Reclamo avverso gli atti del professionista delegato alla vendita (art. 591-ter c.p.c.)inquadramentoL'art. 591-ter c.p.c. al primo comma regola l'interlocuzione tra il giudice dell'esecuzione ed il professionista delegato il quale, ove sorgano difficoltà nello svolgimento delle attività affidate, potrà rivolgersi al dominus della procedura esecutiva per avere direttive vuoi in punto di fatto, vuoi in punto di diritto; sull'istanza il giudice dell'esecuzione provvede con decreto, senza necessità di convocare le parti. La stessa disposizione regola anche la contestazione degli atti compiuti dal delegato, disciplina migliorata dalla riforma di cui al d.lgs. n. 149/2022. FormulaTRIBUNALE DI [1] .... Sez. Esecuzioni Immobiliari Procedura Esecutiva r.g. n. .... / .... promossa da .... c/ .... Giudice dell'esecuzione: Dott. .... Professionista delegato Avv./Dott. .... RECLAMO AVVERSO L'ATTO DEL DELEGATO (ART. 591-TER C.P.C.) Per [2] .... rappresentato e difeso dall'Avv. ...., come da mandato già conferito in data [3] .... (ovvero come da mandato in calce al presente atto) PREMESSO – che con ordinanza del .... il giudice dell'esecuzione ha delegato le operazioni di vendita all'Avv./ Dott. .... stabilendo, tra l'altro, che [4] ....; – che in data .... il professionista delegato ha compiuto l'atto con il quale ha [5] ....; – che tale atto deve ritenersi illegittimo in quanto [6] ....; – che vi sono ragioni di urgenza che legittimano la sospensione delle operazioni delegate, TUTTO CIò PREMESSO ai sensi dell'art. 591-ter c.p.c., si propone reclamo avverso il suddetto atto del delegato e SI CHIEDE che il giudice dell'esecuzione voglia disporre preliminarmente la sospensione delle attività delegate e, in ogni caso, revocare l'atto del delegato. Luogo e data .... Firma Avv. .... [1]Indicare il Tribunale presso il quale pende la procedura esecutiva. [2]Indicare il nominativo e i dati personali del reclamante. Legittimati a proporre il reclamo sono le parti del processo esecutivo e qualunque terzo che ritenga di essere pregiudicato dall'atto contestato. [3]Nel caso in cui il reclamante sia già costituito ed il mandato conferito comprenda anche il reclamo avverso gli atti del delegato, si farà riferimento a tale mandato. [4]Precisare il disposto dell'ordinanza che si assume non rispettato dal delegato. [5]Indicare il contenuto dell'atto da reclamare. [6]Motivare le ragioni del reclamo, se del caso, facendo riferimento a quanto previsto dall'ordinanza di vendita. commentoL'art. 591-ter c.p.c. disciplina vuoi l'interlocuzione tra giudice dell'esecuzione e professionista delegato nel caso in cui sorgano difficoltà durante le operazioni di vendita, vuoi il controllo del giudice dell'esecuzione sugli atti compiuti dallo stesso professionista incaricato. La norma è stata da ultimo modificata dall'art. 3, comma 42, lett. b) del d.lgs. n. 149/2022 da applicare alle procedure esecutive iniziate dopo il 28 febbraio 2023, mentre per quelle pendenti a tale data si avrà riguardo alla disciplina previgente. Il primo comma della disposizione, non attinto dalla novella, consente al professionista delegato di sottoporre al giudice dell'esecuzione questioni particolari sorte durante le operazioni di vendita; si deve trattare di aspetti peculiari non disciplinati dall'ordinanza di vendita, opportunamente dipanati in via preventiva dal giudice dell'esecuzione. La relativa istanza dovrà preferibilmente essere formulata per iscritto mediante deposito telematico e sulla stessa il giudice provvederà con decreto e, quindi, senza necessità di convocare le parti. Una volta depositata l'istanza, si verifica una sospensione di fatto delle attività di liquidazione, dovendo il professionista delegato attendere le indicazioni del caso da parte del giudice dell'esecuzione. Circa l'eventuale contestazione