Decreto legislativo - 12/01/2019 - n. 14 art. 294 - Rinvio alle norme specialiRinvio alle norme speciali 1. La liquidazione coatta amministrativa è regolata dalle disposizioni del presente titolo, salvo che le leggi speciali dispongano diversamente. 2. I rinvii al regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 contenuti in leggi speciali in materia di liquidazione coatta amministrativa si intendono fatti alle disposizioni del presente codice della crisi e dell'insolvenza e secondo le norme di coordinamento. 3. Le disposizioni di questo titolo non si applicano agli enti pubblici. InquadramentoLa liquidazione coatta amministrativa si caratterizza per essere una procedura concorsuale con caratteri di specialità dovuti all'ingerenza nella stessa da parte dello Stato, finalizzata alla gestione delle situazioni di crisi in cui possono venirsi a trovare imprese aventi determinate caratteristiche. Ciò in quanto l'attività svolta dalle predette imprese assume maggior rilevanza per gli interessi della collettività – che attraverso essa trovano soddisfacimento – piuttosto che per quelli dei soggetti privati che vi sono coinvolti. La procedura di liquidazione coatta amministrativa realizza, quindi, principalmente, un interesse pubblico e solo in seconda istanza – l'interesse privato dei creditori e degli altri soggetti privati. E ciò per i seguenti ordini di motivi: dimensioni delle imprese in questione e incidenza della loro attività sul sistema produttivo nazionale; numero dei soggetti coinvolti nell'attività delle imprese (creditori, lavoratori, ecc.); sottoposizione delle imprese al regime autorizzatorio e di controllo da parte della Pubblica amministrazione. La disposizione dell'art. 294 c.c.i.i. riprende il disposto dell'art. 194 della legge fallimentare e ribadisce che le previsioni del Titolo VII non trovano applicazione per gli enti pubblici, secondo l'esplicita esenzione dell'art. 2, comma 1, lettera e), l. delega n. 155/2017. In base a quanto stabilito dalla legge delega all'art. 15, comma 1, lett. a), n. 1, la l.c.a. è rimasta sostanzialmente invariata per tutte le imprese che sono regolate da norme di diritto speciale (banche, imprese di assicurazioni, intermediari finanziari, imprese assicuratrici ecc.) mentre per le altre imprese il procedimento d'insolvenza è regolato, sostanzialmente, dalle disposizioni ordinarie. Resta invariata, rispetto alla vecchia disposizione legislativa, la competenza dell'Autorità di vigilanza a dar corso alla procedura in caso di gravi irregolarità di gestione. Concorso tra procedureVengono definiti in maniera molto netta i rapporti tra le varie procedure concorsuali. Il nuovo art. 295 c.c.i.i. regola il concorso tra la l.c.a. e la liquidazione giudiziale, stabilendo che le società sottoposte a l.c.a. non sono soggette alla liquidazione giudiziale e viceversa, a meno che la legge non disponga diversamente. Quindi, la legge ammette che, tanto per la procedura l.c.a. quanto per quella di liquidazione giudiziale, l'apertura di una procedura preclude l'applicazione dell'altra. La disposizione costituisce la mera riscrittura dell'art. 2 l. fall. secondo e terzo comma e dell'art. 196 della medesima legge e disciplina i rapporti tra la liquidazione coatta amministrativa e la liquidazione giudiziale nei casi in cui la legge consente che l'imprenditore sia assoggettato ad entrambe le procedure. La riforma, con l'art. 296, disciplina altresì il rapporto tra il concordato preventivo e la l.c.a. prevedendo che le società soggette alla l.c.a. possono sempre essere ammesse alla procedura del concordato preventivo, salvo che la legge non disponga diversamente. Va comunque osservato l'art. 297, comma 8, in tema di accertamento dell'insolvenza. La disposizione rappresenta la mera riscrittura dell'art. 195 l. fall. Per i soggetti sottoposti a l.c.a. non è invece previsto l'accesso all'accordo di ristrutturazione dei debiti. StrutturaLa l.c.a. continua a svolgersi secondo le direttive e le modalità di volta in volta indicate dall'Amministrazione preposta, senza richiami alla disciplina dell'affitto d'azienda finalizzata alla vendita unitaria del compendio produttivo e all'obbligo per il Commissario liquidatore di redigere il programma di liquidazione previsti invece per la liquidazione giudiziale. Bisognerà quindi attendere l'effettiva applicazione per sapere se saranno le prassi operative a portare omogeneità tra le diverse procedure. FinalitàFinalità essenziale della liquidazione coatta amministrativa è l'eliminazione dal mercato di quelle imprese che non siano più in grado di svolgere la propria attività ovvero che non siano in grado di operare in maniera regolare, mentre l'obiettivo del soddisfacimento dei diritti dei creditori è, come detto, perseguito in via meramente strumentale. La liquidazione coatta ha dunque una finalità essenzialmente estintiva. Si tratta di una procedura a carattere amministrativo (e non giurisdizionale), sia in quanto la stessa si apre con un provvedimento amministrativo, sia in ragione della gestione nelle sue fasi da parte di organi amministrativi (l'autorità amministrativa di vigilanza, il commissario liquidatore e il comitato di