Marzo 2025: ammissione del credito di regresso del fideiussore, compensabilità del credito IVA ante fallimento, requisiti per la continuità aziendale
La Redazione
10 Aprile 2025
Questo mese si segnalano le pronunce della Corte di cassazione in tema, tra l’altro, di opponibilità alla massa della trascrizione del contratto preliminare concluso mediante scrittura privata, obbligo di risarcimento dei danni derivanti da inadempimenti antecedenti alla procedura concorsuale, presupposti per l’ammissione al passivo del credito di regresso del fideiussore, ammissione al passivo del credito restitutorio SACE, COMI, compensazione del credito IVA maturato ante fallimento con i debiti IVA maturati in costanza di procedura, attestazione della veridicità dei dati aziendali, requisiti per la continuità aziendale, bancarotta fraudolenta da operazioni dolose
Opponibilità alla massa della trascrizione del contratto preliminare concluso mediante scrittura privata
Cass. civ., sez. I, 3 marzo 2025, n. 5550
Deve ritenersi opponibile alla massa dei creditori, non ostandovi l'art 45 l. fall, la trascrizione della scrittura privata contenente il contratto preliminare eseguita dopo l'apertura della procedura concorsuale, sulla base di una pronuncia giudiziale che abbia accertato l'autenticità delle sottoscrizioni ivi apposte e la cui domanda introduttiva sia stata a sua volta trascritta prima della dichiarazione di fallimento.
Obbligo di risarcimento dei danni derivanti da inadempimenti antecedenti alla procedura concorsuale
Cass. civ., sez. I, 3 marzo 2025, n. 5585
Il curatore (o, nell'amministrazione straordinaria, il commissario straordinario) che subentra nel rapporto contrattuale pendente assume, dunque, l'obbligo di eseguire, in prededuzione, "in luogo" del contraente poi fallito, "tutti i relativi obblighi" (art. 72, comma 1, l. fall.), nei limiti, però, di quelli maturati successivamente al subingresso (arg. ex art. 74 l. fall.) - che, nell'amministrazione straordinaria (a differenza del fallimento: art. 72, comma 1, l. fall.), è, come detto, automatico ed opera fino alla scelta tra il definitivo subingresso e lo scioglimento - nonché, ma solo se si tratta di contratti "ad esecuzione continuata o periodica", di quelli al pagamento del corrispettivo delle consegne già avvenute o dei servizi già erogati prima dell'apertura della procedura (art. 74 l. fall.): non assume, invece, né nell'uno né nell'altro caso, gli obblighi al risarcimento dei danni che derivano da inadempimenti al medesimo contratto commessi dal contraente poi assoggettato a fallimento (o ad amministrazione straordinaria) prima della sua apertura, i quali, pertanto, se e nella misura in cui emergano in giudizio, sono ammessi al passivo di tale procedura come crediti maturati (solo) nei confronti di quest'ultimo (in collocazione chirografaria o privilegiata a seconda dei casi) e, in quanto crediti concorsuali, assoggettati alla relativa falcidia.
La Cassazione detta i presupposti per l'ammissione al passivo del credito di regresso del fideiussore
Cass., sez. 1, 6 marzo 2025, n. 5964
In tema di concorso di creditori, ai sensi dell'art. 61, comma 2, l. fall., il fideiussore non vanta un diritto di regresso prima del pagamento del debito garantito e non può, pertanto, essere ammesso al passivo con riserva trattandosi di credito condizionale; la sua ammissione al passivo potrà semmai avvenire, data la natura concorsuale del credito di regresso, solo dopo il pagamento, in surrogazione del creditore.
Ammissione al passivo del credito restitutorio SACE
Cass., Sez. 1, 12 marzo 2025, n. 6570
In tema di ammissione allo stato passivo del credito restitutorio di SACE, il privilegio previsto dall'art. 9, comma 5, d.lgs. n. 123 del 1998 non presuppone indefettibilmente un provvedimento formale di revoca del beneficio per mancanza dei requisiti previsti per la sua concessione, in quanto, accedendo al credito in ragione di una finalità pubblica di sostegno connessa all'erogazione, è suscettibile d'essere riconosciuto ogni qualvolta ad un inadempimento abbia fatto comunque seguito l'escussione della garanzia. (La S.C. ha cassato il provvedimento del giudice di merito, a tenore del quale la causa di prelazione in parola può essere riconosciuta solo nei casi di revoca formale disciplinati dall'art. 9 del d.lgs. n. 123/1998 e non nelle ipotesi di mancato pagamento delle rate del mutuo, costituendo quest'ultimo un mero inadempimento civilistico).
