Art. 105 c.p.a.: revocazione della sentenza dell’appello e rinvio del giudizio al primo grado

Redazione Scientifica Processo amministrativo
30 Aprile 2025

In applicazione dei principi stabiliti dalla sentenza dell'Adunanza plenaria, 20 novembre 2024, n. 16, nell'ipotesi in cui il Consiglio di Stato, in sede di revocazione, accolga il rescindente – per avere il giudice di appello erroneamente ritenuto non oggetto di gravame il capo autonomo e autosufficiente della sentenza di primo grado, fondato sul difetto di legittimazione attiva del ricorrente – e, in parte qua, il rescissorio – per essere la declaratoria di inammissibilità del ricorso di primo grado erronea –,in fase rescissoria, ai fini  dello scrutinio nel merito del ricorso di primo grado, deve essere disposto rinvio al primo giudice ex art. 105 c.p.a. per avere dichiarato l'erronea inammissibilità del ricorso di primo grado.

Il ricorrente impugnava ex art. 106 e ss. c.p.a. per revocazione, per errore di fatto, la sentenza con cui il Consiglio di Stato aveva dichiarato inammissibile l'appello dallo stesso proposto avverso la sentenza del T.A.R. che aveva, a sua volta, dichiarato inammissibile, per difetto di legittimazione attiva, il ricorso proposto contro la deliberazione del Consiglio Comunale per la delocalizzazione di una stazione di telefonia mobile su un terreno vicino a quello di proprietà del medesimo ricorrente, acquistato per intervenuta usucapione ventennale.

 In primo grado, il ricorrente aveva fondato la propria legittimazione ad agire sulla detenzione qualificata e sulla proprietà dell'area controversa e solo secondariamente sulla vicinitas; nel ricorso in appello era stato contestato il preciso capo della sentenza del T.A.R. che negava detto titolo di legittimazione e solo secondariamente il capo della sentenza inerente al titolo di legittimazione basato sulla vicinitas.

Tanto esposto, il collegio ha ritenuto fondato il ricorso per revocazione.

Preliminarmente, il collegio ha ribadito alcuni tratti identificativi dell'errore sul fatto ex art. 395, comma 1, n. 4 c.p.c. e, sulla scorta di dette coordinate ermeneutiche, ha ritenuto che il motivo di revocazione sia fondato con accoglimento tanto nella sua parte rescindente quanto in quella rescissoria.

Quanto alla parte rescindente, il collegio ha ritenuto che il giudice di appello sia incorso in un abbaglio dei sensi in ordine alla portata ed al contenuto oggettivo degli atti processuali in quanto il ricorrente in revocazione ha espressamente proposto appello tanto avverso il capo della sentenza di primo grado che ha negato la sussistenza di una legittimazione ad agire legata alla proprietà/detenzione dell'area direttamente interessata dalla delocalizzazione quanto anche avverso il capo della sentenza inerente al titolo di legittimazione basato sulla vicinitas.

Rilevati detti errori di fatto e sussistendo l'ipotesi di cui agli artt. 106 c.p.a e 395 comma 1 n. 4) c.p.c., il collegio ha accolto, in sede rescindente, la domanda di revocazione e, per l'effetto, ha disposta la revoca della sentenza di appello.

Conseguentemente, il collegio ha ritenuto applicabili i principi da ultimo stabiliti da Cons. Stato, Ad. plen., sentenza 20 novembre 2024, n. 16 secondo cui “L'art. 105, comma 1, c.p.a., nella parte in cui prevede che il Consiglio di Stato rimette la causa al giudice di primo grado se dichiara la nullità della sentenza, si applica anche quando la sentenza appellata abbia dichiarato inammissibile il ricorso di primo grado, errando palesemente nell'escludere la legittimazione o l'interesse del ricorrente”, in quanto oggetto di appello è una decisione di inammissibilità che ha omesso l'esame del merito inteso come fatti di causa, ossia decisioni che non prendono in considerazione la specifica situazione fattuale, e che non ha esaminato il merito del ricorso.

Pertanto, il Consiglio di Stato che accolga il ricorso in sede revocazione ex art. 106 c.p.a. nella sua parte rescindente –  per avere il giudice di appello erroneamente ritenuto non oggetto di gravame il capo autonomo e autosufficiente della sentenza di primo grado, fondato sul difetto di legittimazione attiva del ricorrente – deve, con riferimento all'effetto rescissorio, disporre il rinvio al primo giudice ex art. 105 c.p.a. per avere dichiarato l'erronea inammissibilità del ricorso di primo grado.

Infatti, l'art. 105, comma 1, c.p.a., nella parte in cui prevede che il Consiglio di Stato rimette la causa al giudice di primo grado, se dichiara la nullità della sentenza, si applica anche quando la sentenza appellata abbia dichiarato inammissibile il ricorso di primo grado, errando palesemente nell'escludere la legittimazione o l'interesse del ricorrente.

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