Notifiche: vizi riguardanti l’editio actionis e inammissibilità dell’impugnazione

La Redazione
21 Maggio 2025

In tema di appello, i vizi riguardanti l'editio actionis non sono più sanabili, una volta scaduto il termine perentorio per la notifica dell'atto di gravame, sicché il giudice adito deve dichiarare l'inammissibilità dell'impugnazione, con il conseguente passaggio in giudicato della sentenza di primo grado

Nel confermare l'ordinanza interdittale che aveva disposto la reintegrazione di Sa. MOBILI Srl e di Ci.Lu. nel compossesso di un immobile in Pontinia, il Tribunale di Latina condannava De.An. al risarcimento del danno da lucro cessante subito dalle ricorrenti, che proponeva appello. Le controparti eccepivano l'inammissibilità dell'impugnazione per tardività della notifica della citazione in forma integrale, ma la Corte d'appello riteneva sufficiente, ai fini dell'esercizio del potere di impugnare, la notifica della citazione - malgrado l'incompletezza dell'atto, che poteva verosimilmente ricondursi a una problematica di natura informatica – effettuata l'ultimo giorno utile per impugnare rilevando che, il giorno successivo, De.An.aveva provveduto a notificare alle controparti l'atto integrale, in tal modo sanando la prima citazione. Le appellate ricorrevano in Cassazione, denunciando la violazione e/o falsa applicazione degli artt. 326 c.p.c. e 164, comma 5 c.p.c. La Corte territoriale, infatti, avrebbe erroneamente ritenuto sanato con efficacia retroattiva l'atto di appello notificato tempestivamente - nonostante si componesse di una sola pagina e contenesse soltanto l'indicazione dell'autorità adita, delle parti e la parte iniziale della premessa in fatto - in virtù della notifica della citazione integrale avvenuta il giorno successivo allo spirare del termine per impugnare. Secondo le ricorrenti, la Corte d'Appello aveva omesso di rilevare che, se per i vizi afferenti alla vocatio in ius la sanatoria opera retroattivamente, lo stesso non può dirsi per le nullità relative all'editio actionis, la cui sanatoria dispiega effetti ex nunc. Dunque, atteso che la notifica della seconda citazione in appello, che avrebbe dovuto sanare il primo atto incompleto, era avvenuta quando i termini per impugnare la pronuncia di prime cure erano già spirati, il gravame proposto da De.An. doveva ritenersi inammissibile in quanto tardivo.

La Cassazione ha accolto la doglianza, rilevando che l'art. 164 c.p.c., recante la disciplina della nullità della citazione, distingue due tipologie di vizi dell'atto introduttivo del giudizio. La prima afferisce alla chiamata in causa del convenuto e ricorre nelle ipotesi di omissione o assoluta incertezza di taluno dei requisiti di cui all'art. 163, nn. 1 e 2 c.p.c., di carenza di indicazione della data dell'udienza di comparizione, di assegnazione di un termine per comparire inferiore a quello previsto dalla legge o di carenza dell'avvertimento ex art. 163, n. 7 c.p.c. Questa tipologia di nullità si considera sanata, per raggiungimento dello scopo, con la costituzione in giudizio del convenuto. Se, tuttavia, questi non si costituisce, il giudice rileva la nullità dell'atto introduttivo e ne dispone d'ufficio la rinnovazione entro un termine perentorio. In forza di tale sanatoria, gli effetti sostanziali e processuali della domanda si producono sin dal momento della prima notificazione. Diverso è il regime degli effetti della sanatoria delle nullità afferenti alla editio actionis, che si configurano nei casi di omissione o assoluta incertezza circa la determinazione della cosa oggetto della domanda e di carenza dell'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda. In tali casi, stante l'evidente impossibilità di sanare l'atto introduttivo del giudizio mediante la costituzione del convenuto, è necessaria la rinnovazione della citazione o l'integrazione della domanda, per le quali il giudice fissa all'attore un termine perentorio. Gli effetti di tale sanatoria non retroagiscono al tempo della prima notificazione in quanto, per espressa previsione dell'art. 164, comma 5, c.p.c., restano ferme le decadenze maturate. Conseguentemente, i vizi riguardanti la editio actionis sono rilevabili d'ufficio dal giudice e non sono sanati dalla costituzione in giudizio del convenuto, essendo questa inidonea a colmare le lacune della citazione stessa, che compromettono lo scopo di consentire non solo al convenuto di difendersi, ma anche al giudice di emettere una pronuncia di merito, sulla quale dovrà formarsi il giudicato sostanziale; ne consegue che non può farsi applicazione degli artt.156, comma 3 e 157 c.p.c., essendo la nullità in questione prevista in funzione di interessi che trascendono quelli del convenuto. Dunque, nel caso di specie, il primo atto di citazione in appello notificato dal De.An. non poteva considerarsi emendato dalle denunciate nullità per effetto della successiva notifica in forma integrale, quindi la sanatoria dell'atto non poteva ritenersi operante nel caso in esame.

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