Revocatoria della “donazione indiretta” realizzata per mezzo di un contratto a favore di terzo

La Redazione
27 Maggio 2025

La Corte riconosce la natura di “donazione indiretta” del contratto a favore di terzo e ammette che, laddove tale distrazione pregiudichi i creditori del disponente/stipulante, essa sia suscettibile di essere aggredita con il rimedio dell'azione revocatoria fallimentare.

Il Tribunale di Vicenza, in accoglimento della domanda di revocatoria proposta da un fallimento, creditore di due coniugi a titolo di risarcimento danni per atti di mala gestio compiuti nella qualità di amministratori della società fallita, aveva dichiarato inefficace ex art. 2901 c.c. nei confronti del Fallimento un contratto a favore di terzo ex art. 1411 c.c. avente ad oggetto la produzione dell'effetto traslativo del diritto di proprietà su due immobili in favore di dei figli dei coniugi, figli che contestualmente accettavano rendendo irrevocabile l'acquisto in loro favore. Il Tribunale, inoltre, aveva condannato i convenuti a consegnare alla curatela attrice i suddetti immobili. La Corte d'Appello di Venezia confermava poi l'inefficacia dell'atto nei confronti della curatela; in parziale accoglimento dell'appello proposto, tuttavia, rigettava la domanda della curatela di restituzione degli immobili.

Pronunciandosi sul quarto motivo del ricorso per cassazione proposto dai coniugi – secondo il quale «l'azione revocatoria avente ad oggetto un contratto a favore di terzo con effetti traslativi immobiliari dal promittente al terzo, così come promossa dalla curatela nella fattispecie concreta, in quanto volta non ad incidere sullo spostamento patrimoniale del proprio debitore (lo stipulante ed il rapporto di provvista), ma a rendere inefficace il trasferimento dal promittente (non debitore) al terzo (non debitore), è incompatibile con l'art. 1411 c.c. e ss. nonché con gli artt. 2901 c.c. e ss. e con l'art 2740 c.c. – la Corte ha stabilito quanto segue:

«Non vi è dubbio che nel contratto a favore di terzo, nella fisiologica evenienza in cui non vi sia rifiuto del terzo o revoca dello stipulante, la deviazione degli effetti negoziali a favore del terzo beneficiario, in mancanza di controprestazione a carico di quest'ultimo, realizza una ipotesi di attribuzione patrimoniale avente natura di donazione indiretta, in quanto il fondamento giustificativo dell'operazione è un arricchimento del terzo cui corrisponde un impoverimento dello stipulante (…) ne consegue che la clausola distrattiva contenuta in tale atto, ove pregiudichi i creditori del disponente/stipulante è suscettibile di essere aggredita con il rimedio dell'azione revocatoria fallimentare».

Viene ritenuta non condivisibile la tesi sostenuta dai ricorrenti, ovvero che l'atto non sarebbe revocabile in quanto i cespiti immobiliari non hanno transitato nella sfera patrimoniale degli stipulanti, venendo distratti direttamente dal promittente ai terzi beneficiari.

«In realtà – afferma la Corte – l'attribuzione dei beni ai soggetti favoriti è stata resa possibile dalla manifestazione di volontà liberale degli stipulanti che avevano diritto a ricevere la prestazione del promittente e, quindi, il depauperamento del patrimonio dei disponenti risiede nel mancato conseguimento del compendio immobiliare che, per effetto del meccanismo descritto nell' art. 1411 c.c., fondato sulla causa di liberalità, è trasmigrato nella sfera patrimoniale dei donatari (…). Siffatta ricostruzione trova conferma nell'art. 1411 c.c. laddove prevede, ove la destinazione al terzo della prestazione vantaggiosa non si consolidi definitivamente in suo favore per effetto della revoca dello stipulante o il rifiuto del terzo, l'acquisizione diretta da parte dello stipulante del diritto alla prestazione».

Resta fermo, come riconosciuto anche dalla Corte d'appello, che « in analogia con quanto previsto dal comma terzo dell'art. 1411 c.c., all'inefficacia della stipulazione in favore di terzo non segue il venir meno dell'intera operazione negoziale ma il mero ripristino dell'ordinaria efficacia del contratto di cessione immobiliare in favore dell'acquirente, anziché del terzo. Conseguentemente gli immobili destinati ai terzi beneficiari vanno considerati invece come entrati a far parte del patrimonio degli stipulanti, debitori nei confronti dell'attore in revocatoria, mentre la stipulazione a favore del terzo resta inopponibile al creditore che agisca in revocatoria"».

Sul tema: Trib. Salerno 6 maggio 2016, est. Ricciardi

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