Codice di Procedura Civile art. 18 - Foro generale delle persone fisiche.

Mauro Di Marzio

Foro generale delle persone fisiche.

[I]. Salvo che la legge disponga altrimenti [20-27, 413, 444, 637, 661, 669-ter, 669-quater, 669-quinquies, 688], è competente il giudice del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio [43, 2196 n. 4 c.c.], e, se questi sono sconosciuti, quello del luogo in cui il convenuto ha la dimora.

[II]. Se il convenuto non ha residenza, né domicilio, né dimora nella Repubblica o se la dimora è sconosciuta, è competente il giudice del luogo in cui risiede l'attore [142, 143].

Inquadramento

Mentre gli artt. 7-17 individuano chi è di volta in volta competente — sul piano come si suol dire «verticale» — tra i due diversi giudici, giudice di pace e tribunale, chiamati di regola ad operare in primo grado, gli artt. 18-30-bis c.p.c. valgono ad identificare quale giudice (a seconda dei casi quale giudice di pace o quale tribunale) è concretamente competente dal versante territoriale: ed in proposito si discorre di competenza orizzontale.

D'altro canto, l'ordinamento conosce ipotesi di competenza per materia, che possono incidere sull'individuazione del giudice competente per valore e, di qui, altresì competente per territorio. E ciò vuol dire, sul piano pratico, che, al fine di identificare l'ufficio giudiziario competente, occorre anzitutto stabilire se si versi in ipotesi di competenza per materia (p. es. cause relative alla misura e alle modalità d'uso dei servizi di condominio di case: art. 7, comma 3, n. 2), nel qual caso si passa direttamente ad individuare il giudice territorialmente competente, ovvero se non si versi in ipotesi di competenza per materia (p. es. cause relative a beni mobili, che, a seconda del valore, appartengono alla competenza del giudice di pace o del tribunale: art. 7, comma 1), nel qual caso occorre stabilire quale giudice è competente per valore e, quindi, sulla base degli artt. 18 ss., quale, tra i giudici di quella specie, è territorialmente competente.

In tale quadro la norma in commento, unitamente al successivo art. 19, adotta, quale criterio generale di radicamento della competenza territoriale, un dato di carattere soggettivo, quale la collocazione spaziale in primo luogo del convenuto, ed altrimenti dello stesso attore: in particolare, il giudice territorialmente competente, ai sensi dell'art. 18, è quello del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio, e, se questi sono sconosciuti, del luogo in cui il convenuto ha la dimora.

Questa soluzione risponde a diverse ragioni: poiché è l'attore ad interferire nella vita e nelle attività del convenuto, è lui a dover sopportare il peso degli eventuali spostamenti e costi che lo svolgimento del giudizio dinanzi ad un giudice lontano può comportare (D'Onofrio, 43; Segrè, in Comm. Allorio, 1973, 216); sotto questo profilo, la scelta del giudice in funzione della localizzazione del convenuto risponde d'altronde a ragioni di tutela del suo diritto di difesa (Acone e Santulli, 4; Levoni, 122).

L'art. 18, come il successivo art. 19, impiega nella rubrica la nozione di «foro generale». Si intende con ciò il foro che trova applicazione in mancanza di fori speciali, previsti da specifiche disposizioni di legge. Accanto al foro generale sono poi previsti fori facoltativi, che si aggiungono ad esso, di modo che l'attore può indifferentemente scegliere se rivolgersi all'uno o all'altro di più giudici tutti territorialmente competenti.

