Opposizione agli atti esecutivi contro l'ordinanza di assegnazione (art. 617 c.p.c.)

Girolamo Venturella

inquadramento

L'assegnazione del credito configura una datio in solutum, con effetto liberatorio condizionato all'effettiva riscossione, ossia pro solvendo (De Stefano, 281). Nello stesso senso in giurisprudenza, v., Cass. n. 7508/2011. L'ordinanza di assegnazione, anche ove definitiva per mancata opposizione, non è idonea ad acquisire valore di cosa giudicata (Cass. n. 22050/2014). L'ordinanza di assegnazione di crediti, attesa la sua natura e funzione, è impugnabile con la opposizione agli atti esecutivi esclusivamente per vizi suoi propri, ovvero degli atti pregressi, ove idonei a propagarsi a essa, mentre non possono dedursi avverso la stessa fatti successivi alla sua pronuncia (Cass. n. 11566/2013). Peraltro, l'ordinanza di assegnazione può essere appellabile laddove assuma il contenuto di una sentenza (Cass. n. 11563/2009). L'ordinanza di assegnazione costituisce titolo esecutivo nei confronti del debitor debitoris (Satta, 1963, 217; Bonsignori, 122; contra De Stefano, 290). Il pagamento del terzo pignorato, debitore del debitore, nell'esecuzione forzata è revocabile nel successivo fallimento del debitore, quando abbia inciso sul patrimonio del fallito, perché eseguito con denaro a questi dovuto, essendo il solvens obbligato verso il debitore assoggettato ad esecuzione forzata e successivamente dichiarato fallito, e valendo il suo pagamento ad estinguere entrambi i debiti, suo e del debitore ancora in bonis (Cass. n. 23652/2012).

Formula

TRIBUNALE DI ....

SEZIONE ESECUZIONE MOBILIARI

OPPOSIZIONE EX ART. 617 C.P.C.

Il Sig. ...., rappresentato e difeso per procura in calce al presente atto dall'Avv. .... C.F. ...., PEC ...., elettivamente domiciliato presso lo studio del predetto difensore in ...., via ...., quale debitore esecutato,

PREMESSO

– che in danno dell'esponente è stato avviato pignoramento presso terzi ad istanza del Sig. .... [1] in data .... e che la procedura è stata iscritta al n. .... R.G.

– che in particolare, sono state sottoposte a pignoramento le somme dovute al debitore esecutato da ...., fino a concorrenza della somma di Euro ...., pari alla metà della somma precettata, aumentata della metà, ex art. 546 c.p.c.;

– che, stante la dichiarazione positiva resa dal terzo, con ordinanza del ...., il Giudice dell'Esecuzione ha proceduto all'assegnazione dei crediti in favore del creditore pignorante, salvo esazione, ai sensi dell'art. 553 c.p.c., con ordinanza del ...., comunicata all'esponente in data .... (v. allegato);

TANTO PREMESSO

L'esponente

RICORRE

Avverso detta ordinanza, per i seguenti motivi [2]:

1 ....;

2 .....

Per tali motivi,

CHIEDE

Che il Tribunale adito voglia:

1. In via preliminare, sospendere inaudita altera parte o, se del caso, previa comparizione delle parti, l'esecutività dell'ordinanza impugnata;

2. Annullare, dichiarare nulla e/o revocare l'ordinanza impugnata, con ogni conseguente statuizione.

3. Con vittoria di spese e compensi.

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[1]Indicare generalità del creditore procedente.

[2]Specificare le ragioni su cui si fonda l'opposizione.

commento

L'opposizione agli atti esecutivi di cui all'art. 617 c.p.c. costituisce il tipico rimedio con cui è possibile far valere vizi attinenti alla legittimità dell'atto esecutivo impugnato, ed è per ciò detta anche “opposizione formale”. Essa è soggetta ad un breve termine decadenziale, pari a venti giorni, decorrente dalla comunicazione o notificazione dell'atto, ovvero alla sua conoscenza di fatto. Con specifico riferimento all'ordinanza di assegnazione, va qui evidenziato che la sua impugnazione ai sensi dell'art. 617 c.p.c. si rende necessaria onde evitare l'irretrattabilità del provvedimento di chiusura del p.p.t., come anche recentemente chiarito dalla giurisprudenza.

