Decreto legislativo - 12/01/2019 - n. 14 art. 62 - Convenzione di moratoriaConvenzione di moratoria 1. La convenzione di moratoria conclusa tra un imprenditore, anche non commerciale, e i suoi creditori, diretta a disciplinare in via provvisoria gli effetti della crisi e avente ad oggetto la dilazione delle scadenze dei crediti, la rinuncia agli atti o la sospensione delle azioni esecutive e conservative e ogni altra misura che non comporti rinuncia al credito, in deroga agli articoli 1372 e 1411 del codice civile, è efficace anche nei confronti dei creditori non aderenti che appartengano alla medesima categoria. 2. Ai fini di cui al comma 1 occorre che: a) tutti i creditori appartenenti alla categoria siano stati informati dell'avvio delle trattative o siano stati messi in condizione di parteciparvi in buona fede e abbiano ricevuto complete e aggiornate informazioni sulla situazione economico-patrimoniale e finanziaria del debitore nonché sulla convenzione e i suoi effetti 1; b) i crediti dei creditori aderenti appartenenti alla categoria rappresentino il settantacinque per cento di tutti i creditori appartenenti alla categoria, fermo restando che un creditore può essere titolare di crediti inseriti in più di una categoria; c) i creditori della medesima categoria non aderenti, cui vengono estesi gli effetti della convenzione, non risultino pregiudicati rispetto a quanto potrebbero ricevere nel caso di apertura della liquidazione giudiziale alla data della convenzione 2; d) un professionista indipendente, abbia attestato la veridicità dei dati aziendali, l'idoneità della convenzione a disciplinare provvisoriamente gli effetti della crisi, e la ricorrenza delle condizioni di cui alla lettera c). 3. In nessun caso, per effetto della convenzione, ai creditori della medesima categoria non aderenti possono essere imposti l'esecuzione di nuove prestazioni, la concessione di affidamenti, il mantenimento della possibilità di utilizzare affidamenti esistenti o l'erogazione di nuovi finanziamenti. Non è considerata nuova prestazione la prosecuzione della concessione del godimento di beni oggetto di contratti di locazione finanziaria già stipulati. 4. La convenzione va comunicata, insieme alla relazione del professionista indicato al comma 2, lettera d), ai creditori non aderenti mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento o presso il domicilio digitale. 5. Entro trenta giorni dalla comunicazione può essere proposta opposizione avanti al tribunale individuato ai sensi dell'articolo 27.Se sono proposte più opposizioni il tribunale procede alla loro riunione 3. 6. Il tribunale decide sulle opposizioni in camera di consiglio con sentenza. 7. Contro la sentenza che pronuncia sulle opposizioni è ammesso reclamo ai sensi dell'articolo 51. [1] Lettera modificata dall'articolo 16, comma 5, lettera a), numero 1), del D.Lgs. 13 settembre 2024, n. 136. [2] Lettera sostituita dall'articolo 16, comma 5, lettera a), numero 2), del D.Lgs. 13 settembre 2024, n. 136. [3] Comma modificato dall'articolo 16, comma 5, lettera b), del D.Lgs. 13 settembre 2024, n. 136. InquadramentoCon l'art. 9 del d.l. n. 83/2015, conv. in l. n. 132/2015, oltre all'istituto degli accordi di ristrutturazione con banche ed intermediari finanziari, veniva introdotto un ulteriore istituto, denominato «convenzioni di moratoria», la cui disciplina era contenuta nei commi 5, 6 e 7 dell'art. 182-septies l. fall. L'istituto è stato confermato anche nuovo c.c.i.i., ed è funzionale, in linea generale, a disciplinare in via provvisoria gli effetti della crisi. Esso si colloca a metà strada tra gli accordi di ristrutturazione ad efficacia estesa (per l'estensione degli effetti anche ai creditori non aderenti), ed i piani di risanamento (per la non necessità dell'omologazione) (Lamanna 2015, 10). Come per gli accordi di ristrutturazione ad efficacia estesa ex art. 61 c.c.i.i., è prescritto che tutti i creditori debbano essere avvisati delle trattative, e devono essere messi in condizione di parteciparvi «in buona fede». Accomunano invece le convenzioni di moratoria al piano di risanamento l'esclusione dell'omologazione (eccetto il caso in cui sia proposta opposizione) e la tendenziale (anche se solo eventuale) natura esclusivamente stragiudiziale. Come per gli accordi di ristrutturazione