Danno da perdita di chance e incapacità lavorativa
17 Luglio 2025
Massima In tema di risarcimento del danno, la perdita di chance è la concreta ed effettiva occasione favorevole di conseguire un determinato bene, che non integra una mera aspettativa di fatto, ma un'entità patrimoniale a sé stante, giuridicamente ed economicamente suscettibile di autonoma valutazione, sì che il creditore che voglia ottenere il risarcimento dei danni derivanti da detta perdita ha l'onere di provare, pur se solo in modo presuntivo o secondo un calcolo di probabilità, la realizzazione in concreto di alcuni dei presupposti per il raggiungimento del risultato sperato e impedito dalla condotta illecita della quale il danno risarcibile dev'essere conseguenza immediata e diretta. Il caso A seguito di un sinistro stradale, la vittima riporta lesioni gravissime, con paraplegia da lesione vertebro-midollare. La CTU riscontrava postumi permanenti nella misura di 90 punti percentuali ed un periodo di inabilità temporanea assoluta di 300 giorni, inabilità parziale al 75% di 150 giorni, al 50% di 150 giorni e al 25% di 150 giorni con limitazione della capacità lavorativa specifica dell'attività di bancario nella misura del 90%, nonché la necessità spese di assistenza per il futuro. Il danneggiato evidenziava le “gravissime ripercussioni sulla sua vita futura”, nonché una compromissione dei suoi possibili sviluppi di carriera presso un istituto bancario, ove era stato assunto, già prima della laurea, con contratto a tempo determinato. In particolare, tale contratto prevedeva anche numerose opportunità di lavoro all'estero “con promozioni, incentivi e trasferimenti presso sedi della società dislocate in Europa, nonché negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna”, attività che, a causa dei postumi riportati nel sinistro, risultano totalmente precluse all'attore. Il danneggiato chiedeva il riconoscimento, oltre del danno patrimoniale e non patrimoniale, anche specificatamente il danno da perdita di chance, lamentando che la lesione, accertata tramite consulenza medico-legale, le avrebbe di fatto precluso la carriera lavorativa e, dunque, l'inserimento in un determinato e specifico migliore ambito lavorativo. La questione La questione è definire la natura del danno da perdita di chance di futuro guadagno, differenziandolo da altri aspetti del danno, tenendone ferma la natura, e soprattutto così individuando un preciso onere probatorio per evitare il rischio di duplicazioni risarcitorie oppure che la perdita di chance diventi un danno “evanescente”. Le soluzioni giuridiche Il danno da perdita di chance - consistente nella perdita della possibilità di conseguire un risultato vantaggioso ovvero di evitare un esito sfavorevole - trova la propria connotazione essenziale nella condizione di insuperabile incertezza eventistica che lo contraddistingue, restando confinata la chance (patrimoniale e non patrimoniale) nel campo delle relazioni incerte tra eventi non interdipendenti, in quanto non collegati da una "legge di connessione" causale (Cassazione civile sez. III, 27/07/2024, n. 21045; Cassazione civile sez. III, 04/07/2024, n.18312): la domanda risarcitoria del danno per la perdita di chance è, per l'oggetto, ontologicamente diversa dalla pretesa di risarcimento del pregiudizio derivante dal mancato raggiungimento del risultato sperato, il quale si sostanzia nell'impossibilità di realizzarlo, caratterizzata da incertezza (non causale, ma) eventistica. In materia di perdita di chance, l'attività del giudice deve tenere distinta la dimensione della causalità da quella dell'evento di danno e deve altresì adeguatamente valutare il grado di incertezza dell'una e dell'altra, muovendo dalla previa e necessaria indagine sul nesso causale tra la condotta e l'evento, secondo il criterio civilistico del più probabile che non, e procedendo, poi, all'identificazione dell'evento di danno, la cui riconducibilità al concetto di chance postula una incertezza del risultato sperato, e non già il mancato risultato stesso, in presenza del quale non è lecito discorrere di una chance perduta, ma di un altro e diverso danno. Si può, pertanto, legittimamente discorrere di chance perduta in relazione all'incertezza non della causa, ma dell'evento, per cui è risarcibile equitativamente la possibilità perduta, se apprezzabile, seria e concreta, una volta che sia stato provato il nesso causale fra la condotta e la possibilità perduta (id est l'evento incerto). Il danno da perdita di chance viene configurato, a seconda dei casi, talora come danno patrimoniale, a sua volta ora in termini di danno emergente ora in termini di lucro cessante, oppure come danno non patrimoniale. Il danno da perdita di chance può assumere una natura giuridica eterogena a seconda dei casi:
Se intesa come lucro cessante, la chance è un criterio di accertamento del nesso di causa tra condotta lesiva ed evento inteso come mancata realizzazione del risultato.
