Le conseguenze processuali dell’abusivo frazionamento del credito al nuovo vaglio delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione
11 Giugno 2025
Massima I diritti di credito che, oltre a fare capo ad un medesimo rapporto di durata tra le stesse parti, sono anche in proiezione iscrivibili nel medesimo ambito oggettivo di un possibile giudicato oppure fondati sul medesimo o su analoghi fatti costitutivi il cui accertamento separato si traduca in un inutile e ingiustificato dispendio dell'attività processuale, non possono essere azionati in separati giudizi, a meno che non si accerti la titolarità, in capo al creditore, di un apprezzabile interesse alla tutela processuale frazionata, in mancanza del quale la domanda abusivamente frazionata deve essere dichiarata improponibile, impregiudicato il diritto alla sua riproposizione unitaria. Qualora non sia possibile l'introduzione di un giudizio unitario sulla pretesa arbitrariamente frazionata, per l'intervenuta formazione del giudicato sulla frazione di domanda separatamente proposta, il giudice è tenuto a decidere nel merito e terrà conto del comportamento del creditore in sede di liquidazione delle spese di lite, escludendo la condanna in suo favore o ponendo in tutto o in parte a suo carico le spese di lite, integrando l'abusivo frazionamento della domanda giudiziale un comportamento contrario ai doveri di lealtà e probità processuale. Il caso Unicità del credito e proposizione separata di ricorsi per ingiunzione. Una struttura sanitaria privata accreditata ha chiesto l'emissione di due decreti ingiuntivi nei confronti dell'Azienda Sanitaria di riferimento per il pagamento delle prestazioni riabilitative rese in due diverse mensilità. La ASL ha opposto solo il primo decreto e il Tribunale competente ha accolto l'opposizione dichiarando improponibile la domanda in quanto avente ad oggetto la frazione di un unico credito. La Corte d'Appello ha confermato la decisione, ritenendo che la proposizione separata di più ricorsi per ingiunzione, relativi ad importi concernenti mensilità già esigibili, costituisca, in assenza di ragioni giustificative della proposizione di plurime domande giudiziali o di un interesse oggettivamente valutabile alla tutela processuale separata, un frazionamento del credito ingiustificato con conseguente improponibilità delle domande. Avverso tale sentenza la parte soccombente ha proposto ricorso per Cassazione e l'Azienda Sanitaria ha resistito con controricorso. La questione Abusivo frazionamento del credito e impossibilità di riproposizione unitaria della pretesa. La Sezione assegnataria ha rimesso alle Sezioni Unite le questioni sottese al contenzioso, segnalando l'opportunità di chiarire: - se l'acclarato abuso del processo correlato all'indebito frazionamento di pretese creditorie afferenti ad un medesimo rapporto, per il quale il creditore non abbia fornito elementi idonei a giustificare la tutela frazionata, debba produrre la rigorosa conseguenza della improponibilità della domanda anche quando questa non sia più validamente azionabile unitariamente (per essersi formato il giudicato sulla parte residua del credito) con conseguente perdita del diritto sostanziale; - se, nelle ipotesi quali quella indicata, la condanna alle spese processuali possa essere ritenuta misura idonea a sanzionare la condotta di abuso del processo senza incidere irreparabilmente sul diritto sostanziale del creditore e sulle prerogative, di rango costituzionale, relative all'accesso alla tutela giurisdizionale. Le soluzioni giuridiche La sanzione della condanna alle spese di lite e la sua scissione dalla soccombenza in giudizio. Le Sezioni Unite, dopo aver ricostruito le tappe giurisprudenziali in materia, hanno sottolineato la necessità di contrastare non tanto il frazionamento della pretesa in sé considerato, quanto il suo abuso, che pregiudica sia l'organizzazione giudiziaria sia la controparte debitrice, in assenza di un reale interesse dell'attore meritevole di tutela. Ciò premesso, la Corte ha dichiarato di condividere l'orientamento della prevalente giurisprudenza di legittimità che, a fronte di una pretesa abusivamente frazionata, indica come conseguenza l'improponibilità della domanda, in quanto ciò tendenzialmente non preclude al creditore la riproposizione unitaria. Tuttavia, vi sono casi in cui l'intervenuta formazione del giudicato sull'altra porzione di credito rende impossibile esperire nuovamente l'azione in modo unitario. In tali fattispecie, la