L’errata quantificazione del contributo unificato comporta la compensazione integrale delle spese

La Redazione
26 Maggio 2025

In tema di liquidazione delle spese processuali in appello, l’errata dichiarazione del difensore sul valore della domanda ai fini del contributo unificato è ininfluente ai fini decisori, ma può giustificare la compensazione integrale delle spese.

Con l'ordinanza in esame, la Suprema Corte torna a pronunciarsi sulla liquidazione delle spese processuali in relazione all'errata dichiarazione del difensore circa il valore della causa contenuta nell'atto di appello, specificando che tale dichiarazione, rilevante esclusivamente ai fini del contributo unificato, non incide sul valore della domanda giudiziale.

Nel caso di specie, la ricorrente aveva erroneamente indicato nell'atto di appello come valore della controversia la somma di 1.200,71 euro, che, tuttavia, non può influenzare la determinazione del valore della causa ai fini della liquidazione delle spese: tale dichiarazione, infatti, riguarda esclusivamente la determinazione del contributo unificato e non rileva sul valore della domanda giudiziale.

Per questo motivo, chiedeva di rideterminare in 484,42 euro (332, oltre accessori) le spese di lite oggetto di condanna del precedente giudice.

Il Collegio ricorda che il valore della causa:

  • per il giudizio di primo grado, è pari alla somma domandata con l'atto introduttivo, se la domanda viene rigettata; e, alla somma accordata dal giudice, se la domanda viene accolta;
  • per il giudizio di appello, alla sola somma che ha formato oggetto di impugnazione, se l'appello è rigettato; e, alla maggior somma accordata dal giudice d'appello rispetto a quella ottenuta in primo grado dall'appellante, se l'impugnazione è accolta.

La Corte d'Appello aveva precedentemente condannato la ricorrente al pagamento di 1.378 euro, più spese legali (per un totale di 2.010,65 euro), mentre avrebbe dovuto tenere conto dello scaglione sino a 1.100 € e liquidare la somma di € 332 per compensi, oltre CPA, IVA e altri accessori di legge.

La Corte quindi accoglie il ricorso, ma compensa le spese del procedimento. Secondo i Giudici, la dichiarazione del difensore relativa al contributo unificato non influenza il valore della domanda, in quanto è indirizzata all'ufficiale giudiziario, responsabile della verifica. Pertanto, non appartenendo tale dichiarazione di valore alle conclusioni contenute nell'atto introduttivo del giudizio di merito, «deve decisamente escludersi la possibilità di considerare la dichiarazione come parte della “domanda” nel senso cui vi allude il primo comma dell'articolo 10 c.p.c., quando dice che “il valore della causa, ai fini della competenza, si determina dalla domanda a norma delle disposizioni seguenti”».

Tuttavia, è giusto che l'errata dichiarazione del difensore non venga ignorata ai fini della regolamentazione delle spese, in quanto «astrattamente idonea a indurre in errore il giudice che deve su di esse provvedere emanando il provvedimento conclusivo del giudizio dinanzi a lui».

Insomma: «non è equo che i costi dell'impugnazione resa necessaria dall'errore della parte ricadano sulla controparte, ove questa all'impugnazione stessa non abbia – come nella specie – neppure resistito; e quell'errata dichiarazione può, allora, integrare una grave ed eccezionale ragione di integrale compensazione delle spese del giudizio di legittimità».

In conclusione, pertanto, la Corte enuncia il seguente principio di diritto: «la dichiarazione del difensore, attinente alla determinazione del contributo unificato, è ininfluente sul valore della domanda, in quanto è indirizzata al funzionario di cancelleria, cui compete il relativo controllo, ma, ove sia errata, può costituire una grave ed eccezionale ragione di compensazione delle spese processuali dell'impugnazione proposta dalla parte che voglia emendare l'errore in cui ha indotto il giudice adito nella determinazione dello scaglione applicabile per liquidare le spese nel provvedimento da lui emesso».

Fonte: Diritto & Giustizia

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