ad efficacia estesa, l'istituto, pensato originariamente per regolare i rapporti soltanto con banche ed intermediari finanziari, è stato «allargato» a qualsiasi categoria di creditori, in forza di quanto previsto dall'art. 5, comma 1, lett. a), della legge delega n. 155/2017. L'estensione degli effetti ai creditori appartenenti alla medesima categoria, quindi, a determinate condizioni opera automaticamente, salva l'eventuale opposizione dei creditori non aderenti e la verifica ex post da parte dell'autorità giudiziaria. La funzione della convenzione di moratoria è quella di provvedere ad una risoluzione «anticipata» della crisi, mediante il ricorso ad una procedura essenzialmente stragiudiziale, contraddistinta dalla temporaneità delle soluzioni («in via provvisoria»). Si tratta, quindi, di uno strumento che risponde all'esigenza dell'imprenditore di poter disporre di un tempo adeguato per fronteggiare la crisi, individuare le iniziative da assumere, stipulare accordi, senza essere esposto ad azioni di singoli creditori potenzialmente ostative alla soluzione della crisi. Sotto questo profilo, il concordato preventivo con riserva consente un'adeguata protezione, ma esso presenta spesso serie controindicazioni, in ordine alle conseguenze nei rapporti con i finanziatori, con i fornitori e con i creditori in genere (Fabiani 2015, 1270). Le convenzioni di moratoria: contenuto ed effettiQuanto al contenuto, la convenzione consiste essenzialmente in un pactum de non petendo, e quindi in una mera dilazione di pagamento, non potendo imporsi ai creditori aderenti nuove prestazioni, la concessione di affidamento, il mantenimento della possibilità di utilizzare affidamenti esistenti o l'erogazione di nuovi finanziamenti (Varotti 2015, 12). Il nuovo art. 62 c.c.i.i. specifica che la dilazione può essere anche l'effetto di una rinuncia o di una sospensione delle azioni esecutive o cautelari, prevedendosi, quindi, una sorta di automatic stay, non diverso dalle misure protettive previste in linea generale dall'art. 54 c.c.i.i. Deve escludersi, quindi, che nell'ambito della moratoria possano essere inserite clausole che riducano l'ammontare dei crediti, o sospendano il decorso degli interessi. Tale effetto, infatti, può giustificarsi soltanto nel procedimento degli accordi, in cui è accompagnato da una serie di cautele quali, in primis, la necessaria valutazione che gli effetti riservati ai non aderenti non siano tali da assicurare una soddisfazione inferiore alle alternative concretamente praticabili (condizione richiesta per l'omologazione degli accordi ex art. 182-septies l. fall., ma, significativamente, non per la moratoria temporanea) (Trentini 2016, 496). L'estensione degli effetti, come si è detto, opera ex lege, purché ricorrano alcune precise condizioni. In primo luogo, è necessario che i creditori appartenenti alla categoria nei cui confronti si dovranno estendere gli effetti siano informati delle trattative e siano stati messi in condizioni di parteciparvi «in buona fede», e quindi con una effettiva possibilità di coinvolgimento e di interlocuzione. A tal proposito, non è stabilito come debbano svolgersi le trattative, e quindi non è previsto in alcun modo che debba essere convocata un'adunanza o una riunione dei creditori, fermo restando che il coinvolgimento nelle trattative deve essere effettivo, e che gli stessi creditoria siano resi edotti sulla reale situazione economico-patrimoniale e finanziaria del debitore, nonché sulla convenzione e sui suoi effetti. In secondo luogo, è necessario che aderiscano comunque alla convenzione creditori che rappresentino almeno il settantacinque per cento di tutti i creditori appartenenti alla categoria, fermo restando che un creditore può essere titolare di crediti inseriti in più di una categoria; l'estensione, quindi, presuppone comunque l'adesione di una maggioranza significativa di creditori. Infine, l'efficacia della convenzione presuppone che vi siano concrete prospettive che i creditori della medesima categoria non aderenti, cui vengono estesi gli effetti della convenzione, possano risultare soddisfatti all'esito della stessa in misura non inferiore rispetto alla liquidazione giudiziale, tenendo conto della data di conclusione della convenzione (secondo la specificazione introdotta, sul punto, dal