del decreto reso dal giudice dell'esecuzione all'esito dei chiarimenti chiesti dal professionista delegato, occorre distinguere tra procedure iniziate dopo il 28 febbraio 2023 per le quali si applicherà la novella di cui al d.lgs. n. 149/2022 e quelle pendenti alla suddetta data. In particolare, per le nuove procedure esecutive, si ritine che il decreto in questione non sia suscettibile di alcuna contestazione in quanto, a differenza della disciplina precedente, il nuovo secondo comma non ne prevede la reclamabilità; tale scelta legislativa è giustificata dalla sostanziale carenza di interesse ad impugnare il decreto de quo, come visto ispirato dalle difficoltà riscontrate dal professionista delegato nello svolgimento delle attività affidategli e, pertanto, si tratta di un provvedimento di carattere meramente organizzativo che non influisce sugli interessi delle parti, come confermato dal fatto che trattandosi di decreto non necessità della convocazione delle parti. Ove, tuttavia, il decreto sia destinato a confluire in un successivo atto del professionista delegato, quest'ultimo è suscettibile di reclamo ai sensi dei successi commi dell'art. 591-ter c.p.c., ove ritenuto illegittimo dalle parti o da qualunque interessato. Per completezza, si segnala il diverso orientamento (che ritiene il medesimo decreto impugnabile con l'opposizione agli atti esecutivi – sebbene sia difficilmente configurabile un concreto interesse ad opporre un atto meramente organizzativo – con la conseguenza che il successivo atto del professionista delegato conforme alle istruzioni impartite dal giudice dell'esecuzione non potrà essere reclamato per mancata contestazione del provvedimento prodromo. I commi secondo e terzo dell'art. 591-ter c.p.c. disciplinano la contestazione degli atti del delegato, consentendo alle parti e a qualunque interessato che ritenga di essere pregiudicato da un suo atto, di proporre reclamo per chiedere al giudice dell'esecuzione una verifica di conformità dell'atto medesimo alla legge o a quanto previsto nell'ordinanza di vendita contenente la delega. Per le procedure esecutive pendenti al 28 febbraio 2023, la proposizione del reclamo non è soggetta ad alcun termine, ma la domanda dovrà essere dichiarata inammissibile se proposta oltre la pronuncia da parte del giudice dell'esecuzione del provvedimento che mette fine alla fase procedimentale cui afferisce, dovendo in tal caso procedersi avverso l'atto del giudice ai sensi dell'art. 617 c.p.c. La norma anteriore alla novella del 2022, non prevedendo un termine entro il quale reclamare l'atto del delegato, ha l'effetto distorsivo che le nullità imputabili alla sua attività sostanzialmente prodromica all'emissione del decreto di trasferimento, si riverberano su quest'ultimo in quanto atto procedimentale conclusivo della fase liquidatoria e, pertanto, suscettibile di opposizione ex art. 617 c.p.c. tanto per vizi propri quanto per vizi rinvenienti dall'attività del delegato. Proprio la possibilità che la norma dà di impugnare sia l'atto del delegato, con il sistema delineato dall'art. 591-ter c.p.c., sia il successivo atto del giudice dell'esecuzione anche per gli stessi motivi dedotti in sede di reclamo, implica il rischio concreto di rendere superfluo l'iter di impugnazione degli atti del delegato nel momento in cui i medesimi vizi potranno essere nuovamente e autonomamente fatti valere in sede oppositiva. Inoltre, l'impugnazione innanzi al Collegio dell'ordinanza con la quale il giudice dell'esecuzione abbia deciso sul ricorso contro un atto del professionista è suscettibile di declaratoria di inammissibilità nel caso in cui l'atto contestato sia stato superato dal successivo provvedimento previsto dalla sequenza procedimentale di legge; invero, la pronuncia del Collegio sarebbe inutiliter data