Tribunale di Benevento: ammissibilità dell'adozione di persona maggiorenne nelle unioni civili tra persone dello stesso sesso
30 Giugno 2025
Massima In assenza di un'esplicita preclusione normativa, è ammissibile l'adozione di persona maggiorenne anche all'interno di un'unione civile tra persone dello stesso sesso, ove sussista una comprovata affectio familiaris e una lunga convivenza, nonostante il mancato rispetto della differenza minima di età di diciotto anni prevista dall'art. 291 c.c., da interpretarsi in senso costituzionalmente orientato. Il caso Con la sentenza n. 190/2025, pubblicata il 22 maggio 2025, il Tribunale di Benevento ha accolto il ricorso presentato da una donna unita civilmente con la madre dell’adottanda, disponendo l’adozione di quest’ultima, oggi quarantunenne, con cui convive ininterrottamente da circa trent’anni. Il provvedimento si distingue per due profili innovativi: ammette l’adozione maggiorenni nell’ambito delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e supera in via interpretativa il limite della differenza di età minima previsto dall’art. 291 del codice civile. La questione L'adozione di persona maggiorenne è compatibile con l'unione civile tra persone dello stesso sesso anche in assenza della differenza di età di 18 anni prevista dall'art. 291 c.c.? E in che misura può il giudice superare i limiti normativi formali per garantire la tutela effettiva dei legami affettivi e familiari consolidati? La soluzioni giuridiche Secondo il Collegio, l'adozione di maggiorenne non può essere negata per il solo fatto che i soggetti coinvolti fanno parte di una famiglia omogenitoriale né per il dato meramente aritmetico della differenza anagrafica, qualora vi sia un concreto e radicato legame affettivo assimilabile a quello genitoriale. L'adozione, afferma il Tribunale, è uno strumento volto al riconoscimento giuridico di una relazione affettiva, identitaria e familiare consolidata. L'assenza, nella legge n. 76/2016, di una previsione espressa che renda applicabile l'art. 291 c.c. alle unioni civili non può, secondo il Tribunale, essere interpretata come un'esclusione implicita o come un limite invalicabile. Al contrario, i giudici ritengono che tale silenzio normativo debba essere letto alla luce del principio di effettività dei diritti, richiamato dallo stesso art. 1, comma 20 della medesima legge, il quale dispone che, al solo fine di garantire la piena tutela dei diritti derivanti dall'unione civile tra persone dello stesso sesso, le norme riferite al matrimonio e ai coniugi trovano applicazione anche all'interno di tale istituto. Tale previsione è stata interpretata dal Collegio non come una clausola limitativa, bensì come uno strumento che consente l'estensione sistematica delle tutele familiari anche a contesti non espressamente previsti, purché compatibili. Ne consegue, secondo il Tribunale, la piena continuità tra la disciplina dell'unione civile e il c.d. diritto vivente formatosi in ambito giurisprudenziale, che ha già riconosciuto, anche prima della legge del 2016, la legittimità dell'adozione in casi particolari nelle famiglie omogenitoriali, valorizzando il legame affettivo e la funzione genitoriale di fatto, anche in assenza di un vincolo matrimoniale. Osservazioni La sentenza di Benevento si inserisce in una giurisprudenza sempre più orientata al riconoscimento delle relazioni familiari fondate su legami effettivi, indipendentemente dalla struttura formale del nucleo e dall’orientamento sessuale dei suoi membri. In tal modo, l’adozione di maggiorenni diventa uno strumento inclusivo per il riconoscimento della genitorialità sociale e della pluralità dei modelli familiari esistenti nella società contemporanea. |