Responsabilità contrattuale da condotta omissiva: nesso tra evento di danno e conseguenze dannose risarcibili

La Redazione
27 Maggio 2025

La Cassazione coglie l’occasione per precisare che, in tema di responsabilità da facere professionale per omesso svolgimento di un'attività da cui sarebbe potuto derivare un vantaggio personale o patrimoniale per il cliente, la regola del "più probabile che non" deve applicarsi anche all’accertamento del nesso tra evento di danno e conseguenze dannose risarcibili

Il Tribunale di Lanciano respingeva la domanda proposta di Di.An. srl nei confronti di AQUILA srl, diretta ad ottenere il risarcimento del danno per inadempimento contrattuale del contratto di vigilanza inter partes avente ad oggetto il servizio di pronto intervento e vigilanza per il furto, subito dalla società Di.An.: secondo l'attrice, la responsabilità del furto era dovuta a negligenza da parte della convenuta rispetto agli obblighi assunti con il contratto in questione. Per quanto ancora qui di rilievo, Il Tribunale, rigettando la domanda, osservava che:

  • il contratto aveva ad oggetto l'erogazione di servizi finalizzati alla sorveglianza del capannone di proprietà attorea;
  • il contratto comportava l'assunzione di un'obbligazione di vigilanza e controllo, qualificabile come obbligazione di mezzi e non di risultato;
  • il contenuto dell'obbligazione era rappresentato dalla installazione di un impianto di allarme collegato con la sala operativa dell'istituto, dall'obbligo di intervenire in caso di allarme e nell'espletamento di una ronda notturna da effettuarsi tutti i giorni;
  • l'istruttoria aveva dimostrato la corretta esecuzione delle obbligazioni assunte, con riferimento ad una serie di interventi, una prima volta a seguito di segnale di allarme, cui era seguita anche una telefonata verso la società Di.An. per consentire l'accesso ai locali interni, posto che dall'esterno non erano evincibili segnali di effrazione;
  • erano seguite ispezioni, a seguito di altrettanti segnali d'allarme, con lo stesso esito negativo, come risultava dai biglietti di controllo e dalla deposizione del teste Ti.;
  • la circostanza che i biglietti fossero stati trovati nella cassetta all'esterno del capannone e non all'interno non consentiva di per sé di affermare che l'ispezione fosse stata poco accurata o comunque inidonea allo scopo, posto che i segni di effrazione poi rinvenuti il mattino seguente sul cancello e sulla recinzione del capannone sarebbero stati comunque visibili anche dall'esterno;
  • non poteva escludersi che il furto fosse avvenuto dopo la fine dell'orario di ronda e neppure emergevano apprezzabili ragioni sul perché la parte lesa avesse atteso cinque ore prima di sporgere la denuncia di furto.

La Corte d'appello confermava la sentenza resa in prime cure. La Di.An. srl ricorreva in Cassazione, denunciando l'illegittimità della sentenza impugnata ex art. 360, comma 1, n. 5 c.p.c. per non aver dato la Corte territoriale rilevanza al fatto che i biglietti fossero nella cassetta postale e non all'interno del recinto e ex art. 360, comma 1, n. 3 c.p.c. per violazione e falsa applicazione dell'art. 1176, comma 2, c.c. in punto di diligenza qualificata nell'adempimento della prestazione dovuta.

La Corte ha rigettato il ricorso in quanto inammissibile, poiché la denuncia del primo motivo era oggetto di doppia decisione conforme (quindi la denuncia ex art. 360, comma 1, n. 5 c.p.c. era inammissibile) e perché il secondo motivo era volto a chiedere una rivalutazione del merito esclusa in sede di legittimità.

Tuttavia, la Corte ha precisato che «in tema di responsabilità da facere professionale per omesso svolgimento di un'attività da cui sarebbe potuto derivare un vantaggio personale o patrimoniale per il cliente, la regola della preponderanza dell'evidenza o del "più probabile che non" si applica non solo all'accertamento del nesso di causalità fra l'omissione e l'evento di danno, ma anche all'accertamento del nesso tra quest'ultimo, quale elemento costitutivo della fattispecie, e le conseguenze dannose risarcibili, atteso che, trattandosi di evento non verificatosi proprio a causa dell'omissione, lo stesso può essere indagato solo mediante un giudizio prognostico sull'esito che avrebbe potuto avere l'attività professionale omessa» (cfr. Cass. civ., sez. III, 24 ottobre 2017, n. 25112; Cass. civ., sez. III, 26 giugno 2018, n. 16803; Cass. civ., sez. III, 14 novembre 2022, n. 33466; Cass. civ., sez. III, 21 maggio 2024, n. 14163). Tale regime probatorio, per come accertato dai giudici di merito, non è venuto in considerazione nella fattispecie in esame, stante la verificata diligenza contrattuale con cui la società controricorrente AQUILA srl ha provato di aver adempiuto alla propria prestazione.

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