Codice di Procedura Civile art. 15 - Cause relative a beni immobili 1 .Cause relative a beni immobili 1. [I]. Il valore delle cause relative a beni immobili [812 1-2 c.c.] è determinato moltiplicando il reddito dominicale del terreno e la rendita catastale del fabbricato alla data della proposizione della domanda [568 1]: per duecento per le cause relative alla proprietà [832 c.c.]; per cento per le cause relative all'usufrutto [978 c.c.], all'uso [1021 c.c.], all'abitazione [1022 c.c.], alla nuda proprietà e al diritto dell'enfiteuta [959 c.c.]; per cinquanta con riferimento al fondo servente per le cause relative alle servitù [1027 c.c.]. [II]. Il valore delle cause per il regolamento di confini [950 c.c.] si desume dal valore della parte di proprietà controversa, se questa è determinata; altrimenti il giudice lo determina a norma del comma seguente. [III]. Se per l'immobile all'atto della proposizione della domanda non risulta il reddito dominicale o la rendita catastale, il giudice determina il valore della causa secondo quanto emerge dagli atti, e se questi non offrono elementi per la stima, ritiene la causa di valore indeterminabile [9 2].
[1] Articolo così sostituito dall'art. 7 l. 30 luglio 1984, n. 399. InquadramentoLa norma in commento stabilisce i criteri per la determinazione del valore delle cause relative alla proprietà e agli altri diritti reali sui beni immobili. Si tratta di una disposizione ormai pressoché priva di concreto rilievo applicativo, dal momento che, a seguito della soppressione dell'ufficio del pretore, e considerato che il giudice di pace è privo di competenza in materia immobiliare, le cause relative a beni immobili, in primo grado, sono di competenza soltanto del tribunale. La norma viene ad esempio in questione in materia di determinazione del valore per i fini della liquidazione degli onorari di avvocato (Cass. n. 463/2014; Cass. n. 24644/2011, in materia di cause possessorie). Concerne la liquidazione del compenso all'avvocato, da ultimo, l'affermazione del principio secondo cui il valore delle cause relative a beni immobili (fra le quali quella di regolamento di confini) si determina sulla base del reddito dominicale o della rendita catastale della res, sicché, in loro assenza, il giudice deve attenersi alle risultanze degli atti e, in mancanza di elementi concreti ed attendibili per la stima, deve ritenere la causa di valore indeterminabile (Cass. n. 10810/2015). È dunque qui sufficiente rammentare sinteticamente che la disposizione trova applicazione nelle cause relative a diritti reali su beni immobili, sicché non vi rientrano le cause su diritti personali pur relativi a beni immobili, cause che seguono gli ordinari criteri di riparto della competenza per valore (v. per la competenza del giudice di pace sub art. 7). Le azioni reali cui la norma si riferisce sono dunque quelle in cui si discute della proprietà di un immobile ovvero di altro diritto reale immobiliare (usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, servitù): p. es. l'azione di rivendicazione (art. 948 c.c.), l'azione negatoria (art. 949 c.c.), l'azione di regolamento dei confini (art. 950 c.c.), l'azione volta alla costituzione ed a difesa delle servitù. Così, ad es., la servitù, come qualitas fundi vantaggiosa per il fondo dominante e svantaggiosa per quello servente, investe ogni singola parte dell'uno e dell'altro, sicché, anche quando essa si eserciti su una determinata porzione dell'immobile, questo deve considerarsi gravato nella sua interezza; pertanto, al fine di determinare la competenza ratione valoris exart. 