Notifica inesistente del decreto ingiuntivo e interesse ad agire
12 Maggio 2025
Massima In tema di procedimento d'ingiunzione, la parte contro la quale è stato emesso un decreto ingiuntivo non notificato o la cui notifica è giuridicamente inesistente può, decorso il termine stabilito dall'art. 644 c.p.c., chiederne la declaratoria di inefficacia, attraverso lo speciale procedimento camerale di cui all'art. 188 disp. att. c.p.c., ovvero proporre un'azione volta all'accertamento dell'inefficacia, anche mediante l'opposizione ex art. 645 c.p.c., purché sussista, quale condizione dell'azione, un interesse concreto ed attuale, che presuppone, applicando le regole generali del processo in tema di accertamento negativo di un diritto, l'avvenuto compimento di un atto di esercizio, rivendicazione o seria manifestazione di vitalità dello stesso. Il caso Con atto di citazione F.G., propone opposizione a decreto ingiuntivo di cui non era andata a buon fine la notifica del provvedimento monitorio all'indirizzo di residenza del debitore, nel termine perentorio di 60 giorni previsto ex art. 644 c.p.c. L'opponente assume di essere venuto a conoscenza del decreto ingiuntivo in occasione del ritiro di un altro decreto ingiuntivo emesso presso un diverso foro e notificato, ai sensi dell'art. 140 c.p.c. al nuovo indirizzo di residenza del medesimo debitore. Nel testo del ricorso del secondo decreto ingiuntivo viene specificata la riproposizione del ricorso in relazione al medesimo credito già fatto valere con l'emissione del primo decreto ingiuntivo, la cui notificazione era però mancata. F. G., propone opposizione al primo decreto ingiuntivo eccependo l'inefficacia dello stesso in considerazione del tentativo infruttuoso di notifica. Avverso la pronuncia del giudice di prime cure – con la quale si dichiarava la legittimazione del debitore a proporre opposizione perché la nullità/inesistenza della notifica del decreto ingiuntivo non impedisce il decorso del termine per proporla – confermata anche in fase di gravame dinanzi al giudice di seconde cure, viene proposto ricorso per Cassazione. La questione La quaestio juris devoluta alla cognizione del giudice di legittimità verte sulla richiesta di declaratoria d'inammissibilità dell'opposizione a decreto ingiuntivo per carenza di interesse ad agire dell'opponente, nel caso in cui sussista l'inefficacia del suddetto decreto ingiuntivo per effetto dell'omessa notificazione entro il termine perentorio stabilito dall'art. 644 c.p.c. Le soluzioni giuridiche La Cassazione nell'accogliere il ricorso – ribaltando la precedente doppia conforme statuizione dei giudici di merito – ribadisce il principio secondo cui, ai sensi dell'art. 100 c.p.c., per proporre una domanda o per contraddire alla stessa è necessario avervi interesse, di fatto inesistente nella fattispecie scrutinata poiché nessun concreto ed attuale interesse alla proposizione dell'opposizione è ravvisabile in capo all'opponente, a fronte di un decreto ingiuntivo divenuto inefficace per mancata notifica nel termine di legge. Infatti, da un lato, la mancata notificazione di detto decreto non ha determinato la pendenza della lite, ai sensi dell'art. 643 c.p.c. e, dall'altro lato, l'incontestata decorrenza del termine per la notifica previsto dall'art. 644 c.p.c. comporta che non vi è alcuna incertezza sull'inefficacia del decreto stesso. Ad ulteriore conferma dell'inesistenza di un interesse concreto ed attuale ad opporre il decreto in questione sovviene la chiosa finale della Cassazione nel precisare che nell'ipotetica eventualità in cui, in futuro, nonostante la pacifica inefficacia, il decreto ingiuntivo di cui si discorre dovesse essere notificato tardivamente, in quel caso l'opponente non resterebbe comunque privo di tutela, sussistendo soltanto in tale ipotesi il suo interesse a proporre l'opposizione ex art. 645 c.p.c. al fine di fare dichiarare l'inefficacia dell'anzidetto decreto ingiuntivo. Osservazioni La fattispecie nasce dall'opposizione ad un decreto ingiuntivo la cui notificazione, sebbene non fosse stata portata a termine e, dunque, non fosse esistente, era stata ugualmente proposta dall'opponente al fine di farne valere l'inefficacia e la litispendenza con altro procedimento. I giudici di legittimità, muovendo preliminarmente dall'art. 644 c.p.c. - il quale stabilisce che il decreto di ingiunzione diventa inefficace qualora la notificazione non sia eseguita nel termine di sessanta giorni dalla pronuncia - e dall'art. 188, disp. att., c.p.c., in ordine all'ambito di applicabilità del relativo procedimento, ribadiscono il principio per cui il procedimento regolato da quest'ultima norma è esperibile soltanto nell'ipotesi in cui la notificazione del decreto ingiuntivo sia inesistente perché non eseguita o portata o termine, ovvero perché viziata da inesistenza giuridica, ma non nel diverso caso in cui la notificazione sia invece stata portata a termine, sia pure tardivamente, oppure risulti viziata da nullità (Cass. civ., sez. III, 