I fori previsti

La norma in commento trova applicazione nella generalità delle controversie, salvo diversa disposizione di legge, quali quelle dettate dagli artt. 21-27

 Ad esempio,la competenza territoriale sulla querela di falso proposta nel giudizio di appello appartiene al foro generale della persona, mancando una specifica disposizione normativa sulla forza attrattiva della causa di merito (Cass. n. 13032/2016). Al di fuori del caso di sua proposizione in via incidentale innanzi al tribunale e, quindi, anche nel corso del giudizio di appello, la competenza territoriale sulla querela di falso va individuata in base ai criteri di collegamento di cui agli artt. 18 e 19, in considerazione del fatto che nel relativo processo è obbligatorio l'intervento del pubblico ministero e che, pertanto, la competenza per territorio ha carattere inderogabile, senza che possa aversi riguardo agli effetti della pronuncia sui rapporti sui rapporti giuridici della cui prova si tratta e dovendosi altresì escludere che la stessa - in mancanza di una specifica disposizione normativa - sia modificabile per effetto di attrazione da parte della causa di merito (Cass. n. 10361/2020). Con riguardo ai casi che fanno essezione, in materia di concorrenza sleale attuata mediante commercializzazione di modelli contraffatti su di un sito web, la competenza per territorio spetta, ai sensi dell'art. 120, comma 6, d.lgs. n. 30/2005, che è norma speciale rispetto all'art. 18, al giudice nella cui circoscrizione i fatti sono stati commessi, da individuarsi nel luogo di stabilimento dell'inserzionista (ove sia stato avviato il processo tecnico finalizzato alla visualizzazione dell'annuncio) ovvero, in alternativa, in quello in cui ha sede la società che gestisce il sito (Cass. n. 5254/2017).

La norma stabilisce che è anzitutto competente il giudice del luogo in cui il convenuto ha la residenza o il domicilio. La disposizione prevede così due fori concorrenti, tra i quali l'attore può liberamente scegliere. Solo se residenza o domicilio sono oggettivamente sconosciuti si radica la competenza territoriale del giudice del luogo in cui il convenuto ha la dimora.

Ai fini della determinazione del giudice territorialmente competente, poi, il criterio del foro dell'attore (che si radica laddove egli ha la sola residenza, non anche il domicilio o la dimora: Levoni, 122), previsto dal comma 2, assume carattere del tutto residuale rispetto a quelli soggettivi indicati dall'art. 18, di guisa che può risultare concretamente applicabile solo quando il convenuto non abbia residenza, né domicilio, né dimora nella Repubblica o se la sua dimora è sconosciuta (Cass. n. 2596/1994).

Residenza, domicilio e dimora

La nozione di residenza è fissata dall'art. 43, comma 2, c.c. il quale stabilisce che la residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale.

Secondo la giurisprudenza la residenza si individua attraverso un duplice dato oggettivo e soggettivo: il dato oggettivo della permanenza in un determinato luogo ed il dato soggettivo dell'intenzione di abitarvi stabilmente, rivelata dalle consuetudini di vita e dallo svolgimento delle normali relazioni familiari e sociali (Cass. n. 16525/2005). A fronte di ciò le risultanze anagrafiche offrono una mera presunzione, sicché la residenza effettiva prevale sulla residenza anagrafica, la quale possiede un valore probatorio meramente presuntivo, superabile mediante prova contraria desumibile da qualsiasi fonte di convincimento (Cass. n. 9028/2014; Cass. n. 24422/2006; Cass. n. 12021/2003).

Non è tuttavia sufficiente a vincere la presunzione legale di residenza cui danno luogo le risultanze dei registri anagrafici, la prova che il domicilio è in luogo diverso da quello della residenza anagrafica giacché, il codice civile (art 44, comma 2, c.c.) stabilisce una presunzione di coincidenza del luogo di domicilio con quello di residenza, non l'opposta presunzione di coincidenza della residenza effettiva con il luogo di effettivo domicilio, in difformità dalle risultanze anagrafiche: pertanto la prova di un domicilio, diverso dalla residenza anagrafica, non essendo sufficiente a provare che quest'ultima è solo fittizia, individua solo un possibile foro alternativo, ma non sottrae la competenza al giudice del luogo della residenza (Cass. n. 3912/1977; Cass. n. 1014/1992). Né integra trova idonea a vincere la presunzione il temporaneo allontanamento dal luogo indicato nelle certificazioni anagrafiche (Cass. S.U., n. 1374/1992).

