Codice di Procedura Civile art. 17 - Cause relative all'esecuzione forzata.

Mauro Di Marzio

Cause relative all'esecuzione forzata.

[I]. Il valore delle cause di opposizione all'esecuzione forzata [615] si determina dal credito per cui si procede;

quello delle cause relative alle opposizioni proposte da terzi a norma dell'articolo 619, dal valore dei beni controversi;

quello delle cause relative a controversie sorte in sede di distribuzione [512, 598], dal valore del maggiore dei crediti contestati.

Inquadramento

La disposizione in commento, nel menzionare nella rubrica le cause relative all'esecuzione forzata, individua il criterio di determinazione del valore, ai fini della distribuzione della competenza tra tribunale il giudice di pace, per le opposizioni esecutive, distinguendo tra l'opposizione all'esecuzione (in questo caso il valore si determina in base all'entità del credito), l'opposizione di terzo all'esecuzione (il valore della causa è quello dei beni controversi), l'opposizione in sede distributiva (il valore della causa è dato dal maggiore dei crediti contestati).

Occorre al riguardo precisare, tuttavia, che le opposizioni di terzo all'esecuzione, se concernenti beni immobili, sono comunque di competenza del tribunale, non sospettando al giudice di pace alcuna competenza in materia immobiliare (v. sub art. 7).

Quanto alle opposizioni distributive, poi, bisogna rammentare che l'art. 512, comma 1, nel testo oggi vigente, stabilisce che tali controversie siano decise con ordinanza dal giudice dell'esecuzione, il che comporta l'abrogazione tacita dell'art. 17, comma 3.

La norma in esame non contempla le opposizioni agli atti esecutivi, le quali, come si vedrà nel commento all'art. 617, appartengono la competenza per materia del tribunale.

Opposizione all'esecuzione

L'opposizione all'esecuzione si propone anteriormente all'inizio dell'esecuzione al giudice competente per materia o per valore (art. 615, comma 1, al cui commento si rinvia); successivamente si propone al giudice dell'esecuzione, che però è competente limitatamente alla prima fase, e cioè per l'esercizio dei poteri ordinatori di direzione del processo, dovendo invece rimettere la cognizione del merito al giudice competente, in base al criterio dettato dalla disposizione in esame (Cass. 11995/2002).

Il credito per cui si procede, secondo la giurisprudenza, è per l'intero credito fatto valere in sede esecutiva, anche se l'opposizione attiene soltanto ad una parte di esso (Cass. n. 4090/1975; Cass. n. 5043/1990; Cass. n. 10591/1993; Cass. n. 9755/1998; Cass. n. 14303/1999; Cass. n. 13402/2000; Cass. n. 12513/2003).

Il valore si determina in base all'importo indicato nell'atto di intimazione (nella specie, rivolto pro quota millesimale nei confronti dei singoli condomini di un condominio, contro cui si era formato il titolo), non assumendo rilevanza che il titolo esecutivo tragga origine da un'unica obbligazione e che l'opposizione sia stata spiegata congiuntamente dai singoli debitori (Cass. n. 2882/2022).

Di opposto avviso è la dottrina (Levoni, 121; Segrè, 211).

Prima dell'inizio dell'esecuzione, in particolare, il valore del credito si individua in base al precetto, con riferimento all'importo del capitale, degli interessi e delle spese accessorie per cui esso è stato intimato (Cass. n. 887/1973), senza tenere conto però delle somme per spese del precetto, che costituiscono per legge un accessorio della pronuncia sull'opposizione (Cass. n. 22/1973).

Quando l'esecuzione è già iniziata il valore del credito si desume dall'importo del credito di cui al pignoramento e non da quello di cui al precetto (Cass. n. 19488/2013).

Agli effetti della competenza per valore le azioni aventi ad oggetto un obbligo di fare debbono essere inquadrate tra le azioni di carattere mobiliare, disciplinate dall'art. 14 in quanto l'obbligo di fare è sempre valutabile in danaro, con la conseguenza che il criterio di presunzione della competenza per valore del giudice adito di cui al citato art. 14, con il quale il successivo art. 17 deve essere posto in relazione, trova applicazione anche in tema di opposizione alla esecuzione forzata, sicché nel caso di opposizione all'esecuzione forzata di un obbligo di fare il cui valore non sia dichiarato, la causa si presume di competenza del giudice adito, salvo che il convenuto contesti il valore presunto (Cass. n. 314/1992).

In particolare, anche quando l'opera da eseguire riguardi un bene immobile il valore della domanda di condanna ad un fare si determina, ai sensi dell'art. 14, in base al valore dichiarato dall'attore o, altrimenti, presunto in relazione ai limiti della competenza del giudice adito, perché tale domanda, non rientrando tra le azioni immobiliari, ha il suo fondamento in un diritto che, non essendo reale, è regolato, ai sensi dell'art. 833, dalle disposizioni concernenti i beni mobile (Cass. n. 7298/1993).