Mediante l'opposizione agli atti esecutivi possono essere denunciati vizi formali degli atti dell'esecuzione forzata nonché concernenti gli atti preliminari alla stessa.

La disposizione in commento, quanto ai vizi deducibili, fa riferimento alla “regolarità” e non al più radicale vizio della nullità degli atti processuali.

Tuttavia con l'opposizione agli atti esecutivi possono indifferentemente essere fatti valere vizi che comportano una nullità dell'atto che la stessa irregolarità: tale assimilazione fa ritenere che in sede esecutiva venga derogato, attraverso la norma in esame, il principio di tassatività delle nullità processuali enunciato dal comma 1 dell'art. 156 (Verde, Capponi, III, 223).

Su un piano generale, di peculiare interesse è Cass. III, n. 14282/2022, la quale ha sottolineato che possono costituire oggetto dell'opposizione ex art. 617 c.p.c. soltanto gli atti esecutivi e, cioè, gli atti di parte di promozione dell'esecuzione forzata oppure i provvedimenti ordinatori del giudice dell'esecuzione volti all'instaurazione, prosecuzione o definizione della procedura – i quali si distinguono dagli atti preparatori che, privi di autonoma rilevanza come momento dell'azione esecutiva e tesi alla mera direzione del processo o all'interlocuzione con le parti o gli ausiliari, sono assunti nella prospettiva della futura adozione di altri e diversi provvedimenti – e a condizione che essi abbiano incidenza dannosa nella sfera degli interessati, tale che sia attualmente configurabile un interesse reale alla rimozione dei loro effetti.

Inoltre l'opposizione agli atti esecutivi è esperibile esclusivamente nei confronti di atti riferibili al giudice dell'esecuzione, che è l'unico titolare del potere di impulso e controllo del processo esecutivo, sicché, ove l'atto che si assume contrario a diritto sia riferibile solo ad un ausiliario del giudice, ivi compreso l'ufficiale giudiziario, esso è sottoponibile al controllo del giudice dell'esecuzione, ai sensi dell'art. 60 o nelle forme desumibili dalla disciplina del procedimento esecutivo azionato, e solamente dopo che questi si sia pronunciato sull'istanza dell'interessato diviene possibile impugnare il relativo provvedimento giudiziale con le modalità di cui all'art. 617 c.p.c. (Cass. n. 5175/2018, in una fattispecie nella quale l'ufficiale giudiziario aveva erroneamente dato preavviso, ad un soggetto diverso dal debitore identificato dal procedente, di un successivo accesso forzoso in adempimento di una richiesta di pignoramento mobiliare).

Le novità del d.l. n. 19/2024, conv. in l. n. 56/2024

Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 100/2024 la l. n. 56/2024, di conversione del d.l. n. 19/2024 rubricato «Ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)».

In particolare, l'art. 25, comma 1, lett. c), del decreto, modifica l'articolo 553 del codice di procedura civile:

1) al comma 1, dopo il primo periodo sono aggiunti i seguenti: «La notifica dell'ordinanza di assegnazione è accompagnata da una dichiarazione nella quale il creditore indica al terzo i dati necessari per provvedere al pagamento previsti dall'art. 169-septies delle disposizioni per l'attuazione del presente codice.

