Ricorso in Cassazione: il deposito in formato cartaceo comporta l’improcedibilità

La Redazione
28 Maggio 2025

Le Sezioni Unite ricordano che dal 1° gennaio 2023 è obbligatorio il deposito telematico del ricorso in Cassazione; quindi, il ricorso depositato in formato cartaceo è improcedibile

Il 12 novembre 2024, un avvocato depositava presso la Corte di cassazione, a mezzo del servizio postale e, quindi, in formato cartaceo, ricorso avverso una pronuncia del CNF avente ad oggetto la sua cancellazione definitiva dall'Ordine degli Avvocati di Livorno.

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile sotto vari profili ma, per quello che qui rileva, lo ha dichiarato anche improcedibile per non aver la ricorrente rispettato l'obbligo del deposito telematico degli atti introduttivi del giudizio, esteso anche al giudizio di cassazione a partire dal 1° gennaio 2023.

Difatti, l'art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dall'art. 35, comma 2, d.lgs. n. 149/2022, come modificato dalla l. n. 197/2022, impone il deposito degli atti processuali «esclusivamente con modalità telematiche». La norma contempla una sola eccezione (ultima parte del già menzionato comma), circoscritta tassativamente al solo caso in cui «Il giudice [ordini] il deposito di copia cartacea di singoli atti e documenti per ragioni specifiche», nella logica, da tempo perseguita dal legislatore, di imporre la generalizzata digitalizzazione del sistema.

Nel caso di specie tale istanza, a prescindere dalla sussistenza di eventuali ragioni per proporla, non è intervenuta. Il contenuto letterale della norma, la sua finalità e l'introduzione di una sola ipotesi di deroga imposta motivatamente («per ragioni specifiche») fanno escludere efficacia al deposito cartaceo. Di conseguenza, il ricorso non depositato in cancelleria in forma telematica, come nella fattispecie in esame, importa la preclusione alla procedibilità del processo (in tal senso, Cass. civ., sez. un., 24 luglio 2023, n. 22074Cass. civ., sez. un., 5 dicembre 2023, n. 33959).

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