24 novembre 2021, n. 36496; Cass. civ., sez. VI-3, 2 ottobre 2018, n. 23903; Cass. civ., sez. I, 2 aprile 2010, n. 8126). Ciò premesso, la pronuncia in commento è interessante per lo sforzo interpretativo profuso al fine di circoscrivere ex art. 100 c.p.c. l'ambito di operatività e l'attualità dell'interesse all'accertamento dell'inefficacia del decreto ingiuntivo con un'autonoma domanda. In tale ottica, nella sentenza che si annota ribadisce altresì che l'interesse ad agire, previsto quale condizione dell'azione ex art. 100 c.p.c., va identificato in una situazione di carattere oggettivo derivante da un fatto lesivo, in senso ampio, del diritto e consistente in ciò che senza il processo e l'esercizio della giurisdizione l'attore finirebbe per subire un danno. Ne deriva che tale interesse deve avere necessariamente carattere attuale, poiché solo in tale caso trascende il piano di una mera prospettazione soggettiva assurgendo a giuridica ed oggettiva consistenza, restando invece escluso quando il giudizio sia meramente strumentale alla soluzione di una questione di diritto in vista di situazioni future o meramente ipotetiche (Cass. civ., sez. II, 8 maggio 2024, n. 12532; Cass. civ., sez. I, 29 marzo 2007, n. 7786, in cui si è efficacemente affermato che l'interesse ad agire deve essere concreto ed attuale, consistendo nell'esigenza di ottenere un risultato utile giuridicamente apprezzabile e non altrimenti conseguibile senza l'intervento del giudice; Cass. civ., sez. II, 18 aprile 2002, n. 5635). Ciò significa che non può dirsi attuale, né concreto, l'interesse che presuppone un accertamento ancora da verificarsi, il cui esito, peraltro, ben potrebbe essere diverso da quello ipotizzato, in via alternativa, dalla stessa parte interessata. Conseguentemente, l'affermazione di tale principio comporta che in quanto condizione dell'azione, peraltro, l'interesse ad agire deve sussistere fino al momento della decisione, quale espressione del bisogno di tutela giurisdizionale (Cass. civ., sez. II, 11 agosto 2016, n. 17029; Cass. civ., sez. II, 11 giugno 2013, n. 14649). Alle considerazioni che precedono, la Suprema Corte precisa ulteriormente che, laddove l'azione si sostanzi in una domanda volta all'accertamento negativo di un diritto, costituisce condizione dell'azione ex art. 100 c.p.c. l'avvenuto compimento di un atto di esercizio, rivendicazione o seria manifestazione di vitalità del diritto della cui inesistenza si invoca la relativa declaratoria (Cass. civ., sez. III, 12 settembre 2024, n. 24552; Cass. civ., sez. III, 4 agosto 2016, n. 16281). Poiché nella fattispecie la mancata notificazione del decreto ingiuntivo non ha determinato la pendenza della lite, ai sensi dell'art. 643 c.p.c., fatto quest'ultimo acclarato per effetto dell'incontestata decorrenza del termine per la notifica previsto dall'art. 644 c.p.c., sostenuta sia dalla parte opponente sia da quella opposta, ragione per cui non vi è spazio per alcuna incertezza sull'inefficacia del suddetto decreto, è evidente il difetto di interesse ad agire dell'opponente, certificato dalla volontà del creditore di riproporre la medesima domanda monitoria dinanzi ad altro giudice, dopo che la notifica del decreto ingiuntivo precedentemente ottenuto non era andata a buon fine. Del resto come sostenuto in altro precedente giurisprudenziale di legittimità (Cass. civ., sez. I, 18 ottobre 2021, n. 28573), accertata l'inesistente notifica del decreto e la sua inefficacia, si verifica il consolidamento della presunzione di abbandono del titolo che preclude anche l'esame della fondatezza riferita alla pretesa creditoria azionata in via monitoria, diversamente da quanto accadrebbe invece nel caso di nullità od irregolarità della notifica che, facendo escludere quella presunzione, onera l'ingiunto di proporre l'opposizione tardiva, fornendo la prova di non avere avuto tempestiva conoscenza del decreto ingiuntivo, con l'effetto di consentire, in caso positivo, l'esame della causa nel merito. Le due ipotesi devono essere tenute distinte, non potendosi – al fine di consentire l'esame del merito della pretesa creditoria anche nel caso di notificazione omessa o giuridicamente assente – utilmente richiamare il principio secondo cui l'opposizione proposta al fine di eccepire l'inefficacia del decreto non esime il giudice dal decidere non solo sulla proposta eccezione di inefficacia del titolo, ma anche sulla fondatezza della pretesa creditoria già azionata in via monitoria (Cass. civ., sez. I, 18 ottobre 2021, n. 28573 cit.), essendo tale principio riferito al ben diverso caso di avvenuta notificazione del decreto ingiuntivo oltre i termini di legge. A tale fine, è significativo che il rimedio dell'opposizione a decreto ex art. 650 c.p.c. o in via ordinaria nel termine prefissato dal provvedimento notificato (Cass. civ., sez. I, 30 marzo 1995, n. 3783) è ritenuto applicabile anche alla notificazione del decreto ingiuntivo fuori termine (Cass. civ., sez. I, 2 aprile 2010, n. 