L'obbligo di pagamento decorre, per il terzo, dalla notifica dell'ordinanza di assegnazione e della dichiarazione di cui al secondo periodo.»;

2) dopo il comma 3 sono aggiunti i seguenti: «I crediti assegnati cessano di produrre interessi nei confronti del debitore e del terzo se l'ordinanza di assegnazione non è notificata al terzo entro novanta giorni dalla sua pronuncia o dalla sua comunicazione, unitamente alla dichiarazione di cui al primo comma, secondo periodo. Gli interessi riprendono a decorrere dalla data della notifica dell'ordinanza e della dichiarazione. L'ordinanza di assegnazione, pronunciata entro il termine previsto dall'art. 551-bis, comma 1, diventa inefficace se non è notificata al terzo entro i sei mesi successivi alla scadenza del medesimo termine di cui all'art. 551-bis, comma 1. Fermo quanto previsto dal primo comma, terzo periodo, l'ordinanza di assegnazione è comunicata dalla cancelleria ai terzi pignorati i cui indirizzi di posta elettronica certificata risultano dai pubblici elenchi o che hanno eletto domicilio digitale speciale ai sensi dell'art. 3-bis, comma 4-quinquies, del codice dell'amministrazione digitale, di cui al d.lgs. n. 82/2005».

L'assegnazione del credito configura una datio in solutum, con effetto liberatorio condizionato all'effettiva riscossione, ossia pro solvendo (De Stefano, 281).

Pertanto, l'ordinanza di assegnazione al creditore del credito spettante verso il terzo al debitore esecutato, opera il trasferimento coattivo ed immediato del credito stesso al creditore pignorante, alla stregua di una datio in solutum: peraltro l'assegnazione del credito, in quanto disposta in pagamento salvo esazione ai sensi dell'art. 553, non opera anche l'immediata estinzione del credito per cui si è proceduto in via esecutiva, la quale è assoggettata alla condizione sospensiva del pagamento che il terzo assegnato esegua al creditore assegnatario, evento con il quale si realizza il duplice effetto estintivo del debito del debitor debitoris nei confronti del debitore esecutato e del debito di quest'ultimo verso il creditore assegnatario (v., tra le molte, Cass. n. 30869/2018; Cass. n. 7508/2011).

In sostanza, l'ordinanza di assegnazione al creditore del credito spettante verso il terzo al debitore esecutato, non impugnata con l'opposizione agli atti esecutivi nei termini di cui all'art. 617, pur operando il trasferimento coattivo ed attuale del credito al creditore pignorante, producendo una modificazione soggettiva del rapporto creditorio e la conclusione dell'espropriazione, in quanto disposta in pagamento salvo esazione ai sensi dell'art. 553, cioè pro solvendo, non opera anche l'immediata liberazione del debitore esecutato verso il creditore pignorante, la quale si verifica soltanto con il pagamento che il debitore assegnato esegua al creditore assegnatario, momento nel quale questi realizza il pieno effetto satisfattivo dell'assegnazione che, quindi, integra una datio in solutum condizionata al pagamento integrale (Cass. I, n. 25946/2007).

A seguito dell'assegnazione al creditore esecutante della somma di danaro dovuta dal terzo al debitore esecutato, si verifica la sostituzione del creditore esecutante all'originario creditore-debitore-pignorato, sicché, da quel momento, il terzo è tenuto ad adempiere, nei limiti della somma assegnata, nei confronti del creditore esecutante: tale pagamento estingue contemporaneamente il credito dell'assegnatario nei confronti del debitore esecutato e quello del terzo nei confronti del proprio creditore-esecutato (Cass. III, n. 2745/2007).

Peraltro, l'ordinanza di assegnazione, anche ove definitiva per mancata opposizione, non è idonea ad acquisire valore di cosa giudicata, in quanto il giudice dell'esecuzione non risolve una controversia nei modi della cognizione, ma il suo accertamento si esaurisce nell'ambito del processo esecutivo (Cass. n. 22050/2014).

