Inadempimento dell’appaltatore e risarcimento danni per perdita delle agevolazioni fiscali
24 Aprile 2025
Il giudice di merito, dopo aver individuato la ripartizione dell'onere della prova della responsabilità dell'appaltatore (contrattuale), ha accertato l'inadempimento da parte della società convenuta (appaltatrice), non avendo questa provato di aver esattamente adempiuto alle obbligazioni derivanti da contratto ovvero che l'inadempimento fosse dipeso da circostanze alla stessa non imputabili. Con riferimento, inoltre, alla gravità dell'inadempimento, il giudice ha precisato che questa debba essere valutata in primo luogo, applicando un parametro oggettivo, per cui il giudice del merito è chiamato a verificare che l'inadempimento abbia inciso in misura apprezzabile nell'economia complessiva del rapporto, in astratto, per la sua entità e, in concreto, in relazione al pregiudizio effettivamente causato all'altro contraente, sì da creare uno squilibrio sensibile del sinallagma contrattuale; in secondo luogo, considerando il comportamento mantenuto da entrambe le parti. Nel caso in esame rileva anche il dedotto collegamento tra l'intervento edilizio affidato in appalto e l'accesso alle agevolazioni fiscali, tra cui "Superbonus 110%" e "Sismabonus" previste dalla normativa ratione temporis vigente per gli interventi di efficientamento energetico e miglioramento sismico ex artt. 119 e 121 d.l. n. 34/2020 (c.d. Decreto Rilancio) e s.m.i., il che rende del tutto comprensibile l'interesse del committente alla regolare e tempestiva esecuzione di quanto in oggetto. Dunque, il giudice ha accolto la domanda di risoluzione del contratto di appalto ai sensi dell'art. 1453 c.c., per grave inadempimento dell'appaltatrice, condannando la convenuta alla restituzione, in favore dell'attore, dell'acconto e degli interessi maturati. Tuttavia, ha ritenuto infondata la domanda di risarcimento del danno da inadempimento, rilevando che, in materia di bonus edilizi in genere e di risarcimento del danno al committente delle opere, la giurisprudenza di merito (v. tra le altre, Trib. Padova, sez. II, 15 novembre 2023, n. 2266; Trib. Perugia n. 1478/2024; Trib. Venezia n. 706/2024; Trib. Varese n. 1065/2024; Trib. Padova n. 1192/2024; Trib. Lodi n. 59/2025) opina nel senso che la mera scadenza del termine utile ad accedere al beneficio fiscale non determina in automatico un danno patrimoniale, ossia una perdita effettiva nella sfera patrimoniale del committente-creditore della prestazione rimasta inadempiuta per fatto e colpa dell'appaltatore. Difatti, non ammettendo il nostro ordinamento il risarcimento di danni in re ipsa, il committente è quindi onerato di provare non solo l'osservanza degli adempimenti e la sussistenza di tutti i requisiti soggettivi e tecnici richiesti dalla normativa per accedere al beneficio fiscale - in tesi - perduto in conseguenza dell'altrui inadempimento, ma anche il nesso di causalità tra l'inadempimento dell'appaltatore e il danno patrimoniale subito, consistente nella impossibilità di ottenere (o conservare) il risparmio di spesa finale, sottoforma di agevolazione fiscale, in quanto ormai definitivamente perduto, totalmente o anche in misura parziale. Nei precedenti giurisprudenziali sopra citati si richiede, ad esempio, la prova dell'impossibilità per il committente di reperire, in tempo utile allo scopo, altra impresa cui affidare l'esecuzione dei lavori originariamente appaltati al debitore inadempiente ovvero la prova che, pur avendo affidato ad altra impresa l'esecuzione dei lavori, il committente abbia effettivamente sostenuto o dovrà certamente sostenere (essendosi assunto la relativa obbligazione), per la medesima opera, spese a titolo di corrispettivo in misura superiore a quelle che avrebbe sostenuto se, concorrendo l'agevolazione fiscale mediante cessione del credito d'imposta o lo sconto in fattura in luogo delle detrazioni fiscali, il primo appaltatore avesse puntualmente adempiuto l'obbligazione assunta. Nel caso in esame, l'attore non ha provato (ed invero neppure dedotto) di essersi trovato nell'impossibilità di reperire altre imprese costruttrici in tempo utile a salvaguardare, in tutto o in parte, l'agevolazione fiscale prevista e prorogata nel tempo dalla legislazione sopravvenuta, né ha allegato e provato di essere (stato) nel possesso di tutti i requisiti (oggettivi, soggettivi e tecnici) richiesti dalla legge ratione temporis vigente per l'effettiva conseguibilità dello "sconto in fattura" de quo. Inoltre, non è ravvisabile dagli atti alcun danno patrimoniale propriamente inteso, quale differenza tra il patrimonio attuale del committente ed il valore che tale patrimonio avrebbe avuto in assenza dell'inadempimento dell'appaltatrice, non essendo peraltro noto se l'attore ha poi dato corso alle medesime opere originariamente appaltate e se lo stesso ha sostenuto spese ulteriori in conseguenza del ritardo. Non è dunque possibile sostenere che l'attore, a causa dell'inadempimento della società convenuta, ha subito una diminuzione della propria sfera patrimoniale, che risulta essere la medesima tanto prima quanto dopo l'illecito compiuto dall'appaltatrice. Pertanto il giudice ha rigettato la domanda di risarcimento danni. |