Il domicilio coincide con il luogo in cui una persona ha la sede principale dei propri affari e interessi (art. 43 c.c.).

Osserva la giurisprudenza che ai fini della competenza territoriale, qualora sia convenuta una persona fisica, e si faccia riferimento al luogo del domicilio, che è criterio di collegamento rilevante sia ai fini dell'art. 18 che dell'art. 20 ed autonomo rispetto a quello della residenza, s'intende per domicilio il luogo in cui la persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari e dei suoi interessi, che non va individuato solo con riferimento ai rapporti economici e patrimoniali, ma anche ai suoi interessi morali, sociali e familiari, che confluiscono normalmente nel luogo ove la stessa vive con la propria famiglia; ne consegue che il domicilio è caratterizzato dall'intenzione di costituire in un determinato luogo il centro principale delle proprie relazioni familiari, sociali ed economiche (Cass. n. 5006/2005).

Concorda la dottrina (Acone e Santulli, 33; Segrè, in Comm. Allorio, 1973, 219).

La dimora corrisponde al mero stato di fatto del permanere della persona (con un carattere di via pur minima stabilità) in un luogo differente dalla sua residenza (Segrè, in Comm. Allorio, 1973, 223).

La residenza del minore nel procedimento per l'attribuzione giudiziale del cognome, trovando applicazione il principio di prossimità, determina la competenza territoriale, in quanto maggiormente idoneo a valutare le sue esigenze, non solo per lo stretto collegamento con il luogo in cui si trova il centro degli affetti, degli interessi e delle relazioni dello stesso, ma anche per la possibilità di procedere in qualsiasi momento al suo ascolto, adempimento imprescindibile in tutti i procedimenti che lo riguardano (Cass. n. 14121/2024).

La disciplina relativa al foro del consumatore — esclusivo e speciale, e, come tale, prevalente rispetto ai fori individuati alla stregua degli artt. 18,19 e 20 — è applicabile anche ai contratti di video lotteria, configurandosi le attività dei concessionari che consentono agli utilizzatori di parteciparvi, dietro corrispettivo, come prestazione di servizi ex art. 49 del Trattato CE. L'applicabilità della suddetta disciplina, peraltro, è da ritenersi preclusa solo qualora ricorra il presupposto oggettivo della trattativa ex art. 34, comma 4, d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206, sempre che concretamente caratterizzata dai requisiti della individualità, serietà ed effettività (Cass. n. 14287/2015). La decisione si sofferma sull'individuazione dell'ambito applicativo oggettivo della disciplina posta a tutela del consumatore contenuta nel Codice del consumo (d.lgs. n. 206/2005); ed in particolare il problema che si pone nel caso di specie è stabilire se i contratti aleatori di scommesse conclusi tra persona fisica e il gestore dell'attività possano rientrare nella disciplina consumeristica, con conseguente applicazione del sistema di tutele poste a presidio del consumatore, quale soggetto debole. Per la Corte di cassazione la risposta al quesito è positiva, all'esito della rimeditazione dell'orientamento accolto sia in dottrina che in giurisprudenza che guarda con disfavore al gioco ed alle scommesse, in quanto permeate da una presunta immoralità; da tempo, infatti, lo Stato consente ai cittadini di scommettere in giochi d'azzardo, predisponendo a tal fine una minuziosa disciplina che tuteli il cittadino sotto molteplici aspetti. Né tanto meno, prosegue la S.C., vale obiettare che una siffatta tipologia di contratto non possa considerarsi «consumeristico» in quanto mutua la sua disciplina da regolamenti ministeriali e norme di legge, perché essa è pur sempre caratterizzata dalla presenza di una predisposizione integralmente unilaterale del contenuto contrattuale, che è caratteristica propria dei contratti del Codice del consumo, che giustifica, tra gli altri , l'applicazione di una siffatta disciplina a tutela del consumatore-scommettitore in qualità di contraente debole. Ne consegue che a tali contratti si applicherà la disciplina del Codice del consumo, tra cui il foro del consumatore, ove insorgano controversie tra le parti.

