Furto di veicolo e onere della prova nella giurisprudenza della CGUE

La Redazione
14 Maggio 2025

L'art. 13 della Direttiva 2009/103/CE pone a carico del soggetto assicuratore l'onere di dimostrare la malafede della vittima di incidente stradale che fosse a conoscenza della circostanza di trovarsi su un veicolo rubato.

La vicenda oggetto di controversia vedeva la ricorrente, cittadina italiana, rimanere vittima di un incidente automobilistico, per poi scoprire che il veicolo su cui aveva accettato il passaggio era stato rubato. Nel corso del successivo processo civile citava in giudizio l'impresa assicuratrice del conducente per ottenere il risarcimento del danno subito ex art. 283 del codice delle assicurazioni private.

L'impresa, tuttavia, sosteneva che il risarcimento fosse dovuto nei confronti dei soggetti trasportati che avessero ignorato, al momento dell'incidente, di trovarsi a bordo di un veicolo che circolava illegalmente, ma che, secondo consolidata giurisprudenza italiana, fosse onere della vittima dimostrare tale ignoranza non colpevole e, nella vicenda in esame, tale prova sarebbe mancata.

L'interpellato giudice del rinvio ha sollevato la questione innanzi alla Corte di giustizia UE, alla luce di quanto stabilito dalla Direttiva 2009/103/CE sull'assicurazione della responsabilità civile.

La Corte ha evidenziato come, ai sensi della Direttiva, la parte lesa abbia diritto a essere risarcita per i danni causati dall'utilizzo o guida del veicolo assicurato da parte di soggetti non autorizzati, non titolari della patente di guida o che non si siano conformati agli obblighi di legge tecnici in merito a condizioni e sicurezza del veicolo.

Ai sensi dell'art. 13 comma 2 della Direttiva la tutela viene meno nel caso in cui la vittima accetti spontaneamente di viaggiare su un veicolo che sa essere guidato da persona non autorizzata.

Tuttavia, l'art. 13, anche alla luce dell'art. 10 che impone a ogni Stato UE la creazione di un Fondo di garanzie per le vittime, deve essere interpretato in maniera restrittiva, imponendo al Fondo di dimostrare che la vittima fosse consapevole dell'uso illecito del veicolo. Costituirebbe, infatti, una prassi contraria ai principi UE di tutela delle vittime, imporre loro l'onere di dimostrare la propria buona fede.

Spetta, dunque, al Fondo (e in questo caso all'impresa assicuratrice) dimostrare la cattiva fede e consapevolezza delle circostanze in cui viaggiava della vittima trasportata.