Come gestire il rimborso spese per mutuo e mobili tra ex conviventi

13 Maggio 2025

L’ex convivente ha diritto al rimborso delle somme conferite per il mutuo e per i mobili della casa dell’ex partner?

L'ex convivente, unico percettore di reddito, non potrà ricevere la restituzione delle somme che ha pagato per l'acquisto del mobilio di casa e a titolo di mutuo, per la durata della convivenza: tale contribuzione è da ricondursi a una forma di collaborazione e di assistenza morale e materiale che si reputa doverosa nell'ambito di uno stabile rapporto affettivo.

Gli anzidetti importi, infatti, corrispondono a quanto, verosimilmente, avrebbe speso a titolo di canone di locazione e per l'utilizzo di un'unità immobiliare stessa.

Invero, le dazioni conferite da un convivente all'altro durante la convivenza vanno intese come adempimenti che la coscienza sociale ritiene doverosi nell'ambito di un consolidato rapporto affettivo che implica necessariamente forme di collaborazione e di assistenza morale e materiale tra i partners.

Con specifico riferimento ai citati doveri morali e sociali, che trovano la loro fonte nella formazione sociale costituita dalla convivenza more uxorio, i versamenti di denaro eseguiti da un convivente a favore dell'altro durante la convivenza costituiscono l'attuazione di un'obbligazione naturale, ai sensi dell'art. 2034 c.c., e cioè l'esecuzione di un dovere morale e sociale, con conseguente impossibilità di chiederne la restituzione.

Tali dazioni vanno generalmente intese come osservanze che la coscienza sociale ritiene doverose nell'ambito di un consolidato rapporto affettivo, che non può non implicare forme di collaborazione e di assistenza morale e materiale.

Un consolidato orientamento di legittimità precisa che è configurabile l'ingiustizia di arricchimento di un convivente more uxorio ai danni dell'altro in presenza di prestazioni che esulino dal mero adempimento delle obbligazioni nascenti dal rapporto di convivenza il cui contenuto va parametrato alle condizioni sociali e patrimoniali dei componenti della famiglia di fatto e travalichino i limiti di proporzionalità e di adeguatezza.

In definitiva, si ribadisce il principio per cui l'attribuzione patrimoniale a favore del convivente more uxorio configura l'adempimento di un'obbligazione naturale, sempre che il giudice di merito abbia ritenuto che tale attribuzione sia adeguata alle circostanze e proporzionata all'entità del patrimonio e alle condizioni sociali del solvens, non travalicando, come detto, i limiti di proporzionalità e di adeguatezza.

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