Modifiche del Correttivo alla fase introduttiva del procedimento per convalida di sfratto

06 Giugno 2025

Il presente contributo esamina le modifiche apportate dal Correttivo al rito locatizio, soffermandosi anche sui più recenti arresti giurisprudenziali di merito che riguardano e/o applicano tali novità

Premessa

 Gli interventi del c.d. Correttivo non hanno inciso in maniera radicale sulla struttura del procedimento (speciale) di convalida. Le modifiche apportate, se da un lato hanno effettivamente risolto alcuni dubbi interpretativi e hanno adeguato il procedimento di convalida al processo civile telematico, dall’altro hanno creato nuovi interrogativi.

Il processo civile è come il corpo umano: ogni integrazione normativa è come una nuova sostanza medicale che, inoculata per “guarire” determinate patologie, spesso crea delle “reazioni” in altri organi del corpo; tali reazioni, spesso, non sono previste e non sono prevedibili nemmeno dai medici più avveduti. Il presente contributo si soffermerà anche sui più recenti arresti giurisprudenziali di merito sulle modifiche del Correttivo al rito locatizio.

Il c.d. Correttivo Cartabia: profili generali

Il d.lgs. n. 164/2024 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 264 dell'11 novembre 2024.  Il decreto in esame, adottato ai sensi dell'art. 1, comma 3, l. n. 206/2021, contiene disposizioni correttive e di coordinamento del d.lgs. n. 149/2022, c.d. Riforma Cartabia del processo civile. L'intervento si colloca nel contesto degli impegni assunti con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), mirando a semplificare, velocizzare e razionalizzare il processo civile.

L'intervento non apporta significative e sostanziali modifiche all'assetto realizzato con il d.lgs. n. 149/2022, ma mira (ovvero si prefigge lo scopo) di rendere più fluidi alcuni segmenti processuali e chiarire punti controversi che avrebbero potuto dare luogo a rallentamenti dell'iter processuale. Esso, quindi, si inserisce “armonicamente” nel solco della riforma già realizzata, della quale costituisce un primo pit stop contenente, tra l'altro, delle disposizioni in termini di recupero di efficienza della giustizia civile e di adeguamento del processo all'informatica.

Dal punto di vista temporale, il provvedimento entra in vigore il 26 novembre 2024. Sul punto, l'art. 7, d.lgs. n. 164/2024 contiene specifiche disposizioni transitorie: cioè, si prevede che le disposizioni del Correttivo, ove non sia diversamente previsto, si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. Quindi le modifiche normative apportate dal Correttivo si applicano anche ai processi pendenti dalla data indicata. Deve ritenersi, così come affermato da autorevole dottrina (Tarantino, Di Marzio), che le disposizioni del Correttivo sono applicabili ai procedimenti pendenti salvo che non sia stata già fatta applicazione di quelle in precedenza vigenti e, cioè, sempre che i procedimenti pendenti non siano giunti ad una fase ormai incompatibile con l'applicazione delle nuove norme.

Il Tribunale di Treviso, con una recente decisione del 14 febbraio 2025 (pubblicata su Lanuovaproceduracivile.com), ha stabilito che «E' ben vero che il citato D.Lgs. 164/2024 prevede, all'art. 7, primo comma, una norma transitoria secondo cui “ove non diversamente previsto, le disposizioni del presente decreto si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023”, quindi indistintamente a tutti i procedimenti introdotti dopo l'entrata in vigore della Riforma Cartabia. Tuttavia, la norma va interpretata nel senso che la nuova disciplina introdotta con il c.d. “Correttivo” trovi applicazione anche ai processi già pendenti alla data della sua entrata in vigore, a condizione che non siano intervenute decadenze o non si siano oramai prodotti altri effetti irretrattabili in applicazione delle norme previgenti».

Le modifiche apportate al Correttivo al procedimento per convalida

Il Correttivo è intervenuto nel procedimento per convalida di sfratto intervenendo su tre disposizioni:

a) L'intimazione di sfratto per morosità (art. 658 c.p.c.)

Il Correttivo, riscrivendo il primo comma dell'art. 658 c.p.c., estende espressamente l'applicazione del procedimento di sfratto per morosità anche all'affitto di azienda e all'affitto a coltivatore diretto, al mezzadro e al colono. Si è inteso così risolvere il preesistente dubbio interpretativo circa tale estensione, derivante dal fatto che solo l'art. 657 c.p.c. sulla finita locazione, come modificato dal d.lgs. n. 149/2022, conteneva i riferimenti a tali contratti. D'altra parte, risultava dalla Relazione illustrativa della legge delega n. 79/2021 che l'intenzione del Legislatore era quella di estendere il procedimento di sfratto per morosità anche ai contratti di affitto di azienda e nei confronti dell'affittuario coltivatore diretto, del mezzadro e del colono, dunque l'intervento ha una portata chiarificatrice. Si tratta, quindi, di un intervento “chiarificatore” che deve ritenersi in linea con la ratio del Correttivo, finalizzato a sciogliere i dubbi interpretativi originati dalla Riforma Cartabia.

L'art. 658 c.p.c., modificato dal d.lgs. 164/2024, prevede ora che «Il locatore può intimare al conduttore, all'affittuario di azienda, all'affittuario coltivatore diretto, al mezzadro o al colono lo sfratto con le modalità stabilite nell'articolo precedente anche in caso di mancato pagamento del canone di affitto alle scadenze, e chiedere nello stesso atto l'ingiunzione di pagamento per i canoni scaduti. Se il canone consiste in derrate, il locatore deve dichiarare a norma dell'articolo 639 la somma che è disposto ad accettare in sostituzione».

b) La forma dell'intimazione (660 c.p.c.)

Rispetto al testo approvato dal Consiglio dei Ministri il 15 febbraio 2024 (prima versione del Correttivo), il secondo comma dell'art. 660 c.p.c. viene modificato in linea con la disciplina generale delle notificazioni a mezzo posta elettronica certificata e del domicilio digitale, tenuto conto delle richieste manifestate, in materia, dall'osservazione n. 29 della Commissione II della Camera dei Deputati (Tarantino). Quanto al terzo comma, il contenuto della citazione per la convalida è stato integrato con l'inserimento dell'avvertimento circa la possibilità, sussistendone i presupposti, di presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, in armonia con la analoga previsione introdotta nel rito ordinario (all'art. 163 c.p.c.) dal d.lgs. n. 149/2022. Inoltre, il locatore che sta in giudizio personalmente può indicare un indirizzo di posta elettronica certificata, in luogo dell'elezione di domicilio, altrimenti l'opposizione prevista nell'art. 668 c.p.c. e qualsiasi altro atto del giudizio gli sono notificati presso il procuratore costituito. Viene introdotta, quindi, la possibilità per il locatore di stare in giudizio personalmente indicando un indirizzo di posta elettronica certificata quale domicilio cd. digitale. Il “nuovo” art. 660 c.p.c., modificato dal d.lgs. 164/2024, prevede che «Le intimazioni di licenza o di sfratto indicate negli articoli precedenti debbono essere notificate a norma degli artt. 137 ss c.p.c., esclusa la notificazione al domicilio eletto. Il locatore può indicare nell'atto un indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o eleggere un domicilio digitale speciale, altrimenti l'opposizione prevista nell'art. 668 c.p.c. e qualsiasi altro atto del giudizio gli sono notificati presso il procuratore costituito. La citazione per la convalida, redatta a norma dell'art. 125 c.p.c., in luogo dell'invito e dell'avvertimento al convenuto previsti nell'art. 163, comma 3, n. 7, c.p.c., deve contenere, con l'invito a comparire nell'udienza indicata, l'avvertimento che se non compare o, comparendo, non si oppone, il giudice convalida la licenza o lo sfratto ai sensi dell'art. 663 c.p.c. e che sussistendo i presupposti di legge può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Tra il giorno della notificazione dell'intimazione e quello dell'udienza debbono intercorrere termini liberi non minori di venti giorni. Nelle cause che richiedono pronta spedizione il giudice può, su istanza dell'intimante, con decreto motivato, scritto in calce all'originale e alle copie dell'intimazione, abbreviare fino alla metà i termini di comparizione. Le parti si costituiscono depositando l'intimazione con la relazione di notificazione o la comparsa di risposta, oppure presentando tali atti al giudice in udienza. Ai fini dell'opposizione e del compimento delle attività previste negli artt. da 663 a 666 c.p.c., è sufficiente la comparizione personale dell'intimato. Se l'intimazione non è stata notificata in mani proprie, l'ufficiale giudiziario deve spedire avviso all'intimato dell'effettuata notificazione a mezzo di lettera raccomandata, e allegare all'originale dell'atto la ricevuta di spedizione».

c) Il pagamento dei canoni (art. 664 c.p.c.)

L'art. 664 c.p.c. è stato modificato ai soli fini di renderlo conforme e compatibile alla disciplina del fascicolo informatico e del deposito telematico degli atti, per cui ora viene previsto che «Nel caso previsto nell'art. 658 c.p.c., il giudice adito pronuncia separato decreto di ingiunzione per l'ammontare dei canoni scaduti e da scadere fino all'esecuzione dello sfratto, e per le spese relative all'intimazione. Il decreto è conservato nel fascicolo d'ufficio unitamente a una copia dell'atto di intimazione. Il decreto è immediatamente esecutivo, ma contro di esso può essere proposta opposizione a norma del capo precedente. L'opposizione non toglie efficacia all'avvenuta risoluzione del contratto».

Aspetti problematici

Le modifiche del Correttivo al rito locatizio hanno fatto sorgere due importanti nodi problematici che possono essere sintetizzati nei seguenti interrogativi:

  1. in caso di omissione dell'avvertimento ex art. 660, comma 2, c.p.c., circa la possibilità, sussistendo i presupposti di legge, di beneficiare dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, l'atto di citazione per convalida è nullo?
  2. la costituzione dell'intimato può avvenire ancora in udienza con modalità cartacee?