La stessa disciplina non è applicabile alle controversie relative ai finanziamenti di importo complessivo superiore ad euro settantacinquemila o garantiti da ipoteca su beni immobili (Cass. n. 14090/2016).

In tema di azione per risarcimento dei danni conseguenti al contenuto diffamatorio di una trasmissione televisiva o, più in generale, da lesioni di diritti della personalità derivanti da mezzi di comunicazione di massa, il criterio di competenza del forum commissi delicti di cui all'art. 20, identificato nel luogo del domicilio o, se diverso, dalla residenza del soggetto danneggiato, non ha carattere esclusivo ma concorre con la regola generale per cui i fori di cui agli artt. 18, 19 e 20 sono, comunque, alternativi (Cass. n. 271/2015).

Nelle controversie aventi ad oggetto il pagamento di somme di danaro da parte degli enti pubblici, le norme di contabilità che fissano il luogo di adempimento delle obbligazioni in quello della sede di tesoreria dell'ente, valgono ad individuare il forum destinatae solutionis, eventualmente in deroga all'art. 1182 c.c., ma non rendono detto foro né esclusivo, né inderogabile, sicché la competenza per territorio può ben radicarsi sulla base di uno dei fori alternativi previsti dagli artt. 18, 19 e 20 (Cass. n. 11781/2020; Cass. n. 270/2015).

L'impresa individuale non ha soggettività distinta da quella della persona fisica dell'imprenditore, sicché quest'ultimo è legittimato ad agire e resistere in giudizio per conto dell'impresa anche nell'ipotesi in cui non ne specifichi la qualità (Cass. n. 19735/2014). 

In tema di competenza territoriale nelle controversie aventi ad oggetto la simulazione di un contratto vitalizio, si applicano i criteri generali di cui agli artt. 18 e 20, atteso che non può operare il foro ex art. 22, poiché le cause ivi indicate sono tassative e devono vertere «tra coeredi», mentre il legittimario totalmente pretermesso che agisce per far valere la simulazione del contratto vitalizio, è privo della qualità di erede (Cass. n. 4233/2016).

