Decreto legislativo - 8/07/1999 - n. 270 art. 5 - Obblighi dell'imprenditore che chiede la dichiarazione del proprio stato di insolvenza.

Rosaria Giordano

Obblighi dell'imprenditore che chiede la dichiarazione del proprio stato di insolvenza.

1. L'imprenditore che chiede la dichiarazione del proprio stato di insolvenza deve esporre, nel ricorso, le cause che lo hanno determinato, segnalando ogni elemento utile ai fini della valutazione dell'esistenza dei requisiti e delle condizioni indicati negli articoli 2 e 27.

2. L'imprenditore deve altresì depositare presso la cancelleria del tribunale:

a) le scritture contabili;

b) i bilanci relativi agli ultimi due esercizi, ovvero dall'inizio dell'impresa, se questa ha avuto una minore durata;

c) una situazione patrimoniale aggiornata a non più di trenta giorni anteriori alla data di presentazione del ricorso;

d) l'elenco nominativo dei creditori con l'indicazione dei rispettivi crediti e delle cause di prelazione;

e) l'elenco nominativo di coloro che vantano diritti reali mobiliari su cose in suo possesso e l'indicazione delle cose stesse e del titolo da cui deriva il diritto.

Note operative

I documenti che l'imprenditore che chiede la dichiarazione dello stato di insolvenza deve depositare
le scritture contabili i bilanci relativi agli ultimi due esercizi, ovvero dall'inizio dell'impresa, se questa ha avuto una minore durata una situazione patrimoniale aggiornata a non più di trenta giorni anteriori alla data di presentazione del ricorso
l'elenco nominativo dei creditori con l'indicazione dei rispettivi crediti e delle cause di prelazione l'elenco nominativo di coloro che vantano diritti reali mobiliari su cose in suo possesso e l'indicazione delle cose stesse e del titolo da cui deriva il diritto

Inquadramento

I soggetti legittimati a dare impulso alla procedura, a norma dell'art. 3, sono tre: l'imprenditore, uno o più creditori; il Pubblico Ministero.

L'atto introduttivo è sempre il ricorso, che deve contenere le cause che hanno determinato lo stato d'insolvenza segnalando ogni elemento utile ai fini della valutazione dell'esistenza dei requisiti e delle condizioni previste dalla legge per tale pronuncia.

La collaborazione del debitore è molto importante e di grande ausilio per il commissario giudiziale e per quello straordinario o il curatore, avuto riguardo alla finalità conservativa del procedimento di amministrazione straordinaria.

Ancora l'art. 3, comma 1, del d.lgs. n. 270/1999 riconosce un potere di ufficio anche al Tribunale.

Dichiarazione dello stato di insolvenza in proprio

L'imprenditore che chiede l'ammissione alla procedura può essere sia quello individuale, che quello collettivo.

In quest'ultimo caso vanno seguite le regole di formazione della volontà degli enti collettivi e necessita la delibera dell'assemblea.

Peraltro, l'imprenditore ha anche l'obbligo di chiedere la dichiarazione dello stato di insolvenza al fine di non incorrere nel reato di bancarotta semplice per avere ritardato l'emersione del dissesto.

L'imprenditore che chieda l'ammissione alla procedura, come già detto, deve indicare nel ricorso quali siano state le cause che lo hanno portato al dissesto e ogni altro elemento utile per la valutazione della sussistenza dei requisiti di cui agli artt. 2 e 27 del d.lgs. n. 270/1999.

La richiesta di dichiarazione dello stato d'insolvenza può essere presentata, oltre che dal debitore, anche da un suo difensore e non ha natura confessoria (Ferrara, 239).

L'imprenditore deve depositare presso la cancelleria del Tribunale le scritture contabili; i bilanci degli ultimi due esercizi o dall'inizio dell'impresa se questa ha avuto una minore durata; una situazione patrimoniale aggiornata a non più di trenta giorni anteriori alla data di presentazione del ricorso (a riscontro dell'importanza della celerità e della speditezza della procedura); l'elenco nominativo dei creditori con l'indicazione dei rispettivi crediti e delle cause di prelazione; l'elenco nominativo di coloro che vantano diritti reali mobiliari su cose in suo possesso e l'indicazione delle cose in suo possesso e l'indicazione delle cose stesse e del titolo da cui deriva il diritto.

Si tratta, all'evidenza, degli adempimenti già previsti per l'imprenditore che chiede il proprio fallimento (art. 14 r.d. n. 267/1942, ora art. 39 d.lgs. n. 14/2019).

Si discute se l'imprenditore abbia l'obbligo o meno di depositare tutta la documentazione indicata.

Parte della dottrina lo ritiene un onere, poiché si afferma che nel momento in cui l'imprenditore depositi il ricorso vengano attivati anche i poteri d'ufficio del Tribunale adito (Lo Cascio, 71).

Il Pubblico Ministero ha il potere di chieder l'accertamento dello stato di insolvenza e, di conseguenza, è stato ritenuto che può anche intervenire nella procedura promossa dal debitore o dai creditori o d'ufficio dal Tribunale.

Legittimati sono pure i creditori che sono obbligati, al fine di rendere più agevoli gli adempimenti connessi agli avvisi e alle convocazioni, a eleggere domicilio nella circoscrizione del Tribunale adito (di contro le notificazioni e le comunicazioni saranno fatte presso la cancelleria del Tribunale).

Con riguardo all'iniziativa d'ufficio deve osservarsi la necessità che la normativa si armonizzi con le novità apportate dalla l. n. 5/2006 che non prevede più il potere del Tribunale di procedere d'ufficio alla dichiarazione di fallimento.

Quando a presentare il ricorso sia un creditore sorge il problema di potere reperire la documentazione necessaria per dimostrare il requisito dimensionale e il requisito patrimoniale.

Senza prescindere dalla circostanza che i bilanci sono depositati presso le Camere di Commercio, sembra più adeguato che il Tribunale proceda d'ufficio agli accertamenti necessari, disponendo la convocazione del debitore e chiedendo il deposito della contabilità, degli ultimi bilanci e della situazione patrimoniale aggiornata ai 30 giorni.

Il requisito oggettivo richiesto dal d.lgs. n. 270/1999, ai fini della dichiarazione dello stato di insolvenza, consiste nella «insolvenza classica» di cui all'art. 5 l. fall., ulteriormente «colorata» dalla necessità che vi sia un particolare rapporto fra l'indebitamento e l'attivo patrimoniale o il fatturato dell'impresa, evidenziato dall'art. 2 della stessa legge (cfr. Trib. Novara 26 aprile 2010).

Bibliografia

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