La sottoscrizione digitale dei provvedimenti giudiziari

05 Maggio 2025

Il processo di transizione digitale ha modificato, quasi radicalmente, il modo di intendere i rapporti tra Pubbliche Amministrazioni, tra queste ultime ed i cittadini e tra questi ultimi e le macchine (si pensi ai procedimenti algoritmici).

Ma, la cultura del digitale è intervenuta anche nella fase di risoluzione delle controversie giudiziarie, modificando le regole di accesso e di svolgimento dei processi. Non vi è, allora, dubbio alcuno che il digitale permea l’intero tessuto sociale ed è difficile ravvisare un’area della società che non sia interessata dalla trasformazione digitale. 

Premessa

Uno dei pilastri della transizione digitale è quella di “innovare” senza, però, dimenticare le radici che, nella fattispecie, sono rappresentate dai principi costituzionalmente condivisi, quali, ad esempio, quello di democraticità, di ragionevole durata del processo, etc..

Vi è, allora, un nucleo che potremmo definire incomprimibile, rappresentato dai diritti fondamentali che non può essere oggetto di negoziazione, neppure, laddove l’obiettivo sia rappresentato da una evoluzione della società. 

La digitalizzazione, allora, deve essere sostenibile, altrimenti, si rischia di trasformare un ipotetico vantaggio in un pregiudizio ai diritti fondamentali.

L’intera società coinvolta in questo processo di digitalizzazione ha iniziato lentamente a prendere confidenza con nuovi strumenti, quelli tecnologici, e ad interiorizzare nuove regole, quali, appunto, quelle contenute nelle norme di settore.

In questo processo di transizione digitale sono coinvolti anche gli operatori del settore ovvero, difensori e giudici, chiamati, nei loro rispettivi ruoli, ad accertare la verità processuale.

Tra le diverse prescrizioni innovative vi è, ad esempio, quella che prescrive la sottoscrizione in formato digitale dei documenti.

La sottoscrizione digitale delle sentenze

In considerazione della introduzione della sentenza in formato elettronico, anche questo documento dovrebbe essere redatto con l'utilizzo della firma digitale.

La giurisprudenza ha più volte asserito che la sottoscrizione in formato digitale è equiparata alla sottoscrizione autografa.

La condizione è che la sottoscrizione sia riconoscibile e risulti evidente la provenienza dal giudice che ha redatto il provvedimento.

Si rammenta, infatti, che ai sensi dell'art. 24, comma 1, del d.lgs. n. 82/2005, del Cad la sottoscrizione digitale “deve riferirsi in maniera univoca ad un solo soggetto ed al documento o all'insieme di documenti cui è apposta o associata”.

Il processo di digitalizzazione consente di ricollegare il giudice ad una sentenza grazie all'inserimento della personale smart card” e del relativo pin, in quanto il magistrato è l'unico titolare delle predette chiavi crittografiche. 

Inoltre, ogni pagina del documento contiene la formula “Firmato da”, seguito dal cognome e dal nome del giudice.

Questo consente la riconducibilità della firma all'autore, l'integrità del documento e l'immodificabilità del provvedimento. Ed è proprio l'immodificabilità del documento (se non ad opera dell'autore) è uno dei principali vantaggi di questi sistemi di firma digitale.

Ancora, il diritto vivente, a riprova della rilevanza della sottoscrizione digitale, ha sottolineato che “non costituisce ragione di invalidità della sentenza firmata digitalmente il fatto che nelle “proprietà” del file che la contiene sia riportato un “autore” del documento diverso dal  giudice, perché la paternità di un atto giudiziario telematico dipende esclusivamente dalla sua sottoscrizione con firma digitale e la menzione di un “autore” risultante dalle “proprietà” non vale ad indicare l'estensore materiale del provvedimento” (Cassazione civile sez. III, 11/02/2022, n.4430, la sentenza è reperibile su Giust. Civ. Mass., 2022).

La violazione delle regole “digitali”

È chiaro, allora, che rileva la riferibilità e la possibilità di risalire all'autore del documento.

Ci si domanda, tuttavia, quali siano le conseguenze a cui sia esposto l'atto in caso di mancato rispetto delle regole che prescrivono il formato digitale.

In linea con un'amministrazione di risultato che preferisce conservare le risorse piuttosto che sciuparle, il mancato rispetto delle specifiche tecniche conduce alla salvezza dell'atto giuridico applicandovi il disposto di cui all'art. 156 c.p.c. che entra di diritto nel processo tributario per effetto del rinvio esterno alla disciplina processual-civilistica, in quanto compatibile.

Sul punto si è ottenuto anche il supporto della giurisprudenza di legittimità, la quale ha asserito che la violazione delle forme digitali non integra l'inesistenza della notifica del medesimo bensì la sua nullità che, pertanto, può essere sanata dal raggiungimento dello scopo (Cassazione civile sez. II, 13/06/2023, n.16778, la sentenza è reperibile su dejure).

Non viene, dunque, irrogata la sanzione della inesistenza, ma quella della nullità, sanabile, laddove l'atto abbia raggiunto il suo scopo. 

Problema differente è quello attinente alla sottoscrizione effettuata mediante un certificato elettronico scaduto.

L'art. 24, comma 3, del Cad, a tal proposito, stabilisce che “per la generazione della firma digitale deve adoperarsi un certificato qualificato che, al momento della sottoscrizione, non risulti scaduto di validità ovvero non risulti revocato o sospeso”.

Sul punto si rinvia ad una pronuncia della giurisprudenza di legittimità la quale ha equiparato la sottoscrizione con certificato scaduto alla mancata sottoscrizione dell'atto, venendo così ad essere integrata la causa di inammissibilità dell'impugnazione prevista dall'art. 24, comma 6-sexies, lett. a), d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176 (Cassazione penale, 10 agosto 2023, n.45316, sez. fer.).

In conclusione

Il ricorso alle tecnologie è, indubbiamente, finalizzato a creare una giustizia aperta, partecipata, più efficiente e meno dispendiosa sia sotto il profilo temporale, sia economico.

La transizione digitale ha condotto ad un ripensamento degli strumenti utilizzati dal giudice per l’esercizio delle sue funzioni. L’udienza a distanza, i documenti allegati in formato digitale, la firma digitale, sono espressione di questo nuovo modo di intendere il processo tributario. 

Affinché, lo sviluppo tecnologico possa essere “sostenibile” è necessario rafforzare la sicurezza dei sistemi digitali per consentire agli stessi di essere “affidabili”.

Occorre, inoltre, insistere sulla “regola” e sulla “sanzione” da irrogare in caso di violazione della predetta regola.

Senza dimenticare, la necessità di assicurare l’osservanza di quei principi che il nostro ordinamento lentamente ha recepito per effetto del processo di integrazione giuridica, ovvero, quello di proporzionalità e del raggiungimento dello scopo

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