Riduzione di pena per mancata impugnazione nel giudizio abbreviato

Alessandro Trinci
10 Aprile 2025

Per la Corte di cassazione occorre l'udienza a pena di nullità.

Massima

L'applicazione, da parte del giudice dell'esecuzione, della diminuzione di pena prevista dall'art. 442, comma 2-bis, c.p.p., per i casi di mancata impugnazione della sentenza di condanna emessa all'esito del giudizio abbreviato, non può avvenire de plano, secondo la procedura semplificata prevista dall'art. 667, comma 4, c.p.p., ma richiede la procedura ordinaria di cui all'art. 666 c.p.p., con la conseguenza che, ove il giudice ometta di fissare l'udienza camerale provvedendo inaudita altera parte, l'ordinanza è affetta da nullità assoluta ex art. 178, comma 1, lett. c), c.p.p., rilevabile d'ufficio in ogni stato e grado del procedimento.  

Il caso

Tizio chiedeva al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, in funzione di giudice dell'esecuzione, la riduzione della pena inflittagli all'esito del giudizio abbreviato per aver omesso di impugnare la relativa sentenza, come previsto dall'art. 442, comma 2-bis, c.p.p., introdotto dal d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 (c.d. riforma Cartabia).

Il giudice, provvedendo de plano, applicava la diminuente ai soli reati giudicati con la medesima sentenza, rigettando la richiesta in ordine ai reati ad essi unificati a titolo di continuazione esterna, attesa la natura esclusivamente deflattiva del beneficio invocato.

Avverso l'ordinanza di rigetto Tizio ricorreva per cassazione per violazione di legge sostenendo che il giudice avrebbe dovuto applicate il beneficio anche ai reati unificati a titolo di continuazione esterna nello stesso ambito processuale, stante la natura sostanziale della diminuente introdotta dalla novella.

La Corte di cassazione, chiarita la natura deflattiva della diminuente esecutiva introdotta dall'art. 442, comma 2-bis, c.p.p., annullava l'ordinanza impugnata rilevando d'ufficio che il giudice dell'esecuzione non poteva emetterla de plano, ma avrebbe dovuto fissare l'udienza prevista dall'art. 666 c.p.p.

La questione

Le questioni affrontate dalla Corte di cassazione sono le seguenti: il procedimento per l'applicazione della diminuzione di pena di cui all'art. 442, comma 2-bis, c.p.p. è quello semplificato previsto dall'art. 667, comma 4, c.p.p. oppure quello ordinario disciplinato dall'art. 666 c.p.p.? Nel secondo caso, quali sono le conseguenze di una diminuzione applicata de plano senza la fissazione dell'udienza camerale?

Le soluzioni giuridiche

Il d.lgs. n. 150/2022 aveva interpolato il primo comma dell'art. 676 c.p.p. (rubricato “altre competenze”) aggiungendo all'elenco delle competenze residuali del giudice dell'esecuzione (estinzione del reato dopo la condanna, estinzione della pena quando la stessa non consegue alla liberazione condizionale o all'affidamento in prova al servizio sociale, pene accessorie, confisca e restituzione delle cose sequestrate) l'applicazione della “riduzione della pena prevista dall'articolo 442, comma 2-bis”. L'inciso finale del comma in esame stabilisce che “in questi casi il giudice dell'esecuzione procede a norma dell'articolo 667, comma 4”, ovvero secondo lo schema semplificato che prevede l'adozione de plano dell'ordinanza, la comunicazione al Pubblico Ministero e la notificazione all'imputato e al suo difensore e l'eventuale opposizione di dinanzi al medesimo giudice che introduce il procedimento camerale partecipato di cui all'art. 666 c.p.p.

Il d.lgs. 19 marzo 2024, n. 31 (c.d. Correttivo Nordio) è intervenuto su tale assetto normativo eliminando l'interpolazione al primo comma dell'art. 676 c.p.p. operata dalla riforma Cartabia e introducendo al suo posto un nuovo comma 3-bis nell'art. 676 c.p.p., secondo il quale «il giudice dell'esecuzione è, altresì, competente a decidere in ordine all'applicazione della riduzione della pena prevista dall'articolo 442, comma 2-bis. In questo caso, il giudice procede d'ufficio prima della trasmissione dell'estratto del provvedimento divenuto irrevocabile».