sanzione della improponibilità della domanda si traduce, di fatto, nella “confisca” del diritto di azione, con violazione del principio di proporzionalità e del necessario bilanciamento tra diritto di azione e diritto al giusto processo. A fronte di una domanda non riproponibile, quindi, il Giudice che accerti l'inesistenza di un interesse meritevole di tutela ad agire frazionatamente deve comunque pronunciarsi nel merito sull'esistenza e consistenza del credito. Non essendo tuttavia ammissibile che, in casi siffatti, l'abuso rimanga senza sanzione, la reazione dell'ordinamento deve tradursi (esclusivamente) nell'utilizzo dello strumento della condanna alle spese processuali, declinato nel senso, sulla base del combinato disposto degli artt. 88 e 92, comma 1, c.p.c., di poter porre a carico del soggetto che abbia promosso un abusivo frazionamento del credito, anche in caso di sua vittoria in giudizio, l'onere delle spese processuali sostenute dalla controparte, così scindendo - a tutela dei doveri di probità e lealtà processuale - la condanna alle spese dalla soccombenza. Osservazioni Le tappe giurisprudenziali sull'abusivo frazionamento del credito e le sue conseguenze. Le Sezioni Unite si erano già pronunciate in tre fondamentali passaggi sulla frazionabilità della domanda giudiziale volta alla soddisfazione di un credito. Con la sentenza n. 108 del 2000, esse hanno affermato che deve riconoscersi al creditore di una determinata somma dovuta in forza di un unico rapporto obbligatorio, la facoltà di chiedere giudizialmente un adempimento parziale, in correlazione con la facoltà di accettarlo attribuitagli dall'art. 1181 cod. civ., con riserva di azione per il residuo, trattandosi di un potere che risponde ad un interesse meritevole di tutela del creditore senza sacrificio del diritto del debitore alla difesa delle proprie ragioni. Con la successiva sentenza n. 23726 del 2007, le Sezioni Unite sono tornate a pronunciarsi sul tema affermando l'opposto principio per cui non è consentita la proposizione di plurime richieste giudiziali di adempimento, contestuali o scaglionate nel tempo, in quanto la scissione del contenuto dell'obbligazione contrasta sia con il principio di correttezza e buona fede, sia con il principio costituzionale del giusto processo, traducendosi in un abuso degli strumenti processuali offerti dall'ordinamento alla parte nei limiti di una corretta tutela del suo interesse sostanziale. Con le sentenze gemelle n. 4090 e 4091 del 2017, le Sezioni Unite hanno affermato che, in linea di principio, le domande aventi ad oggetto distinti diritti di credito, anche se relativi ad un medesimo rapporto di durata tra le parti, possono essere proposte in separati processi. Tuttavia, ove le pretese creditorie facciano capo ad un medesimo rapporto tra le stesse parti e siano inscrivibili nel medesimo ambito oggettivo di un possibile giudicato o siano comunque fondate sullo stesso fatto costitutivo, sì da non poter essere accertate separatamente se non a costo di una duplicazione di attività istruttoria, le relative domande possono essere formulate in autonomi giudizi solo se risulti in capo al creditore un interesse oggettivamente valutabile alla tutela processuale frazionata, a pena di improponibilità della domanda. A fronte delle pronunce di legittimità successive, con le quali si è avuta una piena adesione ai principi di diritto espressi dalle Sezioni Unite ma una meno frequente analisi delle conseguenze suscettibili di derivare dalla proposizione di una domanda ingiustificatamente frazionata, la dottrina aveva da tempo sottolineato come la soluzione preferibile fosse quella di contenere gli effetti distorsivi del frazionamento operando sul piano delle spese processuali. La decisione in commento si pone pertanto quale esito di sintesi delle precedenti tappe giurisprudenziali e delle parallele evoluzioni dottrinali, con l'individuazione del punto di (auspicato) equilibrio, conforme ai (bilanciati) principi di riferimento, tra le soluzioni in rito (improponibilità della domanda frazionata) e la possibilità della definizione nel merito (qualora non sia possibile la riproposizione unitaria dell'azione) connessa alla sanzione della condanna del creditore alle spese processuali anche in caso di sua vittoria in giudizio. La scissione, così operata, tra la condanna alle spese e la soccombenza in giudizio risulta uno degli aspetti di maggiore interesse, dal punto di vista dogmatico, dell'assetto argomentativo della pronuncia. |