Appello contro la decisione di diniego dell'attuazione del provvedimento reso in un altro stato UE

Rosaria Giordano

inquadramento

La parte nei confronti della quale è richiesta l'esecuzione di una decisione pronunciata dall'autorità giudiziaria di un altro Stato membro dell'Unione europea può proporre istanza al Tribunale, in funzione di giudice dell'esecuzione affinché venga denegata al creditore la possibilità di procedere in executivis in presenza di una delle condizioni ostative allo stesso riconoscimento della decisione, contemplate dall'art. 45 del medesimo Regolamento. Contro la decisione sull'istanza pronunciata dal Tribunale è ammessa impugnazione che, nel nostro sistema processuale, deve essere proposta dinanzi alla Corte d'Appello.

Formula

CORTE D'APPELLO [1] DI .... [2]

RICORSO [3]

Il Sig. [4] nato a ...., C.F. ...., rappresentato e difeso dall'Avv. ...., C.F. .... elettivamente domiciliato presso il suo studio in ...., alla via .... n. ...., per mezzo di procura a margine/in calce del presente atto (ovvero tramite procura speciale per atto del Notaio ...., del ...., n. Rep. ....) e che dichiara di voler ricevere le comunicazioni al seguente indirizzo di posta elettronica certificata .... [5] .

CONTRO

Il Sig. ...., nato a ...., C.F. ...., elettivamente domiciliato presso lo studio dell'Avv. ...., sito in .... alla via ...., n. .....

AVVERSO

la decisione resa in data .... n. .... del Tribunale di ....

PREMESSO CHE

– in data ...., l'odierno ricorrente ha notificato al Sig. ...., sulla scorta del titolo esecutivo costituito dalla sentenza del Tribunale di Parigi n. ...., unitamente al certificato di cui all'art. 53 del Reg. UE n. 1215/2012, atto di precetto, intimando il pagamento della somma di Euro ...., entro il termine di giorni dieci ed evidenziando che, in difetto, si sarebbe proceduto ad esecuzione forzata;

– in data ...., il Sig. .... ha chiesto, con istanza proposta dinanzi al Giudice dell'esecuzione del Tribunale di ...., che venisse denegata l'attuazione delle predetta decisione, pur munita della certificazione richiesta dal Regolamento UE, in quanto la stessa sarebbe in contrasto con la sentenza del Tribunale di Berlino n. ...., pronunciata tra le stesse parti, a fronte di un atto introduttivo precedentemente notificato alla controparte, per l'accertamento negativo della medesima pretesa creditoria;

– con provvedimento in data ...., notificato in data ...., il Tribunale ha accolto l'istanza di diniego dell'esecuzione (doc. 1) [6], assumendo un'identità tra le due decisioni;

– tale provvedimento è palesemente illegittimo;

– in particolare, come si è già ampiamente documentato nella prima fase del procedimento, mediante il deposito integrale delle due decisioni, corredato da traduzione giurata non contestata dall'altra parte, si evince che alcun contrasto, neppure sul piano logico, sussiste tra le stesse, che afferiscono, sul piano oggettivo, a rapporti negoziali distinti e, sul piano soggettivo, riguardano parti solo parzialmente coincidenti (doc. 1-2);

Tutto ciò premesso, considerato e ritenuto, il Sig. Tizio, come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, chiede che [7]

VOGLIA L'ECC.MA CORTE D'APPELLO

fissare, ai sensi dell'art. 281-undecies, comma 2, c.p.c. con decreto l'udienza di comparizione delle parti, assegnando il termine per la costituzione dei convenuti che deve avvenire non oltre 10 giorni prima dell'udienza;

CON ESPRESSO AVVERTIMENTO CHE

– la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c.;

– la difesa tecnica è obbligatoria in tutti i giudizi davano al Tribunale, fatta eccezione per i casi previsti all'art. 86 o da leggi speciali;

– la parte sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato;

– in caso di mancata costituzione si procederà in loro legittima e dichiaranda contumacia per ivi sentire accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

....

