La conferma delle misure protettive e la concessione di misure cautelari nella CNC nei rapporti tra società debitrici e banche
05 Maggio 2025
Massima Può essere concessa, nell’ambito del percorso di composizione negoziata, la misura cautelare consistente nell’inibitoria per gli istituti di credito i) della segnalazione in Centrale Rischi e presso Crif della posizione a sofferenza, pur avendo il debitore sospeso il pagamento di rate di mutuo per insostenibilità delle stesse, ii) della revoca delle linee di credito già concesse, salva l’applicazione della disciplina della vigilanza prudenziale. Il caso Il caso in esame trae origine da due pronunce, rispettivamente del Tribunale di Venezia e del Tribunale di Crotone, che affrontano il tema della conferma delle misure protettive e della concessione di misure cautelari nell'ambito della composizione negoziata della crisi d'impresa, con specifico riguardo ai rapporti tra società debitrici e banche. In particolare, in ordine all'inibitoria della segnalazione a sofferenza in Centrale Rischi e presso Crif, il Tribunale di Venezia ha osservato che il pregiudizio in capo agli istituti di credito, derivante dalla concessione delle misure cautelari richieste dalla debitrice, risulta bilanciato dal rischio, per la stessa, di non poter accedere al credito per effetto della segnalazione in Centrale Rischi e dalla strumentalità di tali risorse finanziarie per la realizzazione del piano di risanamento. Il Tribunale ha altresì ricordato che, pur essendo previsto dall'art. 16, comma 5, c.c.i.i. che l'accesso alla composizione negoziata non costituisce, di per sé, causa di sospensione e di revoca degli affidamenti bancari, resta ferma l'eventuale adozione di tali iniziative nei casi previsti dalla disciplina di vigilanza prudenziale. Su questi presupposti, il Tribunale di Venezia ha confermato le misure protettive e ha disposto, in via cautelare, l'inibitoria alla banca di provvedere alla segnalazione a sofferenza, sino alla scadenza delle misure protettive stesse. Anche nel caso del Tribunale di Crotone la ricorrente ha chiesto l'inibitoria per gli istituti di credito di segnalare il passaggio a sofferenza in Centrale Rischi e presso Crif, derivante dall'intervenuta sospensione dei pagamenti di rate di mutuo nel corso delle trattative e la revoca delle linee di credito concesse. Anche in questo caso, acquisito il parere favorevole dell'Esperto, il Tribunale di Crotone ha confermato le misure protettive e ha concesso le misure cautelari richieste per la durata di 120 giorni. La questione L'affinità delle questioni giuridiche affrontate dal Tribunale di Venezia e dal Tribunale Crotone consente una trattazione unitaria della questione. Le misure protettive, definite dall'art. 2, comma 1, lett. p) c.c.i.i., sono misure temporanee volte a tutelare il patrimonio del debitore da determinate condotte o azioni dei creditori che potrebbero pregiudicare le iniziative assunte per la regolazione della crisi; le misure cautelari, invece, definite dall'art. 2, comma 1, lett. q) c.c.i.i., sono provvedimenti per loro natura atipici che appaiono, secondo le circostanze, più idonei ad assicurare provvisoriamente il buon esito delle trattative, gli effetti degli strumenti di regolazione della crisi e l'attuazione delle relative decisioni. Ai fini della conferma delle misure protettive (la cui richiesta viene pubblicata nel Registro delle Imprese) è richiesto il deposito di un ricorso sul quale il Tribunale si esprime (anche con riguardo alla loro revoca, proroga ovvero abbreviazione) e ai fini della concessione delle misure cautelari, nell'ambito della composizione negoziata, è richiesto che vi sia una verosimile probabilità di risanamento (i.e. fumus boni iuris), nonché che la mancata concessione delle misure possa pregiudicare l'esito delle trattative (i.e. periculum in mora). Mentre gli effetti delle misure protettive tipiche possono riguardare tutti i creditori e quindi trovare applicazione erga omnes, oppure solo nei confronti di taluni soggetti individuati dal debitore, gli effetti delle misure cautelari si manifestano