Codice di Procedura Civile art. 26 bis - Foro relativo all'espropriazione forzata di crediti 1 .Foro relativo all'espropriazione forzata di crediti 1. [I]. Quando il debitore è una delle pubbliche amministrazioni indicate dall'articolo 413, quinto comma, per l'espropriazione forzata di crediti è competente, salvo quanto disposto dalle leggi speciali, il giudice del luogo dove ha sede l'ufficio dell'Avvocatura dello Stato nel cui distretto il creditore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede2. [II]. Fuori dei casi di cui al primo comma, per l'espropriazione forzata di crediti è competente il giudice del luogo in cui il debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede.
[1] Articolo inserito dall'art. 19 d.l. 12 settembre 2014 n. 132, conv., con modif., in l. 10 novembre 2014, n. 162. A norma del comma 6, del medesimo art. 19 , le disposizioni di cui al presente articolo si applicano ai procedimenti iniziati a decorrere dal trentesimo giorno dall'entrata in vigore della legge di conversione. [2] Le parole «il giudice del luogo dove ha sede l'ufficio dell'Avvocatura dello Stato nel cui distretto il creditore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede» sono state sostituite alle parole «il giudice del luogo dove il terzo debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede» dall'articolo 1, comma 29, l. 26 novembre 2021, n. 206. Ai sensi del comma 37 del medesimo articolo, la presente disposizione si applica ai procedimenti instaurati a decorrere dal centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della l. n. 206, cit. InquadramentoAll'entrata in vigore del c.p.c. la competenza territoriale per l'espropriazione di crediti era dettata dal comma 2 dell'art. 26 c.p.c., che la attribuiva al giudice del luogo di residenza del terzo debitore. Si riteneva che la norma costituisse applicazione del criterio del forum rei sitae, giacché collocava la «sede» dei crediti, sia pure in senso ideale, presso il debitore. La disposizione del comma 2 dell'art. 26 è stata abrogata, e sostituita dall'art. 26 bis dall'art. 19 d.l. n. 132/2014, conv. in l. n. 162/2014, intitolato «foro relativo all'espropriazione forzata dei crediti». La norma introdotta nel 2014 era costituita da due commi, che dettavano la regola generale al comma 2, ed al comma 1 la regola eccezionale, per il caso che il debitore esecutato fosse una pubblica amministrazione. In questa ipotesi si stabiliva che fosse competente «il giudice del luogo dove il terzo debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede». In tal modo veniva dunque sostanzialmente ribadita la previsione precedente: radicandosi la competenza in entrambi i casi presso il terzo debitor debitoris. Viceversa, la regola generale veniva ribaltata al secondo comma, che attribuiva, ed attribuisce tuttora, la competenza al giudice del luogo in cui il debitore, e non invece il terzo debitor debitoris, ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede. Dopodiché il legislatore è nuovamente intervenuto nella materia, lasciando ferma la regola generale (comma 2) e modificando l'eccezione (comma 1): l'art. 1, comma 29, l. 26 novembre 2021, n. 206, ha spostato la competenza, per il caso che debitore sia una pubblica amministrazione, con decorrenza dal centottantesimo giorno successivo alla data di sua entrata in vigore, dal luogo dove il terzo debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede, al luogo dove ha sede l'ufficio dell'Avvocatura dello Stato nel cui distretto il creditore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede. Dunque la competenza si radica, se debitore è una pubblica amministrazione, non più presso il debitor debitoris, ma presso il creditore, sia pure con l'eventuale spostamento determinato dall'ubicazione della sede dell'Avvocatura dello Stato competente. Quanto alla regola generale dettata dal comma 2, rimasta ferma, la Relazione illustrativa al d.l. n. 132/2014 spiegava che la norma determinava la concentrazione presso un unico ufficio dei procedimenti di espropriazione di crediti a carico di un unico debitore, sebbene intrapreso nei confronti di diversi terzi debitori, così da realizzare un adeguato livello di tutela dell'esecutato, consentendogli il ricorso alla riduzione del pignoramento ex art. 546, comma 2, che presuppone la pendenza dei procedimenti espropriativi presso un unico giudice.Perciò, Se debitore