Codice di Procedura Civile art. 45 - Conflitto di competenza.

Mauro Di Marzio

Conflitto di competenza.

[I]. Quando, in seguito alla ordinanza che dichiara l'incompetenza del giudice adito per ragione di materia o per territorio nei casi di cui all'articolo 28, la causa nei termini di cui all'articolo 50 è riassunta davanti ad altro giudice [125 att.], questi, se ritiene di essere a sua volta incompetente, richiede d'ufficio il regolamento di competenza [47 4-51.

[1] Articolo così modificato dall'art. 45, comma 4, della l. 18 giugno 2009, n. 69, che ha sostituito la parola "sentenza" con la parola "ordinanza".

Inquadramento

Mentre l'art. 44 disciplina l'efficacia della pronuncia declinatoria di competenza, per valore e territorio derogabile, una volta che la causa sia stata riassunta dinanzi al giudice indicato come competente, la disposizione in commento si sofferma sul diverso caso che la declinatoria abbia ad oggetto competenza per materia o per territorio inderogabile: in tal caso la riassunzione della causa non basta a fissare definitivamente la competenza dinanzi al giudice indicato come competente, potendo questi sollevare conflitto, richiedendo il regolamento di competenza d'ufficio ove si ritenga a propria volta incompetente.

Il regolamento di competenza d'ufficio non ha natura di mezzo di impugnazione, non discendendo da una istanza di parte: anzi le parti subiscono il regolamento d'ufficio, al quale sono sottoposte (Cass. n. 1167/2007).

Ambito di applicazione

Il conflitto disciplinato dalla norma in esame trova applicazione anche nel campo dei procedimenti in camera di consiglio (Cass. n. 19017/2011; Cass. n. 6892/2004).

Per quanto riguarda l’applicabilità del regolamento in riferimento al rapporto tra tribunale ordinario e sezione specializzata per le imprese, nel senso dell’esistenza di un conflitto denunciabile col regolamento solo quando non vi sia coincidenza territoriale tra tribunale e sezione specializzata, v. Cass. S.U., n. 19882/2019.

La disposizione contempla fisiologicamente l'ipotesi del conflitto negativo virtuale di competenza, il quale ricorre quando, avendo il giudice adito per primo dichiarato la propria incompetenza, ed avendo indicato come competente un altro giudice, quest'ultimo ritenga a propria volta di non essere competente, sicché, lungi dal denegare anch'egli la propria competenza, deve rivolgersi alla Corte di cassazione perché stabilisca chi è il giudice competente.

Perché sorga il conflitto, occorre che il giudice a quo abbia adottato una vera e propria decisione declinatoria della propria competenza ratione materiae ovvero per territorio inderogabile. Dunque, dal momento che l'art. 45, pur nel testo vigente a seguito delle modifiche introdotte dalla l. n. 69/2009, richiede comunque una decisione declinatoria della competenza per materia o territorio inderogabile, detta decisione non è ravvisabile nel caso di rigetto della richiesta di ingiunzione (che non dà luogo ad una pronuncia definitiva e non è suscettibile di passare in cosa giudicata) motivata dal giudice adito sul rilievo della propria incompetenza, sicché l'autorità giudiziaria indicata come competente in quel provvedimento, ove investita di una nuova richiesta monitoria, non può proporre, pena l'inammissibilità dello stesso, il regolamento di competenza di ufficio (Cass. n. 18526/2016). Tuttavia la norma è stata ritenuta applicabile anche nel caso patologico del conflitto negativo reale, che ricorre quando il giudice indicato come competente, ritenendosi incompetente, non sollevi il conflitto, ma dichiari la propria incompetenza: in questo caso il conflitto sarà sollevato dal giudice ulteriormente indicato come competente, sia esso quello originariamente adito ovvero, per ipotesi, un terzo giudice indicato come competente dal secondo (Cass. n. 4182/1984; Cass. n. 6860/1988). Difatti, quanto a quest'ultimo caso, il regolamento d'ufficio è ritenuto ammissibile anche qualora il giudice della riassunzione si consideri a sua volta incompetente poiché ritenga competente non già il primo giudice ma un terzo (Cass. n. 6464/2011; Cass. n. 15126/2002).