Secondo l'orientamento pacifico sino ad oggi nella giurisprudenza di legittimità le e somme oggetto di assegnazione in favore del creditore procedente all'esito del procedimento di espropriazione presso terzi, laddove riferibili a crediti già scaduti, tanto con riguardo all'importo assegnato a titolo di capitale, quanto con riguardo a quello assegnato per le spese di precetto ed esecuzione contestualmente liquidate dal giudice dell'esecuzione, costituiscono crediti liquidi ed esigibili di somme di denaro ai sensi dell'art. 1282 c.c., e come tali (in mancanza di diversa specificazione nel titolo) producono di regola interessi di pieno diritto dalla data dell'ordinanza di assegnazione, anche a prescindere da una espressa previsione in tal senso nel titolo e dalla comunicazione o notificazione della stessa ordinanza al terzo e dalla sussistenza di una mora di quest'ultimo (Cass. n. 9173/2018). Invero, il principio secondo cui i crediti liquidi ed esigibili di somme di danaro consacrati in un titolo esecutivo producono interessi di pieno diritto (salvo che sia diversamente specificato nel titolo stesso), a prescindere dalla mora, per cui non è necessario che il giudice pronunci un'apposita condanna al loro pagamento, e ciò anche con riguardo alle spese di giudizio eventualmente liquidate nel titolo stesso, è  consolidato nella giurisprudenza della Corte, in generale, con riguardo ai provvedimenti di condanna (cfr., ad esempio, Cass. n. 11571/1998; Cass. n. 7371/2003). Nell'ultimo precedente richiamato, la S.C. ha ritenuto tale assunto a fortiori applicabile all'ipotesi in cui il titolo esecutivo sia costituito da una ordinanza di assegnazione di crediti pignorati, laddove si consideri che quest'ultima è un provvedimento che per sua natura di regola non presuppone uno specifico accertamento giudiziale da parte del giudice (ma solo la presa d'atto della dichiarazione dell'esistenza dell'obbligazione e, oggi, addirittura della semplice mancata contestazione di essa, da parte del terzo pignorato), né contiene una vera e propria espressa statuizione di condanna al pagamento, limitandosi a disporre il trasferimento della titolarità di un credito, il quale resta quindi immutato nei suoi caratteri ed accessori, ivi inclusa, ovviamente, la sua naturale (in quanto prevista dalla legge) attitudine a produrre interessi (Cass. n. 9173/2018).

Inoltre, è stato  precisato che poiché a seguito dell'assegnazione al creditore procedente della somma di danaro dovuta dal terzo al debitore esecutato, si verifica la sostituzione del primo all'originario creditore/debitore pignorato, da quel momento, il terzo è tenuto ad adempiere, nei limiti della somma assegnata, al creditore procedente, in caso di ritardo nel pagamento, gli interessi saranno dovuti al tasso legale (e non a quello, in ipotesi superiore, eventualmente pattuito con l'originario creditore), salvo l'ulteriore risarcimento a norma dell'art. 1224, comma 2 c.c., ove il creditore procedente dimostri di aver subito un danno ulteriore (Cass. n. 6957/2019).

Tuttavia, il d.l. n. 19/2024, conv., con modif., in l. n. 56/2024 ha oggi stabilito che, affinché decorra l'obbligo di pagamento del terzo pignorato a seguito dell'ordinanza di assegnazione, la notifica dell'ordinanza di assegnazione deve essere accompagnata da una dichiarazione nella quale il creditore indica al terzo i dati necessari per provvedere al pagamento previsti dall'articolo 169-septies delle disposizioni per l'attuazione del presente codice.

Inoltre, viene puntualizzato dall'art. 553 c.p.c., come modificato dal predetto d.l. n. 19/2024, che i crediti assegnati cessano di produrre interessi nei confronti del debitore e del terzo se l'ordinanza di assegnazione non è notificata al terzo entro novanta giorni dalla sua pronuncia o dalla sua comunicazione, unitamente alla dichiarazione di cui al primo comma, secondo periodo. Gli interessi, specifica la norma in commento come modificata, riprendono poi a decorrere dalla data della notifica dell'ordinanza e della dichiarazione.

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