Nessun assegno divorzile per l’ex moglie che rinunci alle aspettative professionali senza provare il sacrificio subito
10 Luglio 2025
La rottura definitiva del matrimonio ha dato luogo a un contendere legale riguardante la potenziale concessione dell'assegno divorzile a favore della moglie. In prima istanza, i giudici hanno deciso a favore della concessione di 500 euro mensili da parte dell'ex marito all'ex moglie come assegno divorzile. Tuttavia, inaspettatamente, in appello la decisione è stata ribaltata l’assegno negato. La motivazione di tale decisione è articolata su diversi elementi, ponendo particolare enfasi sul fatto che durante il lungo matrimonio, caratterizzato anche da un periodo prolungato senza figli, la donna aveva possibilità di svolgere una varietà di mansioni come architetto. Tuttavia, non ha pienamente sfruttato tali opportunità nonostante avesse beneficiato di aiuti domestici e di un tenore di vita agiato, elementi che difficilmente possono essere incompatibili con l'esercizio di una professione confacente alle capacità e alle aspirazioni della donna. Nonostante le contestazioni presentate in Cassazione dalla donna, i giudici hanno condiviso la valutazione espressa in Appello: non è stato sufficientemente provato che la disparità economica tra gli ex coniugi sia stata determinata dalle scelte fatte all'interno della famiglia stessa. In estrema sintesi, l'assegno divorzile deve tenere conto delle contribuzioni fornite dal coniuge richiedente, indicando anche un rigido esame per verificare se lo squilibrio economico presente al momento del divorzio sia derivato da un sacrificio del coniuge più debole nel contesto familiare. Nel caso specifico, la Corte non ha ritenuto provata la connessione tra la disparità economica e le scelte della donna durante il matrimonio, escludendo così la concessione dell'assegno divorzile. |