Opposizione agli atti esecutivi contro il decreto di trasferimento

Giorgia Viola

inquadramento

Il decreto di trasferimento è impugnabile con l'opposizione ex art. 617 c.p.c., che può essere proposta da chiunque abbia interesse nel termine di venti giorni dalla conoscenza legale dell'atto ovvero di un atto successivo che necessariamente lo presuppone (in caso di opposizione proposta da una delle parti del processo esecutivo) oppure dal suo deposito in cancelleria e dal suo inserimento nel fascicolo d'ufficio (se proposta da altri).

I motivi di doglianza sono molto limitati, in quanto non possono riguardare tutti quegli eventi da cui è scaturita l'aggiudicazione e che avrebbero dovuto essere fatti valere con un'autonoma opposizione, mentre con il rimedio in commento è possibile impugnare il decreto di trasferimento sia per vizi formali sia per vizi sostanziali.

Formula

TRIBUNALE DI .... [1]

OPPOSIZIONE AVVERSO IL DECRETO DI TRASFERIMENTO EMESSO NELL'AMBITO DELLA PROCEDURA ESECUTIVA RGE N. .... [2]

Ad istanza del Sig. ...., C.F. ...., nato a .... il .... e residente in .... alla via .... rappresentato e difeso dall'Avv. .... C.F. .... con studio in .... alla via ...., PEC ...., ove elettivamente domicilia come da procura in calce (o a margine) del presente atto;

PREMESSO

– che pende procedura esecutiva immobiliare rubricata con RGE n. .... avente ad oggetto – tra gli altri – il bene così descritto nell'ordinanza di vendita ....;

– che le operazioni di vendita sono state delegate al professionista ....;

– che la vendita del .... si è conclusa con l'aggiudicazione del lotto n. .... in favore di .... al prezzo di Euro ....;

– che il Giudice dell'esecuzione ha sottoscritto il decreto di trasferimento in data ...., di cui lo scrivente ha avuto conoscenza in data .... [3];

– che il decreto di trasferimento è nullo e/o invalido per i seguenti motivi:

INDICARE I MOTIVI [4]

– che per tutto quanto esposto è interesse dell'esponente proporre opposizione [5];

Tanto premesso, l'istante ...., come sopra rappresentato e difeso,

RICORRE

all'Ill.mo Giudicante, quale giudice dell'esecuzione, affinché, previa declaratoria di ammissibilità della presente opposizione, voglia fissare l'udienza di comparizione personale delle parti assegnando al ricorrente un congruo termine per la notifica del ricorso e del decreto al fine di accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

– sospendere immediatamente la procedura esecutiva e l'efficacia esecutiva del decreto di trasferimento del lotto .... emesso dal giudice dell'esecuzione nella procedura recante n. di R.G.E. .... in data ...., depositato e reso pubblico il .... con repertorio n. .... per le gravi ragioni descritte nel ricorso;

– dichiarare nullo il decreto di trasferimento emesso dal Giudice dell'esecuzione nella procedura recante n. di R.G.E. .... in data ...., depositato e reso pubblico il .... con repertorio n. .... e della relativa aggiudicazione, per le ragioni addotte nel ricorso;

– vinte le spese e competenze di lite, oltre spese generali IVA e CPA.

Si deposita:

INDICARE DOCUMENTI

Salvo ogni diritto.

Firma Avv. ....

[1]L'opposizione agli atti esecutivi, avendo la precipua finalità di decidere una questione di rito del processo esecutivo, deve essere proposta con ricorso al tribunale, restando senz'altro esclusa la competenza del giudice di pace, incompetente nella materia dell'esecuzione forzata (Cass. n. 22782/2015).