Nella menzionata situazione patologica è stato però affermato anche il principio secondo cui, quando il giudice dinanzi al quale la causa è stata riassunta a seguito della dichiarazione di incompetenza di quello precedentemente adibito abbia a sua volta declinato la propria competenza senza richiedere d'ufficio il regolamento di competenza, a norma dell'art. 45, spetta alla parte la facoltà di provvedervi, denunziando il verificatosi conflitto negativo di competenza (Cass. n. 5713/2013; Cass. n. 1009/2003).

La norma è stata ritenuta applicabile analogicamente anche in caso di conflitto positivo. Si configura ad esempio un'ipotesi di conflitto positivo di competenza qualora prendano, dinanzi a due diversi tribunali, procedure concorsuali di tipo diverso (come quella fallimentare e quella di ammissione al concordato preventivo), stante l'interesse dei creditori alla concentrazione delle procedure ed alla luce dei peculiari principi ispiratori della normativa fallimentare (e, in particolare, di quello, fondamentale, della unitarietà della procedura concorsuale), con la conseguenza che è ammissibile la proposizione di istanza di regolamento di competenza, ovvero la richiesta di ufficio del medesimo, innanzi alla Corte di cassazione, per la risoluzione del conflitto (Cass. n. 15440/2011; Cass. n. 8152/1997).

Altro caso di conflitto positivo si ha nell'ipotesi di istanza di autorizzazione a vendere rivolta al tribunale quale giudice delle successioni ex art. 747 (al cui commento si rinvia), che trasmetta gli atti per il parere al giudice tutelare, il quale ritenga invece di essere egli competente (Cass. n. 10637/1997).

Se il giudice, dinanzi ad un conflitto negativo virtuale o reale, non si avvale del regolamento di competenza d'ufficio, non può ulteriormente rilevarla né la questione può essere altrimenti sollevata (Cass. n. 1347/1994). Il regolamento d'ufficio ex art. 45 è rivolto esclusivamente a risolvere conflitti in tema di competenza inderogabile, sicché non può essere richiesto per denunciare, con riguardo alla declaratoria operata da altro giudice, la violazione dei limiti temporali posti dall'art. 38 per il rilievo d'ufficio della propria incompetenza (Cass. n. 5796/2016).

Profili processuali

La proposizione del regolamento d'ufficio presuppone una declinatoria di competenza da parte del giudice a quo per ragioni di materia o territorio inderogabile (Cass. n. 8830/2002).

Il regolamento di competenza d'ufficio è dunque inammissibile quando il primo giudice si sia dichiarato incompetente per valore o per territorio derogabile, dal momento che la maturazione della preclusione fissata, anche per il rilievo dell'incompetenza per materia o territorio inderogabile, dal nuovo testo dell'art. 38 c.p.c., non consente di interpretare la suddetta declaratoria quale implicita negazione anche dei profili di competenza appena evocati, diversamente da quanto accadeva nel regime antecedente alla riforma di cui alla l. n. 353 del 1990, nel quale l'incompetenza per materia (e per territorio inderogabile) era rilevabile in ogni stato e grado del processo (Cass. n. 21829/2024). A propria volta il giudice ad quem deve ritenersi incompetente per ragioni di materia o territorio inderogabile (Cass. n. 12152/2012; Cass. n. 17454/2010). Si tenga presente che il giudice avanti al quale la causa viene riassunta a seguito di un provvedimento declinatorio della competenza, quantunque per ragioni di materia o per territorio inderogabile, non impugnato con regolamento necessario di competenza, non può sollevare conflitto di competenza d'ufficio per far valere la violazione delle regole sulla tempestività dell'eccezione o del rilievo d'ufficio, giacché, in conseguenza della mancata proposizione del regolamento necessario di competenza ad istanza della parte interessata, la questione della tardività del rilievo dell'incompetenza avanti al giudice remittente è ormai preclusa e resta estranea al potere di elevazione del conflitto come individuato dall'art. 45 c.p.c. (Cass. n. 18881/2024).

È stato ribadito che l'art. 45 legittima il giudice, che riceve in riassunzione un processo, a sollevare conflitto - e, dunque, ad interloquire ulteriormente sulla competenza nonostante le parti, a seguito della declinatoria di competenza del giudice originariamente adito, abbiano riassunto il processo e non si siano dolute della declinatoria con il mezzo del regolamento di competenza a loro istanza - soltanto se la controversia sia effettivamente regolata da un criterio di competenza per materia o territorio inderogabile ed esso, in quanto effettivamente esistente, non radichi la competenza presso il giudice della riassunzione, bensì davanti al giudice che declinò la competenza o ad altro giudice (Cass. n. 15138/2016). Nulla rileva, dunque, per i fini della proposizione del conflitto, l'incompetenza per territorio semplice e quella per valore. Inoltre, il regolamento d'ufficio ex art. 45 è rivolto esclusivamente a risolvere conflitti in tema di competenza inderogabile, sicché non può essere richiesto per denunciare, con riguardo alla declaratoria operata da altro giudice, la violazione dei limiti temporali posti dall'art. 38 per il rilievo d'ufficio della sua incompetenza (Cass. n. 14971/2016).