sorveglianza). NaturaIl carattere amministrativo rileva anche in considerazione del fatto che tale procedura si esplica attraverso attività procedimentalizzate, oltre che attraverso interventi a contenuto economico e di sostegno all'impresa in crisi. Salvo le disposizioni dettate dalle leggi speciali, la disciplina generale della liquidazione coatta amministrativa è dettata dal legislatore agli artt. 294 ss. c.c.i.i. La procedura si apre con l'emissione del provvedimento di liquidazione da parte dell'autorità amministrativa di vigilanza; in esso vengono, tra l'altro, nominati il commissario liquidatore ed il comitato di sorveglianza. In tale fase, il creditore dell'impresa in liquidazione coatta amministrativa (così come quello dell'impresa in amministrazione straordinaria) non può agire giudizialmente prima della definizione della fase amministrativa di formazione e verifica del passivo davanti agli organi della procedura. Tale creditore deve invece azionare in tale sede il proprio credito, che resta poi tutelabile davanti al giudice in via di opposizione avverso lo stato passivo. Possono essere proposte – o proseguite – davanti al giudice del lavoro solo le azioni di accertamento, non aventi ad oggetto il pagamento di somme (Cass. sez. lav., n. 19271/2013; Cass. sez. lav., n. 17327/2012). Presupposti soggettiviLa legge non individua le singole categorie di imprese assoggettabili alla procedura di liquidazione coatta amministrativa. Peraltro, sono le leggi speciali ad individuare le imprese soggette alla procedura in esame, i casi per i quali quest'ultima può essere prevista e l'autorità competente a disporla. Sono soggette alla procedura in commento, a titolo esemplificativo: le banche, le assicurazioni, le cooperative e loro consorzi, la Monte Titoli S.p.a., le SIM, le società di gestione dei fondi comuni di investimento, le SICAV, le società fiduciarie, le società di revisione, le società di gestione accentrata. Presupposti oggettiviPresupposto oggettivo principale per l'assoggettabilità alla procedura di liquidazione coatta amministrativa è lo stato di insolvenza dell'impresa. L'accertamento dello stato di insolvenza dell'impresa può essere effettuato esclusivamente dall'autorità giudiziaria, da individuarsi nel Tribunale del luogo ove l'impresa ha la propria sede principale, che provvede con sentenza. Lo stato di insolvenza non è l'unico presupposto oggettivo, potendo, in alcuni casi, ricorrere diversi presupposti al fine della sottoposizione dell'impresa alla procedura di liquidazione coatta amministrativa. Infatti, leggi speciali vigenti in materia possono di volta in volta richiedere, a seconda delle categorie di imprese coinvolte, oltre allo stato di insolvenza: – la violazione di norme di legge o di regolamento; – ovvero la commissione di evidenti irregolarità amministrative; – la non conformità dell'attività esercitata all'interesse generale. Ai fini della dichiarazione dello stato di insolvenza, è necessario che: – la stessa venga pronunciata dal Tribunale territorialmente competente; – il debitore sia stato messo in condizione di potere esercitare il proprio diritto di difesa; – sia stato acquisito il parere dell'autorità governativa che ha la vigilanza sull'impresa; – esista una situazione obiettiva dalla quale si evinca un'impotenza economica della società stessa, desumibile da inadempimenti e debiti. Contro la predetta sentenza, ogni interessato può, entro trenta giorni, proporre reclamo dinanzi alla Corte d'Appello. Della sentenza che accerta lo stato di insolvenza dev'essere data comunicazione all'autorità di vigilanza sull'impresa entro tre giorni, affinché essa disponga, con proprio provvedimento, la procedura di liquidazione o, come previsto dall'art. 100, comma 1 d.lgs. n. 180/2015, (art. 297 c.c.i.i.), se ne ritiene sussistenti i presupposti, l'avvio della risoluzione ai sensi del decreto di recepimento della direttiva 2014/59/EU. La procedura di risoluzione è disposta dalla Banca d'Italia quando abbia accertato la sussistenza dell'interesse pubblico che ricorre quando la risoluzione sia necessaria e proporzionata a garantire la continuità delle funzioni essenziali delle banche, la stabilità finanziaria, il contenimento degli oneri a carico delle finanze pubbliche, la tutela dei depositanti e degli investitori protetti dai sistemi di garanzia o di indennizzo, nonché dei fondi e delle attività della clientela. La risoluzione è inoltre disposta quando la sottoposizione della banca a liquidazione coatta amministrativa non consentirebbe di realizzare questi obiettivi nella stessa misura. L'accertamento dello stato di insolvenza è, dunque, di competenza dell'autorità giurisdizionale, mentre l'ammissione alle procedure è di competenza dell'autorità amministrativa. Il provvedimento che ordina la liquidazione coatta o l'avvio della risoluzione è, entro dieci giorni dalla sua data, pubblicato integralmente nella Gazzetta Ufficiale e comunicato per l'iscrizione presso l'ufficio del Registro delle imprese. BibliografiaLiuzzi, Manuale di diritto fallimentare e delle procedure concorsuali, Milano, 2011; Nardecchia, Formulario commentato della legge fallimentare, Milano, 2007. |