decreto «correttivo-ter» di cui al d.lgs. n. 136/2024) Alla convenzione di moratoria si accompagna una relazione di un professionista indipendente, che attesti, in particolare, la veridicità dei dati aziendali, l'idoneità della convenzione a disciplinare provvisoriamente gli effetti della crisi, e la ricorrenza del requisito della migliore prospettiva di soddisfacimento rispetto alla alternativa liquidatoria. Nel precedente art. 182-septies, comma 5, l. fall., era previsto che l'attestatore dovesse attestare l'omogeneità della posizione giuridica e degli interessi economici dei creditori interessati alla moratoria. Tale obbligo è stato ora eliminato, conformemente all'impostazione generale del nuovo c.c.i.i. secondo cui all'attestatore sono rimesse soltanto le analisi contabili e le previsioni economiche, ma non anche le valutazioni strettamente giuridiche. La convenzione di moratoria, per espressa previsione, ha natura provvisoria, e quindi temporanea: non è quindi finalizzata ad una soluzione definitiva della crisi, quanto a poter disporre del tempo necessario per individuare le iniziative per la soluzione della crisi (Inzitari2025, 1494; Fabiani 2015, 1271; Ranalli 2016, 889). La norma non prevede un termine massimo di durata, ma naturalmente il termine dovrà essere adeguato alla particolarità del caso ed alle iniziative di risanamento da intraprendere, e la sua congruità dovrà essere asseverata dal professionista, nell'àmbito della attestazione dell'»idoneità» della convenzione a disciplinare provvisoriamente la crisi. Per quanto riguarda il dies a quo degli effetti della convenzione, si ritiene che questi non possano prodursi se non dalla data della comunicazione ai creditori non aderenti (Varotti 2015, 898). L'opposizioneLa convenzione deve essere comunicata ai creditori non aderenti, mediante lettera raccomandata o posta elettronica certificata, e dal momento della comunicazione decorre il termine di trenta giorni per proporre opposizione, che provoca l'intervento del tribunale (altrimenti assente). Con l'opposizione i creditori non aderenti possono chiedere che la convenzione non produca effetti nei loro confronti. Il Tribunale (determinato secondo il criterio della competenza di cui all'art. 27 c.c.i.i.) procederà quindi alla valutazione della sussistenza di condizioni analoghe a quelle per l'omologazione degli accordi di ristrutturazione ad efficacia estesa, (raggiungimento dell'accordo di convenzione con un numero di creditori che rappresenti il 75% del totale dei crediti finanziari; omogeneità di posizione giuridica ed interessi economici rispetto della buona fede nelle trattative; adeguata e corretta informazione sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del debitore, e sul contenuto della convenzione). In assenza di una specifica disciplina, possono sorgere dei dubbi circa le norme regolatrici del procedimento. Il richiamo alla decisione «in camera di consiglio con sentenza» dovrebbe escludere il rinvio alle norme generali sui procedimenti in camera di consiglio previste dal codice di rito (in quanto il provvedimento definitorio è un decreto). Appare invece molto più plausibile il rinvio alle norme sul procedimento unitario contenute nello stesso codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza (anche per ragioni sistematiche con gli accordi di ristrutturazione), sia per la definizione con sentenza, che per il richiamo all'art. 51 per l'individuazione dello strumento di gravame. La stipulazione di una convenzione di moratoria non è idonea ad escludere l'insolvenza in relazione ai creditori non aderenti, i quali senz'altro potranno proporre ricorso di fallimento. In caso di liquidazione giudiziale, si è precisato, con riferimento al fallimento o al concordato preventivo (Fabiani 2015, 1269), che tali convenzioni vanno qualificate come contratti pendenti, ai fini dell'applicazione (rispettivamente) degli artt. 72 e 169-bis l. fall. (e dunque, ora, degli artt. 172 e 97 c.c.i.i.) e vanno di conseguenza ritenute soggetti al regime di sospensione sino a quando il curatore non opti fra scioglimento o prosecuzione. In ipotesi di concordato preventivo, invece, esse vanno adempiuti, a meno che il debitore chieda di sciogliersene, oppure uno dei creditori ne chieda la risoluzione. BibliografiaV. sub art. 57. |