Regolamento condominiale: le limitazioni per gli animali
09 Aprile 2025
La l. n. 220/2012 di riforma della materia condominiale ha introdotto nell'art. 1138 c.c. un ultimo comma, secondo cui: “Le norme del regolamento non possono vietare di possedere o detenere animali domestici”. La norma impone un vero e proprio “divieto” della previsione regolamentare di limitazioni a carico del singolo condomino sulla detenzione di tali animali. Ai fini di una corretta interpretazione della norma, è importante precisare che nella stesura finale del nuovo testo dell'art. 1138 c.c., il termine animali “da compagnia” è stato sostituito con quello di animali “domestici” dai confini più incerti sotto il profilo del relativo inquadramento, al fine di estenderne la definizione ad un più ampio genus di animale “di affezione”. Prima della nuova disposizione, secondo l'orientamento giurisprudenziale, il divieto di tenere negli appartamenti animali domestici poteva essere contenuto unicamente in un regolamento contrattuale, approvato all'unanimità o predisposto dall'originario costruttore e inserito nei singoli atti di acquisto, siccome implicante una menomazione dei diritti dei singoli condomini sulle porzioni di edificio in proprietà esclusiva (Cass. civ., sez. II, 15 febbraio 2011, n. 3705). Successivamente, quindi dopo l'intervento normativo, i giudici hanno espresso opinioni “spesso divergenti”: difatti, alcuni giudici affermano che il divieto di tenere negli appartamenti animali domestici è ammesso purché contenuto unicamente in un regolamento contrattuale (tra le tante, Trib. Monza 28 marzo 2017); altri giudici, invece, ritengono che l'interesse del condominio a vedere conservata la clausola del regolamento contrattuale che vieta la detenzione degli animali domestici non è meritevole di tutela, giacché collide con tutta evidenza sia con i princìpi europei che quelli del legislatore italiano posti a difesa del predetto rapporto uomo-animale domestico (App. Bologna 5 marzo 2024, n. 766; Trib. Cagliari 28 gennaio 2025, n. 134). Resta intenso che la presenza di animali all'interno di una struttura condominiale non deve essere lesiva dei diritti degli altri condomini, sicché i proprietari dell'animale devono ridurre al minimo le occasioni di disturbo e prevenire le possibili cause di agitazione ed eccitazione dell'animale stesso, soprattutto nelle ore notturne; occorre, però, tenere presente che la natura dell'animale, ad esempio del cane, non può essere coartata al punto da impedirgli del tutto di abbaiare e che episodi saltuari di disturbo da parte dell'animale possono e devono essere tollerati dai vicini, in nome dei principi del vivere civile (Trib. Bergamo 5 settembre 2023, n. 1765). |