Quanto alla questione sub 1), secondo una prima impostazione, in caso di omissione e di assenza dell'intimato all'udienza, vi è nullità ex art. 164 c.p.c. e il giudice deve procedere necessariamente al rinnovo della notifica. Si tratta di una lettura della norma che equipara la ben più grave omissione dell'avvertimento che l'assenza in udienza comporta all'intimato che non compare o che compare non opponendosi a quella relativa al patrocinio a spese dello Stato. Questa tesi si fonda sulla lettera della disposizione, la quale stabilisce che questi avvertimenti ex art. 660 c.p.c. tengono luogo di quelli ex art. 167, comma 3, n.7), c.p.c. e, pertanto, l'atto sarebbe nullo ex art.156, comma 2, c.p.c. in quanto privo dei suoi elementi formali per raggiungere lo scopo a cui è destinato l'atto.

In accordo con un'altra tesi, meno formalistica, l'omissione dell'avvertimento anzidetto non può comportare la nullità dell'atto, atteso che l'omissione non determina le medesime conseguenze della mancata comparizione dell'intimato.

Questo orientamento è stato seguito, di recente, dal Tribunale di Busto Arsizio nell'ordinanza n. 223 del 13 febbraio 2025, peraltro rispetto all'ipotesi peculiare dell'intimazione per convalida nei confronti di una società atteso che, non potendo questa comunque accedere al beneficio del patrocinio a spese dello Stato come le persone fisiche, l'omissione dell'avvertimento non avrebbe comunque avuto alcun rilievo.

Secondo un'ultima posizione, la mancanza dell'avvertimento in questione non potrebbe mai essere sanzionato con la nullità dell'atto in quanto le disposizioni sull'ammissione al patrocinio a spese dello Stato devono essere necessariamente conosciute da tutti i consociati e, quindi, la sua omissione non comporta alcuna conseguenza pregiudizievole per l'atto e la sua efficacia.  

Chi scrive ritiene, al contrario, che l'omissione dell'avvertimento introdotto dal Correttivo comporti la nullità ex art. 164, comma 1, c.p.c. dell'atto di intimazione e della contestuale citazione per la convalida in quanto si tratta di avvertimenti che l'art. 660 c.p.c. ritiene “fondamentali” (in luogo di quelli previsti dall'art. 163, n. 7 c.p.c. per l'atto di citazione nel giudizio ordinario di cognizione) e, pertanto, non si può che applicare la disciplina generale della nullità della citazione prevista dall'art. 164 c.p.c.   

Di conseguenza, così come previsto dall'art. 164, comma 2, c.p.c., in caso di costituzione del convenuto ovvero se lo stesso si presenta personalmente all'udienza senza formulare eccezioni si realizza la sanatoria. Qualora, invece, il convenuto deducesse l'inosservanza degli avvertimenti previsti dall'art. 660 c.p.c. o soltanto quello relativo alla possibilità per l'intimato di accedere all'ammissione al patrocinio a spese dello Stato il giudice dovrà fissare una nuova udienza.  

Con riferimento alla questione sub 2), essa si correla al rilievo che il c.d. Correttivo alla Riforma Cartabia non è intervenuto sull'art. 660, comma 5, c.p.c. nella parte in cui consente la costituzione dell'intimato «presentando tali atti al giudice in udienza». Secondo una prima impostazione (MASONI, Novità sulla fase introduttiva del procedimento per convalida di sfratto: una prima ricostruzione, in IUS Processo civile, 22 gennaio 2025) la predetta disposizione deve ritenersi abrogata implicitamente dall'art.196-quater, comma 1, disp. att. c.p.c., la cui norma prevede che «il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione, il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione». Di conseguenza il deposito in udienza andrebbe effettuato secondo modalità telematiche.

Sennonché, volendo seguire questa tesi, ne deriverebbe un inevitabile allungamento dei tempi del procedimento di convalida, in quanto non solo il giudice potrebbe non avere avuto a disposizione l'atto depositato in telematico lo stesso giorno dell'udienza, ma anche il locatore potrebbe non aver avuto la possibilità di leggere l'atto lo stesso giorno dell'udienza (se non inviato per mera cortesia qualche giorno prima della costituzione in udienza). Di conseguenza, si dovrebbe addivenire ad un rinvio dell'udienza per consentire al giudice e all'intimante di avere contezza del contenuto della costituzione.

A parere di chi scrive la norma, così come formulata, non può che consentire in via eccezionale il deposito degli atti indicati dall'art. 660 c.p.c. in modalità cartacea. Del resto, il termine «presentare» non può che riferirsi ad una consegna cartacea degli atti e ciò appare coerente anche con la peculiarità del giudizio di convalida. Peraltro, l'art.169 c.p.c. prevede, ancora oggi, la possibilità per le parti di essere autorizzare a ritirare dalla cancelleria il «fascicolo cartaceo da essa eventualmente depositato». Tale disposizione consente, quindi, ancora oggi, la sopravvivenza del cartaceo all'interno di alcuni procedimenti.

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