Maggio 2025: revocatoria ordinaria e fallimentare, sovraindebitamento, chiusura del fallimento

La Redazione
09 Giugno 2025

Questo mese si segnalano le pronunce della Corte di cassazione in tema, tra l’altro, di revocatoria ordinaria e revocatoria fallimentare, sovraindebitamento, tempestività del deposito del ricorso in opposizione allo stato passivo, della gratuità o onerosità dell’atto ai fini della dichiarazione d’inefficacia ex art 64 l. fall., petitum della domanda di ammissione del credito in prededuzione, qualificazione di un credito come prededucibile, revocatoria fallimentare e scissione societaria, chiusura del fallimento ed esecuzione del concordato fallimentare, patto concordatario tra il proponente e i creditori ipotecari, applicabilità alla revocatoria ordinaria delle esenzioni previste ex art. 67, comma 3, l. fall.

Revocatoria: retrodatazione del periodo sospetto al deposito della domanda di concordato preventivo

Cass. civ., sez I, 8 maggio 2025, 12148

Nel caso in cui alla domanda di concordato preventivo, antecedente all'entrata in vigore dell'art. 69-bis, comma 2, l. fall. (introdotto dal d.l. n. 83 del 2012, conv. con modifiche dalla l. n. 134 del 2012), segua la dichiarazione di fallimento, il dies a quo per il calcolo a ritroso del periodo sospetto, rilevante ai fini delle azioni recuperatorie ex art. 64 e s. legge fall., corrisponde alla data del deposito della citata domanda e non a quella dell'eventuale decreto di ammissione.

Sovraindebitamento e legittimità dell'azione revocatoria sollevata dal liquidatore

Cass. civ., sez. I, 10 maggio 2025, n.12395

In tema di liquidazione del patrimonio del sovraindebitato, di cui agli artt. 14-ter e ss. l. n. 3 del 2012 (e successive modifiche e integrazioni), e nell'ambito del sub-procedimento di formazione del passivo disciplinato dall'art. 14-octies, il liquidatore può sollevare in via incidentale l'eccezione di revocatoria ordinaria ex art. 2901 c.c., in applicazione del principio generale temporalia ad agendum perpetua ad excipiendum, posto che ai sensi dell'art. 14-decies, comma 2, l. n. 3/2012 - introdotto dal d.l. 137/2020, conv., con modifiche, dalla l. 176/2020, applicabile anche alle procedure pendenti alla data della sua entrata in vigore - il liquidatore ha il potere di esercitare o proseguire, su autorizzazione del giudice, le azioni dirette a far dichiarare inefficaci gli atti compiuti dal debitore in pregiudizio dei creditori, secondo le norme del codice civile.

Verifica del tribunale circa la tempestività del deposito del ricorso in opposizione allo stato passivo

Cass. civ., sez. I, 11 maggio 2025, n.12515

In tema di opposizione allo stato passivo ai sensi degli artt. 98 e 99 l. fall. (nel testo vigente a seguito delle modifiche introdotte dal d.lgs. n. 5 del 2006 e dal d.lgs. n. 169 del 2007), il tribunale ha il potere-dovere di verificare d'ufficio la tempestività del deposito del ricorso e, in caso di deposito tardivo, di dichiarare inammissibile l'opposizione; tuttavia, qualora l'opponente abbia chiaramente descritto nel ricorso le ragioni della tempestività, il giudice non può dichiarare l'inammissibilità dell'opposizione sulla base del semplice rilievo della carenza di prova documentale della tempestività, ma deve verificare in concreto la tempestività o la tardività del deposito del ricorso, anche consultando il fascicolo della procedura fallimentare. (In applicazione del principio, la S.C. ha cassato il decreto impugnato che aveva dichiarato la tardività dell'opposizione senza tenere conto delle indicazioni dell'opponente inerenti alla tempestività dell'opposizione in relazione all'indicata data di comunicazione del decreto di esecutorietà dello stato passivo.).

Valutazione della gratuità o onerosità dell'atto ai fini della dichiarazione d'inefficacia ex art 64 l. fall.

Cass. civ., sez. I, 15 maggio 2025, n.13030

Ai fini della dichiarazione d'inefficacia degli atti a titolo gratuito, ai sensi dell'articolo 64 della legge fallimentare, la valutazione di gratuità od onerosità dell'atto impugnato dev'essere operata con esclusivo riguardo alla causa concreta, costituita dallo scopo pratico del negozio, e cioè dalla sintesi degli interessi che lo stesso è concretamente diretto a realizzare quale funzione individuale della singola e specifica negoziazione, al di là del modello astratto utilizzato; - la relativa classificazione non può, dunque, fondarsi sull'esistenza o meno di un rapporto sinallagmatico e corrispettivo tra le prestazioni sul piano tipico ed astratto ma dipende necessariamente dall'apprezzamento dell'interesse sotteso all'intera operazione da parte del solvens, quale emerge dall'entità dell'attribuzione, dalla durata del rapporto, dalla qualità dei soggetti e soprattutto dalla prospettiva di subire un depauperamento collegato o non collegato ad un sia pur indiretto guadagno o a un risparmio di spesa.

