Un leading case: i tabulati sono inutilizzabili se acquisiti senza autorizzazione o convalida del giudice

27 Maggio 2025

La Corte di cassazione riconosce che i tabulati, telefonici e telematici, acquisiti senza la previa autorizzazione del giudice o senza la sua successiva convalida sono inutilizzabili e tale divieto probatorio determina l'inutilizzabilità assoluta o patologica dei dati del traffico telefonico acquisito senza la garanzia giurisdizionale.

La vicenda

Pronunciandosi su un ricorso, proposto avverso la sentenza con cui la Corte d'appello aveva confermato la condanna per reati in materia di stupefacenti e di tentata estorsione, la Corte di cassazione ha accolto la tesi difensiva, secondo cui la prova indiziaria, costituita da una chiamata in reità, non poteva trovare conferma nei riscontri costituiti dai tabulati perché inutilizzabili.

Osserva la Corte che l'affermazione di responsabilità era fondata quasi esclusivamente sui dati relativi al traffico telefonico e telematico e al contenuto di conversazioni telematiche inutilizzabili, in quanto acquisiti con decreto del pubblico ministero e non previo decreto autorizzativo del giudice per le indagini preliminari, aggiungendo che, ove la prova captativa risulti inutilizzabile per essere i risultati delle operazioni di intercettazione acquisiti senza la previa autorizzazione del giudice o senza la successiva convalida, gli stessi, ove costituiscano gli unici elementi di riscontro alle dichiarazioni rese da persona imputata di un reato collegato, determinano la caducazione della prova a carico dell'imputato, in quanto soggetti al criterio di valutazione di cui all'art. 192, comma 4, c.p.p.

La sentenza in commento

Con la sentenza annotata, la Corte di cassazione ha ritenuto fondato il ricorso, che deduceva la violazione dell'art. 132 d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196. Com'è noto, tale disposizione stabilisce che i dati relativi al traffico telefonico possono essere acquisiti dal pubblico ministero soltanto quando sia stato previamente autorizzato dal giudice con decreto motivato (comma 3), ovvero direttamente, nei casi d'urgenza, ma in questo caso deve sopravvenire la convalida del giudice competente per il rilascio dell'autorizzazione (comma 3-bis).

I tabulati acquisiti senza la previa autorizzazione del giudice o senza la successiva convalida sono inutilizzabili, per come espressamente sancito dallo stesso art. 132, al comma 3-quater, secondo cui «I dati acquisiti in violazione delle disposizioni dei commi 3 e 3-bis non possono essere utilizzati».

La perentorietà del divieto probatorio così sancito determina l'inutilizzabilità assoluta o patologica dei dati dei traffici telefonici acquisiti senza un provvedimento di autorizzazione o di convalida del giudice, in violazione dell'art. 132, commi 3 e 3-bis, d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196.

 Nel caso in esame è pacifico che i tabulati telefonici sono stati acquisiti con provvedimento del pubblico ministero, senza alcun provvedimento autorizzativo o di convalida emesso dal giudice. Per tale ragione, con l'atto di appello, veniva sollevata la questione della inutilizzabilità dei tabulati telefonici.

Il relativo motivo è stato respinto dai giudici della corte di merito, i quali (richiamando un precedente della Corte di cassazione (Cass. pen., sez. V, 6 ottobre 2021, n. 1054, Valea, Rv. 282532 - 01) hanno osservato che l'art. 132 d.lgs. n. 196/2003 è disposizione processuale, informata al principio del tempus regit actum e, in quanto tale, inapplicabile ai procedimenti pendenti già prima della sua entrata in vigore.

Secondo i giudici della Corte di appello l'odierno procedimento era già pendente al momento

dell'entrata in vigore della norma, che dunque, sarebbe stata inapplicabile al caso in esame.