COMI: rileva la riconoscibilità da parte dei terzi
Cass., Sez. 1, 12 marzo 2025, n. 6620
In tema di accertamento del COMI, il nuovo codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza aggiunge, al criterio della presunzione iuris tantum di coincidenza della sede effettiva con la sede legale dell'impresa, il criterio della riconoscibilità da parte dei terzi, in armonia con la legislazione Europea, secondo il quale in base ad una valutazione complessiva delle prove deve darsi peso al luogo ove la società abbia di fatto esternalizzato il proprio centro di interesse, rilevando a tal fine non solo la sede legale ma il luogo dove si è svolta l'attività sociale preponderante.
Liquidazione dei beni ex l. n. 3/2012: le spese del gestore della crisi non rientrano tra le uscite di carattere generale nell'interesse della procedura
Cass. civ., sez. I, 14 marzo 2025, 6865
In tema di sovraindebitamento, nel procedimento di liquidazione del patrimonio del debitore di cui all'art. 14-ter, comma 3, l. n. 3 del 2012, le spese del gestore della crisi non costituiscono uscite di carattere generale della procedura sostenute nell'interesse di tutti i creditori e, di conseguenza, non possono essere ripartite, in via proporzionale, sul ricavato dei beni oggetto di ipoteca o pegno e ciò in ragione del rilievo che la procedura de qua è di natura volontaria, aprendosi su iniziativa e nell'interesse dello stesso debitore e non dei creditori, che, infatti, non ricevono alcuno specifico vantaggio dall'avvio della stessa, in luogo della proposizione di azioni esecutive individuali nei confronti del proprio debitore.
Non è compensabile il credito IVA maturato ante fallimento con i debiti IVA maturati in costanza di procedura
Cass., sez. V, 21 marzo 2025, n. 7512
In tema di fallimento (e di liquidazione giudiziale), sebbene dopo la dichiarazione di fallimento il curatore fallimentare conservi la stessa partita IVA della società fallita, in nessun caso il credito IVA sorto antecedentemente alla dichiarazione di fallimento può essere compensato con IVA a debito generata in esercizi successivi. Invero, le due posizioni IVA – quella antecedente e quella successiva al fallimento – sebbene riferite ad un'unica partita IVA sono fra loro distinte e divaricate e detta diversità è testimoniata, sul piano strutturale, dalla circostanza per cui, al momento della sentenza d'apertura della procedura di concorso, il curatore è tenuto a redigere due dichiarazioni Iva, la prima avente ad oggetto le operazioni effettuate dall'imprenditore dichiarato fallito, la seconda riferita alle operazioni successive alla dichiarazione di fallimento.
Quali documenti sono utilizzabili ai fini della verifica di sussistenza dei requisiti di non fallibilità?
Cass., sez. I, 22 marzo 2025, n. 7642
Ai fini della verifica di sussistenza dei requisiti di non fallibilità, ciò che conta è “la rappresentazione storica dei fatti e dei dati economici e patrimoniali dell'impresa medesima, comunque questa sia raggiungibile. Con la conseguente possibilità di avvalersi dell'intero arco documentale costituito dalle scritture contabili provenienti dalla medesima impresa del cui fallimento si discute (ivi compresa pure la c.d. corrispondenza d'impresa di cui all'art. 2220 c.c.), come pure di qualunque altra documentazione, formata da terzi o dalla parte stessa, che possa nel concreto risultare utile.
Surrogazione del committente che ha pagato di debiti dell'appaltatore fallito verso i suoi dipendenti: privilegio o chirografo?
Cass., sez. I, 24 marzo 2025, n. 7830
La surrogazione della committente, che ha eseguito il pagamento dei debiti della appaltatrice verso i suoi dipendenti, determina il subingresso della stessa a titolo particolare nelle pretese privilegiate dei dipendenti verso la loro società datrice fallita, beneficiando delle relative garanzie personali; tale subingresso ha, tuttavia, effetti giuridici differenti, dal punto di vista della natura chirografaria o privilegiata del credito, in ragione della differente causa del credito che il solvens ha acquisito: vale a dire, (a) per un verso, i crediti (derivanti dal rapporto subordinato) dei dipendenti (che hanno ricevuto i pagamenti) nei confronti della datrice di lavoro hanno carattere privilegiato; (b) per altro verso, il distinto credito avente il proprio fondamento causale non nel rapporto di lavoro subordinato, ma nell'obbligazione di garanzia, assunto nei soli confronti dell'opponente, in assenza di specifica attribuzione normativa, ha carattere chirografario.