[2]L'atto introduttivo dell'opposizione agli atti assume la forma dell'atto di citazione nell'ipotesi di opposizione preesecutiva e del ricorso nell'ipotesi in cui l'esecuzione sia già stata intrapresa. Si ritiene che, nell'ipotesi di opposizione agli atti esecutivi avanzata nel corso del procedimento già iniziato, la forma prevista dall'art. 617, comma 2 c.p.c. non sia richiesta a pena di nullità e che la predetta opposizione possa, pertanto, essere proposta anche oralmente all'udienza davanti al giudice dell'esecuzione, ovvero mediante deposito di una comparsa di risposta in detta udienza, trattandosi di forme idonee al raggiungimento dello scopo (costituzione del rapporto processuale cognitivo) proprio di tali atti (Cass. S.U., n. 10187/1998; Cass. n. 27162/2006).

[3]Quanto all'ammissibilità il termine previsto dall'art. 617 c.p.c. decorre dalla conoscenza del vizio o delle difformità integranti la diversità del bene aggiudicato rispetto a quello offerto, occorrendo, conseguentemente, anche fornire la prova della tempestività della relativa opposizione all'interno del processo esecutivo (Cass. n. 11729/2017).

[4]Con l'opposizione avverso il decreto di trasferimento non possono essere fatti valere vizi relativi ad atti precedenti alla vendita, mentre in linea di massima è possibile proporre opposizione in tutti i casi in cui il bene oggetto dell'ordinanza di vendita non coincide con quello oggetto di aggiudicazione.

[5]L'interesse dell'esecutato a impugnare il decreto di trasferimento ex art. 617 c.p.c. sussiste per il semplice fatto che si sia verificata una irregolarità del procedimento di vendita per violazione delle disposizioni che lo disciplinano e che assicurano condizioni di parità agli offerenti e a coloro che vi partecipano, indipendentemente dalla dimostrazione, da un lato, di un ulteriore e specifico pregiudizio derivante dalla dedotta violazione e, dall'altro lato, della probabilità o anche solo della possibilità che dallo svolgimento di un nuovo esperimento di vendita si ricavi un prezzo più elevato (in questo senso Cass. n. 35867/2022).

commento

Il decreto di trasferimento va considerato a tutti gli effetti un atto del procedimento esecutivo e, come tale, è impugnabile con l'opposizione ex art. 617 c.p.c. (in questo senso, da ultimo ex pluris Cass. n. 25687/2018, Cass. n. 32136/2019, Cass. ord., n. 12920/2020), rimedio – tra l'altro – espressamente previsto dal legislatore all'art. 591-bis, n. 7 c.p.c.

Si ritiene, invece, che non possa essere censurato con ricorso straordinario ex art. 111 Cost., difettando del requisito della definitività (così Cass. n. 5466/1978; Cass. n. 311/2007; Cass. n. 17460/2007).

L'opposizione può essere proposta da chiunque abbia interesse e, dunque, dal debitore, dai creditori e dall'aggiudicatario, nonché da tutti i soggetti che hanno partecipato al procedimento di vendita e da chi si trovi nella detenzione o nel possesso del bene, essendo il decreto un titolo opponibile erga omnes (in questo senso Cass. n. 11285/2020).

In linea generale il termine per proporre opposizione agli atti esecutivi avverso un provvedimento del giudice dell'esecuzione decorre dal momento della conoscenza, legale o di fatto, comunque conseguita, del provvedimento stesso e non già dalla data del suo deposito in Cancelleria (da ultimo, Cass. n. 25561/2021; in precedenza, Cass. n. 89/2021; Cass. n. 5172/2018; Cass. n. 15193/2018; Cass. n. 13043/2018, Cass. n. 27533/2014).

Questo principio si ritiene applicabile anche con riferimento alle opposizioni proposte avverso il decreto di trasferimento (cfr. Cass. n. 7708/2014 e Cass. n. 11729/2017 relative tuttavia all'ipotesi di trasferimento di aliud pro alio, in cui il dies a quo del termine per l'opposizione si àncora al momento in cui la conoscenza del vizio si è conseguita o sarebbe stata conseguibile secondo una diligenza ordinaria).