La competenza territoriale per le controversie relative agli obblighi di assistenza e previdenza derivanti dall'autonomia collettiva (nella specie, per la restituzione di prestazioni indebitamente corrisposte a seguito della cessazione del rapporto previdenziale) appartiene, in forza del rinvio operato dagli artt. 442, comma 2, e 413, comma 7, al giudice del foro generale delle persone fisiche di cui all'art. 18  (Cass. n. 15620/2015). La pronuncia esamina la questione se i criteri di competenza previsti dagli artt. 413, dettati in materia lavoristica, ed applicabili alle controversie previdenziali ed assistenziali per effetto del rinvio di cui all'art. 442, comma 1, , nonché dall'art. 444 c.p.c.  , che contempla regole di competenza speciali per le controversie assistenziali e previdenziali, siano utilizzabili in ogni possibile controversia di natura previdenziale ed assistenziale o se, in relazione a specifiche fattispecie, operino gli ordinari criteri di competenza per territorio, previsti dagli artt. 18 e ss.  La pronuncia in discorso, emessa in sede di regolamento di competenza, è stata originata dalla richiesta di ripetizione di indebito oggettivo proposta da un fondo di assistenza sanitaria, la cui iscrizione è facoltativa, sulla base del venir meno del presupposto dell'iscrizione da parte del lavoratore al fondo medesimo. La S.C. ha anzitutto esaminato il criterio di collegamento di cui all'art. 444, comma 1,  ossia quello della residenza dell'attore, affermato dal tribunale, applicabile anche alle fattispecie concernenti obblighi di previdenza nascenti da contratti collettivi e non dalla legge, secondo quanto affermato da Cass. n. 2125/2005, ove il lavoratore si resista in giudizio, nonostante il disposto letterale del comma 1, che si riferisce testualmente al lavoratore in posizione di attore (Cass. n. 9637/2000). Tale criterio è stato ritenuto inapplicabile al caso di specie, sulla base di considerazioni di ordine sistematico e letterale. La norma di cui all'art. 444, comma 1, infatti, contempla la natura obbligatoria della situazione previdenziale o assistenziale dalla quale la controversia prende piede, natura non ricorrente nel caso di specie, trattandosi di adesione facoltativa a fondo di assistenza sanitaria. Non può, d'altronde, secondo la S.C., trovare applicazione il criterio di collegamento di cui al comma 3 del medesimo articolo, che prevede la competenza del giudice del lavoro in cui ha sede l'ufficio dell'ente, testualmente riferito alle controversie relative agli obblighi dei datori di lavoro e all'applicazione delle sanzioni civili per l'inadempimento di tali obblighi, con disposizione eccezionale, in quanto derogatoria rispetto a quella, di ordine generale, prevista al comma 1, e pertanto non suscettibile di applicazione, analogica o estensiva, alla fattispecie di richiesta di ripetizione dell'indebito da ente assistenziale al lavoratore non associato, cui è del tutto estraneo il datore di lavoro. Neppure si attagliano al caso i criteri di collegamento fissati dall'art. 413 per le controversie in materia di lavoro, applicabili, come si è detto, in base al rinvio contenuto nell'art. 442, comma 1,  alla totalità delle regole previste dagli artt. 409 e ss., giacchè tali criteri di collegamento vengono in rilievo laddove si deduca l'esistenza di un rapporto di lavoro in via diretta, e non quando il rapporto di lavoro costituisca semplice antecedente della prestazione richiesta, come nel caso di controversia relativa ai versamenti di un fondo di assistenza sanitaria. Non trovando, pertanto, applicazione la norma specificamente diretta a regolare la competenza per le controversie in materia di assistenza e previdenza (art. 444), né potendo soccorrere quella di cui all'art. 413, non resta che applicare le regole generali in materia di competenza per territorio, ed in particolare al foro generale delle persone fisiche di cui all'art. 18, richiamato dall'art. 413, comma 7, che prevede che, laddove non trovino applicazione le regole previste dai commi precedenti della disposizione, si applicano quelle dell'art. 18.

In tema di azione per risarcimento dei danni conseguenti al contenuto diffamatorio di una trasmissione televisiva o, più in generale, da lesioni di diritti della personalità derivanti da mezzi di comunicazione di massa, il criterio di competenza del forum commissi delicti di cui all'art. 20, identificato nel luogo del domicilio o, se diverso, dalla residenza del soggetto danneggiato, non ha carattere esclusivo ma concorre con la regola generale per cui i fori di cui agli artt. 18, 19 e 20 sono, comunque, alternativi (Cass. n. 271/2015).

Volontaria giurisdizione

Nei procedimenti di volontaria giurisdizione non è sempre individuabile un convenuto in relazione alla cui residenza, dimora o domicilio possa essere fissata la competenza territoriale.

Secondo l'opinione prevalente la norma in commento dovrebbe intendersi quale espressione di un principio generale, con la conseguenza che la competenza spetterebbe al giudice del luogo in cui una qualsiasi delle parti ha la residenza, domicilio o la dimora (D'Onofrio, 390; Segrè, in Comm. Allorio, 1973, 225).

Anche secondo la giurisprudenza è competente ad emettere il provvedimento di volontaria giurisdizione, salva diversa espressa designazione della legge, il giudice del domicilio delle parti nell'interesse delle quali s'invoca il provvedimento (Cass. n. 3322/1960).

Bibliografia

Acone e Santulli, Competenza (dir. proc. civ.), in Enc. giur. VII, Roma 1988; D'Onofrio, Commento al codice di procedura civile, I-II, Torino, 1957; Finocchiaro, La competenza inderogabile che deroga alle competenze inderogabili: l'art. 30-bis c.p.c., in Giust. civ. 2002, I, 3043; Levoni, Competenza, in Dig. civ., Torino, 1988.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario