Risarcimento danni: è responsabile il blogger informato dei contenuti diffamatori di terzi non rimossi in modo tempestivo
02 Luglio 2025
Il prestatore di servizi informatici che agisca da hosting provider non attivo è, di regola, esente da responsabilità per i contenuti illeciti pubblicati da terzi (come i commenti diffamatori), tuttavia, una volta acquisita la consapevolezza della loro manifesta illiceità, anche al di fuori di una comunicazione da parte delle autorità competenti, è tenuto a rimuoverli tempestivamente per continuare a beneficiare dell'esenzione dalla responsabilità contemplata dagli articoli da art. 14 a 17 d.lgs. n. 70/2003. La controversia viene avviata da Tizio che ha agito in giudizio nei confronti di Caio per ottenere il risarcimento dei danni che assume avere subito in conseguenza di commenti ingiuriosi pubblicati da alcuni utenti sul "blog" telematico tenuto dal convenuto e non tempestivamente rimossi. L'attore ha quindi agito per ottenere un risarcimento dei danni, sostenendo che il blogger era informato dei contenuti diffamatori e che non li avesse rimossi in modo tempestivo. La domanda è stata rigettata in primo grado e la conferma della decisione da parte della Corte d'appello, la vicenda è quindi approdata in Cassazione. La Corte di Cassazione si è soffermata sul ruolo di "hosting provider attivo", ritenendo infondata l'affermazione che il blogger avesse esercitato un'attività di moderazione tale da renderlo un provider attivo. In tale ambito, la regola generale è, infatti, quella dettata dall'art. 17 del decreto legislativo n. 70 del 2003, per cui il soggetto prestatore di servizi (nella specie: hosting provider) che ospita commenti di terzi nell'ambito dello spazio che gestisce (che, cioè, trasmette e memorizza informazioni dei destinatario). La Cassazione si è inoltre pronunciata sull'onere della prova, affermando che spetta all'attore che si ritiene danneggiato dimostrare due aspetti:
Con il terzo motivo viene denunciata "l'omessa rimozione dei contenuti". Secondo il ricorrente "in palese contraddizione con la disposizione normativa ex art. 16 D.Lgs. 70/2003 la Corte di Appello afferma che l'obbligo di rimozione non derivi tanto dalla conoscenza dell'illiceità dei commenti, ma derivi esclusivamente dalla comunicazione delle autorità competenti". I Giudici di legittimità ricordano che tale affermazione viene effettuata dalla Corte d'Appello in consapevole contrasto con quanto, invece, affermato dalla giurisprudenza di legittimità in sede penale in casi analoghi (cfr. Cass. pen., Sez. 5, Sentenza n. 12546 dell'8/11/2018 Ud. - dep. 20/03/2019). La Cassazione ha dunque chiarito che l'obbligo di rimozione non origina esclusivamente a seguito di una comunicazione a opera delle autorità competenti, bensì può derivare anche da una conoscenza “di fatto”, ottenuta, ad esempio, tramite la segnalazione dell'interessato, ovvero da ulteriori elementi definiti inequivocabili. La Suprema Corte condivide la doglianza espressa dal ricorrente nel terzo motivo di ricorso, incentrato sull'omessa rimozione dei contenuti, accogliendolo quindi. Dunque, a parere della Corte di Cassazione, l'obbligo di rimozione delle informazioni illecite memorizzate sorge per l'hosting provider nel momento stesso in cui egli, in qualunque modo, acquisisca la conoscenza di fatti o circostanze che rendano tale illiceità manifesta; in quest'ottica, la "comunicazione delle autorità competenti" rappresenta solo una fonte qualificata di acquisizione della predetta conoscenza (che, verosimilmente, semplifica anche la valutazione per il prestatore del carattere manifesto dell'illiceità dell'informazione e l'eventuale giudizio sulla sua effettiva consapevolezza della stessa). Il punto di equilibrio che emerge dalla normativa euro-unitaria ed interna è, in definitiva, dato dal seguente principi di diritto: "il prestatore di servizi informatici che assuma il ruolo di hosting provider non attivo va, di regola, esente dalla responsabilità per la pubblicazione delle eventuali informazioni illecite che provengano dai terzi - e, più specificamente, in relazione alla problematica oggetto della presente controversia - per tutti gli eventuali commenti diffamatori inviati dai terzi, ma, una volta che egli acquisisca la consapevolezza della manifesta illiceità degli stessi (in qualunque modo, anche non necessariamente a seguito di una comunicazione delle autorità competenti, sebbene, in tale ultimo caso, possa essere più agevole percepire il carattere "manifesto" dell'illiceità), è tenuto ad attivarsi per rimuoverli tempestivamente, per continuare a godere dell'esenzione dalla indicata responsabilità". |