La conoscenza deve essere effettiva, può verificarsi anche a seguito della notifica di altri provvedimenti che necessariamente presuppongono l'emanazione di detto provvedimento ma non può avvenire per effetto del deposito del decreto di trasferimento in cancelleria, né a seguito della sua trascrizione nei registri immobiliari (atteso che tale adempimento ha natura soltanto dichiarativa). In questo senso, Cass. n. 18421/2022, confermata da Cass. n. 4797/2023 secondo cui l'onere di diligenza gravante sulle parti del processo esecutivo non può essere esteso fino al punto da imporre all'esecutato un costante controllo del fascicolo del procedimento al fine di verificare l'avvenuto deposito del decreto di trasferimento.

Resta fermo che il limite temporale massimo per l'impugnativa del decreto è rappresentato dall'esaurimento della procedura esecutiva, cioè dalla definitiva approvazione del progetto di distribuzione (così Cass. n. 7708/2014, Cass. n. 4797/2023).

Quanto ai motivi, sicuramente con l'opposizione a decreto di trasferimento non possono essere fatti valere vizi relativi ad atti precedenti alla vendita: le contestazioni relative alla regolarità formale dei singoli atti del procedimento esecutivo vanno, infatti, dedotte con l'opposizione nel termine di decadenza di venti giorni dal compimento dell'atto che si intende impugnare (in questo senso da ultimo Cass. n. 32136/2019). Di conseguenza non è possibile far valere vizi relativi alla erronea indicazione di alcuni dati catastali contenuti nell'ordinanza di vendita (sulla tardività dell'opposizione, Cass. n. 12430/2008).

Viceversa si ritiene che con l'opposizione in commento possa farsi valere la nullità del procedimento se non si è impugnato l'atto presupposto, che si assume viziato, cioè l'ordinanza che dispone la vendita (Cass. n. 18723/2017), il tardivo od omesso versamento del saldo prezzo (Cass. n. 17460/2007) ovvero un vizio di contenuto per aver compreso, ad esempio, ulteriori o diversi beni rispetto a quello oggetto di aggiudicazione o sottoposto ad esecuzione (Cass. n. 25687/2018) ovvero qualora il bene venduto sia completamente diverso da quello pattuito (Cass. n. 21480/2016) e non coincidente on quello oggetto di aggiudicazione (Cass. n. 11018/1994; Cass. n. 206/1998; Cass. n. 1698/1981). In tale ultimo caso è da tener presente che l'aliud pro alio è configurabile solo esclusivamente quando il bene aggiudicato appartenga ad un genere del tutto diverso da quello indicato nell'ordinanza di vendita, ovvero manchi delle qualità necessarie per assolvere la sua naturale funzione economico-sociale, ovvero risulti compromessa la destinazione del bene all'uso che, preso in considerazione dalla succitata ordinanza, abbia costituito elemento determinante per l'offerta di acquisto.

Non è, invece, configurabile l'aliud pro alio, laddove l'aggiudicatario era consapevole dello stato di fatto e di diritto dell'immobile e tanto perché tale fattispecie non è ravvisabile laddove l'acquirente fosse stato a conoscenza della situazione reale del bene.

Quanto alla enucleazione del concreto pregiudizio subito dalla parte che se ne lamenti è noto che in generale chi contesta l'esistenza di una irregolarità formale con l'opposizione ex art. 617 c.p.c. deve dare conto del pregiudizio arrecato ai diritti tutelati dal regolare svolgimento del processo esecutivo, posto che, in difetto, l'opposizione andrà dichiarata inammissibile per carenza di interesse (così, tra le altre, Cass. VI, n. 19105/2018 e Cass. III, n. 10327/2014).

Tuttavia, nella opposizione in commento va fatta una distinzione tra l'interesse del debitore e quello dei terzi estranei all'opposizione.

Al riguardo, infatti, l'interesse dell'esecutato a impugnare il decreto di trasferimento ex art. 617 c.p.c. sussiste per il semplice fatto che si sia verificata una irregolarità del procedimento di vendita per violazione delle disposizioni che lo disciplinano e che assicurano condizioni di parità agli offerenti e a coloro che vi partecipano, indipendentemente dalla dimostrazione, da un lato, di un ulteriore e specifico pregiudizio derivante dalla dedotta violazione e, dall'altro lato, della probabilità o anche solo della possibilità che dallo svolgimento di un nuovo esperimento di vendita si ricavi un prezzo più elevato (in questo senso Cass. n. 35867/2022).