Le sezioni Unite (Cass. S.U., n. 1202/2018) hanno recentemente riesaminato la questione in un caso in cui un giudice di pace investito della domanda di pagamento di una somma per canoni enfiteutici si era dichiarato incompetente per materia per essere la controversia devoluta alla sezione specializzata agraria del tribunale, con ciò incorrendo in un evidente errore, dal momento che, per uniforme giurisprudenza della S.C. le controversie concernenti l'enfiteusi [peraltro espressamente attribuite per legge (d.lgs. n. 116/2017) al giudice di pace con decorrenza dal 31 ottobre 2021, v. sub art. 7] sono estranee alla materia agraria (Cass. n. 9135/2012; Cass. n. 10216/1995); la sezione specializzata agraria, a questo punto, aveva sollevato il conflitto. La pronuncia delle Sezioni Unite, nel confermare l'orientamento maggioritario secondo cui, a seguito di declinatoria di competenza ratione materiae da parte del giudice a quo, il giudice ad quem non può sollevare conflitto negando di essere competente ratione materiae, ha tuttavia scelto una curiosa linea motivazionale, consistita nel demolire gli argomenti seguiti dalla S.C. per decenni a fondamento di detto orientamento, sostituendoli con altri non meno opinabili, che non v'è ragione qui di sottoporre a dettagliata disamina. Sta di fatto che, anche dopo tale pronuncia, è inammissibile il regolamento di competenza d'ufficio nel caso in cui il secondo giudice, adito a seguito della riassunzione, neghi di essere competente per materia e ritenga che la competenza sulla causa sia regolata solo ratione valoris, giacchè in tale occorrenza l'eventuale decisione di accoglimento del regolamento da parte della Corte di cassazione, in quanto necessariamente contenente -ex art. 49, comma 2, - anche l'individuazione del giudice competente per valore, non essendovi alcun giudice competente per materia, sostanzialmente produrrebbe il medesimo effetto d'un regolamento di competenza d'ufficio ratione valoris, che invece l'art. 45 , non accorda per insindacabile scelta di merito legislativo.

Inoltre, n tema di competenza territoriale derogabile, se il provvedimento che dichiara l'incompetenza del giudice adìto non è impugnato con istanza di regolamento di competenza, il giudice davanti al quale la causa è riassunta non può richiederlo d'ufficio ai sensi dell'art. 45 e la competenza si radica, per il solo fatto processuale della riassunzione, presso il giudice ad quem; pertanto, il provvedimento con cui quest'ultimo erroneamente declina la propria competenza, per materia o per territorio se inderogabile, è a sua volta impugnabile con il regolamento di competenza, ma solo per conseguire dalla S.C. l'individuazione del giudice competente e non per contestare la mancata instaurazione del conflitto exart. 45 cit. (Cass. n. 2081/2018).

Si richiede, ancora, ai fini dell'applicabilità della norma, che la riassunzione sia stata effettuata tempestivamente nell'osservanza della previsione dettata dall'art. 50 (Cass. n. 8830/2002) e che vi sia coincidenza tra la domanda proposta dinanzi al giudice a quo e ad quem (Cass. n. 6776/1993).

Il conflitto deve essere infine sollevato entro la prima udienza di trattazione (Cass. n. 1050/2011 ), e non può essere denunciato dal giudice di appello: ed infatti il regolamento di competenza d'ufficio, proposto dalla corte d'appello in sede di impugnazione, è inammissibile, perché l'istituto ha la funzione di dirimere un conflitto negativo di competenza insorto tra due giudici di primo grado e non può essere utilizzato quando, a seguito di dichiarazione di incompetenza del giudice di primo grado, il secondo giudice, dichiarato competente, si sia ritenuto effettivamente tale (Cass. n. 6330/2017).

