Esonero IMU e procedure concorsuali

La Redazione
28 Aprile 2025

La Corte di giustizia tributaria di primo grado di Roma ricorda che la norma che esonera le imprese sottoposte a procedure concorsuali dal pagamento dell'IMU nel corso dell'anno oggetto di imposizione è di stretta interpretazione e, pertanto, va applicata solo con riferimento alle procedure concorsuali enunciate.

La Corte di giustizia tributaria di primo grado di Roma ha ritenuto infondato un ricorso proposto da un consorzio agrario avverso un avviso di accertamento relativo ad IMU per l'anno di imposta 2018. Il ricorrente aveva eccepito, in forza dell'art. 10, comma 6, d.lgs. n. 504/1992, di essere soggetto a procedura di liquidazione coatta amministrativa fin dal 1992 e di essere pertanto destinatario della previsione normativa secondo la quale le imprese sottoposte a procedure concorsuali non devono provvedere al pagamento dell'IMU nel corso dell'anno oggetto di imposizione, ma devono provvedervi, per il periodo di durata dell'intera procedura, entro tre mesi dalla data del decreto di trasferimento degli immobili ceduti.

La Corte ricorda che la norma enunciata è di stretta interpretazione e, pertanto, va applicata solo con riferimento alle procedure concorsuali enunciate (Cass. civ., sez. V, Ordinanza, 11 luglio 2023, n. 19681, con riferimento alla procedura di amministrazione straordinaria per le grandi imprese in crisi disciplinata dal d.lgs. n. 270 del 1999), ovvero il fallimento e la liquidazione coatta amministrativa, «trattandosi di deroga al regime impositivo generale da ritenersi insuscettibile d'interpretazione analogica».

Dalla visura camerale prodotta dalla stessa ricorrente emerge che dal marzo 2023 essa risulta in concordato, ossia una procedura che non ricade nel presupposto normativo.

Inoltre, la sospensione del termine di pagamento presuppone la presentazione di una dichiarazione al Comune di ubicazione dell'immobile, circa lo stato di fallimento o liquidazione coatta amministrativa, dichiarazione che non risulta essere stata presentata nel caso concreto.

Su queste premesse, la Corte ritiene essere venuti meno i presupposti della non esigibilità della pretesa tributaria anche con riferimento alle somme antecedentemente dovute.

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