Istanza per la partecipazione alla distribuzione di creditori aventi diritto all'accantonamento

Giuseppe Caramia

inquadramento

L'art. 499 del codice di rito, a seguito della riforma del 2005, consente l'intervento nella procedura esecutiva non solo a coloro che vantano un credito fondato su titolo esecutivo ma, in via eccezionale, anche a coloro che pur non avendo un titolo esecutivo hanno eseguito, al momento del pignoramento, un sequestro sui beni pignorati ovvero sono titolari di un pegno o di un diritto di prelazione risultante dai pubblici registri o, ancora, sono titolari di un credito risultante dalle scritture contabili di cui all'art. 2214 c.c.

Formula

TRIBUNALE DI [1] ....

Sez. esecuzioni immobiliari

Procedura esecutiva r.g. n. .... / ....

promossa da .... c/ ....

Giudice dell'esecuzione: Dott. ....

ISTANZA FUNZIONALE A CONSEGUIRE L'ACCANTONAMENTO DELLE SOMME

Per [2] .... in qualità di creditore intervenuto rappresentato e difeso nella procedura indicata in epigrafe dall'Avv. [3] ...., come da mandato già conferito in data [4] ...., in calce/a margine del ricorso per intervento nella procedura esecutiva indicata in epigrafe;

PREMESSO

– che con ricorso depositato il [5] ...., l'istante ha dedotto di aver eseguito prima del pignoramento il sequestro conservativo sul bene staggito (ovvero di essere titolare di un diritto di prelazione trascritto presso la conservatoria dei Registri Immobiliari di ...., in data ....);

– che il medesimo ricorso è stato notificato al debitore, come da copia conforme all'originale versato in atti [6];

– che il Giudice dell'esecuzione ha fissato l'udienza del .... per la comparizione del debitore e dei creditori privi di titolo esecutivo;

– che alla suddetta udienza il debitore ha disconosciuto le pretese dedotte dall'istante;

–  che, stante tale disconoscimento, in data è stata promossa l'azione funzionale a conseguire il titolo esecutivo [7] per le medesime somme di cui all'atto di intervento suddetto;

TUTTO CIò PREMESSO

Si chiede che, ai sensi del combinato disposto di cui agli artt. 499, comma 5 e 510, comma 3 c.p.c., si disponga l'accantonamento delle somme suddette, nel limite di quanto troverà capienza in sede di progetto di riparto del ricavato.

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[1]Indicare il Tribunale presso il quale pende la procedura esecutiva.

[2]Indicare le generalità dell'istante.

[3]Indicare nome e cognome del difensore costituito.

[4]Inserire la data del mandato.

[5]Inserire la data del deposito del ricorso per intervento nella procedura esecutiva.

[6]Allegare il ricorso estraendo copia informatica dall'originale cartaceo ed attestandone la conformità a quest'ultimo. Ove la notifica sia avvenuta telematicamente, depositare le relative ricevute telematiche di accettazione e consegna.

[7]Si ritiene necessario l'avvio di qualsivoglia iniziativa idonea a conseguire il titolo esecutivo. Inoltre, si dovrà allegare copia dell'atto introduttivo di tale procedimento, indicandone gli estremi.

commento

L'art. 499 c.p.c. consente a tutti i creditori destinatari degli avvisi di cui agli artt. 498 c.p.c. e 158 disp. Att. c.p.c. di intervenire nella procedura esecutiva pur in mancanza di un titolo esecutivo.

In particolare, tale avviso andrà rivolto anche ai titolari di diritti reale minori (abitazione, uso, usufrutto, servitù) previsti dall'art. 2812 c.c.; ove il diritto sia stato trascritto prima del pignoramento ovvero prima dell'iscrizione ipotecaria, sarà opponibile alla procedura e chi acquisterà in sede esecutiva subirà tale peso nei limiti di quanto eventualmente previsto dall'atto costitutivo del diritto reale minore. Se, invece, il diritto minore non è opponibile alla procedura e, quindi, subisce l'effetto purgativo della liquidazione coattiva con sua conseguente estinzione, la pretesa reale dovrà convertirtisi in un diritto di credito da far valere sulla somma ricavata. In tale ultimo caso, il titolare del diritto potrà intervenire nella procedura esecutiva e formulare istanza di accantonamento delle somme corrispondenti al suo diritto, sempre che tali somme trovino utile collocazione nel progetto di riparto.

L'art. 499 c.p.c. prevede che il creditore sfornito di titolo esecutivo, per poter far valere le sue ragioni e attivare il procedimento di verifica del proprio credito, deve depositare il ricorso prima che si svolga l'udienza in cui è disposta la vendita o l'assegnazione ai sensi dell'art. 569 c.p.c. Tale previsione, sebbene la norma nulla disponga in caso di mancato rispetto di detto termine, risponde alla necessità di provocare il contraddittorio del debitore con il creditore non titolato, consentendo all'esecutato di opporsi agli effetti del principio di non contestazione prima che il bene staggito venga messo in vendita.

Invero, ove il giudice registri l'intervento nella procedura di creditori non titolati, lo stesso dovrà dare corso ad un subprocedimento di verifica di tali crediti, nei limiti dei ristretti poteri di accertamento che gli vengono riconosciuti; in particolare, dovrà essere fissata un'udienza per la comparizione del debitore e del creditore non titolato nella quale il giudice dovrà limitarsi a prendere atto del contegno processuale assunto dal debitore.