Ma la Corte di cassazione rileva, invece, che il comma 3 nella nuova formulazione e il comma 3-bis dell'art. 132 d.lgs. n. 196/2003 sono applicabili a tutti i procedimenti pendenti a far data dal 30 settembre 2021, mentre la formale pendenza del procedimento penale si identifica con la data di iscrizione del reato nel registro previsto dall'art. 335 c.p.p.

e il procedimento penale de quo è stato iscritto proprio il 30 settembre 2021: la data di iscrizione, dunque, coincide con l'entrata in vigore della norma, così che l'art. 132, commi 3 e 3-bis, d.lgs. n. 196/2003 era applicabile al procedimento penale in esame, diversamente da quanto ritenuto dalla Corte di appello.

Da ciò discende che i dati relativi al traffico telefonico sono “totalmente e assolutamente inutilizzabili a fini probatori”, perché nell'odierno procedimento sono stati illegittimamente acquisiti dal pubblico ministero senza la previa autorizzazione o la successiva convalida del giudice competente. E, siccome i tabulati telefonici costituivano gli unici elementi di riscontro alle dichiarazioni accusatorie del chiamante in reità, in assenza di quelli, non poteva dirsi raggiunta la prova a carico del ricorrente per i reati contestati.

Osserva la sentenza che «nel giudizio di legittimità, laddove risulti l'inutilizzabilità di prove illegalmente assunte, è consentito ricorrere alla c.d. "prova di resistenza", valutando se, espunte le prove inutilizzabili, la decisione sarebbe rimasta invariata in base a prove ulteriori, di per sé sufficienti a giustificare la medesima soluzione adottata» (Cass. pen., sez. IV, 14 dicembre 2023, n. 50817, Stretti, Rv. 285533 - 01; Cass. pen., sez. Vi, 28 novembre 2013, n. 1255, Pandolfi, Rv. 258007 - 01). Ma poiché l'unico indizio a carico era solo la chiamata in reità proveniente da un indagato in indagini collegate, e tale indizio è risultato privo di riscontri e quindi probatoriamente inefficace.

Infatti, dalla stessa  struttura  dei capi d'imputazione risultava come i reati contestati all'imputato e quello mosso al suo accusatore dovevano considerarsi collegati, ai sensi dell'art. 371, comma 2, lett. b), c.p.p., dovendosi osservare come i reati in materia di stupefacenti erano stati contestati come commessi l'uno in occasione dell'altro (nella stessa negoziazione illecita di 625 grammi di marijuana), mentre il reato di tentata di estorsione era stato contestato come commesso per conseguire il profitto di quella negoziazione illecita. Si configuravano, pertanto, i requisiti per ravvisare un collegamento tra le indagini, come disciplinato dall'art. 371, comma 2, lett. b), c.p.p., dal momento che la prova di un reato influisce sulla prova di un altro reato. La qualifica dell'accusatore quale imputato in indagini collegate, ai sensi dell'art. 371, comma 2, lett. b), c.p.p., comporta che, a norma dell'art. 192, commi 3 e 4 c.p.p., le sue dichiarazioni devono trovano conferma in elementi di riscontro. Ma, essendo inutilizzabili i tabulati telefonici, è venuto meno il riscontro alle dichiarazioni rese dall'accusatore dell'imputato.

In conclusione la Corte di cassazione ha disposto l'annullamento della sentenza senza rinvio, perché il fatto non sussiste, atteso che dalla disamina della doppia sentenza conforme non emergono elementi utili a formare la prova secondo la regola di giudizio stabilita dall'art. 192, comma 4, c.p.p.

Osservazioni

La sentenza merita un incondizionato plauso perché fa buon governo delle disposizioni codicistiche sia in materia di collegamento tra indagini, sia in tema di necessità di riscontri alla chiamata in reità, ma soprattutto riguardo alla inutilizzabilità dei tabulati acquisiti senza la garanzia giurisdizionale. Una pronuncia che fa scuola e costituisce un vero e proprio leading case.

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