In via Istruttoria

(Indicazione specifica dei mezzi di prova e dei documenti prodotti)

....

Si allegano:

....

Con Osservanza

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[1]In conformità al disposto dell'art. 75 del Regolamento UE n. 1215/2012, il Ministero della Giustizia ha indicato la Corte d'appello quale giudice competente a decidere sull'impugnazione proposta contro la decisione resa sull'istanza di diniego di esecuzione.

[2]L'art. 30, comma 2 del d.lgs. n. 150/2011 demanda la relativa competenza alla Corte di appello del luogo di attuazione del provvedimento.

[3]Con d.m. n. 110/2023, è stato adottato il Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile. Il limite dimensionale per il ricorso in appello, quale atto introduttivo del giudizio di impugnazione (e, comunque, anche per gli atti introduttivi dei giudizi, come il ricorso e l'atto di citazione) è quello di cui all'art. 3, lett. a), pari ad 80.000 caratteri.

[4]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011).

[5]In mancanza di una disciplina specifica, i termini cd. brevi e lunghi per impugnare saranno quelli previsti dagli artt. 326 e 327 c.p.c. per la proposizione dell'appello, ossia, rispettivamente, trenta giorni dalla notificazione ovvero sei mesi dalla pubblicazione del provvedimento. Trattandosi di materia esecutiva si ritiene tuttavia inapplicabile la disciplina sulla sospensione feriale dei termini processuali dal 1° al 31 agosto di ciascun anno.

[6]Deve essere depositato in via telematica il provvedimento impugnato.

[7]Il procedimento, in conformità alle previsioni dell'art. 30, comma 1, del d.lgs. n. 150/2011, segue le forme di quello semplificato di cognizione.

commento

Ai sensi dell'art. 49 del Regolamento UE n. 1215/2012 ciascuna delle parti può impugnare la decisione relativa alla domanda di diniego dell'esecuzione.

Il successivo art. 50 precisa, peraltro, che l'impugnazione è proponibile unicamente «se l'autorità giurisdizionale davanti alla quale l'ulteriore impugnazione è presentata, è stata indicata dallo Stato membro interessato alla Commissione ai sensi dell'art. 75, lettera c)».

In Italia il Ministero della Giustizia, ha previsto che l'impugnazione in questione debba essere proposta innanzi alla Corte di appello e quella contro la decisione resa in sede di gravame alla Corte di cassazione.

La Corte è tenuta a decidere sulla domanda senza indugio. A tal fine il legislatore ha optato nel nostro sistema processuale, con l'art. 30 del d.lgs. n. 150/2011, come novellato dal d.lgs. n. 149/2022, per le forme del rito semplificato di cognizione (che, dunque, in questa ipotesi trova eccezionalmente applicazione dinanzi alla Corte d'appello).

L'art. 281-undecies c.p.c. regola la fase introduttiva del processo semplificato disciplinando gli atti delle parti, i termini e l'instaurazione del contraddittorio.

Sicché l'atto introduttivo è costituito dal ricorso, con fissazione, dunque, dell'udienza da parte del giudice. Il ricorso ed il decreto, che indica altresì il termine di costituzione del convenuto (i.e. non oltre dieci giorni prima rispetto l'udienza) devono essere notificati a cura dell'attore; tra la notificazione e l'udienza devono intercorrere termini liberi non minori di quaranta giorni (sessanta se il luogo della notificazione si trova all'estero).

Il convenuto si costituisce mediante il deposito della comparsa di risposta la quale ha un contenuto analogo a quello proprio del correlativo atto nel rito ordinario cognizione; identiche sono anche le attività che il convenuto deve effettuare a pena di decadenza nel primo atto tempestivamente depositato. A differenza del processo sommario di cognizione che prevedeva la sola chiamata in garanzia, l'istituto  ex art. 106 c.p.c. è, ora, richiamato in via generale (ricomprendendo, quindi, anche la fattispecie per “comunanza di causa”).

