Il condomino che sottrae l’energia elettrica condominiale deve risarcire il danno
05 Giugno 2025
Il caso La controversia vede contrapposti un condominio e un condomino. A quest'ultimo viene contestato l'allaccio abusivo del proprio appartamento alla rete elettrica condominiale. La questione è emersa quando, in sede di assemblea e tramite scambi di comunicazioni con il fornitore, è stato confermato che l'appartamento in questione era collegato al contatore comune. Il condominio ha richiesto al tribunale ambrosiano di accertare la presenza di un collegamento illegittimo e condannare il condomino alla rimozione dello stesso e al risarcimento dei danni derivanti dall'indebito prelievo di energia elettrica (illecito utilizzo della rete elettrica condominiale per scopi privati durato per quasi sei anni). Il condominio era titolare di un contratto di somministrazione di energia elettrica destinato esclusivamente ai consumi delle aree comuni. Tuttavia, come detto, uno degli appartamenti compresi nello stabile era stato collegato abusivamente ad esso. Il collegamento non risultava autorizzato dall'assemblea e il condomino aveva continuato ad usufruire dell'energia elettrica senza corrispondere il corrispettivo per un lungo arco temporale. La scoperta dell'abuso si è resa possibile in séguito ad una serie di verifiche, tra cui una relazione tecnica e testimonianze che hanno confermato l'illecito collegamento al contatore condominiale. La decisione Il tribunale ambrosiano ha ritenuto provato che il collegamento dell'appartamento al contatore condominiale fosse illecito e privo di autorizzazione. Il condomino, invece, non ha offerto alcuna prova. Di conseguenza, il giudice ha immediatamente ordinato il distacco considerando il lungo tempo trascorso dal momento in cui l'abuso è iniziato. L'urgenza di tale misura è stata giustificata dal fatto che l'energia elettrica prelevata senza pagare i consumi ha rappresentato un danno economico per il condominio. L'onere risarcitorio Per quanto afferisce al risarcimento del danno, il giudicante ha dovuto affrontare una difficoltà legata alla mancanza di contatori individuali che avrebbero permesso di quantificare con precisione l'ammontare dell'energia prelevata dal condomino. In assenza di prova dettagliata del consumo, il giudice ha utilizzato un criterio equitativo per stimare il danno subìto dal condominio. In particolare, ha fatto riferimento al consumo medio annuo di energia elettrica di una famiglia di 2-4 persone, pari a circa 2.200-2.700 kWh all'anno. Sulla base di tale stima, il danno è stato liquidato in mille euro per ogni anno di utilizzo non autorizzato a partire dal 2019 fino all'effettivo distacco del collegamento abusivo. Conclusioni La linea motiva ha seguìto i princìpi consolidati in materia di utilizzo illecito di risorse comuni in contesti condominiali. Anzitutto, è stato accertato che l'utilizzo del contatore condominiale per scopi privati integra un abuso. Sicché il tribunale ha applicato la normativa in materia di condominio e di danno patrimoniale ordinando la rimozione del collegamento e condannando a risarcire il danno. Particolarmente interessante è l'uso del criterio equitativo per determinare l'ammontare del danno tenuto conto che non esisteva un contatore separato per misurare i consumi del singolo alloggio. In assenza di una misurazione precisa, il decidente si è riferito ai consumi medi annui di una utenza domestica. Tale approccio risulta adeguato e giuridicamente fondato in quanto permette di calcolare il danno in modo equo senza penalizzare eccessivamente la parte danneggiata per la assenza di contatori separati. Inoltre, il decisum conferma l'importanza della punizione tempestiva dell'abuso condominiale imponendo la rimozione immediata del collegamento illecito al fine di evitare che il danno si protragga ulteriormente nel tempo. L'importante precedente dimostra come il sistema giudiziario può incidere rapidamente ed efficacemente per risolvere i conflitti tra condòmini, in specie quando vi sono abusi legati all'utilizzo dei beni comuni. Inoltre, offre un esempio di come, in situazioni di difficoltà nella quantificazione precisa del danno, il giudice possa fare ricorso ad un criterio equitativo. (fonte: dirittoegiustizia.it) |