A livello generale, la perdita di chance viene intesa come concreta ed effettiva occasione favorevole di conseguire un determinato bene, non essendo una mera aspettativa di fatto, bensì un'entità patrimoniale a sé stante, giuridicamente ed economicamente suscettibile di autonoma valutazione, quale perdita della possibilità di conseguire un qualsivoglia risultato utile (per tutti, Cass., sez. III, 14.03.2017, n. 6488). Non consiste, come detto, nel mancato raggiungimento di un risultato sperato, ma nella perdita della mera possibilità di un risultato finale, Sul piano probatorio, è sufficiente dimostrare in via di calcolo probabilistico l'esistenza della chance, ovvero fornire la prova, anche presuntiva, dell'esistenza di elementi oggettivi dai quali desumere, in termini di certezza o di elevata probabilità e non di mera potenzialità, l'esistenza di un pregiudizio economicamente valutabile (Cass., sez. I, 13.04.2017, n. 9571). Non si tratta, dunque, di un danno meramente ipotetico o eventuale (come se, invece, lo si collegasse al raggiungimento del risultato utile), bensì concreto ed attuale, pertanto non va commisurato alla perdita del risultato, ma nella mera possibilità di conseguirlo. Nel nostro caso, si trattava di una lamentata perdita di chance di una carriera lavorativa. Allora, il danno da perdita di chance rischia di sovrapporsi alla perdita di chance al danno futuro (Cass., sez. I, 29.11.2016, n. 24295), di difficile quantificazione e comunque tecnicamente irrisarcibile, se considerato nella sua assoluta incertezza come mera eventualità di un conseguimento utile. La perdita di chance deve rapportarsi anche al danno da incapacità lavorativa specifica, oltre che al danno alla salute. La sentenza annotata si muove su questo terreno:
Nel caso di specie, il danneggiato non aveva allegato alcuna documentazione (ad esempio, buste paga, o dichiarazione dei redditi), da cui si potesse evincere una diminuzione patrimoniale, né aveva offerto di provare che l'incidente gli abbia impedito di continuare a svolgere la sua attività lavorativa. Al contrario in sede di operazioni peritali aveva riferito al perito che essere assunto dall'istituto bancario con un contratto a tempo di lavoro a tempo indeterminato, di lavorare a tempo pieno, svolgendo l'attività lavorativa sia in presenza sia in smart working. Riferiva di lavorare a tempo pieno recandosi 3-4 volte la settimana in ufficio e per le restanti 1-2 volte opera da casa. Del resto, la stessa CTU non ha verificato una compromissione totale della capacità lavorativa, limitandosi a rilevare una maggior difficoltà nello svolgimento dei compiti lavorativi, circostanza già ha trovato ristoro nella personalizzazione del danno riconosciuta nel massimo tabellare. Ne deriva che si reputa non provata la compromissione della capacità lavorativa specifica, sì che nulla può essere riconosciuto a tale titolo. Passiamo così al danno da perdita di chance. Come ricordato, il contratto di lavoro prevedeva uno sviluppo di carriera e numerose opportunità lavorative all'estero, con promozioni, incentivi e trasferimenti presso sedi della società dislocate in Europa, nonché negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna; tali tipologie di occasioni lavorative e di sviluppi futuri di carriera – a causa del sinistro per cui è causa e delle gravissime ripercussioni e limitazioni fisiche, psicologiche e logistiche conseguenti allo stesso – non possono più essere colte dal danneggiato, che chiedeva il risarcimento del danno da perdita di chance. La sentenza annotata si pone sul solco della giurisprudenza di legittimità:
Nel caso di specie, il Tribunale ha reputato non raggiunta alcuna prova circa la perdita di una chance di sviluppi di carriera, né di opportunità lavorative all'estero, atteso che l'attore non ha dedotto specificamente quali sarebbero stati gli sviluppi irrimediabilmente preclusi, né ha provato – ad esempio per testi – sue specifiche ambizioni ante sinistro poi irrimediabilmente precluse, ad esempio indicando specifiche mansioni o sviluppi di carriera anche all'estero. Osservazioni Non è facile e immediato stabilire il rapporto tra perdita di chance, lucro cessante e danno futuro. Il lucro cessante è il mancato guadagno, già provocato dall'inadempimento o dall'illecito, nel senso che sarebbe stato conseguito se l'obbligazione fosse stata adempiuta o la lesione non si fosse verificata; la prova della certezza del danno non riguarda il lucro in sé, ma i presupposti e i requisiti necessarî affinché esso si determini; il lucro cessante non è entrato nel patrimonio del danneggiato, ma vi entrerà nella forma di risarcimento e certezza del danno qui significa garanzia circa la sussistenza dei presupposti per la sua produzione in futuro (così, FRANZONI, La chance nella casistica recente, in Resp. civ., 2005, 7 s.). La perdita di chance è la perdita di una possibilità, già sorta nel patrimonio del soggetto, di conseguire un risultato utile; a differenza del lucro cessante non è possibile dimostrare che l'utilità sarebbe stata conseguita e neppure che sono certi i presupposti per conseguirla; sul piano causale la chance si qualifica come danno potenziale o eventuale, privo del carattere della certezza. Il danno futuro ha almeno tre significati:
La figura della perdita di chance mitiga questa rigidità del sistema: da una parte, il lucro cessante è diverso dalla perdita di chance, dall'altra la chance non è un danno futuro, quanto meno perché è una lesione attuale e riguarda la possibilità di conseguire un vantaggio. Non solo. La perdita di chance è anche diversa dalla incapacità lavorativa specifica. In tema di danni alla persona, l'invalidità di gravità tale da non consentire alla vittima la possibilità di attendere neppure a lavori diversi da quello specificamente prestato al momento del sinistro, e comunque confacenti alle sue attitudini e condizioni personali ed ambientali, integra non già lesione di un modo di essere del soggetto, rientrante nell'aspetto del danno non patrimoniale costituito dal danno biologico, quanto un danno patrimoniale attuale in proiezione futura da perdita di "chance", ulteriore e distinto rispetto al danno da incapacità lavorativa specifica, e piuttosto derivante dalla riduzione della capacità lavorativa generica, danno che, ove accertato sulla base delle prove, anche presuntive, offerte dal danneggiato, va stimato con valutazione necessariamente equitativa ex art. 1226 c.c. (Cassazione civile sez. III, 15/09/2023, n.26641; Cassazione civile sez. III, 12/06/2015, n.12211). Per queste ragioni, come detto, il danneggiato ha l'onere di indicare gli elementi di fatto (diversi dalla sola compromissione delle condizioni di salute) che, se provati anche per presunzione, avrebbero potuto indurre a ritenere sussistente la chance. Infatti,
Se la “chance” integra non già lesione di un modo di essere del soggetto, rientrante nell'aspetto del danno non patrimoniale costituito dal danno biologico, ma un danno patrimoniale attuale in proiezione futura da perdita di "chance", ulteriore e distinto rispetto al danno da incapacità lavorativa specifica, e piuttosto derivante dalla riduzione della capacità lavorativa generica, occorre provare tale danno:
Nel caso concreto, oltre alle generiche e stereotipate “prospettive di carriera” pur contenute nel contratto, occorre dimostrare un qualcosa di più, cioè proprio la chance perduta, alla quale bisogna dare un concreto contenuto: la chance deve essere apprezzabile, seria e concreta (questi sono tre aggettivi significativi e non sono sinonimi: la serietà della possibilità unitamente alla sua concretezza la rendono apprezzabile). Ad esempio, occorre l'effettiva carriera intrapresa, data da promozioni, corsi intrapresi, riconoscimenti etc. ossia da una serie di indici concreti che facciano presumere l'inizio di quella carriera volta a raggiungere quell'obiettivo, nonché l'interesse e la volontà del danneggiato stesso a conseguire tale obiettivo. L'eventuale perdita di chance potrà essere provata da una serie di indizi: innanzitutto, il progetto del danneggiato di perseguire questa carriera ulteriore e particolare rispetto alla semplice carriera interna (i.e. manifestazione di questa volontà prima dell'evento lesivo ovvero la prova di questo effettivo interesse a quella possibilità); in secondo luogo, per realizzare questo effettivo interesse la persona allegherà di aver iniziato un concreto percorso di formazione o di lavoro, volto ad ottenere competenze o esperienze necessarie per quello scopo. Così la possibilità può essere “seria” e “concreta”, quindi “apprezzabile” per l'ordinamento e dal giudice. Nel caso di specie, se il lavoro era nel settore bancario con possibilità di carriera all'estero, il danneggiato potrebbe provare che aveva iniziato tale percorso di acquisizione di titoli, esperienze etc. per lavorare all'estero. Diversamente la chance non è tale, ma una mera opzione lavorativa non azionata. Tale osservazione permette di ricordare un'altra questione: il problema della perdita chance va ricondotto non tanto all'ingiustizia del danno, ma alla risarcibilità del dannoex art. 2043 c.c. Come tale, costituisce una lesione all'integrità del patrimonio e lo si configura come danno emergente. Dunque deve essere rigorosamente provato, sia pure anche attraverso presunzioni, per giungere al riconoscimento di una reale chance (seria, concreta ed apprezzabile). |