Ad avviso della Corte la scelta di rimuovere la disciplina della diminuente esecutiva dal primo comma dell'art. 676 c.p.p., che contiene il richiamo al procedimento previsto dall'art. 667, comma 4, c.p.p., collocandola in un comma ad hoc della stessa norma, nel quale non vi è alcun richiamo espresso a tale modulo procedurale, sarebbe sintomatica dell'intenzione del legislatore di applicare, anche per la diminuente in esame, la regola generale prevista dall'art. 666 c.p.p., che disciplina il modello ordinario che il giudice dell'esecuzione deve seguire nelle materia di usa competenza, rispetto al quale la procedura de plano è un'eccezione applicabile solo nei casi tassativamente previsti.

La Corte ha, inoltre, statuito che l'omessa fissazione dell'udienza camerale quando non deve procedersi de plano integra una nullità assoluta, insanabile e rilevabile anche d'ufficio in ogni stato a grado del procedimento, in quanto relativa alla partecipazione necessaria del difensore ai sensi dell'art. 178 lett. c) c.p.p.

Osservazioni

L'art. 676 c.p.p. contiene, al prima comma, un elenco tassativo di casi in cui il giudice dell'esecuzione decide seguendo le forme semplificate di cui all'art. 667, comma 4, c.p.p.

Il capoverso della medesima norma prevede che in caso di dubbio sulla proprietà delle cose confiscate il giudice ne rimetta la risoluzione al giudice civile.

L'ultimo comma, invece, stabilisce che il giudice dell'esecuzione dichiari d'ufficio l'estinzione del reato e della pena, e ciò ha indotto a ritenere che negli atri casi possa decidere solo su impulso di parte.

Dunque, l'art. 676 c.p. fissa un elenco di competenze per le quali deve procedersi in forma semplificata, stabilendo che per due di queste – l'estinzione del reato e l'estinzione della pena – si proceda d'ufficio, mentre per le altre solo su richiesta di parte.

In questo quadro, l'inserimento della diminuente processuale di cui all'art. 442, comma 2-bis, c.p.p. nel primo comma dell'art. 676 c.p.p. ad opera del d.lgs. 150/2022 non lasciava dubbi sul fatto che il legislatore avesse voluto aggiungere questo caso a quelli per i quali il giudice dell'esecuzione procede de plano su richiesta di parte.

Del resto, si tratta di una decisione che, almeno nella sua configurazione iniziale (vedremo meglio oltre che è stata poi arricchita), condivide con le altre materie residuali del giudice dell'esecuzione la semplicità di accertamento; anzi, talune delle materie previste dall'art. 676 c.p.p. – si pensi alla confisca – presentano una complessità decisamente maggiore.

Dunque, a seguito della novella la riduzione di pena per omessa impugnazione della sentenza di condanna emessa all'esito del giudizio abbreviato poteva essere applicata dal giudice dell'esecuzione su richiesta dell'imputato; ma anche del pubblico ministero, che ha interesse a definire la pena prima di emettere l'ordine di esecuzione; era da escludere, invece, che il giudice potesse attivarsi d'ufficio, stante la tassatività delle ipotesi (estinzione del reato e della pena).

Tuttavia, si era rilevata da più parti l'incongruità di tale soluzione che, a fronte di una decisione i cui presupposti sono di facile accertamento e il cui contenuto è predeterminato per legge, imponeva alle parti di attivarsi, con allungamento dei tempi e degli adempimenti e il rischio di inerzie.

Proprio per superare tale inconveniente, il d.lgs. n. 31/2024, coerentemente con i propri scopi di correzione e integrazione della riforma Cartabia, è intervenuto nelle forme già viste per “consentire al giudice dell'esecuzione di provvedere d'ufficio alla riduzione di un sesto in caso di mancata impugnazione della sentenza di condanna emessa ai sensi dell'articolo 442 c.p.p., così evitandosi una inutile attivazione di un procedimento di esecuzione su istanza di parte a fronte di una riduzione obbligatoria per legge” (così si legge a pagina 29 della relazione illustrativa).

