La proposta ex art. 380-bis c.p.c. e la ricusazione del giudice
21 Maggio 2025
La Cassazione, già prima della riforma Cartabia, nella vigenza dell'art. 380-bis c.p.c. nel precedente testo che prevedeva sempre la formulazione di una sorta di “proposta”, ha ritenuto non ricorressero le condizioni per l'accoglimento dell'istanza. L'istituto della ricusazione, infatti, costituisce il necessario corollario processuale dei principi costituzionali di imparzialità e terzietà del giudice, nell'interesse sia dell'amministrazione della giustizia che della salvaguardia del diritto soggettivo della parte processuale e si riferisce ad ipotesi tassativamente previste. In particolare, la giurisprudenza di legittimità nella vigenza della vecchia formulazione dell'art. 380-bis c.p.c., trattandosi di un'attività oggi paragonabile a quella svolta dal giudice istruttore in applicazione dell'art. 185 c.p.c., ebbe già modo di affermare che «In tema di ricusazione nell'ambito del procedimento di cassazione ex art. 380-bis c.p.c. , non ricorre l'obbligo di astensione di cui all'art. 51, n. 4, c.p.c., in capo al giudice relatore autore della proposta di cui al primo comma della citata disposizione, in quanto detta proposta non riveste carattere decisorio, essendo destinata a fungere da prima interlocuzione fra il relatore e il presidente del collegio, senza che risulti in alcun modo menomata la possibilità per il collegio, all'esito del contraddittorio scritto con le parti e della discussione in camera di consiglio, di confermarla o modificarla. (Nella specie, la S.C. ha respinto l'istanza di ricusazione del giudice relatore, avanzata dal ricorrente nella memoria successiva alla formulazione della proposta ex art. 380-bis, comma 1, c.p.c., sul presupposto che il relatore si sarebbe rivelato di parte, nel propendere apoditticamente per l'inammissibilità del ricorso, in contrasto con le circostanze di fatto, la legge e la giurisprudenza evidenziate nel ricorso medesimo).» (Cass. civ., sez. VI, 16 marzo 2019, n. 7541). Con la nuova formulazione dell'art. 380-bis c.p.c. , che ha regolamentato in modo più compiuto la fattispecie, l'orientamento giurisprudenziale non è affatto cambiato essendone rimasta sostanzialmente immutata la natura. Infatti, con una recente pronuncia di legittimità (Cass. civ., sez. II, 5 gennaio 2025, n. 131), si è ribadito il medesimo principio anche a seguito della riforma Cartabia (il correttivo successivo ha modificato, infatti, solamente la parte in cui non è più previsto il rilascio di una nuova procura speciale); così ha affermato che «Nel procedimento ai sensi dell'art. 380-bis c.p.c. , come disciplinato dal d.lgs. n. 149/2022, il presidente della sezione o il consigliere delegato, che abbia formulato la proposta di definizione accelerata, può far parte, ed eventualmente essere nominato relatore, del collegio che definisce il giudizio ai sensi dell'art. 380-bis .1 c.p.c. , non versando in situazione di incompatibilità agli effetti degli artt. 51, comma 1, n. 4 e 52 c.p.c, atteso che tale proposta non rivela una funzione decisoria e non è suscettibile di assumere valore di pronuncia definitiva, né la decisione in camera di consiglio conseguente alla richiesta del ricorrente si configura quale fase distinta, che si sussegue nel medesimo giudizio di cassazione con carattere di autonomia e con contenuti e finalità di riesame e di controllo sulla proposta stessa». |