La nuova disciplina della connessione e la prevalenza del rito semplificato sui riti speciali
28 Maggio 2025
Rito semplificato di cognizione: in genere La disciplina del procedimento semplificato di cognizione si rinviene negli artt. 281-decies e ss. c.p.c. (rito semplificato «ordinario») e negli artt. 1, 3, 4, 5 e da 14 a 30-bis, d.lgs. n. 150/2011(rito semplificato «obbligatorio»). Trattasi di una procedura semplificata, alternativa (salvi i casi di obbligatorietà introdotti dal d.lgs. citato) al giudizio ordinario a cognizione piena. Trattasi di procedimento fruibile per la definizione delle cause «semplici» o, più esattamente, «non complesse» - si veda, tuttavia, appresso -, vale a dire nei casi in cui i fatti di causa non siano controversi, o quando la domanda sia fondata su prova documentale o di pronta soluzione, o quando non si richieda un'istruzione complessa. Gli articoli da 281-decies a 281-duodecies c.p.c. sono stati parzialmente modificati dal d.lgs. n. 164/2024. Per ciò che interessa in questa sede, il testo del secondo comma dell'art. 281-decies, ove era stabilito che «Nelle cause in cui il tribunale giudica in composizione monocratica la domanda può sempre essere proposta nelle forme del procedimento semplificato» è stato in miglior modo precisato, con la previsione che, nelle cause in cui il tribunale giudica in composizione monocratica, il giudizio può essere introdotto nelle forme del procedimento semplificato anche se non ricorrono i presupposti di cui al comma precedente, vale a dire anche quando la domanda non sia fondata su prova documentale oppure non sia di pronta soluzione oppure non richieda un'istruzione non complessa. Scelta del rito semplificato di cognizione È rimessa all'attore la scelta se ricorrere al procedimento semplificato di cognizione oppure al giudizio ordinario per l'introduzione della causa. Incidentalmente, va osservato che la scelta di introdurre il giudizio nella forma del procedimento semplificato di cognizione è ineludibile al fine di poter poi esigere, ove ne concorrano le ulteriori condizioni, indennizzo per l'eventuale violazione della durata ragionevole del processo. Si vedano gli artt. 1-ter (modificato dall'art. 15, comma 1, d.lgs. n. 149/2022) e 2, l. n. 89/2001 e ss. mm. La scelta attorea può essere disattesa dal giudice laddove quest'ultimo ritenga la causa non compatibile con le forme semplificate, giacché «complessa». In tale ipotesi, deve essere disposta, con ordinanza non impugnabile, la conversione del procedimento semplificato in quello ordinario (art. 281-duodecies, comma 1, c.p.c.). Di converso, l'art.171-bis, comma 4, c.p.c., come modificato dal d.lgs. n. 164/2024, dispone che, qualora ritenga che «in relazione a tutte le domande proposte ricorrono i presupposti di cui al primo comma dell'art. 281-decies, il giudice dispone la prosecuzione del processo nelle forme del rito semplificato di cognizione e fissa l'udienza di cui all'art. 281-duodecies nonché il termine perentorio entro il quale le parti possono integrare gli atti introduttivi mediante deposito di memorie e documenti». La connessione tra cause Ricorre l’ipotesi della connessione allorché sussista un collegamento tra due o più cause che pendano contemporaneamente innanzi allo stesso giudice (stesso ufficio giudiziario) oppure innanzi a giudici (uffici giudiziari) diversi. Due o più cause possono dirsi collegate fra loro allorché abbiano in comune alcuni elementi, sul piano oggettivo (connessione sul piano sostanziale) oppure, più semplicemente, sul piano soggettivo, a condizione, peraltro che l’identità di elementi non sia totale, versandosi altrimenti nella diversa ipotesi della litispendenza. Simultaneus processus Il codice di rito consente la trattazione congiunta delle cause connesse. Il cumulo (la riunione) di cause e la loro trattazione congiunta innanzi allo stesso giudice vengono, in concreto, consentiti in forme diverse a seconda che si tratti di cause pendenti innanzi allo stesso ufficio giudiziario oppure innanzi ad uffici giudiziari diversi. Nel primo caso, la riunione avviene secondo i criteri dettati dall'art. 274 c.p.c. Nel secondo caso, la riunione viene consentita mediante la previsione di deroghe agli ordinari criteri di competenza. Non è controverso che il provvedimento di riunione di più cause connesse lasci immutata l'autonomia dei singoli giudizi e della posizione delle parti in ciascuno di essi e che non pregiudichi la sorte delle singole azioni. La sentenza che decide simultaneamente le cause riunite, pur essendo formalmente unica, si risolve in altrettante pronunce (anche con riguardo alla liquidazione delle spese di lite) quante sono le cause decise e ciascuna pronuncia è impugnabile con il mezzo che le è proprio (ancorché il termine per impugnare non sia identico per tutte) e soltanto ad iniziativa della parte in essa soccombente (v., ex multis, Cass. civ., sez. III, 13 luglio 2006, n. 15954; Cass. civ., sez. I, 10 luglio 2014, n. 15860; Cass. civ., sez. VI, ord., 16 settembre 2022, n. 27295). Tipologie di connessione
