Presupposti ed esigibilità della quota di trattamento di fine rapporto dell’ex coniuge

24 Luglio 2025

Il diritto del coniuge divorziato alla propria parte di trattamento di fine rapporto (TFR) richiede la titolarità del diritto all'assegno divorzile l’ex coniuge diviene a sua volta titolare del diritto a tale TFR, e diviene esigibile quando quest'ultimo percepisca il relativo trattamento.

Massima

Il diritto alla quota del trattamento di fine rapporto dell’ex coniuge presuppone la titolarità del diritto a percepire un assegno divorzile da parte del richiedente (o quantomeno che il richiedente abbia presentato domanda di divorzio, seguita dalla relativa pronuncia e dall'attribuzione dell'assegno divorzile) al momento in cui l’ex coniuge diviene a sua volta titolare del diritto a tale TFR, e diviene esigibile quando quest'ultimo percepisca il relativo trattamento. Non è, però, necessario che l'importo su cui calcolare la quota di spettanza sia già incassato al momento della proposizione della relativa domanda, essendo sufficiente che sia esistente al momento della decisione.

Il caso

All’esito del giudizio di primo grado, il Tribunale di Bari, definitivamente pronunciando, ha riconosciuto in capo alla moglie il diritto a percepire un assegno divorzile e ha dichiarato, invece, inammissibile la richiesta di poter beneficiare di una quota del TFR dell’ex coniuge, ritenendo ineludibile il passaggio in giudicato della sentenza divorzile con cui veniva riconosciuto l’assegno divorzile.

L’onerato ha, successivamente, promosso appello, contestando l’erronea determinazione della misura dell’assegno divorzile.

Si è, dunque, costituita la coniuge beneficiaria domandando la conferma della pronuncia di primo grado con riferimento alla attribuzione dell’assegno divorzile e al quantum dello stesso e, incidentalmente, impugnando il provvedimento nella parte in cui aveva respinto la domanda volta a ottenere il riconoscimento della quota del TFR dell’ex coniuge.

Il Giudice di seconde cure ha rigettato l’appello principale, confermando l’attribuzione dell’assegno divorzile e la misura dello stesso, e ha accolto l’appello incidentale, riconoscendo altresì il diritto della ex moglie a percepire una quota del TFR (da determinarsi nel quantum in un autonomo giudizio), precisando che trattasi di un diritto attribuibile anche ove il trattamento di fine rapporto sia maturato prima della sentenza di divorzio ma dopo la proposizione della relativa domanda.

Avverso tale pronuncia l’ex marito ha proposto ricorso per cassazione, che è stato rigettato.

La questione

La questione in esame è la seguente: quali sono i presupposti per il riconoscimento nell’an del diritto a percepire una quota del TFR dell’ex coniuge?

Le soluzioni giuridiche

L'art.12, l.898/1970 riconosce il diritto del coniuge nei cui confronti sia stata pronunciata sentenza di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio a ottenere una percentuale dell'indennità di fine rapporto percepita dall'altro coniuge, in presenza dei seguenti requisiti: che non sia passato a nuove nozze e che sia titolare di assegno divorzile.

La norma esplicita, altresì, che il coniuge ha diritto alla quota del TFR anche se questo viene a maturare dopo la sentenza divorzile.

La pronuncia in esame richiama gli orientamenti consolidati in materia precisando che condizione necessaria per l'ottenimento della quota del TFR è la titolarità di assegno divorzile oppure che il coniuge richiedente abbia quantomeno promosso la domanda giudiziale volta a richiedere il riconoscimento dell'assegno divorzile (fermo restando che poi tale domanda venga accolta).

La sussistenza di tali requisiti va verificata al momento della maturazione del diritto dell'ex coniuge alla corresponsione del trattamento di fine rapporto: nascendo il diritto dell'ex coniuge al TFR in occasione della cessazione del rapporto di lavoro, nasce anche il diritto dell'altro coniuge a percepirne una quota qualora titolare dei presupposti ex lege.

La pronuncia in commento ribadisce che, conformemente al dettato normativo (“percepita”), solo l'effettiva percezione del trattamento di fine rapporto rende esigibile la quota di spettanza dell'ex coniuge. Non è, però, necessario che l'importo su cui calcolare la quota di spettanza sia già incassato al momento della proposizione della relativa domanda, essendo sufficiente che sia esistente al momento della decisione.

Non ultimo, la sentenza in esame sottolinea che, poichè la percezione del TFR da parte dell'ex coniuge deve intervenire dopo la proposizione della domanda di divorzio (Cass., sez. 1, 15 giugno 2023 n. 17154), va da sé che non possono considerarsi le anticipazioni del TFR percepite durante la convivenza matrimoniale o nel corso della separazione dei coniugi.

Osservazioni

La pronuncia in commento offre l’occasione di apprezzare come il dato normativo, riletto anche alla luce dei più recenti arresti della Corte di legittimità, confermi ancora una volta come l’effetto delle scelte familiari debba dispiegarsi in tutti i provvedimenti che regolano i rapporti anche economici conseguentemente alla crisi familiare.

La sentenza in esame ricorda, infatti, che la ratio della norma è quella di correlare il diritto alla quota di TFR alla percezione dell’assegno divorzile, valorizzando le componenti assistenziali e compensative dello stesso e, quindi, il ruolo endo-familiare del coniuge beneficiario.

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