Peraltro, la preclusione di cui all'art. 38, comma 3 (il quale dispone che l'incompetenza per materia, per valore e per territorio inderogabile sono eccepite o rilevate entro l'udienza di trattazione), trova applicazione anche nelle ipotesi di regolamento di competenza d'ufficio proposto dal giudice di secondo grado ai sensi dell'art. 45, con la conseguenza che detto regolamento, dovendo immediatamente seguire al rilievo dell'incompetenza, deve essere richiesto entro il termine di esaurimento delle attività di trattazione contemplate dall'art. 350, ossia prima che il giudice del gravame provveda all'eventuale ammissione delle prove a norma dell'art. 356, ovvero - in caso di non espletamento di attività istruttoria - prima che proceda ad invitare le parti alla precisazione delle conclusioni e a dare ingresso alla fase propriamente decisoria (Cass. S.U., n. 11866/2020).

Casistica

Il principio di unicità delle procedure, per il quale, nel caso di contemporanea pendenza di due procedure concorsuali, anche di diversa natura, sorge l'interesse dei creditori alla loro concentrazione davanti allo stesso giudice, con eventuale insorgenza di un conflitto di competenza, non può trovare applicazione quando uno stesso imprenditore abbia presentato ricorso per la dichiarazione di fallimento in proprio presso un tribunale diverso rispetto a quello che ha omologato una sua pregressa domanda di concordato preventivo. Invero, una volta emesso il decreto di omologazione, non può più parlarsi di pendenza della procedura concordataria, a meno che uno dei creditori non presenti istanza di risoluzione ai sensi dell'art. 186 l. fall.) (per la nuova disciplina v. art. 119 d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza) (Cass. n. 2695/2016).

È ammissibile il regolamento di competenza, ad istanza di parte o d'ufficio, proposto avverso provvedimenti che non abbiano carattere definitivo e decisorio, quali devono ritenersi quelli emessi in sede di volontaria giurisdizione, aventi ad oggetto i diritti di cui all'art. 317-bis c.c., anche ove pronuncino solo sulla competenza, attesa la necessità di garantire ai titolari dei diritti che ne chiedono il riconoscimento una risposta pronta e sicura del giudice di legittimità circa l'applicazione delle regole e dei criteri sulla competenza (Cass. n. 2259/2016).

Qualora la corte d'appello, adita in sede di equa riparazione ai sensi della l. n. 89/2001, declini la propria competenza territoriale, la corte d'appello presso cui la causa sia stata riassunta, ove ritenga di essere a sua volta incompetente, è legittimata, trattandosi di competenza inderogabile, a proporre d'ufficio regolamento di competenza ex art. 45, a nulla rilevando che la pronuncia d'incompetenza sia stata adottata con decreto, trattandosi della forma prevista dall'art. 3, comma 6, l. n. 89/2001 (Cass. n. 2139/2016).

La pregiudizialità della questione di giurisdizione rispetto a quella di competenza — fondata sulle previsioni costituzionali riguardanti il diritto alla tutela giurisdizionale, la garanzia del giudice naturale precostituito per legge, i principi del giusto processo, l'attribuzione della giurisdizione a giudici ordinari, amministrativi e speciali ed il suo riparto tra questi secondo criteri predeterminati — può essere derogata solo in forza di norme o principi della Costituzione o espressivi di interessi o di valori di rilievo costituzionale, come, ad esempio, nei casi di mancanza delle condizioni minime di legalità costituzionale nell'instaurazione del “giusto processo”, oppure della formazione del giudicato, esplicito o implicito, sulla giurisdizione (Cass. S.U., n. 29/2016).

Qualora una sentenza di primo grado, recante l'espressa affermazione della giurisdizione dell'adito giudice ordinario e la successiva declinatoria della sua competenza, sia stata impugnata con regolamento di competenza, da qualificarsi come facoltativo, la Corte di cassazione, non essendosi formato il giudicato sulla giurisdizione, giusta l'art. 43, comma 3, primo periodo, può rilevarne d'ufficio il difetto da parte di quel del giudice ai sensi dell'art. 37, attesi i concorrenti principi di pregiudizialità della questione di giurisdizione rispetto a quella di competenza, di economia processuale, di ragionevole durata del processo e l'attribuzione costituzionalmente riservata alla Suprema Corte di tutte le predette questioni, nonché il rilievo che la sua statuizione sulla sola questione di competenza risulterebbe inutiliter data se l'impugnazione riguardante la questione di giurisdizione ne sancisse la carenza per quel giudice (Cass. S.U., n. 29/2016). Ogni giudice, anche qualora dubiti della sua competenza, deve sempre verificare innanzitutto, anche di ufficio, la sussistenza della propria giurisdizione (Cass. S.U., n. 29/2016).

È inammissibile il conflitto di competenza elevato dal giudice dopo la prima udienza di trattazione, quando egli ha già concesso alle parti i termini di cui all'art. 183, comma 6 (Cass. n. 23106/2015; Cass. n. 21944/2018). Il provvedimento di trasmissione ad un altro tribunale della procedura di amministrazione di sostegno pendente equivale ad una dichiarazione di incompetenza, cosicché sussiste il potere del tribunale che ha ricevuto gli atti del procedimento di sollevare il regolamento di competenza d'ufficio (Cass. n. 23169/2015).

Nel caso di domanda di rilascio di bene immobile asseritamente occupato sine titulo, quando il convenuto spieghi domanda riconvenzionale di accertamento di un rapporto di affittanza, la competenza per materia sull'accertamento positivo o negativo del rapporto agrario impone, salvo che la domanda riconvenzionale risulti prima facie infondata, la rimessione dell'intera controversia al giudice specializzato, inerendo entrambe le pretese all'accertamento della natura dell'unico rapporto, con conseguente nesso pregiudicante per incompatibilità (Cass. n. 18111/2015)).

In tema di regolamento di competenza, la pronuncia con cui la Corte di cassazione definisca il regolamento proposto da una delle parti, anche quando si sostanzi in una declaratoria di inammissibilità, preclude al giudice innanzi al quale il processo deve essere riassunto di proporre regolamento d'ufficio ex art. 45, posto che la decisione intervenuta esaurisce la questione sotto tutti i profili ipotizzabili, anche se non esaminati ex professo dalla Corte (Cass. n. 17478/2015).

In materia di regolamento di competenza d'ufficio, il giudice indicato come competente da quello originariamente adito, ed innanzi al quale la causa sia stata riassunta, può rilevare, a sua volta, la propria incompetenza non oltre la prima udienza di trattazione, essendogli altrimenti preclusa la possibilità di sollevare il conflitto di competenza (Cass. n. 16143/2015). In caso di riunione, per ragioni di continenza o connessione, dell'opposizione a decreto ingiuntivo con altro processo instaurato innanzi ad un diverso ufficio a seguito di procedimento cautelare ante causam (nella specie, un sequestro cautelare), la competenza territoriale sulle cause riunite spetta al giudice del giudizio introdotto con il ricorso monitorio, trattandosi di competenza funzionale ed inderogabile, senza che rilevi l'assenza di eccezioni di parte nel giudizio cautelare, che, in quanto tale, non è soggetto alle preclusioni ex art. 38 (Cass. n. 15618/2015).

In caso di declaratoria d'incompetenza del giudice di pace, il tribunale, davanti al quale il giudizio sia stato riassunto, può, a sua volta, rilevare la propria incompetenza e sollevare il conflitto per ragioni di materia e territorio inderogabile purché non si sia già verificata, innanzi ad esso, la consumazione della fase di trattazione (nella specie, per essere stata la causa rimessa in decisione dopo la precisazione delle conclusioni ai sensi dell'art. 281-sexies), restando, in tal caso, preclusa la questione (Cass. n. 7834/2015).

Quando, a seguito della declaratoria di incompetenza da parte di altro giudice, la causa prosegue in riassunzione davanti al giudice di pace ritenuto competente, questi può rilevare, a sua volta, la propria incompetenza e sollevare il conflitto per ragioni di materia o di territorio inderogabile, sempre che la fase di trattazione non si sia consumata davanti a lui, con conseguente preclusione della questione di competenza (Cass. n. 6474/2015).

Il regolamento di competenza d'ufficio postula che il giudice, dinanzi a cui è riassunta la causa a seguito di incompetenza dichiarata dal primo giudice per ragioni di materia o di territorio inderogabile, si ritenga a sua volta incompetente sotto i medesimi profili, sicché ove il giudice ad quem declini la propria competenza senza individuare la competenza per materia o territoriale inderogabile del primo o di altro giudice, il conflitto di competenza è inammissibile, profilando implicitamente il suo diniego l'applicabilità dell'ordinario criterio di distribuzione per valore (Cass. n. 728/2015).

Nel procedimento di opposizione a decreto ingiuntivo dinanzi al giudice di pace, poiché la competenza, attribuita dall'art. 645 all'ufficio giudiziario cui appartiene il giudice che ha emesso il decreto, ha carattere funzionale ed inderogabile, nel caso in cui l'opponente formuli domanda riconvenzionale eccedente i limiti di valore della competenza del giudice adito, questi è tenuto a separare le due cause, trattenendo quella relativa all'opposizione e rimettendo l'altra al tribunale, il quale, in difetto, qualora gli sia stata rimessa l'intera causa, può richiedere nei limiti temporali fissati dall'art. 38 il regolamento di competenza ex art. 45 (Cass. n. 272/2015).

È ammissibile il regolamento di competenza promosso di ufficio dal giudice togato, adito in riassunzione, avverso la declinatoria di competenza del giudice di pace, ove lo ritenga competente per materia, poiché l'art. 46 preclude l'applicazione, nei giudizi innanzi al giudice di pace, delle disposizioni (artt. 42 e 43) relative al solo regolamento su istanza di parte (Cass. n. 25232/2014).

In tema di regolamento di competenza, l'esame della Corte di cassazione si estende anche a profili diversi da quelli esaminati nell'ordinanza impugnata, potendo comprendere ogni elemento utile fino a quel momento acquisito al processo, senza alcun vincolo di qualificazione, ragione o prospettazione che del rapporto dedotto in causa abbia fatto l'attore con l'atto introduttivo (Cass. n. 25232/2014).

È ammissibile il regolamento d'ufficio di competenza, richiesto dal tribunale investito di istanza di fallimento nei confronti di società già dichiarata insolvente — in vista dell'eventuale ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria — con sentenza di altro tribunale, atteso che, per un verso, il conflitto positivo di competenza può essere denunciato anche qualora pendano, davanti a giudici differenti, procedure concorsuali di diverso tipo (stante l'interesse dei creditori alla concentrazione delle procedure ed alla stregua dei peculiari principi ispiratori della normativa fallimentare, in particolare del fondamentale principio della unitarietà della procedura concorsuale), e, per altro verso, il conflitto positivo può rivestire carattere non solo reale ma anche virtuale, mentre non è di ostacolo alla proponibilità del regolamento la circostanza che sia già stata pronunciata sentenza dichiarativa di fallimento — ovvero sentenza di carattere corrispondente, nell'ambito dei diversi tipi di procedure concorsuali, come quella dichiarativa dello stato di insolvenza — passata in giudicato (Cass. n. 23116/2014).

La cognizione in materia di opposizione a cartella esattoriale relativa alla riscossione di sanzioni amministrative pecuniarie per violazioni del codice della strada, configurata come opposizione ad esecuzione non ancora iniziata (nella specie proposta per sopravvenuta prescrizione del diritto all'esazione), spetta alla competenza del giudice di pace, avuto riguardo ai criteri di competenza per materia individuati dall'art. 7 d.lgs. 1 settembre 2011, n. 150, al pari della cognizione relativa all'opposizione al verbale di accertamento presupposto, non rilevando la circostanza che la parte abbia proposto l'opposizione dopo la notifica del preavviso di fermo amministrativo (Cass. n. 21914/2014).

Il conflitto positivo di competenza tra due tribunali che abbiano dichiarato il fallimento dello stesso soggetto è denunciabile anche d'ufficio e non trova ostacolo nel giudicato, implicito o esplicito, formatosi su una delle due decisioni (Cass. n. 20283/2014).

È inammissibile il regolamento di competenza richiesto d'ufficio per risolvere un conflitto tra giudici dell'esecuzione ed attinente all'individuazione del giudice competente per l'esecuzione forzata, posto che non viene in discussione la potestas iudicandi ma solo l'osservanza delle norme che attengono al regolare svolgimento del processo esecutivo (e, dunque, al “quomodo” dell'esecuzione forzata), che è assicurata per il tramite di ordinanze del giudice dell'esecuzione, avverso le quali è proponibile il rimedio generale dell'opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 4506/2022; Cass. n. 17845/2014).

Eccepita l'incompetenza per territorio e per materia del giudice adìto, allorchè esso declini la competenza in relazione solo alla prima eccezione senza nulla rilevare sulla seconda, la successiva riassunzione del giudizio rende incontestabile anche la competenza per materia del giudice ad quem in mancanza di proposizione, sul punto, dell'istanza di regolamento di competenza, salva, peraltro, la possibilità del giudice della riassunzione di sollevare regolamento d'ufficio se ritenga la controversia devoluta al suo esame riconducibile alla competenza, per materia o per territorio inderogabile, di altro giudice, mentre, per contro, resta preclusa alla parte la facoltà di impugnare con regolamento di competenza l'eventuale affermazione della propria competenza da parte del giudice della riassunzione (Cass. n. 17841/2014).

Il regolamento di competenza può essere richiesto d'ufficio ai sensi dell'art. 45 solo se sussiste un conflitto negativo, tra il giudice adito e quello ad quem, per ragione di materia o di territorio nei casi previsti dall'art. 28, mentre, ove si tratti di questione di competenza per valore o territoriale derogabile, il regolamento è proponibile esclusivamente dalle parti, nella cui mancanza, se la causa sia stata tempestivamente riassunta in termini dinanzi all'altro giudice, la dichiarazione di incompetenza del primo giudice diventa incontestabile e vincolante per il secondo anche se questi la ritenga eventualmente errata, sicché l'eventuale richiesta d'ufficio avanzata da quest'ultimo va dichiarata inammissibile (Cass. n. 15789/2014).

Qualora il consumatore, nell'agire in giudizio, non si avvalga del foro a lui riferibile in tale qualità, la violazione della regola della competenza non è rilevabile dalla controparte, a cui vantaggio non opera, né dal giudice d'ufficio. Ove, peraltro, il giudice adito declini comunque, su eccezione del convenuto, la propria competenza in favore di uno dei fori ordinari, neppure il giudice innanzi al quale la causa è stata riassunta può rilevare l'applicazione del foro del consumatore, sicché l'ordinanza con cui elevi conflitto ex art. 45 va dichiarata inammissibile (Cass. n. 13944/2014).

Deve escludersi che l'espressione circolazione di veicoli, contenuta nell'art. 7, comma 2, in funzione della individuazione della relativa regola di competenza, vada intesa nel senso di circolazione dei veicoli solo su strade pubbliche o di uso pubblico o comunque su strade private con situazione di traffico equiparabile a quello di una strada pubblica, perché la regola di competenza è applicabile anche nel caso di circolazione su qualunque strada o area privata (Cass. n. 3538/2014).

In materia di competenza per ragioni di territorio derogabile, qualora, a seguito di pronuncia di incompetenza, il giudice indicato come competente abbia, a sua volta, declinato, sia pur in violazione dell'art. 44, la propria competenza e le parti, senza proporre istanza per il relativo regolamento, abbiano riassunto la causa innanzi al primo giudice, quest'ultimo non può sollevare conflitto di competenza assumendo la violazione dell'art. 44, in quanto la riassunzione — in assenza della proposizione dell'istanza di regolamento di competenza a fronte della nuova declinatoria su eccezione di parte — ha determinato il definitivo radicarsi della causa (Cass. n. 308/2014).

In tema di conflitto negativo di competenza, nel caso in cui il tribunale adito sulla istanza di declaratoria di esecutività di lodo arbitrale dichiari la propria incompetenza per territorio, il giudice successivamente adito, ove declini a sua volta, anche in sede di appello a seguito del reclamo proposto dalla controparte, la propria competenza, è tenuto a sollevare regolamento di competenza d'ufficio ex art. 45, non ostandovi né la natura camerale del giudizio, né il disposto di cui all'art. 44 (ricorrendo un'ipotesi di competenza funzionale ex art. 28 in relazione all'art. 825), né, infine, la preclusione di cui all'art. 38, instaurandosi il contraddittorio solo a seguito del reclamo alla Corte d'appello, essendo disposta la declaratoria di esecutività con decreto inaudita altera parte (Cass. n. 107/2014).

Allorché il giudice dell'opposizione a decreto ingiuntivo abbia dichiarato la propria incompetenza per ragioni di connessione, è inammissibile la richiesta d'ufficio del regolamento di competenza — proponibile solo quando venga denunciata la violazione di uno dei casi di incompetenza per ragione di materia o per territorio nei casi di cui all'art. 28 — ove la parte si dolga unicamente dell'omessa dichiarazione di nullità del decreto opposto (Cass. n. 25892/2013).

La competenza del giudice di pace per le cause «relative a beni mobili» di valore non superiore a cinquemila euro è comprensiva delle domande di risarcimento del danno comprese nel suddetto valore, a nulla rilevando che il credito risarcitorio scaturisca dalla violazione di un diritto fondamentale della persona (Cass. n. 23430/2013).

In tema di procedimenti cautelari è inammissibile la proposizione del regolamento di competenza, sia in ragione della natura giuridica dei provvedimenti declinatori della competenza — inidonei, in quella sede, ad instaurare la procedura di regolamento, in quanto caratterizzati dalla provvisorietà e dalla riproponibilità illimitata — sia perché l'eventuale decisione, pronunciata in esito al procedimento disciplinato dall'art. 47, sarebbe priva del requisito della definitività, atteso il peculiare regime giuridico del procedimento cautelare nel quale andrebbe ad inserirsi (Cass., S.U., n. 18189/2013).

È inammissibile il conflitto di competenza elevato dal giudice dopo la prima udienza di trattazione, quando egli ha già concesso alle parti i termini di cui all'art. 183, comma 6 (Cass. n. 16888/2013).

Pur ricorrendo un'ipotesi di connessione soggettiva ed oggettiva di cause, la circostanza che solo una risulti oggetto di competenza inderogabile o funzionale (nella specie, della sezione specializzata agraria di un tribunale) non determina alcuna vis actractiva in relazione alle altre, sicché il giudice competente per essa — nei confronti del quale, invece, quello inizialmente adito abbia declinato per intero la competenza — può richiedere d'ufficio il regolamento di competenza, previa separazione dei processi, purché ritenga che la cognizione delle restanti cause sia riservata per materia al giudice a quo (Cass. n. 9447/2013).

In tema di amministrazione di sostegno, la competenza territoriale si radica con riferimento alla dimora abituale del beneficiario e non alla sua residenza, in considerazione della necessità che egli interloquisca con il giudice tutelare, il quale deve tener conto, nella maniera più efficace e diretta, dei suoi bisogni e richieste, anche successivamente alla nomina dell'amministratore; né opera, in tal caso, il principio della perpetuatio iurisdictionis, trattandosi di giurisdizione volontaria non contenziosa, onde rileva la competenza del giudice nel momento in cui debbono essere adottati determinati provvedimenti sulla base di una serie di sopravvenienze (Cass. n. 9389/2013).

Inoltre, i provvedimenti di designazione, sostituzione e revoca della persona chiamata a svolgere le funzioni di amministratore di sostegno hanno natura ordinatoria ed amministrativa e la competenza a decidere sul reclamo spetta al tribunale in funzione collegiale ai sensi dell'art. 739 c.p.c., essendo irrilevante che la designazione sia avvenuta contestualmente all'apertura dell'amministrazione di sostegno. Peraltro, è ammissibile il regolamento di competenza d'ufficio anche in sede di gravame, in quanto la proposizione dell'impugnazione davanti al giudice diverso da quello indicato dalla legge è idonea alla instaurazione di un valido rapporto processuale suscettibile di proseguire davanti al giudice competente per effetto della translatio judicii (Cass. n. 32071/2018).

In tema di regolamento di competenza d'ufficio, deve prescindersi dalla verifica dell'impugnabilità, o no, dell'atto che ha dato luogo al conflitto negativo, essendo ammissibile il regolamento qualora, pur non trattandosi di impugnazione in senso stretto, riguardi un atto teso a sollecitare la corte regolatrice alla determinazione del giudice naturale (Cass. n. 8875/2013).

Quando il giudice dinanzi al quale la causa è stata riassunta a seguito della dichiarazione di incompetenza di quello precedentemente adito abbia a sua volta declinato la propria competenza senza richiedere d'ufficio il regolamento di competenza, a norma dell'art. 45, spetta alla parte la facoltà di provvedervi, denunziando il verificatosi conflitto negativo di competenza (Cass. n. 5713/2013).

Bibliografia

Acone, Regolamento di competenza, in Enc. giur., XXVI, Roma, 1989; Consolo, Spiegazioni di diritto processuale civile, II, Torino, 2012; Consolo-Luiso-Sassani, Commentario alla riforma del processo civile, Milano, 1996; Gioia, Decisione delle questioni di giurisdizione, in Consolo-De Cristofaro (a cura di), La riforma del 2009, Milano, 2009; Ricci, Difetto di giurisdizione e (così detta) translatio iudicii, in Riv. dir. proc. 2008, 701; Trisorio Liuzzi, Regolamento di giurisdizione, in Dig. civ., XVI, Torino, 1997.

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