Responsabilità per esercizio di attività pericolosa e prova del nesso causale tra condotta e danno

La Redazione
03 Aprile 2025

Gli attori convenivano in giudizio G. s.p.a. chiedendone l’accertamento di responsabilità ex artt. 2050 e 2051 c.c. o ex art. 2043 c.c. nella causazione dell’incendio che aveva interessato l’abitazione di loro proprietà e in seguito al quale Tizia (coniuge e madre degli attori) decedeva avendo riportato lesioni gravissime. Gli attori chiedevano di essere risarciti di tutti danni patrimoniali e non sia iure proprio che iure hereditatis.

In tema di responsabilità per esercizio di attività pericolosa la presunzione di colpa a carico del danneggiante posta dall'art. 2050 c.c. presuppone la sussistenza del nesso eziologico tra l'esercizio dell'attività e l'evento dannoso, la cui prova è a carico del danneggiato, salvo l'ipotesi del caso fortuito, nel senso di un sopravvenuto fatto di per sé cagionante il danno o il fatto di un terzo o del danneggiato stesso (ex multisCass., sez. 3, sent. 22 settembre 2014, n. 19872; Cass., sez. 6 - 3, ord. 26 gennaio 2022, n. 2259).

Nel caso di specie, ritiene il Tribunale che non sia stata raggiunta la prova del nesso causale tra la condotta della convenuta e il danno sofferto dalla parte attrice. Richiama il principio di diritto secondo cui, dal momento in cui il produttore di una cosa in sé pericolosa la consegni ad altra persona che la utilizzi autonomamente in un'attività da cui derivi un danno a terzi, il consegnatario assume un distinto potere di disposizione e si trasferiscono a suo carico i doveri di custodia, di sorveglianza e di prudenza; pertanto, la presunzione di responsabilità di cui all'art. 2050 c.c. non grava più sul produttore, di cui è cessata ogni attività, ma sul consegnatario, al quale, in caso di sinistro, spetta l'onere di dimostrare che l'evento dannoso si è verificato per caso fortuito ovvero per un vizio intrinseco della cosa, addebitabile unicamente al costruttore (ex multis Cass., sez. 6 - 3, ord. 28 settembre 2021, n. 26236).

Come si evince dalla documentazione, in questo caso specifico la convenuta ha provato di aver ottemperato a tutti gli obblighi di controllo, manutenzione e sostituzione di eventuali apparecchi difettosi dell'impianto di stoccaggio gpl consegnato all'utilizzatore. Rispetto invece alla condotta degli utilizzatori finali - al fine di verificare l'incidenza di detta condotta sul determinismo causale dell'evento di danno – sottolinea il Tribunale che «secondo quanto riportato nel rapporto d' intervento dei VVF intervenuti a spegnere le fiamme l'incendio divampato dopo l'esplosione, causata da una fuga di gas, si sarebbe verificato nel seminterrato della civile abitazione interessata dal sinistro. Tale circostanza contraria alle prescrizioni di legge in materia, attesta un uso non idoneo e prudente del bene da parte dell'utilizzatore finale. Ne consegue che le descritte circostanze incidono sull'esistenza del nesso di causalità dedotto dagli attori, elidendolo». La domanda risarcitoria formulata dagli attori nei confronti di G. spa non può pertanto essere accolta.

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