Non vi sono dubbi, quindi, che il legislatore del 2024 intendesse soltanto attribuire al giudice dell'esecuzione il potere di concedere d'ufficio la diminuente processuale di cui all'art. 442, comma 2-bis, c.p.p.

Verosimilmente, la scelta di formulare un nuovo comma – peraltro con il numero cardinale del comma precedente integrato con l'avverbio numerale latino – è stata dettata dalla necessità di dover specificare non soltanto che il giudice procede d'ufficio – nel qual caso sarebbe stato sufficiente implementare il terzo comma – ma anche che deve farlo prima della trasmissione dell'estratto del provvedimento divenuto irrevocabile.

Purtroppo, però, come accade sempre più spesso, discutibili tecniche redazionali generano inaspettate eterogenesi dei fini.

Anche in questo caso il rimedio è andato oltre gli obiettivi. Il legislatore, infatti, avrebbe dovuto mantenere l'interpolazione del primo comma e intervenire sul terzo comma dell'art. 676 c.p.p. inserendo la riduzione di pena ex art. 442, comma 2-bis, c.p.p. fra i casi per i quali il giudice dell'esecuzione procede d'ufficio; a seguire, con un ulteriore periodo, avrebbe potuto specificare che non è necessario attendere l'estratto del provvedimento divenuto irrevocabile.

Scegliendo formulare un comma ad hoc, si è rotta l'unitarietà di disciplina che caratterizzava la struttura dell'art. 676 c.p.p., il cui primo comma accorpava competenze e rito, e ciò ha dato la stura a “interpretazioni preterintenzionali” come quella in esame.

Tuttavia, al di là dell'intenzione dichiarata nella relazione illustrativa, se davvero il legislatore avesse voluto assoggettare la nuova competenza al modulo procedurale ordinario avrebbe elaborato un autonomo articolo, essendo quanto meno eccentrica la scelta di aggiungere alle competenze residuali del giudice dell'esecuzione, tutte accomunate da una procedura semplificata, una materia sottratta a tale procedura.

Va detto che fra la novella legislativa del 2024 e la decisione in commento vi è stata un'importante decisione della Consulta che, sebbene non citata dalla Corte di cassazione, ha indubbiamente un'incidenza sulla lettura della riforma.

Come noto, la Corte costituzionale, con la sentenza n. 208 del 2024, ha attribuito al giudice dell'esecuzione il potere di concedere la sospensione della pena e la non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale quando, applicando la diminuente ex art. 442, comma 2-bis, c.p.p., la pena irrogata scende al di sotto dei limiti di legge che consentono la concessione di tali benefici.

Proprio perché inizialmente preclusi dalla pena irrogata, difficilmente la sentenza conterrà accertamenti e valutazioni in tema di benefici, con la conseguenza che un'istruzione sul punto sarà affidata al giudice dell'esecuzione, sia pure con tutti i limiti dell'attività probatoria in executivis.

Dunque, nei casi di pene di poco superiori ai limiti legali, l'omessa impugnazione apre le porte ad una possibile concessione di benefici inizialmente preclusi e può rendere utile un'attività probatoria di parte, inevitabilmente preclusa da una decisione adottata in assenza di contraddittorio.

Tuttavia, l'argomento non va sopravvalutato, non solo perché l'opportunità di una procedura partecipata non basta da sola a giustificare un'interpretazione che vada oltre le intenzioni del legislatore e perché le ipotesi in cui occorre accertare in executivis la concedibilità dei benefici sono statisticamente limitate, ma anche perché la procedura ex art. 667, comma 4, c.p.p. non elimina il contraddittorio ma lo posterga alla decisione rimettendolo all'iniziativa delle parti, le cui garanzie difensive non sono in alcun modo compresse.

In conclusione, la soluzione della Corte, oltre che discutibile sul piano giuridico, rischia di produrre effetti contrari agli scopi deflattivi ed efficientistici che caratterizzano la riforma Cartabia. Le risorse che lo Stato intendeva risparmiare incentivando la riduzione dei giudizi di impugnazione rischiano di essere, almeno in parte, erose dal meccanismo di concessione del beneficio, divenuto più oneroso per tutti gli adempimenti conseguenti alla celebrazione di un'udienza. Senza contare che nella maggioranza dei casi la decisione sarà scontata e il contraddittorio inutile.

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