La non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale
La recente evoluzione normativa in ordine alla contravvenzione di cui all'art. 187 comma 1 C.d.S.
La previgente formulazione dell'art. 187 C.d.S. puniva Chiunque guida in stato di alterazione psico-fisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope.
La disposizione, quindi, descriveva un reato di condotta, di pericolo astratto, funzionale alla tutela dell'interesse alla sicurezza per la circolazione stradale, strumentale alla protezione dell'incolumità degli utenti della strada.
Come da consolidata giurisprudenza, costituzionale e di legittimità, la fattispecie era costituita dal concorso di due elementi qualificanti: «da un lato, lo stato di alterazione, capace di compromettere le normali condizioni psico-fisiche indispensabili nello svolgimento della guida e concretizzante di per sé una condotta di pericolo per la sicurezza della circolazione stradale; dall'altro l'assunzione di sostanze (stupefacenti o psicotrope), idonee a causare lo stato di alterazione» (C. cost., 27 luglio 2004, n. 277; Cass. pen., sez. IV, 13 febbraio 2023, n. 5890).
Successivamente, la recente l. n. 177/2024, sull'assunto dell'intentio legislatoris - come si evince dai lavori preparatori - «di porre rimedio alle difficoltà operative riscontrate nella contestazione dell'illecito della guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti, incidendo principalmente sugli strumenti di accertamento a disposizione delle forze di polizia … si supera lo stato di alterazione psico-fisica come presupposto per tipizzare la fattispecie penale, che determinava di fatto la non punibilità di condotte particolarmente pericolose per l'incolumità pubblica».
È stata, quindi, espunta dalla descrizione della porzione oggettiva del tipo contravvenzionale l'espressione in stato di alterazione psico-fisica, che fungeva da thema probandum (oltre che decidendum).
All'esito dell'intervento normativo, la fattispecie punisce Chiunque guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope, il cui disvalore non è più articolato sull'interesse concernente la sicurezza per la circolazione stradale, bensì sul mero dato di successione cronologica.
Ne deriva un'operazione con effetti espansivi del perimetro della penalità entro il quale rientrerebbero:
- tanto l'ipotesi in cui l'agente si sia posto alla guida dopo aver assunto, anche per ragioni terapeutiche, sostanze stupefacenti o psicotrope, cui sia conseguita un'alterazione psico-fisica idonea a compromettere le normali condizioni indispensabili nello svolgimento della guida;
- quanto l'ipotesi in cui l'agente si sia posto alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope, in assenza di alcuna alterazione.
L'esegesi del novellato disposto normativo non si presta a interpretazioni costituzionalmente orientate.
Sulla violazione della necessaria offensività, di cui agli artt. 13, 25 comma 2, 27 Cost., quale principio dimostrativo. Divieto di incriminazioni d'autore.
Ritiene il G.i.p., che la condotta dell'art. 187 comma 1 C.d.S., come novellato dalla l. 25 novembre 2024 n. 177, neutralizzate le potenzialità predittive dell'alterazione psico-fisica, non consente di rintracciare alcun elemento, tantomeno scientificamente fondato, capace di sostenere la conclusione secondo la quale, in assenza di alterazione, possa darsi una qualsivoglia offesa in termini di messa in pericolo all'interesse alla sicurezza per la circolazione stradale.
Ulteriore violazione dei basilari canoni costituzionali, si rinviene in quella che potrebbe integrare un'incriminazione d'autore, in quanto tale confliggente con il principio penale del fatto, per vero presupposto indefettibile del principio di offensività.
Infatti, il baricentro della nuova fattispecie, privata dal rilievo dell'alterazione psico-fisica, lungi dall'articolarsi intorno alla pericolosità rispetto alla sicurezza per la circolazione stradale, si rimodula intorno all'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, condotta che, nel porsi all'estremo dell'uso personale di cui all'art. 75 d.P.R. n. 309/1990, prospetta un'incriminazione di un modo di essere dell'agente, assuntore di sostanze stupefacenti o psicotrope.
Sulla violazione del principio di offensività-ragionevolezza, di cui agli artt. 3,13,25 comma 2, 27 Cost.: la manifesta irragionevolezza della presunzione di pericolosità sottesa all'incriminazione.
Osserva ancora il G.i.p. che il nuovo art. 187 comma 1 C.d.S., viola i principi di necessaria offensività/ragionevolezza, di cui agli artt. 3,13,25 comma 2 e 27 Cost., attesa la manifesta arbitrarietà della presunzione di pericolosità sottesa all'incriminazione.
Infatti, la guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope, in assenza di alterazione psico-fisica, configura un reato di condotta di pericolo presunto, che tuttavia non risulta sorretto da alcuna base nomologica, atteso che la fattispecie si mostra sprovvista di alcuna fondata potenzialità offensiva dell'interesse tutelato.
Sulla violazione del principio di finalismo rieducativo della pena.
Stante la radicale assenza di offensività insita nella nuova incriminazione, appare inattingibile l'obiettivo della rieducazione del condannato posto dall'art. 27 comma 3 Cost. e nemmeno sacrificabile a fronte della valorizzazione di altre funzioni della pena.
Sulla violazione del principio di uguaglianza-ragionevolezza: la manifesta irragionevolezza dell'assimilazione del trattamento tra situazioni differenti.
L'equiparazione sanzionatoria, con la medesima cornice edittale, di fattispecie portatrici di diverso disvalore - chi si ponga alla guida, sotto l'effetto di sostanze, con effettiva compromissione psicofisica, e chi faccia altrettanto, in assenza di alcuna compromissione - si pone in spregio al principio di uguaglianza/ ragionevolezza.
Trattasi, infatti, di situazioni empiricamente ed eziologicamente completamente differenti, la cui assimilazione non può conciliarsi con il principio di eguaglianza, in uno con quello di ragionevolezza, che impedisce di assoggettare al medesimo trattamento giuridico vicende differenti.