente forma scritta e deve essere notificato; inoltre deve essere trascritto, a pena d'inefficacia, entro otto giorni dalla notificazione stessa. La soluzione adottata dal legislatore italiano è adottata anche dal legislatore europeo nella dir. CE 15/2436 finalizzata al ravvicinamento delle legislazioni nazionali in tema di marchi d'impresa. Il comma 2 di tale direttiva, infatti, stabilisce che i legislatori nazionali devono adottare le opportune misure normative affinché gli atti di esecuzione forzata sui marchi d'impresa vengano iscritti nei rispettivi registri. Circa il contenuto dell'atto il comma 3 (soprattutto nella parte in cui richiede l'indicazione della data del titolo e della sua spedizione in forma esecutiva, nonché della somma per cui si procede ad esecuzione) si avvicina a quanto previsto dall'art. 543 c.p.c. in tema di espropriazione presso terzi. L'art. 137 c.p.i. tuttavia non specifica quali siano le conseguenze derivanti dalla mancanza delle indicazioni richieste dal comma 3. Sul punto, alla luce dei principi generali in tema di nullità degli atti processuali civili sia degli orientamenti giurisprudenziali in tema di espropriazione immobiliare e presso terzi, deve ritenersi che la mancanza di tali requisiti possa determinare la nullità del pignoramento solo nel caso in cui gli elementi mancanti siano tali da rendere l'atto stesso del tutto inidoneo a raggiungere lo scopo. Invece, nonostante l'improprietà del richiamo alle norme del codice di rito in tema di espropriazione mobiliare, l'atto di pignoramento deve contenere anche le indicazioni contenute nell'art. 492 c.p.c. (norma generale in materia). Difficilmente applicabili sembrano le previsioni contenute nell'art. 518 c.p.c. in tema di pignoramento mobiliare. In considerazione della peculiare disciplina del pignoramento e della notificazione dello stesso, infatti, non sembra necessario che l'ufficiale giudiziario proceda alla redazione del verbale previsto nel comma 1 della predetta norma. Le uniche previsioni estensibili anche al pignoramento sui diritti di proprietà industriale sembrano essere quelle contenute nei commi da 2 a 7 (vale a dire la possibilità di avvalersi di uno stimatore) e il comma 6. Non è chiaro il momento in cui il pignoramento debba ritenersi perfezionato, se cioè si debba fare riferimento al momento in cui è stato notificato al debitore (come parrebbe desumersi dal comma 4 dell'art. 137 c.p.i) oppure al momento in cui è stato trascritto. Appare preferibile (anche alla luce del dato testuale che parrebbe configurare la trascrizione del pignoramento come mera condizione di efficacia) la prima soluzione fermo restando che prima della trascrizione il pignoramento non è comunque opponibile ai terzi. Circa i pignoramenti successivi il comma 6 dell'art. 137 c.p.i., riprendendo la normativa previgente, prevede una disciplina peculiare, stabilendo che i pignoramenti successivi se notificati anche al creditore procedente valgono come contestazione del prezzo e quindi come opposizioni ex art. 512 c.p.c. La vendita, l'aggiudicazione e il riparto del ricavato I commi dal 7 al 12 disciplinano la fase di vendita, aggiudicazione e riparto del ricavato. In particolare il comma 7 in evidente difetto di coordinamento con il comma 2 richiama genericamente le norme contenute nel codice di procedura civile «in quanto applicabili» e comunque se non derogate dalle disposizioni contenute nei commi successivi. Cercando un coordinamento tra le norme devono ritenersi applicabili le norme generali in tema di vendita ed assegnazione previste nel codice di rito ad eccezione molto probabilmente dell'art. 501 c.p.c. (atteso che il comma 8 dell'art. 137 c.p.i. contiene una specifica disciplina del termine dilatorio). In ogni caso anche se non espressamente prevista il creditore pignorante deve comunque presentare istanza di vendita entro il termine di 45 giorni di cui all'art. 497 c.p.c. Indipendentemente dalla normativa applicabile il giudice dell'esecuzione ai sensi del comma 8 dell'art. 137 c.p.i. gode di ampia discrezionalità nell'individuazione delle forme e delle modalità con cui procedere alla vendita. Non è necessaria la fissazione di un'udienza di comparizione. Deve invece ritenersi vista la peculiare natura dei diritti oggetto di pignoramento che il giudice debba nominare un perito. Il comma 10 dell'art. 137 c.p.i. disciplina l'intervento dei creditori. Tale comma prevede che il creditore pignorante debba notificare ai creditori iscritti, almeno dieci giorni prima della vendita, sia l'atto di pignoramento sia il decreto di fissazione del giorno della vendita. Tali creditori, quindi, entro quindici giorni successivi alla data fissata devono depositare le proprie domande di collocazione (atti di intervento per usare la terminologia del codice di rito). Per quest'ultima occorre fare riferimento alla normativa generale in materia di intervento dei creditori, seppur con i necessari adattamenti. È regolata molto sinteticamente l'aggiudicazione del diritto di proprietà industriale. Il comma 9 si limita a prevedere che il verbale di aggiudicazione debba contenere gli estremi identificativi del diritto di proprietà industriale, mentre il comma 12 sancisce il diritto dell'aggiudicatario di ottenere la cancellazione di tutte le trascrizioni dei diritti di garanzia. Per quanto riguarda la distribuzione del ricavato il comma 11, dopo aver imposto la verifica del rispetto delle prescrizioni del comma precedente in tema di creditori titolari di diritti di garanzia, per il resto rinvia alle norme in tema di esecuzione mobiliare. Queste ultime, a loro volta, rimandano alle norme generali in tema di distribuzione del ricavato (vale a dire dagli artt. da 509 a 512 c.p.c.). deve senza dubbio ammettersi la possibilità di un piano di riparto concordato tra i creditori (come previsto dall'art. 541 c.p.c.), potendosi discutere, analogamente a quanto avviene in tema di espropriazione mobiliare, se il controllo del giudice riguardi la mera partecipazione al piano di riparto di tutti i creditori oppure se lo stesso si estenda anche al merito del piano. Non è chiaro invece se si applichi l'art. 512 c.p.c., anche se appare preferibile la soluzione positiva. |