Il petitum della domanda di ammissione del credito in prededuzione non è equivalente a quello della domanda di rivendica di una somma di denaro

Cass. civ., sez. I, 16 maggio 2025, n.13098

In tema di procedure concorsuali, il petitum della domanda di ammissione del credito in prededuzione non è equivalente a quello della domanda di rivendica di una somma di denaro: infatti, la prededuzione opera su tutto il patrimonio del debitore sottoposto alla procedura concorsuale, salva solo la parte destinata ai creditori garantiti da pegno o ipoteca del ricavato della vendita dei beni gravati da tali garanzie; viceversa la rivendica, per definizione, opera soltanto su determinati beni, che vengono sottratti alla liquidazione concorsuale, per essere restituiti al loro titolare.

No alla qualificazione di un credito come prededucibile da parte dell'interprete nel silenzio della legge

Cass. civ., sez. I, 16 maggio 2025, n.13098

In tema di insinuazione al passivo, i crediti non possono essere qualificati come prededucibili da parte dell'interprete, nel silenzio della legge, tanto meno mediante il ricorso all'analogia legis, stante la rigorosa formula adottata nell'art. 111, comma 2, l. fall. (Nella specie, la S.C. ha confermato la pronuncia impugnata, che non aveva riconosciuto la prededuzione ai crediti vantati nei confronti di una società, poi sottoposta ad amministrazione straordinaria, alla quale era stato dato mandato di continuare a incassare i crediti oggetto di cessione, in nome proprio e per conto della cessionaria, con obbligo di riversare immediatamente a quest'ultima le somme via via incassate).

Revocatoria fallimentare e scissione societaria: responsabilità solidale della beneficiaria

Cass. civ., sez. I, 17 maggio 2025, n.13127

In tema di revocatoria fallimentare, sussiste la responsabilità solidale, ai sensi dell'art. 2506-quater, comma 3 c.c., della società beneficiaria della scissione, nei limiti del valore effettivo del patrimonio netto ad essa assegnato, per il debito restitutorio conseguente alla dichiarazione di inefficacia ex art. 64 l. fall. dell'atto di cessione dei crediti tra la società cedente, poi dichiarata fallita, e la società cessionaria, poi oggetto di scissione, a condizione che il predetto debito restitutorio e la dichiarazione di fallimento siano anteriori rispetto all'atto di scissione societaria.

Chiusura del fallimento ed esecuzione del concordato fallimentare

Cass. civ., sez. I, 19 maggio 2025, n. 13337

La chiusura del fallimento, dopo la definitività dell'omologazione del concordato fallimentare e la predisposizione del conto di gestione del curatore, non impedisce i successivi adempimenti relativi alla fase esecutiva del concordato, compreso il completamento della procedura di liquidazione dei beni e di pagamento dei creditori, secondo il piano approvato da questi ultimi, sotto la sorveglianza del giudice delegato, del curatore e del comitato dei creditori, in ragione dell'ultrattività degli organi fallimentari, desumibile dall'art. 136 l. fall.

Il patto concordatario tra il proponente e i creditori ipotecari, che accettano una riduzione del credito ipotecario, può derogare alla prescrizione dell'art. 124 l. fall.

Cass. civ., sez. I, 19 maggio 2025, n.13331

Il patto concordatario tra proponente e creditori ipotecari, con il quale questi ultimi accettano, su base negoziale ed individuale, il degrado al chirografo di parte del credito ipotecario, può legittimamente derogare alla prescrizione di cui all'art. 124 l. fall., salvo che, ai fini della determinazione dell'importo per cui il credito prelatizio è ammesso al voto e computato nel calcolo della maggioranza, permanga un interesse degli altri creditori o dello stesso debitore alla relazione giurata di un professionista designato dal tribunale.

Chiusura del fallimento in pendenza di revocatoria ordinaria e fallimentare

Cass. civ. sez. I, 20 maggio 2025, n.13479

L'art. 118, comma 2, l. fall., che consente espressamente la chiusura della procedura di fallimento, nonostante la pendenza di giudizi, rispetto ai quali il curatore conserva, a norma dell'art. 43 l. fall., la propria legittimazione processuale anche nei successivi stati e gradi, è applicabile non solo in relazione alle liti attive, che hanno ad oggetto direttamente il recupero di somme di denaro, ma anche alle controversie che riguardano beni, da trasformare in denaro ai fini del riparto, come la revocatoria ordinaria e fallimentare.

Applicabilità alla revocatoria ordinaria delle esenzioni previste ex art. 67, comma 3, l. fall.

Cass. civ., sez. III, 20 maggio 2025, n.13405

In tema di fallimento, le esenzioni previste dall'art. 67, comma 3, l. fall. per gli atti costitutivi di garanzie trovano applicazione non soltanto all'azione revocatoria fallimentare, ma, alle condizioni per la stessa previste, anche all'azione revocatoria ordinaria esercitata dal curatore, nonché a quella esercitata al di fuori del fallimento, nel caso in cui il giudizio promosso dal singolo creditore sia proseguito dal curatore, poiché anche in tali ipotesi è ravvisabile la medesima esigenza di non revocare una garanzia che la società aveva costituito in vista di un suo risanamento.

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