Il cumulo processuale è consentito in tutte le ipotesi considerate. Nel caso della connessione soggettiva non sono previste deroghe agli ordinari criteri di determinazione della competenza, venendo in rilievo soltanto ragioni di economia processuale. Il simultaneus processus potrà essere attuato, peraltro soltanto a condizione che uno stesso giudice risulti avere competenza per tutte le cause, per materia, territorio (anche derogabile) e valore (il tetto del quantum sarà corrispondente al risultato dell'addizione dei valori delle più domande proposte nei confronti della stessa parte). Nel caso della connessione oggettiva «impropria», il codice, consentendo il cumulo, persegue la finalità di garantire che le «questioni identiche» che siano state proposte abbiano una soluzione uniforme. Neppure con riguardo a tale ipotesi vi è previsione di deroghe agli ordinari criteri di competenza; il simultaneo processo è realizzabile, peraltro subordinatamente al fatto che uno stesso giudice (ufficio giudiziario) sia competente per tutte le cause. Con riguardo all'ipotesi della connessione oggettiva «propria», il cumulo processuale viene consentito da deroghe ai criteri ordinari di competenza, peraltro della sola competenza territoriale. Cause soggette a riti diversi La diversità del rito costituisce ostacolo al simultaneus processus soltanto nelle ipotesi di connessione «per coordinazione» (art. 33 c.p.c.), mentre nei casi di connessione qualificata o «per subordinazione» (artt. 31, 32, 34, 35 e 36 c.p.c.) la regola generale è quella del simultaneus processus anche nel caso di diversità del rito. Si ha connessione «per coordinazione» nei casi in cui la trattazione simultanea dipende solo dalla volontà delle parti e la separazione delle cause è sempre possibile. Si ha connessione qualificata o «per subordinazione» nelle ipotesi in cui si configuri un particolare rapporto di subordinazione di una causa ad un'altra. Le norme che nel codice di rito prevedono e disciplinano il fenomeno della connessione sono costituite dall'art. 40 c.p.c., norma fondamentale in materia, e dagli articoli – artt. 31, 32, 34, 35 e 36 c.p.c. - dallo stesso richiamati, nonché dagli art. 33, 103, 104 e 274 dello stesso codice di rito. Ai sensi dell'art. 40, comma 3, c.p.c., come modificato [con l'aggiunta di quanto riportato nella sottostante lettera b)] dal d.lgs. n. 149/2022:
Le cause di rito speciale cui fa riferimento il terzo comma dell'art. 40 c.p.c. sono unicamente quelle che, pur nella differente forma del processo, siano a cognizione piena. Pertanto, va esclusa l'operatività della suddetta norma con riguardo ai procedimenti cautelari o sommari nonché con riguardo alle fasi sommarie dei processi a cognizione ordinaria (ad es.: fase sommaria del procedimento monitorio; fase di ammissione al passivo fallimentare). Cause soggette al rito del lavoro Fra i riti speciali che devono ritenersi essere presi in considerazione dal terzo comma dell'art. 40 c.p.c. rileva, in primo luogo, il rito del lavoro, sia quello in senso stretto, afferente alle controversie in materia di lavoro e in materia di previdenza ed assistenza obbligatorie, sia quello «in senso lato», afferente alle controversie in materia di locazione, comodato ed affitto (art. 447-bis c.p.c.), nonché alle controversie regolate dal rito del lavoro in forza dei disposti degli artt. da 6 a 13, d.lgs. n. 150/2011, di semplificazione dei riti . Qualora si rilevi connessione fra due o più cause (cumulativamente proposte o successivamente riunite) soggette a differenti riti speciali , fra le quali almeno una sia sottoposta al rito semplificato di cognizione, la trattazione e la decisione delle stesse, deve essere effettuata secondo tale rito, salva l'ipotesi in cui le cause connesse siano rientranti nelle previsioni di cui agli artt. 409 o 442 c.p.c. (rito del lavoro in senso stretto). Qualora, invece, la connessione sia tra cause soggette al rito semplificato di cognizione e cause soggette al rito del lavoro in senso lato (v. sopra per l'identificazione), la disciplina processuale dovrà essere quella prevista per le prime. La prevalenza del rito del lavoro è, pertanto, limitata alle ipotesi in cui tale rito sia applicabile «nel suo campo istituzionale». |