atteso che l'attività del delegato è superata ed assorbita dal provvedimento del giudice dell‘esecuzione avverso il quale potrà essere promossa esclusivamente l'opposizione ai sensi dell'art. 617 c.p.c. Al fine di superare le suddette criticità, la riforma attuata col d.lgs. n. 149/2022 ha previsto espressamente il termine perentorio di venti giorni per la proposizione del ricorso per reclamare gli atti del professionista delegato, a decorrere dal compimento dell'atto stesso o dalla sua conoscenza, consentendo al giudice dell'esecuzione di sospendere le operazioni di vendita per gravi motivi; inoltre, l'ordinanza con cui il giudice dell'esecuzione decide il reclamo potrà essere impugnata con l'opposizione di cui all'articolo 617 dello stesso codice e non più secondo lo schema dell'art. 669-terdecies c.p.c. previsto in ambito cautelare. Al riguardo, la Relazione di accompagnamento alla riforma ha opportunamente rilevato che la novella elimina «i due principali problemi posti dalla disciplina del reclamo avverso gli atti del professionista delegato, ovvero la mancata indicazione del termine per la presentazione del reclamo e la previsione del reclamo al collegio come strumento di impugnazione dell'ordinanza del giudice dell'esecuzione. Il nuovo sistema prefigura un meccanismo di progressiva stabilizzazione degli atti del delegato alla vendita (e di sanatoria dei vizi del relativo subprocedimento) che si forma prima dell'emissione del decreto di trasferimento: l'atto si stabilizza se non è impugnato nei venti giorni successivi alla sua conoscenza e, in caso di impugnazione, il meccanismo di stabilizzazione è quello generale dell'opposizione ex art. 617 c.p.c.». Pertanto, alla stregua dei canoni istituzionali in tema di preclusione e di nullità degli atti processuali, la mancata contestazione dell'atto posto in essere dal professionista delegato nel termine di venti giorni dal suo compimento o dalla sua conoscenza legale o di fatto (Cass. n. 18421/2022) ne comporta la definitiva stabilizzazione, non essendo più suscettibile di contestazione, fermo restando il potere del giudice di revocarlo o modificarlo. Tale conclusione non potrà valere per quei vizi che inficiano il procedimento di vendita – si pensi alle omissioni afferenti alla prescritta pubblicità dell'avviso di vendita – e che determinano la nullità dell'atto conclusivo del subprocedimento liquidatorio: nel caso in cui, ad esempio, sia stata omessa da parte del delegato la prescritta pubblicità dell'avviso di vendita, anche mancando la contestazione del suo atto quale il verbale di aggiudicazione, i vizi si riverberano sul decreto di trasferimento che comunque sarà suscettibile di impugnazione con lo strumento oppositivo generale di cui all'art. 617 c.p.c. Infine, è da dire che la riforma del sistema di impugnazione degli atti del delegato, plausibilmente, comporterà il superamento del precedente nomofilattico (Cass. n. 12238/2019) per il quale l'ordinanza collegiale pronunciata all'esito del reclamo ex art. 591-ter c.p.c. (ante riforma del 2022) avverso il provvedimento assunto dal giudice dell'esecuzione in sede di contestazione degli atti compiuti dal professionista delegato nel corso delle operazioni di vendita, non ha natura né decisoria, né definitiva e, come tale, non è suscettibile di passare in giudicato, sicché non è impugnabile con ricorso per cassazione, né ordinario, né straordinario ai sensi dell'art. 111, comma 7 Cost. Invero, il testo riformato prevede espressamente che l'ordinanza resa dal giudice dell'esecuzione in sede di reclamo avverso gli atti del professionista delegato possa essere impugnato con l'opposizione agli atti ai sensi dell'art. 617 c.p.c. e, pertanto, la relativa sentenza è a sua volta impugnabile solo con ricorso straordinario per cassazione ex art. 111 Cost. |