8126), ipotesi che, come nel caso della notificazione nulla o irregolare, postula però la pendenza della lite che è realizzata dalla notifica del decreto ex art. 643 c.p.c. comune a tali casi – diversamente da quanto accade se la notifica è inesistente – e che il ricorso per ingiunzione è qualificabile come domanda giudiziale, idonea a costituire il rapporto processuale, sebbene per iniziativa della parte convenuta che si difende anche nel merito, con la conseguenza che è compito del giudice adito provvedere, oltre che sull'eccezione di inefficacia del decreto, anche sulla fondatezza della pretesa azionata nel procedimento monitorio (Cass. civ., sez. I, 18 ottobre 2021, n. 28573 cit.). La pronuncia in commento è l'occasione per una chiosa finale sul concetto di inesistenza giuridica della notificazione di un'atto del processo, nel caso che ci occupa, costituito dal decreto ingiuntivo con l'annesso ricorso, atteso il noto insegnamento delle Sezioni unite, le quali hanno più volte messo in guardia l'interprete del diritto sulla necessità di considerare come residuale la categoria dell'inesistenza della notificazione, che distingue la linea di confine tra l'atto in tesi affetto da nullità ed il “non atto”. Infatti, secondo le note sentenze “gemelle” di legittimità risalenti ormai al 2016, in tema di notificazione il codice di rito non contempla la categoria dell'inesistenza, neppure con specifico riferimento alla sentenza priva della sottoscrizione del giudice, qualificata come affetta da nullità insanabile (Cass. civ., sez. un., 20 luglio 2016, n. 14916 e Cass. civ., sez. un., 20 luglio 2016, n. 14917). Tale constatazione consente di affermare che, da un lato, il legislatore non ha motivo di disciplinare gli effetti di ciò che non esiste dal punto di vista giuridico e, dall'altro lato, che la nozione di inesistenza della notificazione debba piuttosto essere confinata ad ipotesi talmente radicali che il medesimo legislatore ha ritenuto di non prendere nemmeno in considerazione. In estrema sintesi, l'inesistenza della notificazione è configurabile, oltre che in caso di totale mancanza materiale dell'atto, nelle sole ipotesi in cui venga posta in essere un'attività priva degli elementi costitutivi essenziali idonei a rendere riconoscibile quell'atto. In tale occasione i giudici di legittimità, nel confermare detta tesi, rilevarono dunque che l'inesistenza della notificazione è configurabile, in base ai principi di strumentalità delle forme degli atti processuali e del giusto processo, oltre che in caso di totale mancanza materiale dell'atto, nelle sole ipotesi in cui venga posta in essere un'attività priva degli elementi costitutivi essenziali idonei a rendere riconoscibile un atto qualificabile come notificazione, ricadendo ogni altra ipotesi di difformità dal modello legale nella categoria della nullità. Tali elementi consistono nell'attività di trasmissione, svolta da un soggetto qualificato, dotato, in base alla legge, della possibilità giuridica di compiere detta attività, in modo da potere ritenere esistente ed individuabile il relativo potere esercitato; nella fase di consegna, intesa in senso lato come raggiungimento di uno qualsiasi degli esiti positivi della notificazione previsti dall'ordinamento, in virtù dei quali, la stessa debba comunque considerarsi, ex lege, eseguita, restando, pertanto, esclusi soltanto i casi in cui l'atto venga restituito puramente e semplicemente al mittente, sì da dovere reputare la notificazione meramente tentata ma non compiuta, e, quindi, in buona sostanza, omessa (Cass. civ., sez. un., 20 luglio 2016, n. 14916 e 14917 cit.). Recentemente, si è quindi pervenuti alla conclusione che nelle notificazioni a mezzo di posta elettronica certificata, qualora il messaggio regolarmente pervenuto al destinatario indichi chiaramente gli estremi essenziali della notificazione – soggetto notificante, soggetto notificato, oggetto della notifica – qualsiasi anomalia che renda di fatto illeggibili gli allegati – atti notificati e relata di notifica – comporta la nullità e non l'inesistenza, della notificazione (Cass. civ., sez. lav., 30 ottobre 2023, n. 30082). In tale contesto, si è altresì affermato il principio in base al quale, poiché il luogo in cui la notificazione dell'atto viene eseguita non attiene ai suoi elementi costitutivi essenziali, i vizi relativi all'individuazione di detto luogo, anche qualora esso si riveli privo di alcun collegamento col destinatario, ricadono sempre nell'ambito della nullità dell'atto, come tale sanabile, con efficacia ex tunc, o per raggiungimento dello scopo, a seguito della costituzione della parte intimata, anche se compiuta al solo fine di eccepire la nullità, o in conseguenza della rinnovazione della notificazione, effettuata spontaneamente dalla stessa parte interessata oppure su ordine del giudice ai sensi dell'art. 291 c.p.c. (Cass. civ., sez. un., 20 luglio 2016, n. 14916 e 14917 cit.). Riferimenti
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