Accertamenti extracontabili ai fini dell'attestazione della veridicità dei dati aziendali
Cass., Sez. 1, 25 marzo 2025, n. 7878
In tema di concordato preventivo, l'attestazione di veridicità dei dati aziendali costituisce il perno attorno al quale ruota la consapevolezza del voto dei creditori, che su quei dati fanno affidamento ai fini del loro consenso informato e che costituisce condizione di ammissibilità del concordato anche ai sensi dell'art. 162, secondo comma, l. fall. Ove nel corso della procedura emerga che siffatta condizione mancava al momento del deposito della proposta, il Tribunale può revocare ex art. 173, terzo comma, l. fall. l'ammissione al concordato, restando irrilevante una eventuale nuova attestazione di veridicità (Cass., n. 7975/2017); nel qual caso, il Tribunale esercita il sindacato sulla veridicità dei dati aziendali esposti nei documenti prodotti unitamente al ricorso sotto il profilo della loro effettiva consistenza materiale e giuridica, al fine di consentire ai creditori di valutare poi la convenienza della proposta e la stessa fattibilità del piano (Cass., n. 2130/2014). La verifica attiene a un perimetro più ampio della mera base dati contabile e si nutre infatti di accertamenti anche extracontabili, volti verificare la effettiva consistenza degli elementi patrimoniali; con la conseguenza che un diverso riscontro degli elementi patrimoniali da parte dell'organo commissariale fa venir meno il presupposto informativo che l'attestazione è tenuta a fornire, nonché la funzione dell'attestazione di veridicità dei dati aziendali, imposta per legge a corredo della proposta
Requisiti per la continuità aziendale
Cass., sez. , 30 marzo 2025, n. 8365
La prosecuzione dell'attività di impresa, al fine di consentire la qualificazione del piano concordatario quale continuità aziendale, deve dunque riguardare, ove la prosecuzione sia soltanto parziale, quanto meno una porzione significativa del nucleo aziendale, vale a dire un'articolazione funzionalmente autonoma dell'attività economica precedentemente organizzata che conservi la propria identità. La conservazione di questa identità deve essere accertata in base al complesso delle circostanze di fatto che caratterizzano la specifica operazione prevista in piano (tra cui, ad esempio, il tipo d'impresa, l'identità dell'attività produttiva, l'utilizzo, almeno in parte, della medesima forza lavoro, il tendenziale mantenimento della stessa clientela, la sottrazione alla liquidazione e la destinazione, almeno in parte, dei beni materiali già in precedenza utilizzati per lo svolgimento dell'attività).
Bancarotta: l'istanza di rateizzazione del debito fiscale e previdenziale non esclude le “operazioni dolose”
Cass. pen., sez. V, 25 marzo 2025 (ud. 5 febbraio 2025), n. 11740
Il reato di bancarotta fraudolenta da operazioni dolose può ben essere integrato dalla violazione, deliberata, sistematica e protratta nel tempo, dei doveri degli amministratori concernenti il versamento degli obblighi contributivi e previdenziali, con prevedibile aumento dell'esposizione debitoria della società. Laddove tale condotta abbia determinato un debito consistente, in mancanza dell'assunzione di doverose iniziative per farvi fronte, la presentazione da parte dell'amministratore dell'istanza di rateizzazione può rappresentare un mero escamotage per proseguire l'attività economica, continuando a generare passività, impedendo di escludere l'intento fraudolento.
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Sommario
Opponibilità alla massa della trascrizione del contratto preliminare concluso mediante scrittura privata
La Cassazione detta i presupposti per l'ammissione al passivo del credito di regresso del fideiussore
COMI: rileva la riconoscibilità da parte dei terzi
Liquidazione dei beni ex l. n. 3/2012: le spese del gestore della crisi non rientrano tra le uscite di carattere generale nell'interesse della procedura
Non è compensabile il credito IVA maturato ante fallimento con i debiti IVA maturati in costanza di procedura
Quali documenti sono utilizzabili ai fini della verifica di sussistenza dei requisiti di non fallibilità?
Surrogazione del committente che ha pagato di debiti dell'appaltatore fallito verso i suoi dipendenti: privilegio o chirografo?
Accertamenti extracontabili ai fini dell'attestazione della veridicità dei dati aziendali
Requisiti per la continuità aziendale
Bancarotta: l'istanza di rateizzazione del debito fiscale e previdenziale non esclude le “operazioni dolose”