solo nei confronti dei singoli destinatari di ciascuna di esse. Nei casi affrontati dalle ordinanze in esame, le ricorrenti hanno richiesto la conferma delle misure protettive con portata erga omnes e la contestuale concessione delle misure cautelari consistenti nell'inibitoria - soltanto per le banche - di segnalare in Centrale Rischi e presso Crif la sospensione dei pagamenti e di revocare le linee di credito concesse. Le questioni giuridiche che rilevano consistono: i) nel rapporto tra la concessione delle misure cautelari e le ragioni degli istituti di credito e ii) nel rapporto tra la misura cautelare e la disciplina della vigilanza prudenziale. Osservazioni Preliminarmente occorre precisare che le misure cautelari previste nell'ambito del percorso di composizione negoziata della crisi d'impresa sono caratterizzate da alcune peculiarità, rispetto a quelle puramente civilistiche. Se, infatti, in tale ultimo caso, alla domanda di concessione del provvedimento cautelare deve far seguito l'instaurazione del giudizio di merito a pena di inefficacia (cfr. artt. 669-octies e 669-novies c.p.c.), nell'ambito della composizione negoziata della crisi la misura cautelare ha certamente efficacia e durata temporanea, ma è espressamente esclusa dall'art. 19, comma 7, c.c.i.i. l'applicazione delle norme che impongono l'instaurazione del giudizio di merito, essendo la stessa strettamente connessa allo svolgimento delle trattative nell'ambito del percorso di risanamento. Con specifico riguardo alla richiesta di inibitoria della segnalazione a sofferenza in Centrale Rischi e presso Crif della posizione della ricorrente, l'accoglimento dell'istanza dipende dalla valutazione del rischio cui sarebbe stata esposta la ricorrente stessa in mancanza dell'inibitoria, rischio individuato nella difficoltà di accesso al credito in presenza di segnalazione e nella potenziale revoca delle linee di credito già esistenti e utilizzate, risorse tutte strettamente funzionali al percorso di risanamento stesso. Vi è da constatare, poi, che il d.lgs. 13 settembre 2024, n. 136 (“Correttivo-ter”) è intervenuto ampiamente sulla regolamentazione dei rapporti bancari durante il percorso di composizione negoziata. Il riferimento è all'art. 16, comma 5, c.c.i.i. che impedisce alle banche e agli altri istituti di credito di sospendere o revocare le linee di credito concesse per il solo fatto di aver avuto accesso alla composizione negoziata e che prevede che la classificazione del credito venga determinata in base al contenuto del progetto di risanamento, ferma la disciplina di vigilanza prudenziale. Ancora, il riferimento è all'art. 18, comma 5, c.c.i.i., secondo cui i creditori, le banche, gli intermediari finanziari, i loro mandatari e i cessionari dei loro crediti, nei cui confronti operano le misure protettive, non possono revocare le linee di credito già concesse per il solo fatto del mancato pagamento dei crediti anteriori rispetto alla pubblicazione dell'istanza di applicazione delle misure protettive ex art. 18, comma 1, c.c.i.i. Il favor del legislatore per il debitore che ha intrapreso il percorso della composizione negoziata trova limite nella disciplina della vigilanza prudenziale, intesa come quel complesso di regole volte a garantire la stabilità patrimoniale degli istituti di credito. Conclusioni In conclusione, l’impianto normativo in materia di misure protettive del codice della crisi consente di affermare che la conferma delle stesse da parte del Tribunale sia subordinata all’accertamento di una prospettiva di risanamento razionale, credibile e non manifestamente infattibile, a seguito di una cognizione sommaria sulla base degli elementi disponibili e degli accertamenti dell’esperto. La misura cautelare, consistente nell’inibitoria per gli istituti di credito di segnalare posizioni a sofferenza o di revocare affidamenti, è coerente con il fine della composizione negoziata, in quanto il pregiudizio che le banche potrebbero subire è temporaneo e comunque bilanciato dall’esigenza di perseguire un progetto di risanamento che risulta concretamente realizzabile. |