Risarcimento del danno non patrimoniale per mancato utilizzo della linea telefonica fissa da parte di un avvocato
10 Luglio 2025
Massima Nella specie per circa dieci mesi, il numero telefonico di uno studio legale, a causa del malfunzionamento, risultava libero per chi chiamava, ma muto per il ricevente. Il caso Nel caso di specie, un avvocato conveniva in giudizio una compagnia telefonica, chiedendone la condanna al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali, lamentati a seguito della stipulazione di un contratto avente ad oggetto il trasferimento di due linee telefoniche su linea digitale multinumero, cd. ISDN, relative al suo studio legale, giacché dopo la stipulazione del contratto, a gennaio del 2003, si era avveduto che il primo numero telefonico risultava libero per chi chiamava, ma muto per il ricevente, mentre il secondo numero risultava inesistente; soltanto a novembre 2003, dopo aver agito giudizialmente egli otteneva il ripristino delle due linee presso il precedente operatore telefonico. Il Tribunale accoglieva la domanda, mentre in appello era accolto il gravame della compagnia telefonica. L’avvocato proponeva ricorso in cassazione lamentando che la corte di appello aveva ritenuto non risarcibile il danno non patrimoniale derivante da disservizi alla linea telefonica. La Corte di cassazione ha accolto il ricorso sul rilievo che la lesione costituita da forzati impedimenti, causati dall’altrui inadempimento, al corretto svolgimento dell’attività professionale, va ragionevolmente collocata nell’ambito della soglia della risarcibilità del danno non patrimoniale come configurata dal diritto vivente. La questione La questione in esame è la seguente: il danno non patrimoniale derivante da disservizi alla linea telefonica è risarcibile? La soluzione giuridica La pronuncia si concentra sulla risarcibilità del danno non patrimoniale derivante dalla mancata possibilità di un utente di usufruire di una linea telefonica, mutando il proprio orientamento, ritenendo risarcibile il danno non patrimoniale derivante da disservizi alla linea telefonica. È noto, infatti, come il ritardo nell'esecuzione di una prestazione contrattuale venga spesso invocato come fonte di risarcimento di presunti danni a diritti fondamentali della persona in favore di soggetti che, incolpevolmente, abbiano lungamente atteso l'esecuzione di quanto dovuto. Nell'occuparsi della risarcibilità del danno non patrimoniale derivante dalla mancata possibilità di un utente di usufruire di una linea telefonica fissa, la Cassazione ha in passato escluso la sua riconducibilità tra i diritti fondamentali della persona (Cass. n. 17894/2020). In particolare, secondo tale orientamento, risulta, infatti, che, affinché una situazione giuridica soggettiva possa qualificarsi come “diritto fondamentale della persona” sono necessari due requisiti: in primo luogo, il diritto deve riguardare la persona, e non già il suo patrimonio. L'eventuale forzosa rinuncia al godimento di un bene materiale può costituire lesione di un diritto “della persona” solo se questa sia stata privata del godimento di beni materiali essenziali quoad vitam (quali acqua, aria, cibo, alloggio, farmaci); mentre, all'opposto, l'uso del telefono non può essere ritenuto necessario per la sopravvivenza personale dell'individuo. In secondo luogo, ad avviso della Corte, affinché un diritto della persona possa dirsi “fondamentale” occorre che l'esercizio di esso non possa essere impedito senza, per ciò solo, sopprimere o limitare la dignità o la libertà dell'essere umano. All'opposto, l'impedimento all'uso del telefono non menoma né la dignità, né la libertà dell'essere umano, né costituisce violazione di alcuna libertà costituzionalmente garantita, tanto meno di quella di comunicare, posto che nulla impedisce all'interessato di servirsi di altri mezzi di comunicazione (primo fra tutti, un telefono sostitutivo). Il guasto al telefono o alla linea telefonica, pertanto - spiega la Corte - quale che ne sia la durata, non rappresenta violazione di alcun diritto della persona costituzionalmente garantito ed il suo avverarsi non può legittimare alcuna pretesa risarcitoria di danni non patrimoniali. In un altro precedente arresto - avente ad oggetto il risarcimento del danno subìto da un utente rimasto privo del servizio telefonico a causa di un inadempimento del gestore – la Suprema Corte aveva stabilito che “i disagi e i fastidi eventualmente incontrati dall'utente non possono impingere direttamente nella tutela della libertà e sicurezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione"; e che pertanto, ai fini dell'esclusione del risarcimento del danno non patrimoniale non poteva trascurarsi “la molteplicità dei mezzi sostitutivi disponibili per sopperire ai disservizi del gestore” (Cass. n. 15349/2017). Al contrario, la pronuncia in commento, premesso che il danno non patrimoniale, secondo quanto sempre ribadito dalla stessa Suprema Corte, è risarcibile solamente nei casi