Quanto al procedimento, l'art. 1, comma 5, della legge delega n. 206 del 2021, imponeva una «indicazione di termini e tempi prevedibili e ridotti rispetto a quelli previsti per il rito ordinario per lo svolgimento delle difese e il maturare delle preclusioni», il che, come sottolineato dalla Relazione Illustrativa, anche al fine di superare una delle maggiori criticità del rito sommario, comportava che «l'attuazione del rito semplificato deve coniugarsi con la necessità di prevedere una scansione processuale in cui maturano in modo chiaro e prevedibile le preclusioni e consenta di prevedere i tempi di trattazione del procedimento con questo rito, fermo restando il necessario rispetto del principio del contraddittorio».

Di qui, il secondo, il terzo e il quarto comma dell'art. 281-duodecies si occupano delle attività espletabili in sede di prima udienza (o entro la data della medesima). Più in particolare, l'attore potrà chiedere di essere autorizzato a chiamare in causa un terzo se l'esigenza è sorta dalle difese del convenuto (e.g. chiamata del c.d. vero obbligato o in garanzia a seguito della riconvenzionale formulata da controparte). Pur nel silenzio del secondo comma è ragionevole ritenere – tenuto conto delle facoltà esercitabili in forza del terzo comma previste a pena di decadenza – che anche la chiamata del terzo soggiaccia alla preclusione temporale connessa allo spirare della prima udienza. Il giudice, se autorizza la chiamata, fissa la data della nuova udienza assegnando all'attore un termine perentorio per la citazione del terzo la cui costituzione dovrà avvenire ai sensi del terzo comma dell'art. 281-undecies. La norma non specifica i termini di comparizione e di costituzione del chiamato, ma non si ravvisano ragioni per disapplicare quanto previsto dall'art. 281-undecies, secondo comma, c.p.c. riferito al convenuto originario.

Nel caso in cui alla prima udienza il giudice disponga la conversione del rito nelle forme ordinarie, con la stessa ordinanza provvede ad autorizzare la chiamata in causa del terzo.

Il terzo comma stabilisce che «Alla stessa udienza, a pena di decadenza, le parti possono proporre le eccezioni che sono conseguenza della domanda riconvenzionale e delle domande ed eccezioni proposte dalle altre parti». Il legislatore delegato assicura alle parti la possibilità di replicare alle novità dedotte dagli avversari dando piena attuazione al principio del contraddittorio. Le facoltà ammesse dalla norma (i.e. “eccezioni”) devono comprendere tutte le deduzioni che siano conseguenza dello

Sempre nell'ambito della prima udienza il quarto comma dispone che «Quando l'esigenza sorge dalle difese della controparte, il giudice, se richiesto, concede alle parti un termine perentorio non superiore a venti giorni per precisare e modificare le domande, le eccezioni e le conclusioni, per indicare i mezzi di prova e produrre documenti, e un ulteriore termine non superiore a dieci giorni per replicare e dedurre prova contraria.»

È importante considerare che entrambe le facoltà attribuite alle parti di cui al terzo e quarto comma dell'art. 281-duodecies sono previste a pena di decadenza, sicché nell'ipotesi in cui non vegano concessi i termini aggiuntivi, le preclusioni assertive ed istruttorie maturano già alla prima udienza, mentre qualora siano ammesse le memorie aggiuntive lo sviluppo di quanto eccepito in udienza potrà essere effettuato sino alla scadenza del primo termine di venti giorni disposto dal giudice.

L'art. 281-terdecies c.p.c. contempla sempre lo schema della decisione orale precisando il richiamo all'art. 281-sexies c.p.c. qualora la causa “semplificata” sia di competenza del giudice monocratico e all'art. 275-bis c.p.c. se a decidere è il tribunale nella composizione collegiale e, dunque, come nella fattispecie in esame, la Corte d'appello. Il provvedimento che definisce il giudizio assume la forma della sentenza (anche nei procedimenti di cui al Capo III del d.lgs. n. 150/2011 regolati in via esclusiva dal procedimento semplificato).

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