Eccezione revocatoria ordinaria del mutuo fondiario nel sovraindebitamento ex l. 3/2012
13 Maggio 2025
La Suprema Corte si è pronunciata su un ricorso proposto dalla mandataria di un istituto bancario, la quale chiedeva di cassare la pronuncia con cui il Tribunale di Roma – nell'ambito della formazione del passivo di una procedura di liquidazione giudiziale del sovraindebitato ex l. n. 3/2012 – aveva, tra l'altro, ammesso in via chirografaria il relativo credito derivante dal mancato rimborso delle rate di un mutuo ipotecario. Il Tribunale aveva confermato: a) la legittimazione dei liquidatori giudiziali a proporre l'eccezione revocatoria ordinaria della garanzia ipotecaria ex art. 2091 c.c.; b) la fondatezza di tale eccezione, in ragione della ritenuta natura fraudolenta dell'operazione. Quanto alla questione sub-a), la Corte ha ritenuto che, avendo il liquidatore il potere (ex art. 14-decies l. 3/2012) di esercitare o proseguire, su autorizzazione del giudice, ogni azione prevista dalla legge per recuperare beni e crediti del sovraindebitato, egli è legittimato in tal senso anche in via di eccezione; questo in virtù del principio generale secondo il quale ciò che si può far valere in via di azione si può far valere, a fortiori, in via di eccezione (“quae temporalia sunt ad agendum, perpetua sunt ad excipiendum”). Di seguito il principio di diritto affermato: «In tema di liquidazione del patrimonio del sovraindebitato, di cui agli artt. 14-ter e d. della legge n. 3 del 2012 (e successive modifiche e integrazioni), e nell'ambito del sub-procedimento di formazione del passivo disciplinato dall'art. 14-octies, il liquidatore può sollevare in via incidentale l'eccezione di revocatoria ordinaria ex art. 2901 c.c., in applicazione del principio generale temporalia ad agendum perpetua ad excipiendum, posto che ai sensi dell'art. 14-decies, comma 2, l. n. 3/2012 – introdotto dal d.l. 137/2020, conv. con mod. dalla l. 176/2020, applicabile anche alle procedure pendenti alla data della sua entrata in vigore – il liquidatore ha il potere di esercitare o proseguire, su autorizzazione del giudice, le azioni dirette a far dichiarare inefficaci gli atti compiuti dal debitore in pregiudizio dei creditori, secondo le norme del codice civile». Quanto alla questione sub-b), secondo la ricorrente l'ammissione al chirografo del credito derivante dal mutuo «farebbe venire meno il presupposto dell'inopponibilità del mutuo alla massa fallimentare, necessario ai fini della revocatoria ordinaria dell'atto di costituzione di ipoteca, che beneficia del consolidamento breve ex art. 39 TUB». La Corte premette che il beneficio del consolidamento breve dell'ipoteca, ex art. 39 TUB, non riguarda la revocatoria ordinaria ex art. 2901 c.c. (Cass. 86/2022), qui in discussione, bensì la revocatoria fallimentare». Ciò detto, viene ricordato che nelle fattispecie di c.d. “eterovestizione fondiaria” (cioè la stipulazione del mutuo fondiario a copertura di una pregressa esposizione debitoria chirografaria) il credito viene generalmente ammesso al chirografo, attesa l'effettiva erogazione della somma e la revocabilità della sola ipoteca. Una simile operazione, infatti, «non integra necessariamente né la fattispecie della simulazione del mutuo (volta a dissimulare la concessione di una garanzia per il debito preesistente), né quella della novazione (consistente nella sostituzione del preesistente debito chirografario con un debito garantito), potendosi invece configurare alla stregua di un procedimento negoziale indiretto» in cui l'importo pattuito viene effettivamente erogato ed utilizzato per l'estinzione del precedente debito chirografario. Tale operazione è, per tanto, «impugnabile per revocatoria in quanto diretta per un verso ad estinguere con mezzi anormali la precedente obbligazione e per altro verso a costituire una garanzia per il debito preesistente, dovendosi ravvisare il vantaggio conseguito dalla banca non già nella stipulazione del mutuo fondiario in sé, ma nell'impiego dello stesso come mezzo per la ristrutturazione di un passivo almeno in parte diverso (Cass. 3817/2025, che richiama espressamente Cass 4694/2021, 19746/2018, 4202/2018, 3955/2016)». |