previsti dalla legge, o quando la sua risarcibilità sia implicitamente ammessa dalla legge - ossia allorché il fatto illecito abbia vulnerato un diritto fondamentale della persona (Cass. n. 26972/2008) – ha censurato i giudici di merito per non aver valutato se il pregiudizio non patrimoniale dedotto avesse superato quella soglia di sufficiente gravità individuata in via interpretativa dalla giurisprudenza. Invero, il mancato utilizzo della linea telefonica fissa da parte di un avvocato assume rilevanza, dato che la lesione costituita da forzati impedimenti, causati dall'altrui inadempimento, al corretto svolgimento dell'attività professionale, va ragionevolmente collocata nell'ambito della soglia della risarcibilità del danno non patrimoniale come configurata dal diritto vivente. Osservazioni In tema di diritti fondamentali, occorre far riferimento a tutte quelle situazioni giuridiche soggettive attive, o di vantaggio, tutelate dall'ordinamento, ed in particolare dalla Costituzione, sia in maniera espressa (con una disciplina più o meno dettagliata), che implicita, in quanto desumibili per consolidata interpretazione da altri diritti fondamentali, o dalla clausola generale di cui all'art. 2 Cost. (che riconosce i diritti inviolabili dell'uomo “sia come singolo sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità”). Deve, quindi, trattarsi, di diritti che proteggono interessi, beni e sfere di azione della persona umana (o di gruppi di persone) il cui elemento comune consiste nell'essere inderogabilmente “fondamentali”, ossia insopprimibili e determinanti per la stessa sussistenza dell'individuo. Lo status di persona, in definitiva, garantisce ad ogni soggetto la tutela della personalità umana che si realizza nella protezione mediante lo strumento giuridico - e la conseguente dinamica risarcitoria - di quelle sfere intangibili di libertà, sia nei confronti dello Stato che degli altri consociati, che siano di copertura costituzionale. Oltre a tale comun denominatore, i diritti in questione sono pur sempre caratterizzati dall'essere in continua evoluzione, necessitando di un costante adeguamento da parte del giudice nazionale, nonché degli orientamenti dei giudici europei (Corte di Strasburgo, Corte di Giustizia UE). Il riconoscimento dei diritti fondamentali, infatti, si è articolato in fasi storiche distinte, tanto che in dottrina si è soliti parlare di “diritti di prima generazione” (per indicare quei diritti dello Stato liberal-borghese che videro la luce per lo più nelle Carte costituzionali di fine Settecento per poi essere riconosciuti dalle Costituzioni ottocentesche), nonché di diritti “di seconda, terza e quarta generazione”. Quest'ultima categoria, in particolare, include i principi affermati dai più recenti orientamenti della giurisprudenza (nazionale ed europea) tesi ad adeguare le situazioni soggettive di antica formulazione agli sviluppi della ricerca scientifica e del progresso tecnologico (si pensi al diritto all'oblio, al diritto all'identità biologica, all'accesso alla rete telematica, ai cosiddetti diritti aletici). Ebbene, nonostante questa continua e necessaria opera di adeguamento, sono ancora numerosi ed eterogenei i “diritti senza legge” che, purtuttavia, non possono essere ignorati. Pertanto, la categoria dei diritti fondamentali della persona costituisce un “catalogo aperto": è noto, infatti, come, alcuni diritti in passato considerati secondari, siano poi assurti a rango di diritti fondamentali primari, e viceversa. La categoria dei diritti fondamentali della persona, insomma, si evolve col trascorrere del tempo, ampliandosi o restringendosi di pari passo con l'evoluzione della coscienza sociale, dell'individuo e del progresso tecnologico. Secondo tale prospettazione, anche il mezzo telefonico – e in particolare il diritto di disporre di un servizio di telefonia fissa presso il proprio studio professionale – deve considerarsi tale, dovendo ricomprendersi tra i mezzi di sussistenza indispensabili all'individuo nella società moderna. Invero, l'avvocato titolare di uno studio, a causa del malfunzionamento delle linea telefonica, subisce la lesione della sua immagine e reputazione professionale, perché, rispetto al potenziale cliente che telefona per la eventuale assistenza legale, ma non riesce a mettersi con lui in contatto, appare, a causa del disservizio telefonico sull'utenza, come un soggetto sempre irreperibile o che aveva cessato l'attività senza disattivarne il numero, e dunque, in ultima analisi, come un soggetto inaffidabile sul piano professionale. Il guasto al telefono od alla linea telefonica di uno studio legale, pertanto, costituisce violazione di diritto della persona costituzionalmente garantito, ed il suo avverarsi può legittimare la pretesa al risarcimento di danni non patrimoniali, dal momento che è lesa la possibilità di continuare ad essere contattati da clienti già acquisiti, ma rileva anche il fatto di non poter essere contattati da nuova clientela. |