Licenziamento per GMO: la centralità della comunicazione recettizia di licenziamento
17 Giugno 2025
Un dipendente a tempo indeterminato, dopo aver ricevuto la comunicazione di avvio del procedimento di conciliazione per il licenziamento per giustificato motivo oggettivo il 22 gennaio 2019 dovuto alla soppressione del settore informatico dell'azienda, veniva messo in ferie dalla Società dal 24 gennaio all'8 febbraio. Il tentativo di conciliazione tenutosi l'8 febbraio aveva avuto esito negativo e il dipendente presentava domanda all'INPS per il congedo biennale il medesimo giorno. La Società comunicava il licenziamento il 9 febbraio 2019 con effetto dichiarato dall'8 febbraio. Dopo aver ricevuto tale comunicazione l'11 febbraio, il lavoratore si rivolgeva al Tribunale di Lucca lamentando un licenziamento illegittimo, il ricorso veniva respinto anche in secondo grado, affermando che il licenziamento per giustificato motivo oggettivo produce effetto dalla comunicazione di avvio del procedimento presso l'Ispettorato del lavoro (nel caso il 22 gennaio) e che le eccezioni alla retroattività erano tassative e non includevano il congedo per assistenza. Il lavoratore si rivolgeva in Cassazione, lamentando che il licenziamento dovesse essere efficace solo alla ricezione dello stesso il 11 febbraio e che non si erano sospesi gli effetti del licenziamento in seguito alla domanda di congedo. La Corte di Cassazione accoglieva il ricorso, sottolineando che era necessaria una comunicazione finale di recesso per determinare l'effetto estintivo del licenziamento, e che la domanda di congedo poteva influenzare gli effetti dello stesso. In buona sostanza la Cassazione conferma che il licenziamento è un atto recettizio e produce effetto solo quando portato a conoscenza del lavoratore, dunque l'estinzione del rapporto non si determina per effetto automatico dell'avvio del procedimento conciliativo, ma solo a seguito della comunicazione finale di licenziamento, da cui decorrono effetti estintivi e termini di impugnazione. |