All'opposizione all'esecuzione per rilascio, che dà luogo ad un ordinario giudizio di cognizione, si applicano i consueti criteri di determinazione del valore, sia che ci si riferisca direttamente al rapporto giuridico oggetto dell'esecuzione e della relativa opposizione, sia che si applichi analogicamente il criterio dettato dall'art. 17, estendendo in generale al diritto per cui si procede il criterio del credito dettato dalla norma citata segnatamente per l'espropriazione forzata (Cass. n. 255/1972).

In caso di opposizione a precetto intimato per l'adempimento degli obblighi di natura patrimoniale imposti al coniuge in sede di separazione (nella specie, obbligo del coniuge non affidatario di contribuire alle spese di mantenimento dei figli sostenute dal coniuge affidatario), la competenza va determinata in ragione del valore della causa secondo i criteri ordinari, trattandosi di controversia diversa da quella concernente il regolamento dei rapporti tra coniugi ovvero la modifica delle condizioni della separazione, rientrante nella competenza funzionale del tribunale (Cass. n. 20303/2014).

Ai fini della liquidazione delle spese nei giudizi di opposizione all'espropriazione forzata, il valore della causa va determinato in relazione al peso economico delle controversie e dunque: a) per la fase precedente l'inizio dell'esecuzione, in base al valore del credito per cui si procede; b) per la fase successiva, in base agli effetti economici dell'accoglimento o del rigetto dell'opposizione; c) nel caso di opposizione all'intervento di un creditore, in base al solo credito vantato dall'interveniente; d) nel caso in cui non sia possibile determinare gli effetti economici dell'accoglimento o del rigetto dell'opposizione, in base al valore del bene esecutato; e) nel caso, infine, in cui l'opposizione riguardi un atto esecutivo che non riguardi direttamente il bene pignorato, ovvero il valore di quest'ultimo non sia determinabile, la causa va ritenuta di valore indeterminabile (Cass. n. 1360/2014).

In materia di opposizione ad esecuzione forzata, quando l'esecuzione sia già iniziata, l'individuazione del giudice competente deve essere effettuata, in applicazione dell'art. 17, sulla base del «credito per cui si procede» e, quindi, dell'importo del credito di cui al pignoramento e non dell'importo del credito di cui al precetto (Cass. n. 19488/2013).

Il valore delle cause di opposizione a precetto va determinato, ai sensi dell'art. 17, comma 1, con riferimento alla somma precettata nella sua interezza, che è il credito per cui esecutivamente si procede. Nella fattispecie, relativa ad una opposizione a precetto fondato su titoli — un decreto ex art. 342-ter c.c. e un'ordinanza ex art. 708, comma 3, c.p.c. — emessi in un giudizio, non ancora definito, di separazione tra coniugi, la Suprema Corte ha dichiarato la competenza del giudice di pace e cassato la sentenza con cui il primo giudice aveva erroneamente negato la sua competenza applicando il criterio di determinazione del valore previsto dall'art. 13, comma 1, c.p.c., con riferimento all'importo dell'assegno mensile considerato per due anni) (Cass. n. 9784/2009).

In un giudizio di opposizione all'esecuzione riservato alla competenza dei tribunali dell'impresa istituiti ai sensi dell'art. 2, comma 1, del d.l. n. 1 del 2012, conv., con modif., nella l. n. 27/2012, ove si tratti di opposizione promossa in relazione ad un precetto contenente solo l'ordine di pagare una somma di denaro determinata, la competenza spetta al giudice dell'esecuzione come individuato sulla base dei criteri di cui agli artt. 17, 27 e 615 c.p.c., senza che venga in considerazione la particolare competenza di cui all'art. 124, comma 7, d.lgs. n. 30/2005, la quale opera in relazione all'esecuzione delle speciali misure contenute nei commi 1, 3, 4 e 5 del medesimo articolo (Cass. n. 6945/2016).

Opposizione di terzo all'esecuzione

Nelle cause relative ad opposizione all'esecuzione forzata proposte da terzi che pretendono avere la proprietà o altro diritto reale sui mobili pignorati, il valore si determina in base a quello dei beni controversi secondo la norma in commento, ma trova applicazione anche l'art 14, per cui, in mancanza di una specifica contestazione formulata dal creditore opposto nella prima difesa, la causa si presume di competenza del giudice adito (Cass. n. 5123/1979).

Si è già accennato che l'opposizione di terzo relativa a beni immobili appartiene alla competenza del tribunale.

Bibliografia

Asprella, Articolo 7, in Comoglio, Consolo, Sassani e Vaccarella (a cura di), Commentario del codice di procedura civile, I, Torino, 2012; Consolo, Spiegazioni di diritto processuale civile, 2, Padova, 2004; D'Onofrio, Commento al codice di procedura civile, I, Torino, 1953; Gionfrida, Competenza in materia civile, in Enc. dir., VIII, Milano, 1961; Levoni, Competenza nel diritto processuale civile, in Dig. civ. III, Torino, 1988, 110; Segrè, Della competenza per materia e valore, in Comm. c.p.c. Allorio, I, 1, Torino, 1973; Trisorio Liuzzi, Le novità in tema di competenza, litispendenza, continenza e connessione, in Foro it. 2009, 255 ss.

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