è un soggetto diverso dalla pubblica amministrazione, la competenza del giudice dell'esecuzione si basa sul luogo di residenza, domicilio, dimora o sede (non già del terzo debitore, ma) del debitore. Perciò, nell'espropriazione forzata di crediti presso terzi promossa contro l'ex coniuge, la competenza del giudice dell'esecuzione è determinata, ai sensi dell'art. 26-bis, comma 2, nel luogo in cui il debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede, indipendentemente dal titolo del credito azionato in via esecutiva e senza che assumano rilievo le disposizioni che regolano la competenza nei processi di cognizione relativi a diritti di obbligazione (Cass. n. 3881/2021). La pubblica amministrazione individuata ai sensi dell'art. 413 (che fissa la competenza territoriale per le controversie relative ai rapporti di lavoro alle dipendenze per l'appunto delle pubbliche amministrazioni, le quali si identificano attraverso l'art. 1, comma 2, d.lgs. n. 165/2001), la competenza del giudice dell'esecuzione si radica nel luogo di residenza, domicilio, dimora o sede del terzo debitore, fatte salve le disposizioni contenute in leggi speciali. La S.C. ha in proposito chiarito che l'art. 26-bis, comma 1, quando allude alla disciplina di leggi speciali come idonea a stabilire il foro dell'esecuzione forzata per espropriazione di crediti in danno delle pubbliche amministrazioni di cui al quinto comma dell'art. 413 c.p.c., attribuisce alla regola desumibile dalla legge speciale il valore di regola esclusiva rispetto a quella fissata dallo stesso primo comma con riferimento al luogo in cui il terzo debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede. Ne discende che, dovendo fra le disposizioni di leggi speciali cui allude il suddetto primo comma comprendersi quella dell'art. 1-bis della l. n. 720/1984, il significato del rinvio a tale norma si deve intendere nel senso che con esso si sia voluto fare riferimento a detta previsione, sia in quanto individuatrice nel cassiere o tesoriere del soggetto (debitor debitoris) che deve pagare per conto delle amministrazioni pubbliche, cui detta norma si applica, sia in quanto individuatrice del luogo del pagamento in quello di espletamento del servizio secondo gli accordi fra la p.a. ed il cassiere o tesoriere, con la conseguenza che tale luogo si deve considerare in via esclusiva come il foro dell'espropriazione presso terzi di crediti a carico di tali pubbliche amministrazioni, restando esclusa, per il caso che cassiere o tesoriere sia una persona giuridica, la possibilità di procedere all'esecuzione alternativamente anche nel luogo della sua sede, ove tale luogo sia diverso da quello in cui opera l'articolazione della persona giuridica che ha in carico in concreto il rapporto avente ad oggetto le funzioni di cassa o di tesoreria ed in cui, dunque, la concreta funzione di cassiere o tesoriere sia svolta per la pubblica amministrazione secondo gli accordi con essa presi (Cass. n. 8172/2018). Il controllo della competenza sull'esecuzione, ai sensi dell'art. 26 bis, si estrinseca in prima battuta non già direttamente sul provvedimento del giudice dell'esecuzione negativo della propria competenza o affermativo della stessa bensì, essendo impugnabile tale provvedimento esclusivamente dalle parti con l'opposizione di cui all'art. 617, attraverso l'impugnazione, con il regolamento di competenza necessario, della pronuncia del giudice di accoglimento o di rigetto della opposizione agli atti esecutivi, dovendosi la sentenza, tanto di accoglimento che di rigetto, intendersi impugnabile ai sensi dell'art. 187 disp. att. c.p.c.; sicché va dichiarato inammissibile il regolamento di competenza richiesto d'ufficio per risolvere un conflitto tra giudici dell'esecuzione ed attinente all'individuazione del giudice competente per l'esecuzione forzata, posto che non viene in discussione la potestas iudicandi ma solo l'osservanza delle norme che attengono al regolare svolgimento del processo esecutivo, e, dunque, al quomodo dell'esecuzione forzata (Cass. n. 38368/2021). BibliografiaAcone e Santulli, Competenza (dir. proc. civ.), in Enc. giur. VII, Roma 1988; D'Onofrio, Commento al codice di procedura civile, I-II, Torino, 1957; Finocchiaro, La competenza inderogabile che deroga alle competenze inderogabili: l'art. 30-bis c.p.c., in Giust. civ. 2002, I, 3043; Levoni, Competenza, in Dig. civ., Torino, 1988. |