Marzo 2025: mutuo come titolo esecutivo, business judgement rule, sanzioni amministrative per i sindaci
La Redazione
10 Aprile 2025
Nel mese di marzo la Cassazione si è occupata di sanzioni amministrative per i sindaci che non adempiano correttamente ai doveri di vigilanza, di responsabilità illimitata del socio accomandante che si ingerisca nella gestione della s.a.s., di business judgement rule e dei limiti all'insindacabilità delle scelte gestorie, dei criteri per l'accertamento della sussistenza di una società di fatto, delle conseguenze dell'estinzione della società nelle more del giudizio. Con due pronunce a Sezioni Unite si è occupata del mutuo.
In sede penale, infine, la Cassazione ha esaminato vari aspetti di bancarotta (per l'amministratore che prelevi somme dalle casse sociali per auto-liquidarsi i compensi, per l'amministratore di diritto, e del concorso con la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Bancarotta se l'amministratore si auto-liquida i compensi prelevando somme dalle casse sociali
Cass. Pen. – Sez. V – (5 marzo) 28 marzo 2025, n. 12285
Configura il delitto di bancarotta per distrazione, e non quello di bancarotta preferenziale, la condotta dell'amministratore che prelevi dalle casse sociali somme asseritamente corrispondenti a crediti dal medesimo vantati per il lavoro prestato nell'interesse della società, senza l'indicazione di elementi che ne consentano un'adeguata valutazione, atteso che il rapporto di immedesimazione organica che si instaura tra amministratore e società, non è assimilabile né ad un contratto d'opera né ad un rapporto di lavoro subordinato o parasubordinato che giustifichino di per sé il credito per il lavoro prestato, dovendo invece l'eventuale sussistenza, autonoma e parallela, di un tale rapporto essere verificata in concreto attraverso l'accertamento dell'oggettivo svolgimento di attività estranee alle funzioni inerenti all'immedesimazione organica.
Sanzioni amministrative per i sindaci che non vigilano
Cass. Civ. – Sez. II – 28 marzo 2025, n. 8229
In tema di sanzioni amministrative pecuniarie applicabili ai sensi degli artt. 144 e 145 TUB, il componente del collegio sindacale risponde a titolo di dolo o di colpa dell'omesso o del carente adempimento, cosciente e volontario, dei doveri di controllo e di ispezione di cui all'art. 2403 comma 3 c.c., non diversamente da quanto previsto dalla disciplina generale dell'illecito amministrativo di cui alla legge n. 689 del 1981, che esclude forme di responsabilità oggettiva;
I componenti del collegio sindacale, in caso di accertate carenze delle procedure aziendali predisposte per la corretta gestione societaria, sono sanzionabili a titolo di concorso omissivo "quoad functione", gravando sui sindaci, da un lato, l'obbligo di vigilanza in funzione non soltanto della salvaguardia degli interessi degli azionisti nei confronti di atti di abuso di gestione da parte degli amministratori, ma anche della verifica dell'adeguatezza delle metodologie finalizzate al controllo interno della società, secondo i parametri procedimentali dettati dalla normativa regolamentare di vigilanza; dall'altro lato, l'obbligo legale di denuncia immediata alla Banca d'Italia;
I sindaci non sono responsabili per fatto altrui, e cioè per il compimento di operazioni irregolari o illecite da parte di altri, e non sono tenuti a sottoporre gli organi amministrativi ad un controllo sul merito delle scelte gestionali, ma debbono esercitare tempestivamente il potere-dovere di vigilanza e controllo interno riconducibile a ciascuno dei componenti del collegio sindacale.
Responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali se l'accomandante si ingerisce nella gestione
Cass. Civ. – Sez. III – 26 marzo 2025, n. 8048
Il socio accomandante assume la responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali, a norma dell'art. 2320 c.c., solo ove contravvenga al divieto di trattare o concludere affari in nome della società, o di compiere "atti di gestione aventi influenza decisiva o almeno rilevante sull'amministrazione della stessa. Per aversi ingerenza dell'accomandante nell'amministrazione della società in accomandita semplice, non è sufficiente il compimento, da parte dell'accomandante, di atti riguardanti il momento esecutivo dei rapporti obbligatori della società, ma è necessario che l'accomandante svolga una attività gestoria che si concreti nella direzione degli affari sociali, implicante una scelta che è propria del titolare della impresa.
Bancarotta: è responsabile anche l'amministratore di diritto
Cass. Pen. – Sez. I – (12 febbraio) 24 marzo 2025, n. 11598
In tema di reati fallimentari, l'amministratore di diritto risponde del reato di bancarotta fraudolenta documentale per sottrazione o per omessa tenuta, in frode ai creditori, delle scritture contabili anche se sia investito solo formalmente dell'amministrazione della società fallita (cosiddetta testa di legno), in quanto sussiste il diretto e personale obbligo dell'amministratore di diritto di tenere e conservare le predette scritture, purché sia fornita la dimostrazione della effettiva e concreta consapevolezza del loro stato, tale da impedire la ricostruzione del movimento degli affari.
Bancarotta e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte in concorso
Cass. Pen. – Sez. V – (20 gennaio) 18 marzo 2025, n. 10750
È configurabile il concorso tra il delitto di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e quello di bancarotta fraudolenta per distrazione, alla luce della diversità del soggetto-autore degli illeciti (nel primo caso, tutti i contribuenti, nel secondo, soltanto gli imprenditori falliti) e del differente elemento psicologico tra i reati (rispettivamente, dolo specifico e dolo generico).
L'accertamento della società di fatto
Cass. Civ. – Sez. I – 17 marzo 2025, n. 7105
Ciò che conta, ai fini della sussistenza di un rapporto societario di fatto tra persone fisiche ed una o più società di capitali, è che vi sia esercizio in comune dell'attività economica, attraverso l'effettivo conferimento di beni, apporti organizzativi, contratti ed impegni finalizzati ad una cogestione dei beni societari e alla ripartizione degli utili, a prescindere dal fatto che i ruoli decisori possano risultare cangianti e non perfettamente paritari, o che vi sia un qualche stravolgimento programmatico delle regole distributive societarie, capace di incidere sull'autonomia dei rispettivi enti coinvolti, di modo che taluni di essi vengano a farsi carico dei debiti conseguenti all'attività svolta in comune in misura superiore agli utili ad essi riservati o comunque ricevuti e, simmetricamente, altri abbiano assunto debiti in misura inferiore rispetto ai vantaggi patrimoniali ricevuti.
BJR: le iniziative economiche palesemente irragionevoli quali limiti all'insindacabilità delle scelte gestorie
Cass. Civ. – Sez. I – 15 marzo 2025, n. 6925
In tema di responsabilità dell'amministratore di una società di capitali per i danni cagionati alla società amministrata, l'insindacabilità del merito delle sue scelte di gestione (cd. business judgement rule) trova un limite nella valutazione di ragionevolezza delle stesse, da compiersi sia ex ante, secondo i parametri della diligenza del mandatario, alla luce dell'art. 2392 c.c., sia tenendo conto della mancata adozione delle cautele, delle verifiche e delle informazioni preventive, normalmente richieste per una scelta di quel tipo e della diligenza mostrata nell'apprezzare preventivamente i margini di rischio connessi all'operazione da intraprendere. Il principio della insindacabilità del merito delle scelte di gestione non si applica, quindi, in presenza di irragionevolezza, imprudenza o arbitrarietà palese dell'iniziativa economica.
Estinzione della società nelle more del giudizio: impugnazione della sentenza nei confronti dei soci
Cass. Civ. – Sez. I – 13 marzo 2025, n. 6662
Qualora l'estinzione della società di capitali, all'esito della cancellazione dal registro delle imprese, intervenga in pendenza del giudizio di cui la stessa sia parte, l'impugnazione della sentenza resa nei riguardi della società deve provenire o essere indirizzata, a pena d'inammissibilità, dai soci o nei confronti dei soci succeduti alla società estinta in quanto il limite di responsabilità degli stessi di cui all'art. 2495 c.c. non incide sulla loro legittimazione processuale ma, al più, sull'interesse ad agire dei creditori sociali, interesse che, tuttavia, non è di per sé escluso dalla circostanza che i soci non abbiano partecipato utilmente alla ripartizione finale.
Anche le società agricole possono accedere alle agevolazioni tributarie previste per l'IAP
Cass. Civ. – Sez. Trib. – 7 marzo 2025, n. 6172
Le agevolazioni tributarie previste dal D.Lgs. n. 99 del 2004 in favore dell'imprenditore agricolo professionale (IAP) si estendono alle società agricole a condizione che, oltre a qualificarsi come tali e ad avere ad oggetto esclusivo l'esercizio delle attività di cui all'art. 2135 c.c., almeno uno dei soci nel caso di società di persone, almeno un amministratore nel caso di società di capitali, e almeno un amministratore che sia anche socio nel caso di cooperative, possiedano detta qualifica di IAP. Conseguentemente, la limitazione dell'art. 1, comma 3-bis del decreto cit., secondo cui la qualificazione di IAP può essere apportata dall'amministratore ad una sola società, integrando una deroga al principio generale che importa la rilevanza delle attività dell'amministratore ai fini del conseguimento (e della stessa conservazione) della qualifica di imprenditore agricolo professionale, deroga volta a contrastare il fenomeno abusivo del cd. IAP "itinerante" (ove un soggetto IAP assume il ruolo di amministratore di più società), si applica solo alle società di capitali e non anche alle società di persone, rispetto alle quali la responsabilità solidale ed illimitata per le obbligazioni sociali gravante sul socio IAP è idonea ad arginare tale abuso.
Quando il contratto di mutuo è titolo esecutivo
Cass. Civ. – Sez. Unite – 6 marzo 2025, n. 5968
Il contratto di mutuo integra titolo esecutivo a favore del mutuante in tutti i casi in cui la somma mutuata sia stata effettivamente, quand'anche con mera operazione contabile, messa a disposizione del mutuatario e questi abbia assunto l'obbligazione - univoca, espressa ed incondizionata - di restituirla. Pertanto, costituisce valido titolo esecutivo, di per sé solo e senza che occorra un nuovo atto pubblico o scrittura privata autenticata che attesti l'erogazione dell'avvenuto svincolo, anche quando vi sia contestualmente pattuizione di costituzione della somma mutuata in deposito o pegno irregolari e assunzione dell'obbligazione della mandante di svincolarla direttamente al verificarsi di quanto convenuto.
Le Sezioni Unite sul mutuo solutorio
Cass. Civ. – Sez. Unite – 5 marzo 2025, n. 5841
Il perfezionamento del contratto di mutuo, con la conseguente nascita dell'obbligo di restituzione a carico del mutuatario, si verifica nel momento in cui la somma mutuata, ancorché non consegnata materialmente, sia posta nella disponibilità giuridica del mutuatario medesimo, attraverso l'accredito su conto corrente, non rilevando in contrario che le somme stesse siano immediatamente destinate a ripianare pregresse esposizioni debitorie nei confronti della banca mutuante, costituendo tale destinazione frutto di atti dispositivi comunque distinti ed estranei alla fattispecie contrattuale.
Anche ove si verifichi tale destinazione, il contratto di mutuo (c.d. mutuo solutorio), in presenza dei requisiti previsti dall'art. 474 cod. proc. civ., costituisce valido titolo esecutivo.
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Sommario
Bancarotta se l'amministratore si auto-liquida i compensi prelevando somme dalle casse sociali
Responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali se l'accomandante si ingerisce nella gestione
Bancarotta: è responsabile anche l'amministratore di diritto
L'accertamento della società di fatto
BJR: le iniziative economiche palesemente irragionevoli quali limiti all'insindacabilità delle scelte gestorie
Estinzione della società nelle more del giudizio: impugnazione della sentenza nei confronti dei soci
Anche le società agricole possono accedere alle agevolazioni tributarie previste per l'IAP