Se a tale udienza il debitore – al quale il creditore deve notificare vuoi il proprio intervento entro dieci giorni dal deposito, vuoi l'ordinanza di fissazione di udienza – non compare o comparendo non contesta in tutto o in parte le istanze dei creditori intervenuti non muniti di titolo, allo stesso modo tali crediti dovranno intendersi riconosciuti dal debitore e parteciperanno alla distribuzione della somma ricavata, senza necessità di munirsi di un titolo esecutivo in quella procedura e per gli importi non contestati.

Viceversa, ove il debitore comparendo contesti i crediti dedotti dagli istanti non titolati, questi ultimi hanno diritto, ai sensi dell'art. 510, comma 3 c.p.c., all'accantonamento in sede distributiva delle somme pretese, a condizione che ne facciano richiesta con apposita istanza e dimostrino di avere proposto la domanda giudiziale idonea a ottenere il relativo titolo esecutivo nel termine di trenta giorni dall'udienza fissata per la comparizione delle parti e nella quale dovrà essere formalizzato il dissenso del debitore.

Quindi, per poter conseguire la suddetta aspettativa di partecipazione al riparto, il creditore non titolato potrà attivare qualunque iniziativa giudiziaria funzionale a conseguire un titolo esecutivo e, quindi, potrà proporre il ricorso monitorio, la domanda cautelare ovvero un provvedimento anticipatorio di condanna.

Nel caso di creditore che abbia trascritto il sequestro conservativo, sarà sufficiente dare conto dell'avvenuta attivazione del giudizio di merito.

Ci si è interrogati se il suddetto limite procedimentale entro il quale spiegare intervento – prima che si svolga l'udienza in cui è disposta la vendita o l'assegnazione ai sensi dell'art. 569 c.p.c. – debba ritenersi invalicabile, sanzionando con l'inammissibilità la sua violazione o, al contrario, possa ritenersi ammissibile un intervento anche successivo al termine previsto dal comma 2 dell'art. 499 c.p.c.

Paradigmatica sul punto è la pronuncia del Giudice della nomofilachia n. 774/2016 che, con specifico riferimento ai creditori privilegiati non titolati, afferma l'ammissibilità dell'intervento anche se depositato in un momento successivo a quello previsto dal secondo comma dell'art. 499 c.p.c., prevalendo la disciplina del tempo dell'intervento di cui agli artt. 528,551 e 566 c.p.c. (e 565 c.p.c. per i creditori chirografari); tuttavia, in questo caso non potendo darsi corso all'udienza subprocedimentale nella quale il debitore possa formalizzare la contestazione del credito, esso si ha sempre per disconosciuto e il creditore, per conseguire il diritto all'accantonamento in sede di distribuzione, deve necessariamente presentare istanza in tal senso e dimostrare di avere agito nei trenta giorni successivi all'intervento per conseguire il titolo esecutivo nei confronti dell'esecutato.

Una volta che il creditore abbia ottenuto il diritto all'accantonamento, l'art. 510 comma 3 c.p.c. rimette al giudice dell'esecuzione la durata temporale dell'accantonamento, avendo riguardo al tempo necessario per consentire al creditore di acquisire il titolo esecutivo; in ogni caso l'accantonamento non potrà andare oltre i tre anni, termine ritenuto pacificamente non prorogabile.

Pertanto, trascorsi i tre anni – decorrenti dall'ordinanza di approvazione del progetto di distribuzione e soggetti alla sospensione feriale – il creditore che non abbia conseguito il titolo esecutivo, resterà escluso dal riparto. Onde evitare tale effetto, si ritiene esperibile il rimedio cautelare d'urgenza ex art. 700 c.p.c. fondato sul pregiudizio irreparabile rinveniente dall'impossibilità dell'istante di concorrere al riparto non per sua inerzia, ma per ritardi ad altri imputabili; si registra un precedente di merito contrario (Trib. Lucca 23 aprile 2010, in REF, 2010, 675).

Infine, la riforma di cui al d.l. n. 59/2016, convertito con modificazioni dalla l. n. 119/2016 ha espressamente previsto che il creditore beneficiario dell'accantonamento possa ottenere, ai sensi dell'art. 596, comma 3 c.p.c., una attribuzione anticipata di quanto previsto dal progetto di riparto, ove presti una fideiussione autonoma, irrevocabile e a prima richiesta, rilasciata da uno dei soggetti qualificati individuati dall'art. 574, comma 1 c.p.c. La garanzia dovrà prevedere la restituzione alla procedura delle somme ripartite in eccesso, maggiorate degli interessi. Sarà il custode o il delegato, su autorizzazione del giudice ad escutere la fideiussione tutte le volte in cui il creditore, per tutta la durata dell'accantonamento, non abbia ottenuto il titolo esecutivo per il credito corrispondente alle somme accantonate e anticipatamente a lui assegnate pur non avendo il titolo esecutivo.

Nel caso in cui la procedura esecutiva si estingua per rinuncia da parte dell'unico creditore procedente è plausibile ritenere che ciò assorba anche l'intervento del creditore non titolato; invero, il relativo provvedimento del giudice dell'esecuzione ha natura meramente dichiarativa, con la conseguenza che, dopo il deposito dell'atto di rinuncia la procedura si definisce fatto salvo il caso in cui vi sia altro creditore titolato (Cass. S.U., n. 61/2014).

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