Sull'interesse intrinseco in capo all'esecutato, si segnala anche Cass. n. 14542/2022 secondo cui: «in ogni caso, l'annullamento dell'aggiudicazione consente certamente al debitore di evitare l'immediata perdita della proprietà dell'immobile pignorato e, quindi, eventualmente di conservare la possibilità di pervenire alla definizione della propria situazione debitoria e/o della procedura esecutiva con modalità alternative alla liquidazione dei suoi beni, il che è sufficiente a fondare il suo interesse a denunciare mediante l'opposizione agli atti esecutivi gli eventuali vizi del procedimento che possano determinare tale annullamento».

È da escludere, invece, che un interesse giuridicamente protetto legittimante l'impugnazione del decreto di trasferimento faccia capo ai terzi estranei all'esecuzione, quand'anche si tratti di coloro che occupano l'immobile aggiudicato, i quali possono eventualmente opporre, ai sensi dell'art. 617 c.p.c., l'ordine di liberazione emesso dal giudice dell'esecuzione ex art. 560 c.p.c., ovvero contestare l'opponibilità nei loro confronti del decreto di trasferimento, quale titolo esecutivo per l'obbligo di rilascio, ma restano estranei a tutte le questioni che riguardano il regolare svolgimento del procedimento in cui quel titolo giudiziale si è formato (così Cass. n. 4236/2023).

È, invece, esperibile un'autonoma azione di cognizione quando il decreto di trasferimento manca della sottoscrizione (intendendosi mancanza di sottoscrizione non solo la mancanza di ogni sottoscrizione ma anche la mancanza di sottoscrizione da parte di chi avrebbe dovuto sottoscrivere), configurandosi – in tal caso – un'ipotesi di nullità e/o inesistenza giuridica, che ne determina l'improduttività degli effetti traslativi, e ritenendosi applicabile l'art. 161, comma 2 c.p.c. (in materia di nullità della sentenza).

Al riguardo, Cass. n. 3447/1985 che ha ammesso la facoltà del debitore di proporre la rivendicazione nei confronti dell'aggiudicatario; in dottrina nello stesso senso Oriani, L'opposizione agli atti esecutivi, Napoli, 1987, secondo cui il decreto privo della firma del giudice dell'esecuzione e sottoscritto dal solo cancelliere sarebbe affetto da inesistenza giuridica e non potrebbe operare il trasferimento coattivo del diritto di proprietà: si avrebbe, quindi, azione di rivendica da parte del debitore contro l'aggiudicatario (già in pendenza del processo esecutivo).

Ancora, essendo titolo per esercitate l'azione di rilascio nei confronti di chiunque si trovi (senza averne requisito) nella detenzione o nel possesso del bene, quest'ultimo può proporre opposizione, non già limitandosi ad invocare la nullità del titolo ma dimostrando di essere titolare di un diritto reale o di godimento su tale bene, che ne giustifichi il possesso o la detenzione (Cass. n. 11285/2020).

Da ultimo, va fatto un accenno al regime di impugnabilità del decreto di trasferimento, tenuto conto dell'intervenuta modifica – a opera del d.lgs. n. 149/2022 – dell'art. 591-ter c.p.c.: la norma nella attuale formulazione dispone che gli atti del professionista delegato, se viziati, devono essere impugnati con reclamo entro venti giorni dal loro compimento o dalla loro conoscenza; decorso inutilmente tale termine (espressamente qualificato come perentorio), il vizio non potrà più essere addotto a fondamento di un'opposizione ex art. 617 c.p.c. proposta avverso un atto esecutivo ovvero avverso il decreto di trasferimento (quale atto conclusivo della fase di vendita), che, dunque, potrà essere impugnato solo ed esclusivamente per vizi suoi propri.

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