15, in cause in tema di servitù, occorre aver riguardo al valore dell'intero fondo servente e non a quello del peso destinato ad incidere sul bene per effetto della servitù e neppure a quello della singola porzione di esso direttamente interessata dal peso, a meno che non si tratti di una porzione autonomamente identificabile e distinta rispetto alle parti rimanenti (Cass. n. 27356/2016). La giurisprudenza ha poi fatto applicazione dell'art. 15 anche con riguardo alle cause concernenti i limiti legali della proprietà e il rispetto delle luci e vedute (Cass. n. 1416/1999; Cass. n. 10074/1991) nonché le distanze legali (Cass. S.U., n. 4390/1978), a quelle di riscatto di un fondo rustico (Cass. n. 2928/1992), a quelle a concernenti la violazione dei limiti nell'uso della cosa comune, ove un condomino abbia destinato parte della cosa stessa al servizio della sua proprietà esclusiva e, così, impedito l'esercizio sulla medesima del concorrente diritto di tutti gli altri condomini, trattandosi di azione reale (Cass. n. 3964/1984). In materia di distanze, ad es., si è ribadito che le cause concernenti il mancato rispetto delle distanze legali tra immobili sono assimilate a quelle relative alle servitù, poiché l'azione esercitata consiste sostanzialmente in una negatoria. A norma dell'art. 15, pertanto, ai fini della competenza, il loro valore va determinato moltiplicando per cinquanta il reddito dominicale del terreno o la rendita catastale del fabbricato in cui si assume essere avvenuta la violazione (Cass. n. 33457/2019). La parte che, convenuta in giudizio la quale eccepisca l'incompetenza del giudice adito ha l'onere, a pena di inammissibilità, di provare l'entità del reddito domenicale dell'immobile in contestazione o la relativa rendita catastale (Cass. n. 13122/2010). Poiché il valore delle cause relative a beni immobili si determina sulla base del reddito dominicale o della rendita catastale della res, in loro assenza, il giudice deve attenersi alle risultanze degli atti (utilizzando, come è stato chiarito da Cass. n. 7615/1997, Cass. n. 4784/1988, le sole prove precostituite inizialmente disponibili, ivi comprese le risultanze catastali: Cass. n. 2769/1984) e, in mancanza di elementi concreti ed attendibili per la stima, deve ritenere la causa di valore indeterminabile (Cass. n. 10810/2015). Ed invero, il valore delle cause relative a beni immobili (fra le quali quella di regolamento di confini) si determina sulla base del reddito dominicale o della rendita catastale della res, sicché, in loro assenza, il giudice deve attenersi alle risultanze degli atti e, in mancanza di elementi concreti ed attendibili per la stima, deve ritenere la causa di valore indeterminabile (Cass. n. 10810/2015). In particolare, la locuzione «se per l'immobile all'atto della proposizione della domanda non risulta il reddito dominicale o la rendita catastale», si riferisce all'inesistenza del dato ed al mancato accatastamento dell'immobile (Cass. n. 8745/1990; Cass. n. 3802/1995). La presunzione del valore indeterminabile delle cause relative a diritti reali su immobili opera, cioè, solo qualora l'immobile oggetto della domanda non sia accatastato né risultino agli atti elementi per la stima, mentre non si applica quando la domanda riguarda un immobile che, pur catastalmente frazionato in varie parti, alcune delle quali senza reddito dominicale, costituisce un'unica entità, il cui valore, ai fini della competenza, va calcolato moltiplicando per i coefficienti di cui all'art. 15 c.p.c. il reddito dominicale delle particelle per le quali esso risulta indicato (Cass. n. 25611/2024) . Di Marzio Mauro BibliografiaAsprella, Articolo 7, in Comoglio, Consolo, Sassani e Vaccarella (a cura di), Commentario del codice di procedura civile, I, Torino, 2012; Consolo, Spiegazioni di diritto processuale civile, 2, Padova, 2004; D'Onofrio, Commento al codice di procedura civile, I, Torino, 1953; Gionfrida, Competenza in materia civile, in Enc. dir., VIII, Milano, 1961; Levoni, Competenza nel diritto processuale civile, in Dig. civ. III, Torino, 1988, 110; Segrè, Della competenza per materia e valore, in Comm. c.p.c. Allorio, I, 1, Torino, 1973; Trisorio Liuzzi, Le novità in tema di competenza, litispendenza, continenza e connessione, in Foro it. 2009, 255 ss. |